giovedì 2 gennaio 2020

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Seconda Domenica dopo Natale: Giovanni 1, 1-18

1 In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
2 Egli era in principio presso Dio: 3 tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. 4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5 la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. 6 Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. 9 Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
10 Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
11 Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.
12 A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13 i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. 14 E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. 15 Giovanni gli rende testimonianza
e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me». 16 Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
17 Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18 Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

Il Prologo del Quarto Vangelo anticipa le tematiche trattate nel prosieguo. Di fondamentale importanza sono le correzioni apportate alle visioni su Dio, incomplete o distorte del Vecchio Testamento, o di qualunque altra religione.  Nell'incipit un primo correttivo: la Creazione nella Genesi si apriva con: "In principio Dio creò il cielo e la terra...", mentre nel Prologo si afferma che "in principio c'era il Progetto (Logos)" con connotazioni divine ben precise. Il "Logos", dirimpetto a Dio (pròs ton Theòn) e suo "specchio" (Gesù dirà: chi vede me, vede il Padre). Ne si esplicita l'identità: vita che illumina di ogni uomo le scelte di libertà, senza essere più condizionate dalla Legge mosaica, che si arrogava il diritto di essere "luce". Il "Progetto" è creativo: tutto è opera sua e, senza di lui, nulla esiste. Il mondo, sua creatura, oppone tuttavia un rifiuto all'accoglienza,  ma, per l'Evangelista, le tenebre si diradano quando splende la luce. Centrale è il "Logos, che si fa carne". Assumendo dell'uomo la condizione mortale, Egli condivide la tenda dell' esodiale cammino verso la libertà. Presagi di lettura squisitamente pasquale dell'intero racconto. Ma il confronto con Mosè si fa diretto, perché, non chi osserva la Legge, ma chi accoglie il Figlio riceve il potere di diventare figlio di Dio. Ma l'epico confronto tra Grazia e Legge, è stravolgente nel finale:
"Dio non lo ha visto mai nessuno ma solo il Figlio, che è nel seno del Padre, lo ha potuto rivelare". Si impone perciò una rivisitazione dei pregiudizi su Dio, formulati prima di lui.

Fra' Domenico Spatola

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