venerdì 27 gennaio 2017

Fra' Domenico Spatola: Quel 27 gennaio 1945...

Grande fu trambusto ad
Auschwitz.
Camionette tedesche che
scappavan via,
e spari...
sempre più rari,
mentre neve copiosa intorno,
rendeva spettrale
il silenzio
in pieno giorno,
qualche fuoco acceso
all'ultim'ora:
il "fuggifuggi" era generale.
In molti si chiedevano
dove fosse il caporale,
quello arrogante e dispettoso,
che, con la conta al mattino,
dava, spocchioso,
il via alla giornata
di tutta quella gente ormai malata
di terrore,
che sa che morte
è la sola sorte
degli sventurati.
Mentre tutti scappati
i pavidi aguzzini,
né si udivano i loro schiamazzi,
quel mattino,
né comandi di esecuzioni
o di punizioni
né sibili di voce
gli stessi che risuonarono sotto
ogni croce:
tutti fuggiti per avere salva la vita,
la stessa che altrui avean finita.
Con suono nuovo di motori,
arrivarono gli ignari liberatori:
erano dell'Armata rossa,
che restò scossa
alla vista di cadaveri ambulanti
che dai sepolcri uscivano in tanti.
Chiesero a ciascuno identità
"Solo un numero" risposero
"senz'altra dignità,
rubati di tutto, perfino
dell'umanità".
Rimane sanguinante
la ferita
di colpa avita
e lacrimante
buon senso implora accortezze
perché mai più si avverino
nefandezze,
alle quali sono avvezzi
quanti non vogliono ricordare
ciò che qualcuno ha detto:
"La Storia è maestra d'umanità
con un sol difetto,
che discepoli non ha".

Fra' Domenico Spatola

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