mercoledì 4 gennaio 2017

Fra' Domenico Spatola: Commento al Vangelo di Matteo 2, 1-12 per l'Epifania del Signore

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
6E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda:
da te infatti uscirà un capo
che sarà il pastore del mio popolo, Israele
».
7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
9Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
 
Commento al Vangelo
 
Con la parola "Epifania" si richiama la "manifestazione" di Gesù a tutti i popoli, nel superamento dell'esclusivismo di Israele che si riteneva il solo privilegiato dalle attenzioni divine. I destinatari sono dei "maghi", diffidati come ciarlatani e impostori anche dalle prime Comunità, le quali, per la esecrata loro professione, li annoveravano tra i più incalliti peccatori. Per superare lo scandalo di trovarli nel Vangelo tra i primi ad aderire alla fede, venne adottato un aggiustamento terminologico e furono individuati come "Magi".
Il racconto di Matteo si snoda con la disinvoltura di una fiaba, ma il messaggio sottinteso è drammatico, perché, oltre a evocare episodi e personaggi di un "passato" biblico, anticipa il destino di Israele che si consumerà nel rifiuto del Messia. I Magi videro una stella: quella di Gesù, che non andava cercata negli spazi siderali, ma nelle Scritture. Il profeta di Balam ne avva preconizzato il sorgere, tanti secoli prima.
Confusa fu la ricerca. Arrivarono a Gerusalemme, la capitale del regno, per domandare a Erode, che fu il rivale fino all'assassinio di chiunque avesse potuto attentare al suo trono. Si turbò comprensibilmente, e con lui la città.
Il primo infatti temeva di perdere il trono, la seconda il tempio, diventato luogo di traffici e affari che l'istituzione religiosa garantiva. Gli esperti delle Sacre Scritture, interrogati da Erode, sentenziarono con il profeta Michea, che Betlemme era il luogo della nascita del "capo" che avrebbe guidato il popolo a salvezza. Erode segretamente informò i Magi, e chiese a sua volta di venire informato da loro, appena lo avessero trovato, per potere anch'egli andare ad adorarlo. Le intenzioni non confessate evocano quelle del faraone che in Egitto aveva decretato degli Ebrei la morte, cui potè scampare Mosè.
Protesi verso il nuovo indirizzo, i nostri protagonisti rividero la stella. La loro gioia fu pari a quella che proveranno le donne, quando andando al sepolcro per imbalsamare il corpo di Gesù, lo incontreranno Risorto.
Giunti alla meta, i Magi videro il Bambino e sua madre e si prostrarono per adorarlo, gesto per indicare che Lo riconoscevano loro sovrano e gli offrirono i doni dalla forte valenza simbolica.
Con l'offerta dell'oro ne indicavano al mondo la regalità universale, e non più esclusivo appannaggio d'Israele.
Con l'offerta dell'incenso, rivendicarono per tutti i popoli il diritto al servizio sacerdotale del tempio di Gerusalemme.
Con la mirra, il profumo prescelto dalla sposa del "Cantico dei Cantici", annunciavano le "nozze" di Dio con l'umanità.
Per il ritorno al loro paese, provvidenziale fu per i Magi l'indicazione divina di non passare da Erode e da Gerusalemme, ed essi "per un'altra strada fecero ritorno alle loro regioni".
Il richiamo implicito dell'Evangelista è alla conversione, avendo infatti evocato il divieto che veniva dato ai pellegrini di Israele perché non passassero dal santuario di Betel, ormai votato alla idolatria, come nel suo tempo verificava Matteo denunciando la stessa ipocrisia consumata nel tempio di Gerusalemme da una casta di potere avida fino a tradire l'ideale della "casa di preghiera, trasformata in spelonca di ladri" come, da adulto, denuncerà lo stesso Gesù.
 
Fra' Domenico Spatola
 
Nella foto: Adorazione dei Magi, di Gentile da Fabriano.
 

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