venerdì 17 aprile 2020

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della seconda domenica di Pasqua: Giovanni 20, 19-31

19 La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». 22 Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; 23 a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». 28 Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».
30 Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. 31 Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

I simboli pasquali si irradiano dalla Comunità dove il Risorto si fa presente, fugando i dubbi e la paura dei discepoli, rintanati e con le porte sbarrate a scongiurare per sé la stessa fine del Maestro.
Gesù comunica "Pace", dono a pienezza di felicità, e col "soffio" dà inizio alla nuova Umanità, da lui responsabilizzata, con l'effusione dello Spirito, a missione universale: "Come il Padre ha mandato me,  così anche io mando voi". Il perdono dei peccati sarà consequenziale
alla conversione di chi pone la sua vita per il bene degli altri. Era la sera del giorno speciale, "il primo dopo il sabato", quando il Risorto recuperò i suoi alla fede. Mancava però Tommaso, dal carattere indipendente e irregimentabile. Noto il suo coraggio, quando  solidarizzò, distinguendosi dagli altri, con Gesù fino alla proposta di "andare a morire con lui". Generoso da meritare il lusinghiero appellativo di "Gemello di Gesù". Tornato in Comunità, diffida del racconto dei compagni. Era per lui certezza, che dopo la morte, non esistesse più nulla, ammissibile solo la sopravvivenza "larvale" da fantasma. Si ricrederà solo se "porrà la sua mano nel posto dei chiodi e il dito nel suo fianco". Con il ripresentarsi di Gesù, all'ottavo giorno, la Chiesa vi vede l'inizio di nuova scansione del tempo, ritmato dall'Eucaristia domenicale.   
Gesù dà seguito alla richiesta del discepolo esigente, invitandolo a constatare le ferite delle mani e del suo costato. Anche se detterà a lui la beatitudine di "coloro che credono senza vedere". Tommaso però professa la fede più corretta: "Signore mio e Dio mio!" L'evangelista la stigmatizza a compendio e scopo dell'intero suo Vangelo: "perché crediate che Gesù è il Figlio di Dio e Salvatore, e credendo abbiate la vita in lui!"

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Incredulità di San Tommaso (Guercino)

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