martedì 7 aprile 2020

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo del mercoledì della settimana santa: Matteo 26, 14-25

14 Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti 15 e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. 16 Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.
17 Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?». 18 Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli». 19 I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
20 Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. 21 Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». 22 Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». 23 Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. 24 Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». 25 Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto».

Forse perché nativo di Keriot, città moabita e antica rivale di Israele, Giuda, per alcuni, meritò il soprannome di "Iscariota", mentre ad altri, l'assonanza con la parola "sicra" (pugnale), farebbe pensare ai "Sicàri", frangia estremista degli Zeloti che propugnava la lotta armata contro i Romani. Caratteristiche forse concorrenti a gettare luce sinistra, su colui che verrà identificato "il traditore" per antonomasia. Come in ogni revisionismo storico, non sono tuttavia mancati anche nei confronti di Giuda difensori di discolparlo o ridimensionarne la responsabilità, per la "delusione" su Gesù, "Rabbi" rinunciatario alla restaurazione, con la Legge mosaica, del dominio di Israele sulle nazioni.
Perciò non fu mai un vero discepolo di Gesù, mentre si svela suo nemico giurato. Di nascosto trama la sua consegna ai sommi sacerdoti che, da avversari irriducibili, trovano ghiotta l'offerta, per liberarsi di chi critica il loro potere. Il costo della consegna figura nel listino dei prezzi tra i più convenienti: trenta denari d'argento che, a norma di Legge, bastavano per l'acquisto di uno schiavo.
Ad accordo concluso, per iniziare tocca a Giuda trovare l'occasione propizia. Gesù non aveva dimora fissa: se di giorno era protetto dalla folla, di notte cercava rifugi occasionali. Una mediazione per sorprenderlo lontano dal popolo, si rendeva perciò necessaria.
L'occasione venne dalla ricorrenza annuale della Pasqua, in contraddizione con ciò che era chiamata a commemorare.
Nel primo giorno detto "Azzimi", per l'uso celebrativo del pane non lievitato, i Dodici chiesero a Gesù dove preparare la Pasqua. Ma sarà Gesù a iniziarli al nuovo modo di far la Pasqua, nell'offerta del suo Corpo e del suo Sangue.
A mensa, l'atmosfera era segnata dagli eventi quali si stavano profilando per Gesù per il tradimento di uno dei discepoli. Senza dire il nome, denunciò il misfatto: "Uno di voi mi tradirà". 
Alla notizia andarono tutti in panico, avvertendo che l'ipotesi li riguardava. Inquietudine tradiva perciò la loro domanda: "Sono forse io, Signore?". L'indizio offerto da Gesù, non fu sufficiente per i compagni a stanare il traditore  per il quale il  "guai" emesso dal Signore fu lamento per un morto. Senza pudore, Giuda fino in fondo lancio la sua sfida: "Rabbi - chiese - sono forse io?"
Gesù non poté che confermare: "Tu l'hai detto!"

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Particolare dell'Ultima Cena (Tintoretto)

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