domenica 12 aprile 2020

Fra' Domenico Spatola: Pasquetta al Coronavirus.

Questa Pasquetta
- mi dia retta -
non pare reale,
mascherata com'è da carnevale.
Non capisco proprio niente:
a niuno si consente
una gita fuori porta,
perché sotto scorta
è per tutti la città.
"Si deve sol restare qua!"
"Dove?" Tu mi vieni a domandare.
"In casa, e là devi restare!"
Conosco ormai la planimetria
d'ogni angolo di casa mia:
stanza da letto, o da pranzo
ma è il salotto dove accanso
il massimale delle ore
ormai intontito dal televisore
che non vizia
di notizia
su questo virus indecente,
che si insinua nella mente
e ci rende solo scemi.
In garage ho barca a remi,
ma vietato è andare a mare;
volevo poi anche sciare,
e acquistato avevo gli scarponi
rimasti chiusi in scatoloni,
perché vietato è pure il monte,
lo dice a tutti Giuseppe Conte,
che, in tele, quando appare
fa a ognuno il cuor tremare:
parla infatti sol di chiusura
e di costretta clausura,
perché dice: "Se ne andrà,
solo se restiamo qua",
a casa
ove evasa
è nostra voglia,
per la doglia
di non sognare
e di cantare:
"Bella ciao!" al partigiano,
anch'egli già lontano
ché negata è quella festa.
Dobbiamo solo avere in testa
di pazienza
sufficienza
e, ogni mattina a medicina,
fare un pieno di strafottina,
e sognare la Favorita,
anch'essa a tutti noi proibita;
e, per dispetto, a Mondello
fare il gesto dell'ombrello,
mentre di Monte Pellegrino
parlare solo per il Festino.
Immaginare la campagna
col carciofo e la lasagna.
Tutte idee di chi fa niente
e si sente
ai domiciliari
a litigare pure coi familiari.
Va così da un intero mese,
dite voi se non sono offese
alla nostra libertà
consentita solo a un "fatti più là"
ripetuto a chi costretto 
è a condividere stesso tetto.
Il quesito è pur lo stesso:
"Questo virus, che non è fesso,
quanto ancora durerà?"
Fortunato chi lo sa!

Fra' Domenico Spatola

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