giovedì 9 aprile 2020

Fra' Domenico Spatola: Gesù, a te vicino.

Gesù, a te vicino. Nell'orto degli ulivi, ove lamentavi solitudine dai tuoi. Il traditore, un di loro, ostentava nuovi appigli. La coorte di soldati, da lui guidata, millantava altra forza, ma, a tua parola, genuflessa ad adorarti. Giuda il bacio, alterno al pane, dona a te di suo tradimento, ma il tuo "amico" è suo scontento. Sfidi chi ti vuol rubar seguaci. Sei il Pastore dai gesti audaci: "Prendete me, son io il Re", dicesti poi, a tutto tondo, che regno tuo non è di questo mondo. Del Padre tuo fosti innamorato, e di lui parlasti a chi viziato avea il suo nome: al sommo sacerdote che di Dio l'intuizione avea arrogato. Di quell'arte, intransigente difendesti parte che t'appartiene da Figlio venuto sulle nubi. Di "bestemmia" t'imputarono, e "reo confesso", e bastò la prova a quel consesso. Falsa e oscena fu la testimonianza di chi decise altrove la mattanza non sol di te, ma ancor dei tuoi. Condotto al mondo che attendea l'Uomo vero e il Re. Pilato non comprende ma si fa in tre, per altro tuo destino, complice l'Erode, su medesimo cammino. A lui lezione facesti su "Verità", mentre  la folla ondeggia senza età. D'altri lo strumento è  l'affanno di fare subir da sé il proprio danno. Incitata al grido del rifiuto, sol Barabba  da essa è ben voluto,  perché omicida, e per questa a lui s'affida. Estraniato, fosti flagellato, ma poi incoronato re con il reame di chi organizzava trame, per te da burla. Sol chi non crede a nulla, è ridotto a marionetta, costretta a gridare: "Crocifisso!" Alla svelta, Israele fece sua scelta. Le spine ornano la tua corona, in capo mansueto, che perdona. Inizia così l'erta, dal tratto lungo quanto tua offerta, infin raggiungi, o Cristo, la solitaria vetta e il mondo aspetta elevata sagoma di cielo.
Ormai squarciato è il velo, apposto a Dio, e nuovo altare fa cader l'oblio del Dio silente. Reso impotente dal dramma dell'amore del Signore, crocifisso davanti a testimoni. Son due: la madre dolorosa, e l'erede che ogni chiosa, accoglie dalla  croce: "Eri il più bello!"  Ma or non sembri quello per fattezze sfigurate. Riconoscerà il Padre la sua gloria? A piegar mia boria gridi a me tua sete. Fede vuoi in chi crede come Colei che ti fu madre, per essere nostra. A inizio di creazione, a "fiat" perché luce sia, da tenebra liberata e, dal boato, tuo grido in quel momento reso a compimento con lo Spirito donato. Ricomincia vorticosa vita  ritmo accelerato e non muto. Con sua Parola recupera ciò che era perduto.

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: Cattura di Cristo. (Caravaggio)

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