venerdì 28 luglio 2017

Tesoro è il tuo Regno

Prodigo, o Signore,
in racconti del Regno
offrivi di segno
abbondanza ideale,
in tesoro che vale.
Ascoso
e da curioso
trovato sepolto,
dal campo risorto
a suoi occhi,
sì che balocchi
ritenne ogni avere
e con gioioso volere
vendette ogni cosa
e del Regno
l'ideale egli sposa.
Stesso modello,
nell'arguto mercante
che, tante
ricerche consuma,
finchè la perla trovata
egli assuma
a valore di vita.
Altra, condita
di inviti e messaggi,
assaggi di scelte
in dinamiche elette,
parabola di reti gettate
e di pesci adescati
sul finir della storia,
quando cernita
toglierà ogni boria
a decoro di cose novelle
che stesse saran quelle,
che amore traduce
e scriba saggio
ora paggio del messaggio
a pienezza conduce.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Pescatori alla rete (Cavalli)

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XVII domenica del tempo ordinario: Matteo 13, 44-52

Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
47Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
51Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa, che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche.
 

Commento al Vangelo 

L'annuncio del "Regno dei Cieli" è prioritario impegno dell'attività evangelizzatrice di Gesù. Per raccontarlo e raccomandarlo da ogni angolatura, vengono genialmente impiegate le parabole, che offrono riflessioni circa le potenziali dinamiche della sua attuazione. 
Sette le parabole che parlano del "Regno dei Cieli" nel capitolo 13 del Vangelo di Matteo. 
Nella terz'ultima è definito "Tesoro nascosto in un campo". Colpo di fortuna sarà stato per l'occasionale scopritore, che si rivelò formidabile intenditore. 
Riconobbe da subito l'importanza del reperto, ritenendolo meritevole che si possa, per acquistarlo, vendere tutto e comprare il campo. Stessa dinamica si coglie nella parabola successiva, dalla pittoresca narrazione, che va più intuita che spiegata. 
Un mercante, ricercatore instancabile di perle di valore, girovagando tra i bazar orientali, forniti di ogni genere di mercanzia, s'imbattè nell'occasione che poteva cambiare la vita, cioè la perla di immenso valore. Egli è consapevole che vendere tutto per acquistarla, non è una perdita ma un guadagno.  
L'ultima parabola è relativa allo "scopo" del Regno. Come una rete il "Regno dei Cieli" raccoglie ogni genere di pesci. Le movenze dei pescatori vengono descritte come a rallentatore nel discernere "i buoni" dai pesci "marci", cioè putrefatti  ancor prima di essere pescati. 
Squalificati da se stessi, per non essere vivi al momento della raccolta, vengono ributtati nel gorgo del loro fallimento. Così vengono spiegate la natura e la finalità del Regno,  con la conseguenza vitale ed esclusiva per chi l'accetta e la condivide per la crescita.
La conclusione del capitolo è un invito allo Scriba che, da sapiente del "Vecchio Testamento", impari a divenire discepolo del "Nuovo", in grado di discernere, dopo averle estratte dal suo bagaglio, le cose "antiche" per confrontarle con le "nuove" e garantirne continuità o legittimarne l'esclusione. 

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: Tesoro nascosto nel campo - Rembrandt 

venerdì 21 luglio 2017

Fra' Domenico Spatola: Frumento e zizzania

Chi, o Signore, in tuo campo,
come Rambo,
osò violentare tua messe?
Continuano ancora stesse
tensioni
e passioni
avverse
a messaggio
che a coraggio
annuncia tuo Regno.
Fu segno
di difficile incontro
che Vangelo consuma,
offrendo a chi assuma
pensiero di crescita,
mescita
che tempo discerne
a confine
e sol fine
mantiene di vita
esigenza infinita.

Fra' Domenico Spatola

Nella foto: Vincent Van Gogh (campo di grano)

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della sedicesima domenica del tempo ordinario. Matteo 13, 24-43

24Espose loro un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: «Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?». 28Ed egli rispose loro: «Un nemico ha fatto questo!». E i servi gli dissero: «Vuoi che andiamo a raccoglierla?». 29«No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio»».
31Espose loro un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell'orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
33Disse loro un'altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Aprirò la mia bocca con parabole,proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

Gesù spiega la parabola della zizzania
36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Commento al Vangelo

Fu sfida ai suoi. Parlò di Regno e delle difficoltà che incontra. Quello del perfido compresa.
Nella notte altra semenza sversò in terreno già fecondato dalla Parola di vita. Dovevano crescere insieme buon seme e zizzania. Velenosa e ipocrita a mescolanza dannosa. Il rischio per raccolta impaziente e prematura come voluta dai frettolosi discepoli avrebbe creato sol danno al seme buono. Paziente richiedi alla tua Comunità, o Signore, e vuoi che il tempo consenta decantazione, a superare tentazione di una chiesa che aspiri ad essere esigente dal non accogliere quanti ancora incapaci di realizzare piena consapevolezza di vita e di partecipazione. Il Regno necessita dunque stessa pazienza del Padre. I tempi si allungano e sono opportunità per consentire che il terreno produca i suoi effetti, allora il finale risplenderà pienezza di senso e ragione di vita. 
Il contadino non può aver fretta: il Regno crescerà nelle stesse dinamiche del seme, a simboleggiare vita. 

Fra' Domenico Spatola. 
Nella foto: Vincent Van Gogh (Il grano e la zizzania)

mercoledì 19 luglio 2017

Ricordando i 25 anni dell'uccisione del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta.

A Palermo, via d'Amelio
impone serio
ricordo di Borsellino
che insieme a scorta,
con lui morta
il 19 luglio di 25 anni fa,
come si sa,
nel vile attentato
a due mesi di distanza
da quello di Capaci
dove rapaci
uccisero Falcone
di cui mafia voleva
cancellazione
con l'intento
a sol commento:
"distruggere la speranza
nei Palermitani"
quelli sani,
si intende,
come qualcuno scrisse a caldo
mentre sol baldo
era l'attentatore
che, cinico, volle brindare
a orrore.
Cinque ormai i lustri dall'evento,
che ancor legittimo scontento
crea negli onesti
che, a volte, ritengono inutili i
gesti
di chi cosciente sa donare sua
vita.
Oggi generazione futura
sia resa matura
dal sacrificio utile
qual seme:
sangue caduto in terra
a favorire speme,
necessaria perché
di Paolo e Giovanni
continui la memoria
in duraturi anni.

Fra' Domenico Spatola.

venerdì 14 luglio 2017

Fra' Domenico Spatola: Urna di S. Rosalia. Tratta da: Palermo dono di perle in versi


Urna di S. Rosalia

Scrigno di fede
l’argentea urna
di Rosalia la Santa
che a Palermo
sconfigge peste
e dagli altri guai
protegge e mai
abbandona chi lei
prega
per ammalati
e affamati
e i tanti disoccupati
nell’urna
a custodire
e benedire
soprattutto nei giorni
portata nei dintorni
da chi spera grazia
nel giorno del Festino
e porta vanto
il proprio canto
alla Santuzza
affidano preghiere
e lacrime sincere.




Fra' Domenico Spatola: Palermo dono di perle in versi.
Raccolta di novantadue poesie dedicate alla città di Palermo e corredate da foto.
Prezzo di copertina € 12,00
www.ibuonicuginieditori.it
Disponibile in libreria e nei siti di vendita online.


Fra Domenico Spatola: Era come seme la tua Parola

Seme sol speme
evoca futuro
nascituro
qual bimbo che creanza
in grembo avanza
e ad alleanza
madre apre con l'ottimismo
della vita
che dimentica fatica
e pessimismo.
Or da preziosa antica fede,
Signore a seminare crede
ove terreno suscita risposta
a volte - a tuo dire -
tuttavia
mal riposta,
perchè di sassi pieno
appare il terreno
o d'infruttuose spine
a sconquassi per determinar
rovine.
Non manca quello fertile e
fecondo
che giocondo
seme accoglie in sua zolla
grembo novello a futuro incolla
per soddisfare a sazietà
attesa età.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Il seminatore, di Vincent Van Gogh

Commento di Fra' Domenico Spatola al Vangelo della quindicesima Domenica del tempo ordinario: Matteo 13, 1-23

IL DISCORSO DELLE PARABOLE

Parabola del seminatore
1 Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un'altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un'altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».
10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». 11Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. 13Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. 14Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice:
Udrete, sì, ma non comprenderete,guarderete, sì, ma non vedrete. 15Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,sono diventati duri di orecchie hanno chiuso gli occhi,perché non vedano con gli occhi,non ascoltino con gli orecchie non comprendano con il cuoree non si convertano e io li guarisca!
16Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. 17In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
Gesù spiega la parabola del seminatore
18Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. 19Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l'accoglie subito con gioia, 21ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. 22Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. 23Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».


Commento al Vangelo 

Gesù vuole che la sua Comunità pensi alla missione. Stretta infatti è la casa per i pochi eletti, la Parola richiede destinatari tutti gli uomini e in quanto tali. Il mare, nel suo simbolismo, allude alla universalità del messaggio, per duplice motivo: il Mar Rosso segnò la liberazione d'Israele al tempo di Mosè. L'altro valore è inoltre nella distanza indicata dal Mare tra Israele e le isole, dove in gergo biblico sono compresi i pagani. Gesù obbliga dunque la folla dalla riva a guardare il Mare, mentre egli dalla barca, ormai adombrante la Comunità di Gesù in missione, annuncia il messaggio del Regno per farvi parte. Non ci sono preclusioni etniche o religiose. Necessaria solo ricettività alla Parola. Il tema annunciato è in parabola, mediazione letteraria necessaria perchè ognuno tragga da sé le conclusioni. Seminatore e il seme sono protagonisti. Cristo semina la Parola, l'uomo la riceva. Può tuttavia trovarsi nelle diverse situazioni e tipologie enunciate dal racconto. Il seme caduto sulla strada, come nel cuore dei tanti distratti che si estraneano dal Regno e non hanno storia: il seme viene rimosso dagli uccelli. Seconda tipologia è il terreno sassoso e con poco umore, così che il germoglio non è in grado di difendersi dal sole. I rappresentati sono privi di convinzioni, pronti a lasciare al primo ostacolo e senza rimpianto. Terzo terreno è spinoso per le passioni di orgoglio e di avidità che soffocano la parola liberante. E' infine la volta del quarto terreno dei tanti a offrire disponibilità anche in varie percentuali, così il seme si riproduce in proporzioni del trenta, del sessanta e del cento per uno. Il crescendo del racconto sfocia nell'ottimismo. La Comunità di Gesù, anche nelle variabilità delle risposte, annuncia il regno di Dio, inarrestabile nel cammino della salvezza. 

Fra' Domenico Spatola. 
Nella foto: Parabola del seminatore di Van Gogh

Fra' Domenico Spatola: Festino di S. Rosalia a Palermo

A santa Rosalia
che dalla peste
liberò Palermo,
è doveroso tra le feste
dedicare la più bella
che ci sia.
Essa a quattro secoli di storia
continua a volere nostra gloria
offrendo per il cammino saggi
suoi consigli dal monte Pellegrino.
Così che atteso dai Palermitani
è il Festino,
in nuovo destino
in cui non vani coltivano pensieri
che son sinceri in lor cuori
perché alla Santuzza
chiedono che passi di morte
puzza
mentre profumi la città della
civiltà, dai colori espressa nei due
fiori del nome della Santa.
Rosa e Giglio.
La prima è della sposa, il Giglio
per fiero suo cipiglio offre
consiglio
di costanza
così che nostra e sua città
avanza in civiltà.
La sera del Festino
sono potenti giochi di luci, ma il
Palermitano è attento ai
babbaluci
che già dalla mattina
ne trovi in abbondanza,
perché è usanza
e, senza di essi, non è festa
e nessuno glielo leva dalla testa.
Non deve mancare pure lo
sfincionaro
che non caro
ti offre il suo prodotto
che non corrotto
si mantiene caldo sino a notte
per far felici i bimbi
che fan lotte per non perdere
quello che i venditori chiamano
"cavuru e bello" cioè lo
sfincionello.
I baracconi lungo la marina
aspettano con ansia la mattina
che arrivi a sera, come una
chimera
quando a notte
cominciano a sentirsi botte da
orbi
date all'aria in un tripudio che
bonaria
è solo dicitura
quando l'esplosione finale è
chiamata "masculiata".
La processione è lenta
lungo il corso, e la folla
si assiepa come a colla
e quando il carro con la Santa di
monte Pellegrino arriva ai quattro
Canti
tra tripudio, suoni e canti, grida
lungo il cammino
il primo Cittadino:
"Viva Palermo e Santa Rosalia!"
Con un applauso caloroso
a lui fa eco popolo gioioso
che non nego essere affezionato
alla sua Santa, alla quale ardente
offre tanta speranza in cuore
che questa sua città
torni a splendore.

Fra' Domenico Spatola.

venerdì 7 luglio 2017

Fra' Domenico Spatola: Venite a me...

Prorompesti, Gesù,
a paterno vanto
in gioioso canto,
che lodava il Padre,
perché ai piccoli svelava
suoi misteri,
ignoti agli stranieri
dotti e ai sapienti.
Stesso miraggio
che rifletteva raggio
tra il Padre e te
cui trasfonde Amore
e stessa Luce
che, a invito,
a te conduce
per conoscenza stessa
di chi, a scommessa,
aprì a scrigno
immenso cuor benigno,
valore che attrae
e, a modello, invoglia
a stesso gioco condiviso
da te che sei l'Amico.

Fra' Domenico Spatola.
Nella foto: Gesù benedice i fanciulli di Antoine Ansiaux

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della quattordicesima domenica del tempo ordinario: Matteo 11, 25-30

25 In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. 27 Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
28 Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. 29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».


Commento al Vangelo
L'uditorio era inusuale. Non erano stati alle scuole rabbiniche, né preparati a ricette di scribi e sapienti, che esigenti a metafore ardite rendevano aspro il cammino per Dio, ostentato come giudice sulla base di un legalismo stizzito atto a rendere impervia crescita umana.
Non così il messaggio novello di Cristo. Dio è padre. E del suo ruolo ricopre valenze conosciute da chi condivide sua vita e amore. Loda il Padre, il Figlio a gratitudine per avere ribaltato attese mondane: non i saccenti e boriosi di sfoggio a usurata protervia di orgoglio e di imperio sulle coscienze, schiacciate da sensi di colpa in perpetuo. Mentre i piccoli, che accolgono sereno del Padre sentimento d'amore per figli, sono già pronti a stessa frequenza d'amore, che il Figlio sperimenta dal Padre. L'invito a venire a lui, quanti affranti e oppressi, per condividere stesso giogo, peso alleggerito da solidarietà di sua comprensione e affetto. 

Fra' Domenico Spatola. 
Nella foto: Gesù e i bambini di Vogel (palazzo Pitti - Firenze) 

lunedì 3 luglio 2017

Fra' Domenico Spatola: Omaggio a Villaggio

Fantozzi o Fantocci:
nome di maschera
storpiato dai cocci
di personaggio dilaniato
e a ghigno mostrato,
qual specchio impietoso
dell'uomo di sempre,
sua caricatura pavida
in storpiatura avida
che si intende:
il niente.
Ombroso e non raro
cadenzato da più amaro
riso da volto penoso,
risolto a macchietta
cadenzata inquieta
da ghigni
cinici e biechi:
questa è la maschera
che a coraggio
indossò in tanti suoi films
Paolo Villaggio.

Fra' Domenico Spatola.