sabato 26 marzo 2022

Fra' Domenico Spatola: Il Padre che era madre

Un padre avea due figli 
allergici a consigli.
Il più giovane richiese
secondo le attese,
e il Padre a metà 
divise l'eredità. 
Il figlio, preso il suo,
si incamminò nel buio.
Ma lungi dalla casa,
l'eredità fu evasa
e, senza più averi,
furon sinceri
i morsi della fame.
Cercò e, nel letame,
finì a lavorare.
Provando a divorare
le ghiande dei maiali,
suo ingegno mise l'ali,
che nel paterno nido
poteva fare affido
da semplice garzone.
Prese risoluzione
e andò verso la casa,
da cui non era evasa
del padre la tristezza
Ma quanta fu destrezza
alla vista da lontano
e, a porgergli la mano,
corse a lui incontro.
Temea in uno scontro
quel figlio libertino
ma trovò altro destino.
Vestito fu da re,
con il calzare al piè.
Venuto da campagna
allor si lagna
il fratello per la festa
e vuol tenere testa
al Padre che l'invita.
Egli però addita
il figlio peccatore
e non vuole che da signore 
il Padre a lui lo mostri.
Ma quegli solo il "nostri"
conosce e non il "tuo",
dicendo a lui che "suo"
è il fratello ritrovato.
Il fatto fu narrato
ai giusti farisei 
che gli altri giudicavan rei.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Quarta settimana di Quaresima (anno C): Luca 15, 1-3. 15-32

 

1 In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2 I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 11 Ed egli disse loro questa parabola: 12 «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spettai Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13 Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, parti per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14 Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17 Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19 non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20 Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22 Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23 Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. 25 Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26 chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27 Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28 Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora usci a supplicarlo. 29 Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31 Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Uditorio, privilegiato da Gesù, era composto da pubblicani e peccatori venuti ad ascoltarlo, mentre a distanza se ne stavano scribi e farisei mormorando contro di lui. Gli rimproveravano proprio quella frequentazione. Le tre parabole della misericordia del Padre, nel capitolo quindicesimo del Vangelo di Luca, trovano, con la terza, il massimo della sua rivelazione. Due figli non stimano il padre. Lo sfruttano, ciascuno a suo modo. Il minore chiede a lui quel che gli spetta. Il padre divide l'eredità. Il figlio, raccolto il suo, partì lontano dove spese tutto e rimasto solo e nel bisogno, anche per la sopraggiunta carestia, cercò lavoro che trovò, per massimo di abiezione, a servizio dei maiali, con i quali concorreva per mangiarne le carrube, ma anche queste gli venivano negate. Rifletté se tornando a casa avrebbe dal padre ottenuto un posto da servo. Si alzò e si avviò mentre il genitore scrutava l'orizzonte e, vistolo a distanza, gli corse incontro, l'abbracciò e lo baciò. Il perdono era stato dato e con esso il reintegro pieno nella condizione di figlio e di erede. Il vestito, i calzari e l'anello al dito furono i segni della nuova investitura cui il figlio aveva rinunciato e che il padre gli aveva rinnovato. Mentre si danzava e si banchettava mangiando il vitello grasso, il figlio maggiore tornava dalla campagna. Infatti nemmeno egli stava col padre ed era pronto ad attaccarlo, per essersi sottomesso e adeguato ai capricci di "questo tuo figlio", come gli gridava. Ma il Padre gli ricordava: "È tuo fratello, morto ed ora risuscitato! Bisognava perciò fare festa".
Capiranno i farisei di ogni tempo che il Padre ha  il cuore di madre?

Fra' Domenico Spatola

lunedì 21 marzo 2022

Fra' Domenico Spatola: 21 marzo, incerta primavera

Tempo incerto
nuovo serto
di fiori appronta
verde che conta.
S'ammanta natura
ormai duratura
variopinta di fiori
e magia di colori: 
Primavera trionfa!
Ma cuore mio tonfa
in angoscia di guerra 
che ormai sulla Terra
senza luce e speranza
con bombe ad oltranza
non mi par primavera
nell'interminabile sera.

Fra' Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Libertà intravista

Guerra e disfatte 
senza storia
di chi con folle boria
caccia la gente
peregrina
senza dove
in fuga, come puote, 
da chi con terrore,
semina orrore
infierendo morte
a chi altra sorte
anela
e madri e bimbi
lontan dai padri ora in leva
a difendere fino al sangue
patria che langue
per libertà intravista
di cui vuole conquista.

Fra' Domenico Spatola 

sabato 19 marzo 2022

Fra' Domenico Spatola: 19 marzo, san Giuseppe.

O amato san Giuseppe,
ognun seppe
il tuo dolore,
quando pieno di stupore
scopristi Maria già madre
del bambino di cui non eri il padre,
perché l'Eterno
in suo materno
grembo deposto a frutto
avea ciò che era tutto
il suo amore.
Silente a tal dolore
a sottrarti provavi,
ma non lasciavi
Maria senza ragione,
volevi sua spiegazione
che venne nel sogno,
avendo tu bisogno
di consenso.
Dio a te chiese assenso
per esser padre o stimato tale
di quel Bambin davvero speciale.
Ne accettasti la sua cura
e tua premura
per Gesù
garante fu di più
anche di madre a Betlemme per il parto,
e in fretta dicesti: "Me ne parto",
quando Erode
di cui conoscesti frode
che il Figlio voleva ammazzare,
non stesti lì a disperare
ma con Maria e il suo Bimbo
in Egitto  cercasti altro limbo
di tranquillità,
lontano dal mostro di crudeltà.
Ritornasti, lui morto,
e nuovo porto
fu per voi di Galilea
Nazareth la città ove dovea
crescere il Divin Figlio
cui fosti prodigo di consiglio.
Or sei il padre dei poverelli
e di tutti quelli
che a te ricorrono per favori,
che con bontà e tua pietà, indori
ogni speranza di cui non può far senza
chi si rivolge a te padre della provvidenza.

Fra' Domenico Spatola 

Fra' Domenico Spatola: Lascialo padrone...

Parlarono a Gesù dei Galilei,
uccisi da Pilato come rei.
"Castigo non fu meritato  
per il loro non peccato.
Quella morte io non lodo,
ma finirete in stesso modo,
se non convertirete.
A voi tutti che sapete,
dico dei diciotto 
a Siloe finiti sotto
la Torre che diruta
è caduta
e sono morti.
Li ritenete più contorti
degli altri di città?
No! vi dico in verità,
ma se non vi convertite,
stessa sorte avràn le vostre vite!"
Aggiunse poi dell'amico
che, piantato avea un fico,
e venne a cercarvi frutto,
ma lo trovò asciutto.
Disse allora al vignaiolo:
"Ascoltami, figliolo:
da tre anni vengo invano 
taglialo, mi serve questo vano".
E quello: "Lascialo, padrone, 
farò io più attenzione
ancor quest'anno,
son certo di riparar il danno.
Se poi senza frutti lo vedrai,
allora sì lo taglierai".

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della terza domenica di Quaresima (anno C): Luca 13, 1-9

1 In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

Parabola del fico sterile

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: «Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?». 8Ma quello gli rispose: «Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai».

I farisei volevano intimidire Gesù, minacciandolo di stessa fine organizzata da Pilato per quei Galilei, il cui sangue aveva fatto scorrere insieme a quello delle loro offerte sacrificali. Per loro la mattanza andava intesa come il meritato castigo divino. Gesù rispose che non era la morte il castigo da far paura, ma la mancata conversione al Vangelo, in ragione della sua evenienza. Ribaltandone la provocazione, li ammoniva: "Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo". Citò anche le diciotto persone morte nel crollo della torre di Siloe. Anche quello non era stato un castigo, né esse erano più colpevoli di altri. La morte è per Gesù evento naturale che va letto per affrettarsi a valorizzare la vita, accogliendo perciò il suo messaggio d'amore. Più tardi Francesco di Assisi la invocherà come "sorella". Continuò il suo discorso con un nuovo messaggio sulla sua mediazione, offerta al padrone, intenzionato a tagliare l'albero del fico, simbolo di Israele, che da tre anni (lungo tempo) era improduttivo. Chiedeva proroga ancora di un anno per concimarlo e sperare nei frutti.

Fra' Domenico Spatola 


sabato 12 marzo 2022

Fra' Domenico Spatola: "Questi è il Figlio mio diletto!"

Gesù sul monte 
e i discepoli di fronte,
a lor cospetto 
cambiò d'aspetto: 
la veste sfolgorante
e, a lui non distante,
apparve un duo:
Mosè col suo
profeta Elia,
che con Gesù parlavan della via
per l'uscita dalla città santa.
Pietro, dalla sonnolenza tanta 
con i suoi si svegliò,
e osannò
alla di lui gloria
e di coloro che da storia
aveano consenso.
Chiese l'assenso
a Gesù di fermarsi
e col duo attendarsi
in triplice dimora,
e firmare della passione l'ora.
Ma divina Nube li coprì  
e paterna fu la voce che uscì:
"Questi è il figlio mio diletto,
e non ammetto
che altri voi ascoltiate!"
Quando le cose si furono acquietate,
solo Gesù restò con i seguaci
ma essi con gli altri non furono loquaci.

Fra' Domenico Spatola 
(Nella foto trasfigurazione di Bloch) 

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Seconda Domenica di Quaresima (anno C): Luca 9, 28b-36

2
8Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!». 36Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Gesù aveva annunciato ai discepoli la sua passione e morte, aggiungendo anche che "al terzo giorno sarebbe risorto". Essi però,  recepita la prima parte del messaggio, rimossero la seconda. Il racconto di Luca esordisce con una datazione: "circa otto giorni dopo". Il numero, non casuale, è quello della Risurrezione, tema dell'intera narrazione. Gesù condusse sul monte, i tre discepoli più riottosi: Pietro, Giacomo e Giovanni. Il motivo era  mostrare gli effetti della sua morte: "si trasfigurò nel volto e il suo vestito divenne sfolgorante". Alla sua gloria presero parte i personaggi più illustri della storia di Israele: Mosè legislatore ed Elia profeta. Dialogavano con Gesù, senza avere nulla da comunicare ai discepoli. Pur assopiti, per dissenso come saranno nel Getsemani, i discepoli registrarono il tema della discussione: era l'esodo di Gesù da Gerusalemme. Ai due che si congedavano da Gesù, Pietro propose che appoggiassero il suo ideale messianico senza che passasse per la morte. "Facciamo tre  capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". Destinava sullo schema di un trittico in pittura, la capanna centrale al personaggio da lui ritenuto più importante, a Mosè. E a Gesù? Il ruolo di gregario. Ma la voce dalla nube bloccò l'insolente, ordinando a tutti di "ascoltare Gesù, il Figlio del suo compiacimento!" Andati via i personaggi, Gesù rimase "solo" e rimarrà così fino alla morte, perché la delusione dei discepoli si protrasse fino alla risurrezione, quando finalmente, avendo finalmente condiviso, riferiranno l'accaduto.

Fra' Domenico Spatola
(Nella foto trasfigurazione di Raffaello) 

lunedì 7 marzo 2022

Fra' Domenico Spatola: 8 marzo. A tutte le donne...

Oggi doveroso  ringraziamento a tutte voi donne, per la vita che date: siete di Dio il grembo caldo in terra.
Da voi il primo battito del cuore che annida sicurezza a figli, con voi mai soli. Oggi, per intesa legittima, vi acclamiamo, con una rosa o una mimosa, simboli a voi cari d'amore. Vi diciamo, forse balbettanti per pudore, quel che sempre avremmo voluto dirvi per la bellezza e l'amore, che vi appartiene e ci comunicate con passione. Tanti maschi ancora stentano ad ascoltare la vostra saggezza. Se lo facessero, non ci sarebbero più guerre che uccidono i figli che vi rendono madri, né la prepotenza muscolosa sarebbe legge.  Grazie per ciò che date, perché  vi donate senza misura, e scusateci se ancora non sappiamo meritare né capire le vostre paure e le ansie, non sappiamo asciugare  le vostre lacrime silenziose o non riusciamo a condividere vostre gioie ed entusiasmi, senza farne tesoro. Se l'amore è la vostra frequenza, aiutateci a sintonizzarci su stesse vostre onde.

Fra' Domenico Spatola

sabato 5 marzo 2022

Fra' Domenico Spatola: "Solo Dio adorerai!"

A Gesù fu aperto
dal Santo Spirito il deserto,
e furon quaranta
i giorni in cui si vanta
lotta col maligno,
che, in veste di benigno,
venne per tentarlo.
Iniziò col farlo
per la fame,
ma Gesù sventò sue trame
e, con parole, si difese
da chi facea le offese
proponendo a tentazione:
"Della creazione 
queste pietre falle pane
e saranno le più sane
per fragranza
e inizierà nostra alleanza".
Ma Gesù dal sacro tomo:
"Non di solo pane vive l'uomo.
È la Scrittura che lo dice
e sua parola non ha vice!".
Condotto fu sul monte
dove il demonio ha sue impronte,
e disse: "i regni ti darò,
se a me prostrato ti vedrò!"
Immediata la risposta
all'indecente sua proposta:
"Il Signore adorerai
e culto a lui tu darai!
Questo è scritto nella Legge,
che tua insidia non corregge".
Lo condusse, in terza volta,
su nel tempio per la svolta:
"Se ti getti da quassù
non giungerai fin laggiù,
e, da Figliol di Dio,
non toccherai quel pendio,
perché gli angeli verranno
e il tuo piede sosterranno".
Qui la prova si concluse 
ma la lezione non si eluse:
"Non tentare il tuo Signore
che è Dio dell'amore! "
Il demonio, allor scornato,
fu da Cristo allontanato,
ma, con voglia di più male,
volea tornare sul finale.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Prima domenica di Quaresima (anno C): Luca 4, 1-13

1
 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto 2 dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. 3 Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane». 4 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo». 5 Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6 «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7 Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». 8 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai». 9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10 sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordine per te,
perché essi ti custodiscano;
11 e anche:
essi ti sosterranno con le mani,
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
12 Gesù gli rispose: «È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo». 13 Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.

Al Vangelo si può applicare ciò che Baudelaire affermava della realtà: "una foresta di simboli". Così il "deserto" nel racconto delle "tentazioni" è l'ambito dell'esistenza e il numero "quaranta" (giorni, anni) la sua durata (una generazione). Tentatore è il   fariseo o lo scriba, causidico occhiuto, che strumentalizza la Legge di Mosè per la propria convenienza e accrescere il suo potere religioso. La dialettica adottata è quella delle scuole rabbiniche con l'utilizzo di frasi colti dalla Bibbia. Gesù controbatte in stesso stile. È condotto dallo Spirito Santo nel deserto, campo della lotta. Il Satana è l'avversario, che si manifesta seduttore, da chiedere collaborazione da Gesù. "Dato che sei Figlio di Dio - lo lusingava -  di' a questa pietra che diventi pane!" Voleva che usasse a suo vantaggio la sua condizione divina. Tranciante la risposta: "Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". Scornato ma non arreso, il Satana riprovò e questa volta lo scenario era il suo mondo: l'alto monte, alternativo a quello di Dio. Spettacolare visione dei regni del mondo, da lui concessi a chiunque prostrato a lui lo avesse adorato. "È scritto: adorerai il Signore Dio tuo". Colse la sfida per una terza volta, doveva chiarire una volta per tutte a quale messianismo voleva che si ispirasse. Il tempio e il suo pinnacolo costituivano l'acme del potere messianico, da lì, nel cuore della festa delle Capanne, si sarebbe affacciato Elia, e avrebbe indicato il Figlio di Davide, per iniziare l'Armagheddon,  la guerra totale contro i nemici d'Israele. Per il Satana, Gesù avrebbe dovuto solo lanciarsi nello strapiombo di quattrocento metri e avrebbe dato spettacolo, perché gli angeli avrebbero impedito che si sfracellasse, assicurandogli consensi plateali. "Non metterai alla prova il Signore Dio tuo!" E chiuse la bocca al tentatore che, sconfitto, andò via. Ma non per sempre. Le sue incursioni nella vita di Gesù saranno costanti e in sempre nuove figure. Ma soprattutto nel finale della passione si era proposto di giocare il meglio della sua seduzione. Nella passione di Gesù si riproporranno infatti le stesse provocazioni, e in bocca a scribi, farisei e sommi sacerdoti.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 4 marzo 2022

Fra' Domenico Spatola: 4 marzo 1943

Di Lucio è la data.
Su spiaggia assolata,
sua madre qual fiore
ricevette l'amore
da chi dal mare
venia per amare.
È suo racconto, 
che pronto
a memoria
narra sua storia
Sedicenne la mamma,
inesperta ma in fiamma,
mise al mondo il bambino
che, da esperto di vino 
d'ogni cosa fè uso:
cantò di Caruso
e anche del lupo 
che rese men cupo 
e del nuovo anno
che, a riparar danno,
verrà.
"Cosa sarà?"
fu sua eterna passione
con cui emozione
a noi procurò.
Ei si nomò
menestrello,
serio e monello 
e fece pensare,
col suo cantare
compagno a danzare
ritmi di vita:
fu sua fatica!
Ancora mi turbo
ché tolse il disturbo
e andò ad allietare
angeli che imparare 
voleano da lui non morto,
perché da suo canto risorto.

Fra' Domenico Spatola

mercoledì 2 marzo 2022

Fra' Domenico Spatola: Mercoledì delle Ceneri.

La liturgia interpreta "le Ceneri" con due frasi, tra le quali potrebbe scegliere il sacerdote nell'imporle sulla testa del fedele. La prima ricorda la morte: "ricordati, o uomo, che sei polvere e in polvere ritornerai!". L'altra  invita alla speranza: "Convertiti, e credi al Vangelo!". La preferiamo, perché coerente col messaggio di Gesù, venuto a comunicare vita. Il Dio, da lui annunciato è infatti "il Padre dei vivi e non dei morti", e la Quaresima non ha come meta finale il Venerdì Santo, ma la Pasqua di risurrezione. "Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva" aveva anticipato Isaia. La Quaresima è perciò spazio per l'anima per orientare l'esistenza alla "divinizzazione dell'uomo",  ideale fondante l'identità battesimale. La Parola ascoltata e l'Eucaristia celebrata, la domenica "giorno del Signore", sono "fonte e apice" per costituire la Chiesa, popolo di Dio in cammino di conversione, verso la nuova Terra di libertà alla scoperta del Padre misericordioso e  visibile in Gesù. In tempo di pandemia e ora anche di guerra, la Quaresima offre tempi e spazi di verifica e di attuazione.

Fra' Domenico Spatola 

Fra' Domenico Spatola: 2 marzo 2022, mercoledì delle Ceneri: Matteo 6, 1-6. 16-18

1
 Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. 2 Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 3 Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4 perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
5 Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 6 Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
16 E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
17 Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, 18 perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Tre i capisaldi della spiritualità farisaica che affascinavano anche i discepoli di Gesu: l'elemosina, la preghiera e il digiuno. Gesù ne criticava l'esercizio, che serviva per farsi notare e ammirare.. Quando facevano l'elemosina, i farisei infatti suonavano la tromba: "Non sappia la tua destra quel che fa la tua sinistra. Il Padre vede nel segreto e darà la ricompensa". Quando pregavano sceglievano i posti di visibilità, stando ritti in sinagoga e nei crocicchi delle strade, per farsi ammirare. Digiunando due volte a settimana, sfiguravano il volto e lo rendevano triste così tutti avrebbero conosciuto il loro sacrificio. "Tu invece- era la raccomandazione - profumati, perché nessuno lo noti ma solo il Padre che vede nel segreto e darà la ricompensa".  Il dissenso di Gesù tuttavia non riguardava solo la modalità ma anche la stessa pratica. Non era infatti d'accordo con l'elemosina, con la quale veniva dato il superfluo. Per i discepoli di Gesù doveva vigere la condivisione. La preghiera dei farisei come quella dei pagani era interpretata come formula magica e ossessiva per essere esauditi, diventando una sorta di ricatto a Dio per piegarlo alle richieste dell'orante. Altro sarà il suo insegnamento fatto di fiducia, come espressa dal "Padre nostro". Sul digiuno infine gli era totalmente estranea la motivazione da "ricatto anoressico" per affrettare la venura del Messia che tardava. Ma "lo Sposo era con loro" e alle sue nozze non si poteva digiunare. "Misericordia voglio e non i vostri digiuni", ripeté Gesù citando il profeta Osea. La compassione diventi dunque  il segno offerto dalla Quaresima, "esodo per la libertà", per la conversione del cuore.

Fra' Domenico Spatola