sabato 30 ottobre 2021

Fra' Domenico Spatola: "Non sei lontano dal Regno"

Lo scriba chiese: "mi rammenti
qual è il primo dei comandamenti?"
Gesù rispose:
"Tra le tante chiose
il primo è ascolta,
e rendi folta
la tua fede nel Signore:
amandolo col cuore,
con l'anima e la mente,
e tutto fortemente.
C'è un secondo messo: 
ama come te stesso
colui che sul cammino
sarà a te vicino".
Anche se tosta
accetta fu risposta
a quello scriba
che, diatriba
non fece col Maestro
che, a suo estro, ben gli avea risposto.
In lui composto,
Gesù vide il segno
e prossimo lo disse al Regno.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXI del tempo ordinario (anno B): Marco 12, 28b-34


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 Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29 Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; 30 amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza31 E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi». 32 Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; 33 amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34 Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Gesù era sotto attacco. I nemici che lo volevano far fuori, screditandolo agli occhi della gente, erano i sacerdoti, accusati di "avere trasformato il tempio in spelonca di ladri" e i capi additati quali "assassini per convenienza". Anche farisei e sadducei si avvicendarono per tentarlo. Toccò infine al dottore della Legge, il quale, da campione della ortodossia, gli chiese quel che si presumeva dovesse conoscere: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". In realtà voleva controllare quanto sospettava su Gesù: il di lui atteggiamento e distaccato nei confronti dei Comandamenti di Mosè. La questione non era solo pretestuosa, le scuole rabbiniche infatti dibattevano il problema non  essendo pochi quanti sostenevano che il primo posto l'occupasse il "riposo sabatico", il precetto osservato da Dio stesso, e perciò il più importante e quello ritenuto riassuntivo di tutti gli altri. La trasgressione, iterata, era passibile di morte. Era tuttavia noto che, ogni qualvolta tale precetto confliggesse con il bene dell'uomo, Gesù non esitasse a trasgredirlo. La domanda dello scriba, pare dunque che fosse finalizzata ad acquisire nuovo elemento di imputazione.
La risposta fu pronta e non  attinse ai Comandamenti di Mosè, ma al "Credo" d'Israele, cioè allo "Shemà Israel" ("ascolta Israele"). Era la preghiera in cui si riconosceva il pio ebreo, come il cristiano nel "Padre nostro". Veniva recitato tre volte al giorno, e costituiva obbligo di fedeltà alla Legge, per non creare idoli alternativi. "Il Signore nostro Dio è l'unico Signore: amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con l'anima, con la mente e con tutte le forze". Però lo dichiarò incompleto e vi aggiunse il secondo: "simile a questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso". Soddisfatto, facendo eco a Osea e Geremia, disse che "l'amore per gli altri vale più di tutti i sacrifici e gli olocausti". Gesù elogiò lo scriba "non lontano dal regno di Dio". Ma per esservi dentro, sarebbe dovuto andare "oltre", accettando i nuovi compiti, che il vangelo con i verbi: "servire", "condividere" e "scegliere gli ultimi posti", esigendo condizioni che lo scriba per il ruolo prestigioso ricoperto in quella società, mai avrebbe accettato.

Fra' Domenico Spatola 

sabato 23 ottobre 2021

Fra' Domenico Spatola: "La tua fede t'ha salvato!"

Via da Gerico Gesù andava, 
con folla attorno che l'assiepava,
quando il figlio di Timeo,
il cieco Bartimeo,
mendicava sulla strada
qual inutil seme che ivi cada.
Era non vedente 
ma tanto udente
da sentir ogni passo
e far sconquasso,
saputo del Signore:
"Figlio di Davide", gridò da tenore: 
"dammi pupille vere,
perché possa io vedere!"
Molti col rimprovero
lo relegaro nel novero
degli emarginati,
e lo sgridaro irati
perché tacesse,
ma parole stesse
continuò a implorare:
"Figlio di Davide, stammi ad ascoltare!"
Gesù lo fece a sé venire
e a lui fece sentire
il suo messaggio
dicendogli: "Coraggio,
Alzati e cammina!".
Quegli, gettato per la china
il suo mantello,
qual agil fringuello
scattò in piedi,
e Gesù a lui: "Che chiedi?"
"Che io creda
così di nuovo veda!"
A lui rassicurato:
"La fede - disse - t'ha salvato!"
e, a sequela,
appresso a lui sciolse sua vela.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della XXX domenica del tempo ordinario: Marco 10, 46-52

 

Il cieco di Gerico

46 Giunsero così a Gerico. E come egli usciva da Gerico con i suoi discepoli e con una grande folla, un certo figlio di Timeo, Bartimeo il cieco, sedeva lungo la strada mendicando. 47 Or avendo udito che chi passava era Gesù il Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 48 Molti lo sgridavano affinché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 49 E Gesù, fermatosi, ordinò che lo si chiamasse. Chiamarono dunque il cieco dicendogli: «Fatti animo, alzati, egli ti chiama!». 50 Allora egli, gettando via il suo vestito, si alzò e venne a Gesù. 51 E Gesù, rivolgendogli la parola, disse: «Che vuoi che io ti faccia?». Il cieco gli disse: «Rabboni, che io recuperi la vista!». 52 E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha guarito». E in quell'istante recuperò la vista e si mise a seguire Gesù per la via.

Gerico fu la prima città incontrata da Giosuè  quando introdusse il popolo nella Terra promessa, che doveva essere della libertà. Da qui Gesù, secondo l'evangelista Marco, intraprese la nuova liberazione, completata poi a Gerusalemme con la sua morte e risurrezione. Era seguìto dai discepoli e da gran folla.  Sulla strada mendicava il figlio di Timeo, Bartimeo. Il personaggio, nominato in doppia lingua: greca ed ebraica, evocava i discepoli che cercavano il potere: Giacomo e Giovanni. Stessa fu la domanda a loro, e riproposta al figlio di Timeo ("Cosa volete che io faccia?"). La strada era luogo improprio perché la Parola, come seme ivi caduto, non potesse attecchire. Bartimeo significa "figlio dell'Onorato" mentre Gesù, aveva detto di sé: "profeta non onorato in patria". La cecità, causata dall'ambizione, costringeva Bartimeo a mendicare, perché l'ansia di potere genera servilismo. Chiese ai passanti la ragione del corteo. "Passa Gesù" gli dissero. L'aggiunta  "il Nazareno"  evocava il rivoluzionario. Era la speranza di Israele avversa ai nemici, e la notizia mise il cieco in agitazione. Pretendeva dal "Figlio di Davide", gridando, come aveva fatto l'ossesso nella sinagoga di Cafarnao. Ma quel titolo di potere a Gesù  non apparteneva, e fu perciò zittito da coloro che di Gesù condividevano il messaggio. Ma il cieco gridava più forte e Gesù si fermò. Lo chiamò. Bartimeo gettò il mantello a cambiamento di ideologia su di lui. Lo invocò: "Rabbunì" col titolo che si dava a Dio. "Cosa vuoi che io faccia per te?"  gli chiese Gesù. "Vedere di nuovo" fu la risposta. La vista gli era stata infatti offuscata dall'ideologia del potere.
"La tua fede ti ha salvato!"
Poteva tornare a vedere avendo finalmente riconosciuto il "figlio dell'uomo", venuto a dare la sua vita. E lo poté seguire.

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: Il Cieco di Gerico. Dipinto di Duccio di Buoninsegna.

sabato 16 ottobre 2021

Fra' Domenico Spatola: "Venuto per servire..."

Volevano il trofeo,
i figli di Zebedeo
sentendosi i prediletti,
e, furbetti,
dissero a Gesù:
"Noi meritiam di più,
di tutti gli altri,
siamo più scaltri,
e vogliamo come pegno
starti a lato nel tuo regno".
"Voi non sapete
ciò che mi chiedete.
Potete bere il calice,
d'amaro salice,
che io bevo,
e ciò che io devo,
immerso nella morte, 
del battesimo aver la sorte?"
"Possiamo". Fu risposta.
"So quanto composta 
sarà vita futura,
però non spetta a me darvi sicura
la postazione,
perché, a destinazione,
il Padre la concede
a colui in cui ei crede".
Gli altri dieci a quei danni
s'indignaro con Giacomo e Giovanni.
Ma Gesù li chiamò a sé 
"Sapete voi che i re
son governanti
e di Nazioni i dominanti.
Tra voi sia diverso:
chi non vuol esser perso
sia di tutti il servitore,
così come fa vostro Signore, 
che non è venuto a dominare,
ma a servire e tutti amare.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXIX del tempo ordinario (anno B): Marco 10, 35-45

 
35 E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo». 36 Egli disse loro: «Cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: 37 «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38 Gesù disse loro: «Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». 39 E Gesù disse: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. 40 Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
41 All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. 42 Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. 43 Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, 44 e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. 45 Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Vicini a Gerusalemme e, dopo il secondo annuncio della passione e morte, i figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, come se Gesù non avesse parlato loro, avanzarono l'indecente proposta, all'insaputa dei dieci compagni. Chiedevano i posti di prestigio, alla sua destra e alla sua sinistra, quando da sovrano, avrebbe preso il potere. Trascendevano dal loro ruolo da discepoli e imponevano al Maestro la  loro pretesa: "Vogliamo che tu faccia per noi ciò che ti chiederemo". Remissivo chiese: "Cosa volete che io faccia per voi?".
"Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". La sorpresa in Gesù fu inversamente proporzionale alla loro incomprensione: "Non sapete quel che chiedete". Oppose alla loro arroganza gli effetti del "calice (immagine della sconfitta) che egli avrebbe bevuto fino alla feccia" nonché "del battesimo di morte nel quale sarebbe stato immerso". Avrebbero essi saputo superare  stesse prove? Incoscienti si dichiararono pronti. Gesù accettò la sfida: "Berrete il calice e nel mio battesimo sarete battezzati, ma starmi accanto è destinato dal Padre a chi lo vorrà". I dieci si ribellarono alla furbata. Avevano infatti nutrito stessi sogni di gloria. Gesù li richiamò al modello del "Figlio dell'uomo, venuto per servire e dare la propria vita".

Fra' Domenico Spatola

venerdì 8 ottobre 2021

Fra' Domenico Spatola: Dài ai poveri quel che hai

Attraverso la contrada,
per la strada 
un tal gli disse a tono:
"Maestro buono,
cosa fare per l'eterna vita?"
"Chi ti invita
a dirmi buono?
solo a Dio ch'è in trono
va l'aggettivo.
Or ti ravvivo
i comandamenti,
senza commenti:
Né uccisione, né tradimento,
né furto né intendimento
lontan dal vero,
ed essere sincero
coi genitori,
dando loro cure e non sol fiori".
Allora il tal gli disse:
Queste son mie fisse 
da ragazzo".
Gesù, d'amore pazzo
gli disse con lingua franca:
"Una cosa sola ti manca:
ora vai
e vendi ciò che hai,
dando ai poveri il ricavato
e di me sarai a lato!"
Scuro si fè in volto,
perché sconvolto
da tal proposta
avendo nei beni l'anima riposta.
Per Gesù amaro fu quel giorno 
e, guardando attorno:
"A chi possiede, dico io,
difficile nel Regno di Dio
entrare 
Più facile al cammello valicare
dell'ago la cruna,
perché ha più sfortuna
chi possiede.
Basta però la fede:
non cadrà in oblio
chi crede in Dio".

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXVIII domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 10, 17-30

17
 Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». 18 Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19 Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
20 Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21 Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». 22 Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
23 Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!». 24 I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! 25 È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 26 Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?». 27 Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».
28 Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29 Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, 30 che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.

La "strada", nei Vangeli, è luogo dove la Parola di Gesù è seme che non attecchisce. Gesù era in cammino verso Gerusalemme e, per strada, un tale gli corse incontro. Voleva sapere come garantirsi il futuro oltre la morte. Il presente lo soddisfaceva appieno. Gesù gli ricordò dei comandamenti quelli che relazionano i rapporti con il prossimo. Quel tale, gongolante, disse che li aveva sempre osservati. Gesù lo fissò e lo amò: "Ti manca - gli disse - una cosa sola" (il testo parla di "Uno"), e aggiunse: "Va', vendi quel che hai, dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo, poi vieni e seguimi!" Ma la proposta raggelò il tale, perché era ricco. Aveva chiesto assicurazione per il futuro e Gesù gli smantellava il presente con le ricchezze che - a suo dire - gli facevano prigioniero il cuore. Ma l'offerta di Gesù era di felicità e da subito. Così, venuto scalpitante, andava via rattristato. Il commento di Gesù sulla "difficoltà che i ricchi provano per entrare nel Regno", fu immediato e aggravato dal confronto col cammello, più facilitato a passare per la cruna dell'ago, e terrorizzò i discepoli. "Chi può essere salvato?" domandarono costernati. "Nulla è impossibile a Dio!". Incoraggiato Pietro dalla risposta, presentò il conto al Maestro, a nome anche dei compagni, per quello che essi avevano fatto per lui. "Cosa ci tocca?". "Tutto centuplicato - fu la risposta - ma insieme a persecuzioni".

Fra' Domenico Spatola

sabato 2 ottobre 2021

Fra' Domenico Spatola: I due saranno una cosa sola

I farisei con nuove voglie,
per ripudiar la moglie,
dissero a Gesù: 
"Vogliam saper di più".
"Perché chiedete a me?
Cosa dice a voi Mosè?"
Portarono a modello
l'usanza del libello.
Ma Gesù in quella norma
di Dio non vide l'orma,
e a tutti quanti disse:
"Per il cuore duro scrisse,
ma divino era il progetto
che sotto lo stesso tetto
i due siano una carne sola
che l'un l'altra consola.
Non venga allor disgiunto
quel che da Dio è congiunto!"
I discepoli in tormento 
tornaron sull'argomento. 
Ma egli "putiferio"
definì l'adulterio.
Portavan a lui i bambini
che, come birichini,
i discepoli sgridavano
e da lui allontanavano:
"Fate venire a me,
coloro che in sé 
portan sicuro il segno
di ciò ch'è il divin Regno".
E presili in sue braccia,
ne portò il viso in faccia.

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: Sposalizio di Raffaello 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXVII domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 10, 2-12

2
 E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?». 3 Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4 Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla». 5 Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6 Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; 7 per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola8 Sicché non sono più due, ma una sola carne. 9 L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto». 10 Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: 11 «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; 12 se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio».

Gesù inquietava quando parlava di uguaglianza. I farisei provarono a farlo contraddire in tema di parità tra uomo e donna. Per loro era sacrosanto il diritto del marito di ripudiare la moglie. Lo consentiva anche Mosè: "Se un marito trova nella moglie qualcosa che non va, le dia il libello del ripudio e la mandi via" (Dt 24, 1). Sulle motivazioni, le scuole rabbiniche divergevano. Il rabbino Shammaj era per i motivi gravi, mentre bastava qualsiasi causa, anche futile, per il rabbino Hillel. I farisei interroganti volevano trascinare Gesù nella polemica, per costringerlo a dichiarare quale versante scegliesse. Gesù domandò: "Cosa vi ha ordinato Mosè?". Prese le distanze dalla Legge: dichiarando di non sentirsi costretto. "Mosè ha permesso - disse - di ripudiarla per la durezza del vostro cuore", e affermò che tale usanza stravolgeva il progetto di Dio, il quale "in principio creò l'uomo, maschio/femmina, perché fossero una carne sola". Motivò l'unione indissolubile sul fondamento naturale. Fino al matrimonio, il legame più forte è l'amore dei genitori, poi subentra quello della propria donna. Perplessi i discepoli, in casa, fecero rimostranze, ma Gesù precisò che anche alla donna non è lecito divorziare. Discorso di parità, anche se pronunciato nel senso negativo del vietato divorzio. Sorprendente per l'epoca, il tema continua ancor oggi ad essere problematico.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Sposalizio del Guercino