venerdì 29 novembre 2019

Fra' Domenico Spatola: Reminiscenze d'Avvento

L'Avvento come "attesa di cose belle". L'ho immaginato da bambino. E, come per tutti i coetanei, era il Natale la festa dei dolci. Cannoli, buccellati, mostaccioli, torrone, noci e castagne e qualche ancor timido panettone. Oggi l'attesa è per altre esigenze e l'Avvento si valorizza per sé. Ognuna delle quattro domeniche è tappa per la conversione: revisione di vita per il rinnovato rodaggio. Le riflessioni, tante, portano interrogativi a temi esistenziali: la vita, al vaglio, per apprezzarne valori e rimediare a errori. Tempo di grazia o "kairòs" è chiamato dai Vangeli e coniugato al futuro con invito al Signore di venire, "da Sposo". Sposa è la Chiesa per "il grande mistero" delle nozze, ad ogni Natale, riproposte alla fede.

Fra' Domenico Spatola 


Fra' Domenico Spatola: Vegliate!

Disse Gesù a seguaci:
"Come rapaci
furono i tempi di Noè,
così sarà del Re,
a sua venuta.
Ad insaputa
mangiavan tutti e bevevano
e moglie ancor prendevano
fino al giorno in cui dell'arca
Noè fece sua barca,
allor che diluviò
e tutti affogò.
Tal promo
è del Figlio dell'uomo
quando tornerà:
perché nessun lo sa.
Allora dei due che son nel campo,
sol d'uno sarà scampo.
Delle due donne a girar la mola,
di una porterà via anche le suola.
Dunque vegliate,
ché non vi sorprendiate
quando il Signore torna.
Non vi farà le corna
il ladro,
se veglierete,
e stesso il quadro
se il Signore aspetterete.
Tenetevi pronti,
e non resa  vi sarà di conti,
quando egli verrà
e svegli voi troverà!"

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: L'arca di Noè (Monreale)

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della prima domenica d'Avvento (anno A): Matteo 24, 37-44


37 Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. 38 Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca, 39 e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo. 40 Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. 41 Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata.
42 Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43 Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44 Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.

Gesù, evocando il passato, apre alla speranza. I toni drammatici sono gli stessi dei profeti antichi richiedenti attenzione alla conversione. Il tempio di Gerusalemme era  stato da Gesù dannato alla distruzione, perché dai capi reso "spelonca di refurtiva", a dissanguamento dei poveri e delle vedove. Il suo crollo, ad opera dei Romani (anno 70 e.v.) verrà interpretato come "fine del mondo", ma Gesù inviterà i suoi a non temere, perché quella distruzione chiuderà solo un'epoca già incancrenita. Seguiranno "segni nel cielo" che Gesù invita ad interpretare "spazi per la libertà". Cadranno infatti gli idoli (sole, luna, e stelle), simboleggianti il potere di asservimento contrapposto alla "novità" del "Figlio dell'uomo" manifestato per condurre a pienezza di vita. Il tempo dell'accadimento sarà dunque "kairòs", ossia occasione da non perdere e attendere con  vigilanza. I distratti ne rimarranno sorpresi come chi non previene "il ladro" che gli scassina la casa. Modello evocato è Noè e il suo tempo. Nessuno ascoltava l' invito del patriarca alla conversione, e ne seguì il diluvio. La venuta del "Figlio dell'uomo" sorprenderà solo i drogati dagli idoli, che assonnano e non consentono di partecipare al "Regno dei cieli". Perciò l'invito alla vigilanza è senz'alibi.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Il diluvio universale di Francis Danby


venerdì 22 novembre 2019

Fra' Domenico Spatola: Oggi con me sarai in paradiso!


A Gesù crocifisso
volgean fisso
lo sguardo,
or che traguardo
egli avea raggiunto.
Non parea compunto
il popolo nel vedere
e i capi non potean contenere
l'incomprensione
motteggiandolo a derisione:
"Ha salvato altrui vite!
È troppo mite,
per essere il Cristo
e d'Israele fare l'acquisto:
salvi se stesso
se di Dio è suo messo!"
Dei soldati era stessa canea
e loro aceto Gesù non bevea.
La scritta su lui
dicea: "È Colui
che è Re dei Giudei".
Allora uno dei rei,
appeso alla croce,
diceva a gran voce:
"Non sei tu il Cristo?
fai nuovo acquisto:
salva te stesso e poi
anche noi!"
L'altro compagno
"Io non mi lagno
- a lui rispondea -
perché ci dovea
toccar tale sorte.
Ma lui questa morte
non l'ha meritato
perché mai ha peccato!"
E, a tu per tu,
disse a Gesù:
"Ricordati di me nel tuo regno!"
E, suo pegno,
in lui Cristo ripose:
"Ecco mie chiose:
(e volto a lui il viso)
oggi con me sarai in paradiso!"

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Il buon ladrone (dipinto del Tiziano)

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXIV domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 23, 35-43

Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». 39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Davanti al Crocifisso, l'evangelista Luca individua ed esemplifica un campionario dalle diverse reazioni. Il popolo "sta a vedere". Ostenta l'indifferenza cui l'hanno ridotto i capi, i quali, attivisti, conducono il gioco della "derisione". Ricompaiono le tentazioni degli inizi del Vangelo, con la denuncia dell'impegno a "salvare gli altri", e l'incapacità di "salvare se stesso". Chi muore non può essere il messia. Spietati, e loro malgrado, dicono il vero: Gesù è venuto "per salvare gli altri, non se stesso". I soldati, da servi sottomessi,  provano a compiacere i loro capi e per odio gli porgono l'aceto. Era il vino il simbolo dell'amore. Con la tecnica dell'avvicinamento, l'evangelista quindi converge sui due malfattori, crocifissi ai  lati.
L'uno, echeggiando i capi, ne riproponeva la tentazione: "Salva te stesso e pure noi!" L' altro, denunciava l'ingiustizia di cui era vittima Gesù, e rimproverava il compagno: "Noi giustamente meritiamo di patire, ma lui non ha fatto nulla di male!" e, dava fiducia a Gesù come a un  "Re" (non "da burla", come ammiccava la scritta sulla croce) di un misterioso Regno cui avrebbe voluto partecipare. Non da subito, ma "quando verrai nel tuo regno". La risposta di Gesù fu immediata perché l'ingresso non ammetteva più dilazioni: "Oggi, sarai con me in Paradiso!" Chiuso per Adamo e precluso ai peccatori, quel luogo, con la morte, Gesù lo apriva a questi e il primo a rimettervi piede, era uno di loro.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Il buon ladrone (dipinto del Rubens)

venerdì 15 novembre 2019

Un anno con fra' Domenico, poesie per ogni giorno dell'anno. Il nuovo libro di fra' Domenico Spatola

Pagine 478 - Prezzo di copertina € 16,00
Diario dello spirito. Potrebbe questo titolo competere nella presente raccolta di Poesie per ogni giorno dell'anno.
Il profilo è da almanacco.
Le Effemeridi, che il tempo scorrendo favorisce e dissolve, meritano memoria.
Coglierne il pathos con intuizioni ispirate e poetiche, per trascriverlo a condivisione, dà senso al volume. Senza pretese.
Intende dar voce al cuore, esigente di spazi oltre la quotidianità,  sperimentata insufficiente o angusta a libertà.
La fantasia, più adusa a volare, intravede nella poesia la Musa che consente di dire l'ineffabile e intuire l'essenza della res, oltre ogni caducità.
Questa raccolta di poesie è un omaggio alla vita, amica se ne si conosce il dono che essa, ogni giorno, propizia.
Gli editori I Buoni Cugini hanno colto benevolmente, nella proposta, un potenziale valore. Ad essi, imperitura va la mia gratitudine.
Fra’ Domenico Spatola
UN ANNO CON FRA' DOMENICO è una raccolta di 365 poesie, una per ogni giorno dell’anno (per alcuni anche due o tre). La realizzazione del libro è frutto di un lungo lavoro e ha lo scopo di accompagnare il lettore giorno per giorno con un pensiero, una riflessione, una preghiera o il ricordo di un evento. Ovviamente in poesia.
Molte sono le ricorrenze, allegre o tristi: e in questo il libro ha anche uno scopo educativo, mirato a tenere viva la memoria su fatti o personaggi che non possono essere dimenticati. Si ricordano gli anniversari di nascita o di morte di quei personaggi dello spettacolo che in qualche modo fanno parte della nostra vita: da Lucio Dalla a Charlie Chaplin, da Totò a Gigi Burruano da Andrea Camilleri a Luigi Pirandello. E non solo. Fra’ Domenico non dimentica i pilastri della cultura e della musica: Leopardi, Manzoni, Virgilio, Pascoli, Omero, Mozart…
I Santi sono presenti nella raccolta: Santa Caterina, Santa Rita, San Giovanni Battista, San Bernardo da Corleone e, come è giusto, la nostra Santuzza sia per il Festino che per il 4 settembre. Il Festino, in verità, di poesie ne conta ben tre, e in una di queste fra’ Domenico ci diverte con una simpatica, in dialetto siciliano, dedicata ai Babbaluci. A San Francesco viene dedicata una piccola raccolta nel mese di ottobre, dove ogni poesia coglie un particolare della sua vita: il lupo, le stelle, il fuoco, la Terra… Molto bella la rivisitazione del Cantico delle Creature. Il mese di dicembre è invece una piccola raccolta di filastrocche natalizie. 
Quasi tutte le poesie sono corredate da un disegno, in maggior parte decorativo, per rendere più viva l’attenzione del lettore e chissà: perché non farli colorare ai bambini, coinvolgendo anche loro nelle letture delle poesie che riteniamo più adatte?
Gli editori

UN ANNO CON FRA' DOMENICO, poesie per ogni giorno dell'anno sarà presto in vendita presso il Centro San Francesco poiché parte del ricavato sarà devoluto alla Missione. Sarà inoltre disponibile in tutti i siti vendita online e dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it.
Saranno indicate nella pagina Facebook e nel blog di fra' Domenico le date delle presentazioni

Fra' Domenico Spatola: "La perseveranza vi darà speranza!"

Parlando poi del tempio
disse Gesù "lo scempio"
che altri avrebbe fatto
senza lasciare intatto
nessun suo muro,
che invece duraturo
sembrava per grandezza
e per bellezza.
Chiesero a lui i seguaci:
"Quando saran veraci
le tue predizioni?"
Precise indicazioni
allora diede loro:
"Non v'ingannino coloro
che dicono: 'Sono io'
e 'il tempo è quello mio'.
Non andate a loro dietro
quando il futuro è tetro
e sentirete di guerre e di rivoluzioni.
Non sian disperazioni
vostre risposte:
ma speranze ben riposte,
perché non sarà la fine.
Ogni nazione suo confine
non rispetterà
e si solleverà
contro un'altra
che, più scaltra,
non si lascia sovrastare,
mentre a dominare
su un altro regno
ognuno affinerà l'ingegno.
Vi saranno terremoti,
e di pace lunghi vuoti,
e fame e pestilenze
e in cielo le Potenze
con terrificanti fatti
che non saran misfatti
ma eventi strepitosi
con segni portentosi.
Prima diran però
il loro 'No'
ad ogni vostro agire,
e vi faran finire
nelle sinagoghe:
e loro toghe
v'imprigioneranno,
facendovi del danno
anche con re e governatori:
ma sian lieti i vostri cuori
nel dar testimonianza
a mia Persona da tracotanza
offesa,
mentre, a vostra difesa,
saran parola mia e sapienza
cui umana insipienza
non resisterà.
Tradimento vi toccherà
da fratelli e genitori
non più vostri protettori,
e da amici e parenti
e da delinquenti
che uccideranno alcuni di voi,
e vi odieranno poi
con la bile dell'addome,
a causa del mio nome.
Ma ogni capello della testa
alla fin vi resta,
perché perseveranza
darà a voi speranza!"

Fra' Domenico Spatola
Dipinto di Hayez

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXIII Domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 21, 5-19

Gesù annuncia distruzioni e persecuzioni
5Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, disse: 6«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: «Sono io», e: «Il tempo è vicino». Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

Il tempio di Gerusalemme, progettato da Erode "il Grande" e finito di costruire dopo molti anni, stupiva per le dimensioni e le preziose rifiniture. Giustificato perciò lo stupore dei discepoli che, nell'ammirarlo, coinvolgevano il Maestro in stesso compiacimento. Raggelante poteva loro apparire la predizione di lui circa la futura distruzione del tempio ad opera dei Romani (anno 70 e.v.), invece essi mostrarono curiosità ed eccitazione. Aspettavano "quel tempo" (kairòs) che avrebbe favorito la svolta d'Israele e il suo dominio su tutti i popoli.
Gesù provò a disilluderli, perché non si lasciassero ingannare dai "sedicenti messia" o terrorizzare dagli improvvisi stravolgimenti della storia. Gli eventi da tregenda sarebbero stati, al contrario, preludio all'era migliore. Nel frattempo però il Vangelo avrebbe patito  resistenze e il Regno di Dio sofferto gli attacchi dai fanatismi d'ogni sorta. Da qui, l'odio del mondo annunciato per i discepoli, perseguitati e incarcerati. Ma (era il conforto)  niente paura! Trascinati nei loro tribunali, essi non avrebbero dovuto temere né preparare la difesa, che sarebbe stata loro suggerita dal Vangelo e dallo Spirito. In finale assicurava protezione ("neanche un capello sarebbe loro tolto!") e, a premio per la perseveranza, la salvezza.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 8 novembre 2019

Fra' Domenico Spatola: La vita matura nella futura

Negavan resurrezione
i Sadducei, e questione
ponevano a Gesù sopra una donna,
che vedovile gonna
di sette fratelli aveva indossato,
per la famosa "legge del Levirato".
"Alla fine della  vita
da chi sarebbe ambita
con legittime voglie,
poiché ciascun l'avea per moglie?"
Rispose lor Gesù:
"Non più
nell'altra vita
si marita,
perché saranno come Dio
e di morte resterà oblio!"
Poi a loro volle dar lezione
circa la risurrezione:
"Mosè dal roveto ardente
apprese che è ancor vivente
Abramo con Isacco e con Giacobbe,
ch'egli non conobbe,
perché Iahvè è il Dio dei viventi:
divengano perciò credenti
che odierna vita matura
nella futura!"

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXII Domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 20, 27-38

27 Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: 28 «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello29 C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30 Allora la prese il secondo 31 e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. 32 Da ultimo anche la donna morì. 33 Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie». 34 Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35 ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; 36 e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37 Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe38 Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui».

I Sadducei, conservatori e ricchi detentori del potere politico ed economico d'Israele, si associarono a quanti avevano provato a tentare Gesù, per poterlo accusare. Posero a lui la questione sulla "risurrezione finale dei giusti", che i Farisei professavano mentre da loro veniva negata. Il quesito non era politico né riguardava la Legge di Mosè. Su questi temi, Gesù aveva risposto, tacitando Scribi e Farisei. I Sadducei provarono col sarcasmo a ridicolizzare il Maestro: "Una donna, per la legge del "Levirato" ("levir" vuol dire "cognato"), aveva dovuto sposare i sei fratelli del marito, morto senza darle prole e assicurare un discendente che ne perpetuasse il nome. Anche i sei "cognati/mariti" morirono,  senza renderla madre. "Nella risurrezione (era il quesito) a chi sarebbe andata in moglie,  perché l'avevano sposata tutti e sette i fratelli, lasciandola nella  stessa condizione?" Dai Farisei "la risurrezione" veniva interpretata come "ritorno" alla vita di prima, in identiche situazioni. Gesù non fu d'accordo, e offrì la sua lettura inedita: "La vita dei risorti viene da Dio, né dipende dalla procreazione. Essi saranno come Lui ("angeli") perché figli".
Tale "novità" vanificava la necessarietà del matrimonio, a scopo di perpetuarsi. Rivolse quindi il monito ai Sadducei, che non credevano nella "vita oltre la morte". Per Gesù, questa non estingue la vita, ma la potenzia. Come testimone citò Iahvè stesso che, nel rivelarsi a Mosè, si era presentato dal roveto ardente: "Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe".  Iahvè stesso li aveva dunque dichiarati "vivi e non morti", nonostante il loro tempo fosse stato di molto anteriore a quello di Mosè.

Fra' Domenico Spatola 

lunedì 4 novembre 2019

21 - 24 Novembre 2019: Convegno delle Comunità Missionarie del Vangelo a Cefalù

Promosso da Associazione Nino Trentacoste presso Hotel Costa Verde di Cefalù.
Del giardino del creato padroni o amministratori? Sviluppo, sostenibilità, futuro dalla populorum progressio alla laudato sii. 
Fra' Domenico Spatola fra i relatori. 

Per parteciparvi, tre semplici passi su:
https://cmvmarineo.weebly.com/associati-e-partecipa-al-convegno.html
Per maggiore chiarezza: contributo spese € 30 per l’intero Convegno oppure € 10 per ogni giorno da giovedì a domenica.
Stavolta:
● Anche per i pendolari accettiamo le prenotazioni.
● Chi, residente in hotel o pendolare, ha prenotato, troverà pronto a suo nome la Cartellina-Convegno e il Collarino-Pass.
● Il contributo spese Convegno, nel caso di particolari difficoltà, può anche essere versato al Tavolo Accoglienza. Registrazione, in hotel.
A rivederci al Convegno

Giangi Pampalone (cell. 338 6671989)
P.S. Se lo credi, fallo girare trai tuoi contatti. Grazie

venerdì 1 novembre 2019

Fra' Domenico Spatola: "Son venuto per salvar ciò ch'è perduto"

A Gerico, Zaccheo,
pubblicano ricco e reo,
su tutti alzava cresta
ma ora egli s'arresta
ai piè di un sicomoro
e, furtivo e con decoro
vi sale, da niun visto,
per vedere egli il Cristo
che vi passava accanto.
Il popolo, ch'era tanto,
a lui, per natura
corto di statura,
impediva di vederlo.
S'appollaiò qual merlo,
e Gesù verso di lui:
nessun vedeva a cui
egli si rivolgesse,
perché le membra stesse
nascoste eran tra foglie,
ma a lui dichiarò sue voglie:
"Zaccheo - gli disse -, scendi
e subito riprendi
la via di casa tua!".
Gli dichiarò la sua
volontà di rimaner con lui!
Finiti i tempi bui
erano per Zaccheo,
ma il fariseo
criticò il Maestro
che al peccatore il destro
offrì ad esser recuperato.
Zaccheo, ormai salvato,
disse nel cuor di quella cena:
"Signore, so che oscena,
è stata la mia vita,
perciò sarà ardita
mia proposta:
so quanto mi costa,
darò agli indigenti
metà dei miei proventi,
e chi fu derubato,
quattro volte verrà pagato!"
Il Signore, con franchezza:
"In questa casa è già salvezza.
Accogliete mio consiglio:
pur Zaccheo d'Abramo è figlio.
E io sono venuto
per salvar ciò ch'è perduto!".

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXI domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 19, 1-10

Gesù e Zaccheo
1 Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand'ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Zaccheo è ricco e pubblicano. Due grossi ostacoli per la salvezza. L'incontro con Gesù è risolutivo. Significativa e non casuale è la circostanza topica della città di Gerico, in passato liberata da Giosuè, e ora attraversata da Gesù. Vi risiede Zaccheo, "corto" di statura e, per l'evangelista, inadeguato a vedere Gesù. Ma egli sente esigenza da chiamata interiore a dover meritare quel "passaggio" e corre verso il sicomoro,  l'albero sotto cui sarebbe passato il Maestro. Si annida tra i rami per vederlo passare, non visto. Lo sconcerto è della folla, quando la processione si ferma, come per appuntamento, ai piedi di lui, incallito e irredimibile peccatore. Gesù "deve" (lo vuole il Padre) incontrarlo: "Zaccheo,  scendi subito, oggi devo fermarmi a casa tua!"
Ora  ha fretta, Zaccheo, per il tempo perduto in altro, e quello di grazia (kairòs) non vuole sciuparlo. A tavola, dinanzi a tutti, accade l'impossibile: matura la conversione. Rinuncia alla ricchezza disonesta per "dare la metà dei suoi beni ai poveri e restituire il quadruplo a chi da lui era stato frodato".
Tacita i mugugni il Signore, commentando: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio d'Abramo", e liquida i mormoratori, che l'accusavano di essere "entrato nella casa di un peccatore", con le parole: "il Figlio dell'uomo è venuto  a cercare e salvare ciò che era perduto!".

Fra' Domenico Spatola