domenica 30 gennaio 2022

Fra' Domenico Spatola: Egli passò da Risorto

Quel "Oggi" attuato
parve attentato,
e tutti in sinagoga
si chiedean con foga:
"Non è costui
colui 
di cui si seppe
esser figlio di Giuseppe?"
Al diverbio 
Gesù col proverbio
rispose
e tra le altre cose:
"Del medico mi direte 
con rime a voi facete
che curi me stesso
e quanto udito dal messo 
che Cafarnao ho operato
lo faccio dove allevato.
Ma del profeta evasa
la stima è sol da casa.
Altrove ha infatti onore,
e fa male al cuore 
delle vedove ebree la carestia,
perché solo a quelle di Sidone andò Elia.
E sol per Naaman il lebbroso
Eliseo fu prodigioso".
Esplosero con sdegno
e, con indegno
e brutal cipiglio,
lo spinsero sul ciglio
del monte ov'era città
per precipitarlo giù nella cavità.
Ma egli passando tra loro tagliò corto,
come farà più tardi da Risorto.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della IV domenica del tempo (anno C): Luca 4,21-30

21
 Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi». 22 Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?». 23 Ma egli rispose: «Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fàllo anche qui, nella tua patria!». 24 Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria. 25 Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26 ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. 27 C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».
28 All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; 29 si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. 30 Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

Con l'attuazione dell'Oggi nella sua prima omelia, Gesù inaugurava nella sinagoga di Nazareth il suo messianismo da "servo sofferente". Indignata la reazione degli astanti, che aspettavano l'annuncio "della vendetta del Signore, contro i nemici d'Israele".  Ma Gesù provò altra provocazione: Dio va oltre i confini etnici, e accorre dove si accoglie il suo amore. Così in passato aveva fatto Elia in terra pagana a liberare dalla carestia una vedova. E anche Eliseo,  l'unico lebbroso che guarì fu un pagano Naaman il Siro. Lo sdegno nell'assemblea raggiunse l'apice. A spintoni lo cacciarono fuori da città spingendolo fin sul ciglio del monte, per gettarlo. Ma Gesù dimostrò di essere padrone della sua vita, anche quando penseranno di poterlo trattenere nella morte, egli passando in mezzo, si mise in cammino. È per noi la sua proposta esodiale.
A memoria dell'evento, i primi cristiani dedicarono sul posto una chiesa alla Vergine, dal titolo tenero: "Sancta Maria tremoris". A ricordare la sua paura.

Fra' Domenico Spatola

mercoledì 26 gennaio 2022

Fra' Domenico Spatola: Nel ricordo di Auschwitz

Condivisi destini
in cammini
da non credere
ove polvere è la cenere
di umana dignità.
A lor penso
con intenso
e gran dolore
per chi sasso ha per cuore
e stessa crudeltà
ripropone a nostra età:
lo dimostra intransigenza
di chi nega l'accoglienza
a migranti in povertà
rubati pur di stessa dignità.

Fra' Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Un ricordo di Auschwitz

Era un desiderio da ragazzo. Me ne avevano tanto parlato negli anni del seminario. Auschwitz la raggiunsi dopo avere visitato Cracovia, la città rinascimentale che tra le tante opere d'arte custodisce il capolavoro leonardesco "la dama con l'ermellino". La mattina tra l'ansioso e il curioso mi trovai dinanzi al cancello dalla scritta, resasi sinistra: "il lavoro nobilita".
Seguimmo la guida che ci aspettava. Era polacca e anziana. Impressionava il volto triste a compiere, per missione, il suo calvario quotidiano. Lo faceva con passione e piangeva per l'intero tragitto. Vedemmo la caserma militare, non scalcinata, adibita a lager nell'immediato. Museo dell'orrore, e dai visi degli internati, fotografati sulle pareti dei saloni, si leggeva l'orrore dei votati all'olocausto. La guida descrisse la quotidianità: cibo inconsistente, igiene esorcizzata. Inferno inconcepibile. Intanto la sequenza ininterrotta delle valige di cartone, montagne di capelli arruffati e di altri utensili e occhiali affastellati come le scarpe. Intenerivano quelle dei bimbi.
Passammo a Birkenau, l'altro campo, quello dei forni crematori e delle camere a gas. Vi giungevano i treni piombati da tutta l'Europa. La conta per dividere chi doveva ancora vivere o morire. E le ciminiere al cielo che ci parvero ancora fumanti. Pensai alle anime in possesso di nuova libertà. 
Pioveva. Mi volli bagnare di pioggia il viso. Ma era pianto che il ricordo rinnova ogni anno, né passerà.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 21 gennaio 2022

Fra' Domenico Spatola: Oggi si è avverata questa Parola

Molti han narrato
ciò che raccontato
fu tra noi:
fatti, prima e poi
annunciati,
e a noi arrivati
da testimoni oculari
che, qual fari 
illuminarono cammino
per scopo a noi vicino:
fare scuola
con sua Parola.
Dopo ricerche costanti
su inizi, in varianti,
scrissi ordinato
mio elaborato, 
o Teofilo amato, 
per tua conoscenza
senza reticenza.
Tornò Gesù in Galilea,
con lo Spirito ch'ei possedea,
la fama di sua predicazione
diffusa fu nella regione.
Insegnava in sinagoga
e lode gli rendean con foga.
A Nazareth ammaestrava 
il popolo che ascoltava,
ma, dopo avere letto,
quanto da Isaia già detto,
disse: "Lo Spirito è su me,
affinché 
ai poveri porti carità, 
e ai prigionieri libertà,
ai ciechi dia la vista
e nuova pista
apra agli oppressi
e agli stessi
proclami anche l'amore
nell'anno del Signore".
Aggiunse che "Oggi"  s'avverava
ciò che ognuno s'aspettava.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Terza Domenica del tempo ordinario ( anno C): Luca 1, 1-4; 4, 14-21


Luca 1,1-4

1 Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, 2 come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, 3 così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, 4 perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

Luca 4,14-21

14 Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15 Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.
16 Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. 17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
18 Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
19 e predicare un anno di grazia del Signore.
20 Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. 21 Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».


Il Vangelo odierno colleziona due brani distinti dell'Opera lucana. Il primo (1, 1-4) è proemio all'intero Vangelo; il secondo (4, 14-21) narra gli inizi (scabrosi) dell'attività di Gesù nella scalcinata e turbolenta sinagoga di Nazareth. Nella prima parte, l'autore dà le motivazioni del "resoconto ordinato" che ha fatto all'illustre Teofilo, cui intende garantire "solidità degli insegnamenti ricevuti". Il destinatario è "illustre", perché conoscitore della storia e delle tradizioni del suo popolo. L'identikit orienta a pensare che si tratti di uno Scriba, dottore della Legge. Per dare garanzia di veridicità, Luca parla dei "testimoni oculari da lui definiti "ministri della Parola", come le "fonti" da cui ha attinto. Dichiara inoltre accurata, la sua indagine, fatta su ogni cosa, scritta o detta, che circolava "fin dall'origine". Nel brano, tratto dal capitolo quarto, è narrato di Gesù il rientro in Galilea, rivestito di "potenza dello Spirito", quale investitura messianica da "Servo sofferente", dopo il battesimo nel Giordano. Stride, a fronte della favorevole accoglienza dell'intera regione per la fama per cui "tutti lo lodavano", la dura resistenza di Nazareth "dove era stato allevato". Quel rifiuto diventò totale rottura fino al tentato omicidio. In sinagoga, dove di sabato, come al solito, era entrato per la liturgia, L'arcisinagogo gli propose la lettura di un testo di Isaia. Gesù scelse l'inizio del capitolo 61, applicando a sé la "consacrazione del Messia". Lo volle come biglietto di presentazione. Lesse: "l'unzione del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato". Continuò con "l'invio ai poveri per il lieto annuncio, e dare ai prigionieri la liberazione, la vista ai ciechi e la libertà agli oppressi e proclamare l'anno di grazia del Signore". Fermò la lettura al versetto che non lesse mentre tutti l'aspettavano: "inaugurare il giorno di vendetta del Signore" contro i nemici d'Israele. Riconsegnato il volume, applicò a sé quelle parole e il commento fu lapidario: "Oggi si è compiuta questa Scrittura per voi che mi ascoltate!"

Fra' Domenico Spatola

venerdì 14 gennaio 2022

Fra' Domenico Spatola: Vino buono alle Nozze di Cana

A Cana,
la cena era strana
senza vino.
Agli sposi altro destino 
Gesù facilitò.
La madre sua mediò:
"Manca l'amore!"
disse, con fitta al cuore.
Ma il figlio: "Non è momento".
La donna alcun commento,
fè ma, volta ai servi:
disse: "Ognuno osservi
qualunque cosa vi dirà!" 

c'eran sei enormi giare,
atte a purificare
con l'acqua che corregge
i vizi della Legge.
Di empirle diè comando
ai servi che, assecondando,
le colmarono fino all'orlo,
come l'albume avvolge il tuorlo.
Poi l'acqua rilevata,
in vin fu trasformata.
Ma tutti eran già brilli
da cader come birilli.
Quando il vino fu versato,
meravigliato
fu il capomensa
che, con stizza intensa,
disse allo sposo:
"Perdonami se oso,
ma qui è stato grave vizio:
il vino buono fin dall'inizio
andava versato,
e, invece, tu per la fine l'hai serbato!"
Così della Gloria i pegni,
i seguaci ne videro i segni.

Fra' Domenico Spatola
(Dipinto del Tintoretto) 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Seconda Domenica del tempo ordinario (anno C): Giovanni 2, 1-12

1
 Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 2 Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3 Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». 4 E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». 5 La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».
6 Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. 7 E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo. 8 Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. 9 E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo 10 e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». 11 Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
12 Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni.

I Vangeli vanno interpretati. Il "lettore", agli inizi, li spiegava a gente analfabeta. Il costo della pergamena o del papiro rendeva costosi i manoscritti. Spesso, per risparmiare, lo scrittore abbreviava, usando stilemi o stereotipi che il lettore comprendeva e interpretava. Ciò vale per noi la fatica di tradurre, in categorie nostrane, testi sacri e difficili, mantenendo fedeltà al messaggio. Così il racconto delle "Nozze di Cana", che è di non facile interpretazione, richiede proprie chiavi di lettura. La prima è "la data delle nozze".  Con il "terzo giorno", infatti si allude al momento della consegna, da Dio a Mosè sul Sinai, delle Tavole della Legge. Le nozze di Cana sono dunque l'inizio della "Nuova Alleanza", instaurata da Gesù tra Dio e il suo popolo. L'anonimato dei personaggi li rende rappresentativi. Il vino è  centrale nel rito, durante il quale gli sposi bevono dalla stessa coppa in segno di condiviso amore. Ed era ciò che mancava! La denuncia era avversa al matrimonio come interpretato dall'antica Alleanza. La madre voleva integrarvi il Figlio: "Non hanno vino". Ma a quel Patto gelido come il legalismo in esso professato  Gesù si dichiara estraneo. "Donna, che vuoi da me? Non è la mia ora". Il titolo di "Donna" non è dato alla madre, ma alla "sposa di Israele", che però qui ha esaurito la sua funzione. Gesù rivendica l'originalità e l'unicità della sua Alleanza, che definirà "nuova". La Donna comprese  ma non si arrese e favorì il "cambio". Disse ai servi ("diaconi"): "Fate quello che vi dirà". "Sei" era il numero della incompiutezza, quante le anfore che, "di pietra" come le tavole della Legge, ingombravano la casa. Capienza esagerata di seicento litri d'acqua per la purificazione delle impurità denunciate dalla Legge.
Riempirono le anfore i servi e attinsero l'acqua che diventava vino e lo portarono al direttore del banchetto. Egli, assaggiatolo, chiamò lo sposo e lo rimproverò: "Il vino buono va servito all'inizio, non quando tutti sono brilli e incapaci di apprezzarlo". Era solo l'inizio, al cambio della Alleanza seguirà quella del tempio, della legge... e della stessa vita.

Nella foto: Le nozze di Cana (Tisi) 

Fra' Domenico Spatola

sabato 8 gennaio 2022

Fra' Domenico Spatola: Il cielo s'aprì ad arte

Il popolo attendeva,
e sul Battista si chiedeva
se non fosse il Cristo,
per ciò che di lui avea già visto.
Ma egli: "È solo d'acqua
battesimo mio che sciacqua, 
mentre nuove son le scorte
di chi di me è più forte.
Io sono segno
di lui che di me è più degno.
Lo dico, e non ho impaccio:
non sciolgo il suo legaccio.
Il battesimo mio è fioco,
mentre il suo è di fuoco
e di vero vanto
perché di Spirito Santo!"
Ognuno venia battezzato,
quando Gesù fu arruolato
a stesso rito.
E dall'acqua appena uscito,
mentre pregava a parte,
il ciel s'aprì ad arte
e su di lui a incanto
si fiondò lo Spirito Santo
in forma di colomba.
La voce allor rimbomba
in quel momento:
"Figlio sei tu, del mio compiacimento!"

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo del Battesimo del Signore (anno C): Luca 3,15-16.21-22

Luca 3:15-16

15 Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Luca 3:21-22

21 Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22 e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto».

Il popolo aveva risposto a Giovanni facendosi battezzare. Refrattari invece erano stati i capi e le autorità religiose. Frattanto l'entusiasmo portava la folla a ritenere il Battista come il Messia atteso.  Giovanni negò di esserlo. Quel ruolo era di Uno più forte di lui, che avrebbe battezzato "in Spirito Santo e fuoco". Il battesimo di Giovanni era perciò solo una opportunità per la nuova condotta, ma la "vita divina" la comunicava Gesù, con il dono dello Spirito Santo. Il Battista si poteva assimilare al contadino che prepara il solco, ma è il Seminatore che vi depone la vita. Per spiegare ciò agli interlocutori, Giovanni usò l'immagine dello "scalzamento", previsto dalla Legge del "levirato". Aveva infatti la consapevolezza di non potersi sostituire a Gesù, che riconosceva il legittimo "Sposo" di Israele e della Umanità. Quella volta tra i penitenti, venuti al Giordano per farsi battezzare, c'era anche Gesù. Non significava per lui morte al suo vissuto ma accettazione della morte in futuro sulla croce. Il battesimo di Gesù dunque si colloca in maniera speculare all'evento del Calvario, con il richiamo al velo del tempio che si squarcia, mentre nel Giordano il cielo si apre irreversibilmente senza  confini tra l'uomo e Dio, perché lo Spirito Santo, l'amore totale, scende per abitare in Gesù che dell'umanità è il prototipo teandrico (l'uomo/Dio) come da progetto del Creatore. La colomba è arruolata a simbolo dello Spirito nella nuova creazione e del perdono del tempo di Noè. Ma soprattutto si evince il tema della fedeltà della colomba al suo nido come lo Spirito Santo a Gesù.
La voce, a commento, è del Padre che racconta il poema d'amore del Figlio, ragione del suo compiacimento.

Fra' Domenico Spatola 

mercoledì 5 gennaio 2022

Fra' Domenico Spatola: La Befana e il Covid

Vedo strana 
sta Befana,
che la scopa
non adopra.
Le sue scarpe
sono ad arte
più bucate
con le calze colorate
già di giallo
come un gallo,
ma tendenti all'arancione.
Sarà questa conclusione
che a noi fa sol paura?
Al Covìd non c'è altra cura
che il vaccino,
ch'è un vero spadaccino!
Con Mattarella presidente,
anche il papa è consenziente,
e i medici in ospedale
a noi dimostran quanto vale.
Dico a te, o mia Befana,
se tu puoi, da noi allontana
questa dannosa epidemia,
che quest'anno è ancor follia!
Fai il regalo che per noi più vale:
togli a tutti il carnevale
di mascherine tutto l'anno.
Abbiam promesso a capodanno 
che qualcosa cambierà. 
Ma dillo tu quando avverrà.
Ti ringrazio mia Befana
che tua festa non sia vana!

Fra' Domenico Spatola 

Fra' Domenico Spatola: Erode, i Magi e il Bambino

Si rode 
Erode 
per il Bimbo già nato 
e, ancor sconsolato, 
chiede ai Maestri 
dove i suoi estri?
Che dicon profeti
di suoi eventi già lieti?
"Betlem prediletta,
da David eletta 
a prima dimora,
rimane ancora, 
tra i borghi ideali,
la città dei natali. 
Lì il Messia da due anni è nato, 
vadano i Magi dal Figlio adorato!" 
Ripartiti in sella  
ognun su cammella,
rivide la stella 
che parve più bella.
Giunti alla casa 
la videro invasa 
da angeli in festa. 
Piegaron la testa 
per adorare il Bambino 
riconosciuto divino. 
Chi offrì l'oro 
dal cuore suo tesoro 
intese donargli, 
e chi affidargli
volle l'immenso,
lo fè con l'incenso,
mentre da sposa 
fu la mirra odorosa
a Colui che d'amore 
nutre ogni cuore.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Epifania del Signore: Matteo 2, 1-12

1
 Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2 «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». 3 All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5 Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
6 E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele». 7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
9 Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12 Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

Il "midrash" come un "collage". Era il genere letterario preferito dagli Evangelisti. Nelle loro catechesi bibliche ricorrevano a fatti, eventi, episodi, personaggi dell'Antico Testamento, che piegavano all'ineffabile del loro messaggio. L' Epifania è perciò la manifestazione dell'amore di Dio per tutti i popoli. I pagani, "impuri" per la Legge mosaica, vennero da Dio prescelti a riconoscerne il Figlio, come, in altro contesto, i pastori. Pagani ed emarginati vennero invitati a testimoniare la fede a Gesù, negatagli dall'Israele infedele. I maghi, il cui nome sarà addolcito in "magi", erano tra le categorie "impure".  Vennero a Gerusalemme dal lontano Oriente per ispirazione e sotto la guida della stella, il simbolo della casa di Davide e la stessa vaticinata da Balaam, il profeta pagano. Erode, per l'evangelista, ripropose il faraone che aveva annegato i bambini ebrei, nel fiume Nilo  dal quale venne salvato Mosè. Tutta Gerusalemme si terrorizzò innsieme al suo tiranno quando i Magi chiesero del luogo della nascita del neonato "re dei Giudei". Sacerdoti e scribi del popolo, pressati da Erode, trovarono nelle Scritture, l'oracolo del profeta Michea, che, sette secoli prima, aveva additato Betlemme quale luogo del nascituro Messia. Erode informò i magi, pretendendo però che lo tenessero informato appena trovato il Bambino, così anche egli sarebbe potuto andare ad adorarlo. Quando i Magi furono lontani da Gerusalemme, rividero la stella e ne gioirono. Poi nella casa adorarono il Bambino che era in braccio a Maria, sua madre. Gli offrirono quindi i doni profetici: l'oro della regalità, l'incenso della divinità e la mirra, profumo degli sposi, a indicarne la umanità. Il ritorno del Magi alle loro regioni fu guidato da Dio e, per altra strada, la più lontana da Gerusalemme, ormai perdutamente idolatra.

Fra Domenico Spatola

sabato 1 gennaio 2022

Fra' Domenico Spatola: La speranza...

Eran quattro candeline
accese tutte le mattine.
Ma un giorno (non so quale)
forse a Pasqua o a Natale
si parlarono tra loro.
Ad ascoltare il loro coro
c'era un bimbo che giocava
e a loro dire s'appassionava.
La candela verde a destra
guardò ancor dalla finestra:
"Non trovo - disse - niun che crede,
perciò mi spengo, perché son la Fede".
La seconda, ch'era l'Amore,
"ve lo dico con terrore:
non c'è alcuno che si ama
è bugiardo chi mi chiama".
E suo gesto repentino
allarmò anche il bambino,
perché spense la sua fiamma,
che a lui sapea di mamma.
Chi venia era la Pace
che spense subito sua face.
Disse: "da me non son commenti,
perché a guerra tutti intenti".
Il buio intanto calava fitto,
e il bimbo, già afflitto,
cominciò a pianger forte
che facea tremar la porte.
Ma la candela della Speranza
disse: "Cera in me ne avanza.
Non stare a piangere perché,
accenderò io le altre tre!"

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Seconda Domenica di Natale: Giovanni 1, 1-18

1
 In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2 Egli era in principio presso Dio:
3 tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
4 In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5 la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
6 Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
7 Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8 Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
9 Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10 Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
11 Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
12 A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13 i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14 E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15 Giovanni gli rende testimonianza
e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me».
16 Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
17 Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18 Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.

Nel Prologo, il quarto evangelista riassume e formula il contenuto dell'opera. La sua rivoluzione sta nella frase: "Dio nessuno lo ha mai visto". Inquietante per l'Antico Testamento che dichiarava Mosè e altri personaggi "visionari" di Dio. Per Giovanni dunque le loro percezioni erano limitate e a volte devianti. Spetta esclusivamente al Figlio, "che è nel seno del Padre, rivelarlo". Cadano perciò i pregiudizi generati da altre fonti. Di Dio, dice il Vangelo, possiamo affermare solo quel che vediamo in Gesù. Mosè aveva fondato il rapporto di obbedienza, come da servo a padrone. Diversa è invece la relazione di "somiglianza con Dio" come da figlio a padre, proposta da Gesù: "Non vi chiamo servi ma amici, perché vi ho fatto conoscere i segreti del Padre". Se la Legge era stata trasmessa da Mosè, la grazia e la verità venivano dal Figlio. Dalla cui pienezza riceviamo grazia su grazia. Dinamismo dello Spirito che è la vita del credente e della comunità. Essa sarà garantita di costante crescita, a condizione che l'amore del Padre accolto venga comunicato ai fratelli. Il Verbo, fattosi carne, prese da noi la debolezza, per comunicare a noi la sua vita divina. Quale risposta fu dagli uomini? Non di sola accoglienza, ma "a coloro che l'hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio".

Fra' Domenico Spatola