martedì 22 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: È morto il grande Papa

Per me, papa Francesco fu rivoluzionario della rivoluzione di Cristo. Voleva cambiare la Chiesa, e fino all'ultimo pretese dai suoi preti di "non essere clericali". Ci provò egli stesso. Il mondo medievale da "cesaropapismo" gli era totalmente estraneo. Non cercò mai la gloria. La sua fu "diakonia", servizio di Cristo che lava i piedi. Egli fino all'ultimo lo fece con i carcerati. Cercò sempre Gesù nei poveri. Li incontrò a Lampedusa, per la sua luna di miele appena eletto papa. Li cercò fino ai confini della Terra, egli che dichiarava di esserne venuto. Sconvolse, scandalizzando i parrucconi del conservatorismo solo a beneficio dei potenti terrorizzati di perdere potere. Scongiurò i signori della guerra e deprecò la corsa agli armamenti, in nome della pace per una fratellanza umana che superi ogni divieto, anche religioso. Cristo ha cercato l'uomo e papa Francesco ci ha creduto. La sua fede fu il più bel dono alla Chiesa, a noi figli del Concilio Vaticano II. Papa pieno d'amore e vestito di umiltà, resosi pastore di tutti in nome della Umanità che Cristo aveva fatta sua.

Di Domenico Spatola

sabato 19 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: Madre nel dolore

Ti accompagno o Madre a quella tomba. 
Dolore in cuore mio rimbomba,
perché ucciso hanno il Santo
e sconvolto tanto
l'universo. 
Il mondo è perso
ma ancora ti appartiene:
vinca il bene
sulle terre
ove per le guerre
è di bimbi pianto di fame e povertà.
Madre che d'umiltà
facesti Il manto, 
guarda come affranto
è l'uomo sulla Terra
perché la morte sferra
ancora suoi guai. 
Non nasca mai
odio in mio cuore, 
o Madre nel dolore.

Di Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Il sepolcro nuovo

Quella sepoltura non aveva eguali. Era "nuovo" il modello, non prevedeva la corruzione. Il corpo martoriato di Gesù sarebbe stato come "il chicco di grano che, caduto in terra, da lì a poco sarebbe esploso con vitalità insospettabile". Nessuno comprese la parabola, eppure era autentica e tra quelle dettate dalla Sapienza divina. Le donne, come gli altri non compresero ed erano là per imbalsamarlo nella morte. I discepoli auspicavano che quella morte fosse senza risurrezione.  Faranno infatti fatica per accettarla. Avrebbero innalzato il monumento alla memoria di Gesù, ma si sarebbero sentiti liberi per ricominciare con il nuovo Messia  stavolta "davidico" e senza inganno, 
perché veramente immortale. In tutta fretta, Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo, con un carico di quaranta libbre di unguento in mistura di aloe,  accorsero a suggellare la morte. Sulla tomba fecero rotolare la pietra fatale. "Chi la srotolerà?", si chiedevano al mattino seguente, le donne accorse in tempo scaduto. Si sorprenderanno però di trovare il sepolcro aperto e la pietra scagliata lontana. Capovolta a piedistallo perché alla sommità vedranno l'angelo  annunciante:  "Cristo è Risorto!".

Di Domenico Spatola

venerdì 18 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: È risorto...





Il seme nell'orto
è risorto
a vita piena. 
In gran lena
fu annunciato:
"Il Cristo risuscitato, 
non è tra i morti, 
e suoi passi non sono corti, 
e lo conducono per le strade
e le contrade... 
La novella
ormai è quella: 
che la vita
sarà infinita, 
se cercata nella Storia, 
quale segno di sua Gloria, 
e la trova chi in cuore, 
per programma, ha sol l'amore.

Fra' Domenico Spatola 
(Nella foto: dipinto di Salvador Dalì)

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Veglia di Pasqua (anno C): Luca 24, 1-12

1
 Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. 2 Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; 3 ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. 4 Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. 5 Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 6 Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, 7 dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno». 8 Ed esse si ricordarono delle sue parole.
9 E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. 10 Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. 11 Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse.
12 Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto.

Nessun evangelista poté raccontare i tempi e i modi della Risurrezione del Signore. Dànno solo indizi per incontrarlo. I discepoli, osservanti della Legge del sabato, avevano in fretta sepolto il corpo di Gesù, senza imbalsamarlo, per non contaminarsi e celebrare la Pasqua ebraica. Fatta rotolare in fretta la pietra all'imboccatura del sepolcro, rientrarono nelle proprie dimore. Ma al mattino, del primo giorno della settimana, quando era ancora buio, le donne, con unguenti, andarono al sepolcro per la imbalsamazione di Gesù. Le preoccupava tuttavia la pietra tombale che ostruiva l'ingresso. Chi l'avrebbe tolta? Si sorpresero al vederla rimossa. Entrarono timorose, ma si allarmarono quando non trovarono il cadavere. A toglierle dalla angoscia intervennero due uomini, in abito sfolgorante:  "Non cercate tra i morti, Colui che è vivo!", dissero e aggiunsero: "È risorto!". Era il primo kerigma, cui fecero seguire la catechesi: "l'aveva detto il Signore che il Figlio dell'uomo sarebbe stato consegnato ai peccatori per essere Crocifisso e risorgere il terzo giorno". I due testimoni Mosè ed Elia, rappresentavano concordi la Legge e i Profeti. Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo con le altre donne andarono ad annunciare agli apostoli, ma senza  essere credute, perché donne. Pietro andò al sepolcro, a verificare e constatare che il lenzuolo non si era mosso per l'assenza del cadavere. Tornò a riferire stupito.

Fra' Domenico Spatola 

(Nella foto: Dipinto di Annibale Carracci)

Fra' Domenico Spatola: La passione del Redentore

Galleria di personaggi in tipologie e ruoli di responsabilità, diversi e concorrenti, nella morte di Cristo. La vollero i capi dei Giudei, per egoismo. Avevano fatto il business del ruolo religioso, e si erano arricchiti, "trasformando il tempio in spelonca di ladri". Era stata la denuncia del Redentore e perciò doveva morire. Giuda lo baciò. Arrestato, fu condotto da Anna "il mandante" e da Caifa "il capo del sinedrio". Gesù professò innocenza e identità divina. Per blasfemia, fu dichiarato degno di morte. I discepoli l'abbandonarono e Pietro, tre volte, lo rinnegò. Il gallo, trombettiere della notte, cantò vittoria. Pilato fu il governatore vigliacco, perché lo riconobbe innocente ma ne sentenziò la condanna per paura. 
Flagellato e, da re da burla, portò il patibolo fin sul Golgotha dove fu Crocifisso da "Re dei Giudei". Il "senso" a tutto lo diede Gesù stesso, dichiarando: "tutto è compiuto". L'amore più grande l'aveva manifestato in Croce. Avendo dato la Madre al discepolo che ci rappresentava, volle infine consegnare lo Spirito alla Chiesa, "Eva" la nuova sposa, nata dal costato di lui "Adamo addormentato" in croce, con simboli d'acqua e di sangue, allusivi al Battesimo e alla Eucaristia. 

Di Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Gesù, quel bacio...

 


Seppi del tradimento. 
Anch'io non  contento
fui del bacio, 
rancido cacio
odorava
di chi t'avea tradito.
Ricordai a menadito
quanto i Salmi e i Profeti
con obblighi e divieti
aveano di te annunciato:
era il mio peccato
che tu, "Guaritore ferito", avresti lavato.
Altri proseguirono la tregenda
e quel dolore 
nel cuore ho in agenda...

Di Domenico Spatola

venerdì 11 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: Scelse l'asinello



Era quello
da Zaccaria profetato.
Il cavallo fu scartato, 
perché segno del davidico potere. 
Gesù non era venuto per avere, 
ma per consegnare vita. 
Ora egli invita
i suoi seguaci
a condividere audaci
quella scelta, 
fin sulla vetta
del Calvario. 
In modo vario 
accondiscesero. 
Alcuni stesero
i mantelli davanti al re, 
altri invece, senza se, 
gli offrirono amore, 
e a lui diedero il cuore.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica delle Palme (anno C): Luca 19, 28-40


28 Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.
29 Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: 30 «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui. 31 E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, direte così: Il Signore ne ha bisogno». 32 Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto. 33 Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché sciogliete il puledro?». 34 Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno».
35 Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. 36 Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. 37 Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:
38 «Benedetto colui che viene,
il re, nel nome del Signore.
Pace in cielo
e gloria nel più alto dei cieli!».
39 Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». 40 Ma egli rispose: «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».


Il profeta Zaccaria, quattro secoli prima, rivolto a Gerusalemme, le aveva predetto: "Il tuo re, giusto e vittorioso, cavalca un puledro, figlio di asina". Nel comune immaginario, la cavalcatura del Messia era gloriosa come il cavallo. Perciò la profezia di Zaccaria, ritenuta indigesta, fu accantonata, perché al Messia, "figlio di Davide", era affidato il compito glorioso di riunificare, con potenza, le dodici tribù di Israele. Gesù non poteva essere d'accordo e, vicino a Betafage e a Betania (il luogo ricordava la risurrezione di Lazzaro e la futura Ascensione di Cristo in cielo), inviò due discepoli al villaggio. Così venne denominata Gerusalemme, non per le dimensioni, ma perché considerata il luogo dove la tradizione attecchiva fino al rifiuto di ogni "novità". Il puledro andava slegato, e portato a lui. Proprietari erano i Giudei che avevano legato la profezia. Chiesero: "perché?". "Il Maestro ne aveva bisogno", fu la risposta. Salitovi su, anche coloro che condividevano lo stesso ideale di "Messia di pace", vi posero i propri mantelli, a rappresentanza delle proprie vite. Coloro invece che volevano il Messia trionfatore, il Figlio di Davide,  stendevano mantelli sulla strada, come nel rito della intronizzazione, in segno di sottomissione. Si erano illusi, perché, quando comprenderanno che Gesù non era il re violento da essi voluto, chiesero a Pilato la sua crocifissione. Raggiunto il monte degli Ulivi, iniziò il corteo al canto del Salmo 118. Era quello della intronizzazione del Messia glorioso: "Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore". Ma  l'evangelista ne sviò la portata con  il correttivo del canto  degli Angeli ai pastori nella Nascita del Signore. Erano i temi della Pace contro le false attese, bellicose e della vittoria d'Israele. I farisei adirati: "Maestro - gli dissero -, rimprovera i discepoli". La risposta fu senza appello: "Se questi taceranno, grideranno anche le pietre!". Il profeta Abacuc, secoli prima, aveva dichiarato: "le pietre grideranno contro l'ingiustizia",  e tale sarà l'uccisione del Messia liberatore.

Fra' Domenico Spatola 

Nella foto: Ingresso a Gerusalemme di Lorenzetti

giovedì 10 aprile 2025

Dona il tuo 5xmille per sostenere il cammino della Missione San Francesco


Sostieni anche tu la Missione San Francesco, la mensa dei poveri creata da Fra' Domenico Spatola e gestita dai volontari nel difficile cammino giornaliero di aiutare gli indigenti, sempre più numerosi: dona il cinque per mille al C.F. 97319880825.  
Per te è solo un piccolo gesto, una firma nell'apposita sezione che non ti costa nulla. Per il Centro un grande aiuto, che consentirà a fra' Domenico e ai volontari di andare avanti nella loro Missione: aiutare chi non può permettersi un pasto giornaliero, una spesa alimentare, una busta di latte o un pacco di pasta per il proprio figlio. 
La Missione San Francesco è aperta tutti i giorni, anche le domeniche e i festivi, per garantire sempre un pasto o un abito pulito o un paio di scarpe, poichè la fame e le necessità non conoscono feste o fine settimana: sostieni con la tua firma chi volontariamente dedica al prossimo le sue energie. 
Un fraterno grazie, 

venerdì 4 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: Il perdono...




Gesù, dell'adultera fosti avvocato, 
menzionando di ciascuno il suo peccato. 
Lo scrivesti col dito sulla terra, 
che nostra polvere custodisce come serra.
"Chi di voi non ha peccato?", 
fu tua sfida a evocar loro reato, 
"getti su lei la prima pietra!". 
Ma ognun arretra, 
e, andati tutti via, 
compassione avesti per la ria. 
La congedasti col perdono 
che di Dio è il peculiare dono.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Quinta domenica di Quaresima (anno C): Giovanni 8, 1-11

1
 Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. 2 Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. 3 Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, 4 gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5 Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6 Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. 7 E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». 8 E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9 Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. 10 Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11 Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».

Il brano è di Luca. Accolto tra le pagine del Vangelo di Giovanni. Il racconto "pruriginoso", era rifiutato dalle Comunità lucane, perché poteva essere un cattivo modello per le ragazze nubende, ma trattandosi di "Parola ispirata",  trovò accoglienza nel più accomodante tra i Vangeli, quello di Giovanni. Era mattino. Gesù dal monte degli Ulivi si era, come al solito, recato al Tempio e mentre, sotto il Portico di Salomone,  insegnava, alcuni scribi e farisei, per screditarlo, gli trascinarono una donna, da loro sorpresa in adulterio, alle prime ore dell'alba. Per loro il verdetto di Gesù, doveva essere di condanna, come previsto dalla Legge. L'avrebbe reso impopolare, o altrimenti, in caso contrario, uno spergiuro. Non rispose, ma li volle sfidare: "Chi non ha peccato, lasci cadere su di lei la prima pietra!". Poi si chinò sulla polvere, mimando quanto scritto da Geremia sui peccatori i cui nomi sarebbero stati scritti nella polvere di morte. Con il dito scrisse per terra. Si dileguarono uno dopo l'altro. Rimasto solo, con la donna al centro, Gesù, le chiese se qualcuno l'avesse lapidata. "Nessuno, Signore". "Neanche io ti condanno, va' e non peccare più". "L'incontro" fu sintetizzato da Sant'Agostino, "tra la Misera e la Misericordia".

Fra' Domenico Spatola 
(dipinto di Tiziano)


venerdì 28 marzo 2025

Fra' Domenico Spatola: Andò lontano...




Addolorato in cuore, 
che tuo amore, 
o Padre, non vedevi nei figli, 
refrattari a consigli.
Il più piccolo lasciò tua mano
e andò lontano, 
da te. 
L'altro senza perché,
odiava il fratello. 
Per lui, non era quello
che additasti
per l'accoglienza, 
ma il fariseo con violenza
interpretò il paterno abbraccio
con l'odio che fece laccio
a soffocare in sé
d'accogliere anche te.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Quarta domenica di Quaresima (anno C): Luca 15, 1-3.11-32

Luca 15,1-3

1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2 I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». 3 Allora egli disse loro questa parabola:

Luca 15,11-32

11 Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13 Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17 Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19 non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20 Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22 Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. 23 Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
25 Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26 chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. 27 Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. 28 Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. 29 Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. 31 Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

Un dramma. Protagonisti: un padre, che fu anche madre, e due figli, fratelli ostili. Il racconto apre col figlio minore che, vivente il padre, pretese l'eredità.  Gli spettava un terzo dell'asse ereditario. Cifra tuttavia considerevole. La raccolse e, in breve, partì per sprecarla in un paese lontano. Esaurito il denaro, e rimasto senza amici e lavoro, lo trovò nell'unico offertogli: accudire i maiali. Dall'abisso, in cui era caduto,  ricordò del suo  "status" di figlio di un padre, che aveva sempre visto come "padrone" di una servitù, che non mancava di nulla. "Tornerò - si disse - e chiederò un posto da servo". Ma il padre, che l'aspettava, lo vide da lontano e gli corse incontro. L'abbracciò e lo baciò. Era il suo perdono, per la gioia che "il figlio morto era risuscitato". Lo riabilitò, con calzari ai piedi e anello al dito. Ma quel ritorno  dispiacque al fratello maggiore, che, tornato dai campi e udite le musiche dalla casa della tristezza, comprese che il fratello era tornato. Non volle entrare e al padre che lo supplicava, rivolse l'accusa di essere ingiusto, perché aveva immolato il vitello grasso per il figlio libertino. Ma il padre gli ricordò che il suo amore era più grande di qualunque peccato. Perciò accogliesse anche lui, da fratello, colui che egli aveva accolto da figlio.

Fra' Domenico Spatola 


venerdì 21 marzo 2025

Fra' Domenico Spatola: Johan Sebastian Bach, 21 marzo 1685

340 anni fa, nasceva ad Eisenach, nell'alta Sassonia, il musicista imprescindibile della Musica moderna: John Sebastian Bach. "Barocca" fu dai critici definita la sua arte. Apprezzatissima, ma altrettanto dimenticata a partire dalla sua morte che avvenne a Lipsia nel 1750. Ci vorranno 79 anni (1829), prima che Mendelssohn la facesse riscoprire al mondo, con la esecuzione della "Passione secondo Matteo", tra i capolavori irraggiungibili dell'arte universale.
Bach, che in tedesco significa "ruscello", avrebbe secondo Beethoven meritato il nome di "Auchàn", perché oceanica fu la sua produzione. Assorbì dagli stili e dalle forme musicali precedenti che rielaborò nella nuova sensibilità, quella "tonale", cui contribuì a dare affermazione, dopo i tentativi di Claudio Monteverdi, di Genualdo da Venosa e di tutto il Madrigalismo che si affrancava dalle leggi severe della polifonia del Palestrina e del contrappunto in auge in tutta l'Europa della "Arte fiamminga". Di tutto Bach fece tesoro, ma andò oltre con il "Temperamento equabile". Con lui si affermò la "musica idiomatica", scritta per gli strumenti. Attratto dai "Concerti di Vivaldi, li trascriveva di notte, a lume di candela, da rimetterci la vista. Nacquero i "Concerti Grossi", con "Brandeburghesi" e tutta la musica strumentale, e le "Cantate" per la Chiesa di San Tommaso di Lipsia, dove oggi è sepolto, e nella quale esercitò da "Maestro cantore" per oltre diciotto anni, a creare settimanalmente le musiche per le liturgie. Ma oltre il violino, fu l'organo lo strumento che lo rese immortale, nell'esercizio della "Arte della Fuga", sua cifra polifonica, elaborata in linee intrecciate e sempre riconoscibili. A Bach deve l'umanità e noi europei, come suoi concittadini in questo frangente buio, lo riconosciamo artefice di valori che sveglia nel cuore, di chi sa palpitare, meritando la sua Arte.

Di Domenico Spatola