Fra' Domenico Spatola
Volli emigrare, lontano, tra stelle, e guardare da quelle la terra vitale: la vidi sbocciare, qual rosa a dolore... e compresi l'amore. - Fra Domenico Spatola.
martedì 22 aprile 2025
Fra' Domenico Spatola: È morto il grande Papa
sabato 19 aprile 2025
Fra' Domenico Spatola: Madre nel dolore
Dolore in cuore mio rimbomba,
perché ucciso hanno il Santo
e sconvolto tanto
l'universo.
Il mondo è perso
ma ancora ti appartiene:
vinca il bene
sulle terre
ove per le guerre
è di bimbi pianto di fame e povertà.
Madre che d'umiltà
facesti Il manto,
guarda come affranto
è l'uomo sulla Terra
perché la morte sferra
ancora suoi guai.
Non nasca mai
odio in mio cuore,
o Madre nel dolore.
Di Domenico Spatola
Fra' Domenico Spatola: Il sepolcro nuovo
perché veramente immortale. In tutta fretta, Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo, con un carico di quaranta libbre di unguento in mistura di aloe, accorsero a suggellare la morte. Sulla tomba fecero rotolare la pietra fatale. "Chi la srotolerà?", si chiedevano al mattino seguente, le donne accorse in tempo scaduto. Si sorprenderanno però di trovare il sepolcro aperto e la pietra scagliata lontana. Capovolta a piedistallo perché alla sommità vedranno l'angelo annunciante: "Cristo è Risorto!".
venerdì 18 aprile 2025
Fra' Domenico Spatola: È risorto...
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Veglia di Pasqua (anno C): Luca 24, 1-12
Nessun evangelista poté raccontare i tempi e i modi della Risurrezione del Signore. Dànno solo indizi per incontrarlo. I discepoli, osservanti della Legge del sabato, avevano in fretta sepolto il corpo di Gesù, senza imbalsamarlo, per non contaminarsi e celebrare la Pasqua ebraica. Fatta rotolare in fretta la pietra all'imboccatura del sepolcro, rientrarono nelle proprie dimore. Ma al mattino, del primo giorno della settimana, quando era ancora buio, le donne, con unguenti, andarono al sepolcro per la imbalsamazione di Gesù. Le preoccupava tuttavia la pietra tombale che ostruiva l'ingresso. Chi l'avrebbe tolta? Si sorpresero al vederla rimossa. Entrarono timorose, ma si allarmarono quando non trovarono il cadavere. A toglierle dalla angoscia intervennero due uomini, in abito sfolgorante: "Non cercate tra i morti, Colui che è vivo!", dissero e aggiunsero: "È risorto!". Era il primo kerigma, cui fecero seguire la catechesi: "l'aveva detto il Signore che il Figlio dell'uomo sarebbe stato consegnato ai peccatori per essere Crocifisso e risorgere il terzo giorno". I due testimoni Mosè ed Elia, rappresentavano concordi la Legge e i Profeti. Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo con le altre donne andarono ad annunciare agli apostoli, ma senza essere credute, perché donne. Pietro andò al sepolcro, a verificare e constatare che il lenzuolo non si era mosso per l'assenza del cadavere. Tornò a riferire stupito.
Fra' Domenico Spatola
(Nella foto: Dipinto di Annibale Carracci)
Fra' Domenico Spatola: La passione del Redentore
Di Domenico Spatola
Fra' Domenico Spatola: Gesù, quel bacio...
venerdì 11 aprile 2025
Fra' Domenico Spatola: Scelse l'asinello
da Zaccaria profetato.
Il cavallo fu scartato,
perché segno del davidico potere.
Gesù non era venuto per avere,
ma per consegnare vita.
Ora egli invita
i suoi seguaci
a condividere audaci
quella scelta,
fin sulla vetta
del Calvario.
In modo vario
accondiscesero.
Alcuni stesero
i mantelli davanti al re,
altri invece, senza se,
gli offrirono amore,
e a lui diedero il cuore.
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica delle Palme (anno C): Luca 19, 28-40
Il profeta Zaccaria, quattro secoli prima, rivolto a Gerusalemme, le aveva predetto: "Il tuo re, giusto e vittorioso, cavalca un puledro, figlio di asina". Nel comune immaginario, la cavalcatura del Messia era gloriosa come il cavallo. Perciò la profezia di Zaccaria, ritenuta indigesta, fu accantonata, perché al Messia, "figlio di Davide", era affidato il compito glorioso di riunificare, con potenza, le dodici tribù di Israele. Gesù non poteva essere d'accordo e, vicino a Betafage e a Betania (il luogo ricordava la risurrezione di Lazzaro e la futura Ascensione di Cristo in cielo), inviò due discepoli al villaggio. Così venne denominata Gerusalemme, non per le dimensioni, ma perché considerata il luogo dove la tradizione attecchiva fino al rifiuto di ogni "novità". Il puledro andava slegato, e portato a lui. Proprietari erano i Giudei che avevano legato la profezia. Chiesero: "perché?". "Il Maestro ne aveva bisogno", fu la risposta. Salitovi su, anche coloro che condividevano lo stesso ideale di "Messia di pace", vi posero i propri mantelli, a rappresentanza delle proprie vite. Coloro invece che volevano il Messia trionfatore, il Figlio di Davide, stendevano mantelli sulla strada, come nel rito della intronizzazione, in segno di sottomissione. Si erano illusi, perché, quando comprenderanno che Gesù non era il re violento da essi voluto, chiesero a Pilato la sua crocifissione. Raggiunto il monte degli Ulivi, iniziò il corteo al canto del Salmo 118. Era quello della intronizzazione del Messia glorioso: "Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore". Ma l'evangelista ne sviò la portata con il correttivo del canto degli Angeli ai pastori nella Nascita del Signore. Erano i temi della Pace contro le false attese, bellicose e della vittoria d'Israele. I farisei adirati: "Maestro - gli dissero -, rimprovera i discepoli". La risposta fu senza appello: "Se questi taceranno, grideranno anche le pietre!". Il profeta Abacuc, secoli prima, aveva dichiarato: "le pietre grideranno contro l'ingiustizia", e tale sarà l'uccisione del Messia liberatore.
Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Ingresso a Gerusalemme di Lorenzetti
giovedì 10 aprile 2025
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venerdì 4 aprile 2025
Fra' Domenico Spatola: Il perdono...
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Quinta domenica di Quaresima (anno C): Giovanni 8, 1-11
Il brano è di Luca. Accolto tra le pagine del Vangelo di Giovanni. Il racconto "pruriginoso", era rifiutato dalle Comunità lucane, perché poteva essere un cattivo modello per le ragazze nubende, ma trattandosi di "Parola ispirata", trovò accoglienza nel più accomodante tra i Vangeli, quello di Giovanni. Era mattino. Gesù dal monte degli Ulivi si era, come al solito, recato al Tempio e mentre, sotto il Portico di Salomone, insegnava, alcuni scribi e farisei, per screditarlo, gli trascinarono una donna, da loro sorpresa in adulterio, alle prime ore dell'alba. Per loro il verdetto di Gesù, doveva essere di condanna, come previsto dalla Legge. L'avrebbe reso impopolare, o altrimenti, in caso contrario, uno spergiuro. Non rispose, ma li volle sfidare: "Chi non ha peccato, lasci cadere su di lei la prima pietra!". Poi si chinò sulla polvere, mimando quanto scritto da Geremia sui peccatori i cui nomi sarebbero stati scritti nella polvere di morte. Con il dito scrisse per terra. Si dileguarono uno dopo l'altro. Rimasto solo, con la donna al centro, Gesù, le chiese se qualcuno l'avesse lapidata. "Nessuno, Signore". "Neanche io ti condanno, va' e non peccare più". "L'incontro" fu sintetizzato da Sant'Agostino, "tra la Misera e la Misericordia".
venerdì 28 marzo 2025
Fra' Domenico Spatola: Andò lontano...
Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Quarta domenica di Quaresima (anno C): Luca 15, 1-3.11-32
Luca 15,1-3
1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2 I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». 3 Allora egli disse loro questa parabola:
Luca 15,11-32
Un dramma. Protagonisti: un padre, che fu anche madre, e due figli, fratelli ostili. Il racconto apre col figlio minore che, vivente il padre, pretese l'eredità. Gli spettava un terzo dell'asse ereditario. Cifra tuttavia considerevole. La raccolse e, in breve, partì per sprecarla in un paese lontano. Esaurito il denaro, e rimasto senza amici e lavoro, lo trovò nell'unico offertogli: accudire i maiali. Dall'abisso, in cui era caduto, ricordò del suo "status" di figlio di un padre, che aveva sempre visto come "padrone" di una servitù, che non mancava di nulla. "Tornerò - si disse - e chiederò un posto da servo". Ma il padre, che l'aspettava, lo vide da lontano e gli corse incontro. L'abbracciò e lo baciò. Era il suo perdono, per la gioia che "il figlio morto era risuscitato". Lo riabilitò, con calzari ai piedi e anello al dito. Ma quel ritorno dispiacque al fratello maggiore, che, tornato dai campi e udite le musiche dalla casa della tristezza, comprese che il fratello era tornato. Non volle entrare e al padre che lo supplicava, rivolse l'accusa di essere ingiusto, perché aveva immolato il vitello grasso per il figlio libertino. Ma il padre gli ricordò che il suo amore era più grande di qualunque peccato. Perciò accogliesse anche lui, da fratello, colui che egli aveva accolto da figlio.
Fra' Domenico Spatola
venerdì 21 marzo 2025
Fra' Domenico Spatola: Johan Sebastian Bach, 21 marzo 1685
Bach, che in tedesco significa "ruscello", avrebbe secondo Beethoven meritato il nome di "Auchàn", perché oceanica fu la sua produzione. Assorbì dagli stili e dalle forme musicali precedenti che rielaborò nella nuova sensibilità, quella "tonale", cui contribuì a dare affermazione, dopo i tentativi di Claudio Monteverdi, di Genualdo da Venosa e di tutto il Madrigalismo che si affrancava dalle leggi severe della polifonia del Palestrina e del contrappunto in auge in tutta l'Europa della "Arte fiamminga". Di tutto Bach fece tesoro, ma andò oltre con il "Temperamento equabile". Con lui si affermò la "musica idiomatica", scritta per gli strumenti. Attratto dai "Concerti di Vivaldi, li trascriveva di notte, a lume di candela, da rimetterci la vista. Nacquero i "Concerti Grossi", con "Brandeburghesi" e tutta la musica strumentale, e le "Cantate" per la Chiesa di San Tommaso di Lipsia, dove oggi è sepolto, e nella quale esercitò da "Maestro cantore" per oltre diciotto anni, a creare settimanalmente le musiche per le liturgie. Ma oltre il violino, fu l'organo lo strumento che lo rese immortale, nell'esercizio della "Arte della Fuga", sua cifra polifonica, elaborata in linee intrecciate e sempre riconoscibili. A Bach deve l'umanità e noi europei, come suoi concittadini in questo frangente buio, lo riconosciamo artefice di valori che sveglia nel cuore, di chi sa palpitare, meritando la sua Arte.