venerdì 19 luglio 2024

Fra' Domenico Spatola: Donasti pane

 


Accolti in barca, 
dei discepoli parca
vedesti l'istruzione. 
A compassione, 
li accomunasti a gente
che non sapea niente,
e, giunto a riva, 
non la lasciasti priva
di tue dottrine sane
e, a sazietà, donasti il pane.

Di Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XVI Domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 6,30-34

30 Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. 31 Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. 32 Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
33 Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. 34 Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Espletata, da apostoli, la prima missione, i discepoli riferirono a Gesù. Lo contrariarono, quando raccontarono di avere "insegnato", senza averne ricevuto il mandato.  Avrebbero dovuto "annunciare il Regno", perché l'insegnamento comportava la profonda conoscenza delle Scritture, che i discepoli non avevano. Si erano comportati da discepoli dei farisei, incitando, col favore della gente, al sovranismo di Israele sui pagani. Invece il "nuovo" raccomandato da Gesù era a favore e non contrario alla salvezza dei pagani, che il nuovo Israele era chiamato a servire e non a dominare. Così ai discepoli, che giogionavano con la folla che li acclamava, impose il ritiro in disparte e in luogo deserto. La folla, che non dava loro neanche il tempo di nutrirsi della dottrina di Gesù, quando li vide imbarcarsi, con lo sguardo ne intuì la rotta e, a piedi, ne anticipò la meta. Mentre scendeva dalla barca, Gesù provò compassione, a vederla numerosa e affamata di conoscenza. Si approntò maestro e, compiangendola da "gregge senza pastore", si mise a insegnare.

Fra' Domenico Spatola

domenica 14 luglio 2024

Fra' Domenico Spatola: Rosalia, radiosa e pia...



A quattrocent'anni, 
torni a riparare i danni
di nuova peste, 
che rattrista nostre feste. 
C'è la mafia, c'è la guerra
che non dànno pace in Terra. 
Benedici la tua gente, 
che, a Palermo, è impaziente
di risveglio. 
Facci gustare il meglio, 
oltre paura. 
Possente perciò sia tua cura 
a donare alla città
stessa beltà, 
che Cristo, in te sua sposa, 
nomò "giglio e rosa". 
Sia monito tua vita
che in noi sarà infinita
se di Gesù saremo amici, 
e siamo già felici! 

Di Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Chi era Santa Rosalia?

Le sue origini portano a Sinibaldi, signore della Quisquina. La stessa ne si dichiarò figlia nello speco dell'eremo da lei scelto per le sue nozze mistiche con Cristo. 
Correva il secolo XII. Lasciò l'eremo per venire sul Monte, a Palermo identificato col nome del "Pellegrino de La Mecca". Da quel momento, molteplici si fanno le congetture. Eremita singola o monaca basiliana? Non lo sapremo con certezza. 
A Rosalia, la fama di Santa appartenne da subito. Commemorata "ab antiquo" anche fuori Italia. La leggenda lega il ritrovamento dei suoi resti mortali al sogno del cacciatore, disperato per la morte della moglie, quando per le vie di Palermo imperversava la peste. Nel 1624 un galeone provenendo da Trapani aveva attraccato al porto di Palermo, scaricando granaglie infette per la città, che pativa la fame. L'infezione si propagò straordinariamente virulenta. I morti si succedettero numerosi dalla Kalsa nei pressi del porto e la peste non lasciava indenne alcuna casa. I monatti, con i sinistri cigolii dei loro carri, percorrevano le strade nauseabonde di cancrena a raccogliere cadaveri in putrefazione. Il sogno maturò dalla disperazione. Si scavò nella grotta e le "ossa" ritrovate servirono come deterrente a fermare la peste. Così accadde, stando alle Cronache del tempo. Da allora Palermo non ha dimenticato, con tante scuse a Cristina, la Santa che fino all'ora era stata la Patrona della città. Cristina comprese che altra sarebbe stata a proteggere la città e che aveva dato prova di saperlo fare, e fece un passo indietro. Oggi da quel "affaire", ricorrono quattrocento anni.

Di Domenico Spatola

venerdì 12 luglio 2024

Fra' Domenico Spatola: Missione

Li inviasti poverelli 
ad essere fratelli, 
i Dodici a ognuno
e a chi non ha nessuno. 
Raccomandavi fede
perché Dio a ognun provvede,
e fraterni, a due a due, 
nessun pensava sue
le grazie che donavi. 
Li diffidavi
dal seguir ricchezza
e, a segno di pochezza, 
prendere un bastone 
per l'evangelica missione
per ammorbidire i duri 
e fare i cuori puri.
Divina provvidenza 
sarà la quintessenza
e per lor vita sicura
Dio si farà cintura. 
Ogni accoglienza
comporti permanenza, 
altrimenti andare altrove
a viver nuove alcove.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XV domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 6, 7-13

7
 Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. 8 E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; 9 ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. 10 E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. 11 Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro». 12 E partiti, predicavano che la gente si convertisse, 13 scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.

Rifiutato da Israele, Gesù ne costituì uno nuovo. I "Dodici" discepoli, li volle "apostoli" e li inviò "a due a due", come comunità di eguali. Il potere consegnato sugli spiriti impuri, serviva a separare l'uomo dalla sfera del male. Quel che ordinò di portare per il viaggio serviva a mostrare la verità dell'annuncio e che dovevano fidarsi di Dio e degli altri, rinunciando all'ambizione e all'aviditá. La descrizione dell'abbigliamento consigliato è dettagliata. I "sandali" da portare denunciavano che il peregrinare sarebbe stato lungo. Lo stesso simboleggiava il "bastone da viandante" raccomandato. Diffidate furono le "due tuniche", appannaggio esclusivo dei ricchi. La sollecitazione più importante però fu quella di liberarsi dall'affanno economico per fidarsi di Dio. Consentiva di entrare in qualunque casa, senza più il divieto imposto ai fedeli da Mosè di non entrare in quella dei pagani, pena l'impurità rituale. Per Gesù il termine "pagàno" non sarà più applicato  a chi non crede o è di altra religione, ma a colui che non accoglie l'invito oppure non offre l'aiuto. Gli apostoli partirono. Ma fecero quanto Gesù aveva ordinato? Lo chiariranno  i passaggi successivi.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 5 luglio 2024

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XIV domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 6, 1-6

 
1 Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. 2 Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? 3 Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui. 4 Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5 E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. 6 E si meravigliava della loro incredulità. Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando.

Gesù giunse a Nazareth. L'evangelista la chiama "patria", volendo  estendere all'intera Nazione la responsabilità del rifiuto dei suoi compaesani. Era un sabato e, come al solito, insegnava in sinagoga. Non conosciamo da Marco il contenuto della "lectio". La spigoliamo dall'omologo passo di Luca, che parla di "anno di grazia del Signore". Commentando il profeta Isaia, Gesù si dichiarava "consacrato dallo Spirito, per annunciare l'anno di grazia del Signore". Ma la causa del rifiuto dei Nazaretani, fu perché aveva cancellato colpevolmente, le parole che rimandavano al   "giorno della vendetta di Iahvè contro i nemici di Israele". Lo giudicarono eccessivo! Vanificava, a loro dire, le attese del futuro dominio, che Israele riponeva nel "Messia, il figlio di David". Da qui la persecuzione iniziava con la denigrazione del suo insegnamento. Lo disprezzavano perché non garantito da alcuna scuola. Gesù, da "falegname", non aveva studiato con alcun maestro. Passarono dunque a denigrarne la reputazione. In quanto "figlio di Maria", si sconosceva la paternità, che, nella norma, per Legge, era obbligo menzionare anche se il padre era morto. Dei fratelli e delle sorelle il ricordo avvenne senza infamia e senza lode. Per ripicca, provarono a distruggerne l'immagine, in risposta alla denigrazione che dei loro scribi era stata fatta precedentemente a Cafarnao. L'accusa di guarigioni illusorie venivano attribuite a mendacie opere di magia, compiuta con le mani. La difesa di Gesù fu l'amaro commento: "Nessun profeta è disprezzato se non in patria". Non trovando fede in loro, andò altrove a evangelizzare i villaggi e le città della Galilea.

Fra' Domenico Spatola 

Fra' Domenico Spatola: Il profeta in patria


Anch'io fui sorpreso,     
quando compreso
avevo il messaggio
che, a coraggio, 
Gesù, a Nazareth dettavi. 
D'Israele odio non allevavi
ma parlavi di perdono
per coloro che non sono
nemici da temere
ma fratelli da vedere.
Non ci fu per te accoglienza, 
ma l'irruenza
del furor dei paesani
che ti si volsero da cani
a latrar e, per tua ascendenza, 
non ti fecero credenza.
Amaro il tuo commento, 
nel raccontar l'evento:
"in patria non protetto
è il profeta non accetto!".

Di Domenico Spatola

venerdì 28 giugno 2024

Fra' Domenico Spatola: La fanciulla non è morta

"Vieni, salva mia figlia,
ché la morte la piglia!". 
Giairo implorava
e Gesù con lui andava,
quando una donna,
da emorraggia colpita, 
da dodici anni era ormai sfinita.
Ardì e, con coraggio, 
a corto raggio, 
toccò il lembo del mantello 
e fu quello
il momento
in cui guarì all'istante, 
tra le persone tante, 
infatti "solo lei l'avea toccato",
così dichiarò Gesù ammirato, 
e la propose, per la fede, 
a discepola che crede. 
Arrivò dalla fanciulla
quando ormai non si sperava nulla. 
A dodici anni infatti molto corta
fu la vita della morta
Cacciati fuori i flautisti
e tutti quei dai volti tristi,
Gesù chiese ai genitori
di sperar nei loro cuori: 
"la fanciulla non era morta",
e a lei, come a risorta, 
Gesù stese la mano
e la portò con sé lontano.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Tredicesima domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 5, 21-43

21
 Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. 22 Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi 23 e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva». 24 Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
25 Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia 26 e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, 27 udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: 28 «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». 29 E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.
30 Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». 31 I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?». 32 Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33 E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34 Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male».
35 Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36 Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!». 37 E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38 Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. 39 Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40 Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. 41 Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!». 42 Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43 Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.

Nuovo passaggio all'altra riva. Era quella giudaica, dove la folla rincorreva gli stessi sogni di  trionfo per Israele. Tra la calca, si fece largo Giairo, capo della vicina sinagoga. I religiosi, suoi colleghi, avevano da poco scomunicato Gesù con l'accusa di magia, ma l'amore di padre, disperato per la figlia in fin di vita, lo spinse a chiedere, in extremis, l'impossibile. Gli faceva fretta, perché arrivasse in tempo a salvarla, con la imposizione delle mani. Gesù andò, ma lungo il tragitto, una donna, che la religione dichiarava "impura" per le perdite di sangue che non era riuscita per dodici anni a curare nonostante i costosi medici e le medicine, si avvicinò a Gesù per toccargli la frangia del mantello e, per la sua fede, fu guarita. Tanta folla faceva ressa, ma soltanto lei lo "toccò".
Intanto giunse ferale la notizia della morte della fanciulla. Inutile ormai importunare il Maestro. Gesù prosegui e, vicino casa, udì i flauti e il pianto delle prefiche. Cacciò i suonatori, e disse ai genitori che la fanciulla non era morta ma dormiva. Chi era all'esterno lo irrise, mentre i genitori e i tre discepoli, che entrarono con lui videro che la camera da "ardente" si trasformava in "nuziale". Alla fanciulla, in età da marito, Gesù tese la mano e la invitò ad alzarsi (risurrezione) e, come della "sposa" della Cantica, ne partecipava le nozze.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 21 giugno 2024

Fra' Domenico Spatola: Al tuo amore mi arresi.


Nel tuo mare era la festa, 
ma fu tempesta, 
mentre mi portavi all'altra riva, 
perché più viva
fosse mia esistenza. 
Opposi resistenza
a tua proposta. 
Chiesi quanto ti costa 
il mio affido, 
ma, per il dubbio, non vedevo il lido. 
Dal sonno mi svegliai
e a te gridai. 
Al tuo segno, fu portento:
il tacitar del vento, 
mio contrario, 
ma era l'orgoglio mio l'avversario. 
Allor compresi
e... all'amor mi arresi.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della dodicesima domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 4,35-41

 35 In quello stesso giorno, alla sera, Gesù disse loro: «Passiamo all'altra riva». 36 E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano delle altre barche con lui. 37 Ed ecco levarsi una gran bufera di vento che gettava le onde nella barca, tanto che questa già si riempiva. 38 Egli stava dormendo sul guanciale a poppa. Essi lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che noi moriamo?» 39 Egli, svegliatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!» Il vento cessò e si fece gran bonaccia. 40 Egli disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?» 41 Ed essi furono presi da gran timore e si dicevano gli uni gli altri: «Chi è dunque costui, al quale persino il vento e il mare ubbidiscono?»

Il racconto della "tempesta sedata" in Marco è catechesi sulla "missione alla Genti". Il libro degli "Atti degli Apostoli", racconta la tensione, fino al rifiuto, della Comunità giudeo- cristiana avversa ai Cristiani provenienti dal paganesimo senza essere passati dal giudaismo. Come in un dramma, è sceneggiata la barca con Gesù e i discepoli diretti all'altra riva. Si scatenò il forte vento contrario e le onde inondavano la barca fino a farla rischiare. Nella allegoria il vento rappresentava dei discepoli il rifiuto di andare verso i pagani. Il pregiudizio perdurerà anche dopo la Pentecoste, e faticheranno i discepoli a confessare, con l'apostolo Paolo, che "in Cristo non c'è più né greco né giudeo, perché in lui siamo tutti una cosa sola".   Gesù, in barca, era stato inibito, messo a poppa a dormire,  mentre a prua si erano posti gli ammutinati a orientare la barca in tutt'altra direzione. Quando si videro in pericolo però lo svegliarono e, con tracotanza, gli addebitarono il disinteresse: "Non t'importa nulla che moriamo?". Gesù li aveva però allertati: "Senza di me non potete fare nulla!". Si alzò (Risorto) e, da Dio, manifestò la sua potenza di Creatore, comandando al vento e al mare che gli ubbidirono. Allora si interrogarono circa la sua natura divina, perché "chi può comandare al vento e al mare e questi ubbidirgli?".

Fra' Domenico Spatola 

sabato 15 giugno 2024

Fra' Domenico Spatola: Il seme è la Parola.

 
La Parola, come seme, 
in terra a speme 
il seminatore pone. 
Non si scompone
di sua sorte né s'arrende, 
ma, fiducioso attende
con la spiga, il chicco 
che lo fa ricco. 
Esso senza doglia, 
nasce e germoglia
e. quando nel futuro
si fa maturo, 
gli assicura
mietitura. 
Nuovo mito
indicò a dito
nella senape e suoi granelli
che son cibo per gli uccelli
e ognora
dà dimora.
Con racconti altri
li faceva scaltri
con parola a pegno
e garanzia del Regno.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XI domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 4, 26-34

26
 Diceva: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; 27 dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. 28 Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. 29 Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura».
30 Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31 Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; 32 ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra».
33 Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. 34 Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa.

Nelle due parabole, a chiusura del capitolo quarto del Vangelo di Marco sulla "seminagione",
Gesù descrive la potenzialità e la forza del suo messaggio.
Centrale è il "Regno di Dio", quale società alternativa da lui proposta. Suoi pilastri sono la gioia del condividere e del servire.
Il seme che l'uomo getta sulla terra simboleggia la Parola. In essa c'è la forza scatenante il processo vitale che fa crescere e maturare la persona. L'assimilazione del messaggio è un processo intimo e non è consentito ad alcuno di interferire. Quando il frutto è pronto "si consegna", cioè collabora all'azione vivificante di Gesù, fino alla pienezza. La gioia evocata è come il tripudio del contadino per la mietitura: "Mieterà con gioia" (Salmo 126). La persona si realizza quando, come Gesù, libera le potenzialità d'amore, che risveglia in lui la Parola. 
La seconda parabola parla dell'umiltà del Regno. Non ha appariscenza da cedro del Libano, come immaginato, sei secoli prima, dal profeta Ezechiele. Per Gesù il Regno ha misure minime, quasi invisibili. Equiparato al "granellino di senape", il più piccolo dei semi, ma vocato a divenire "il più grande tra gli ortaggi". Le due parabole assicurano frutti in chi crede, ma chiedono pazienza, perché il processo di crescita è lento.

Fra' Domenico Spatola 

sabato 8 giugno 2024

Fra' Domenico Spatola: La tua vera famiglia...



Affrontasti, Gesù, il male, 
che mortale
dava all'uomo dipendenza, 
da calunnia di demenza
che affliggeva tua mente. 
Vennero allora prontamente 
a cercarti, 
per piegarti
a loro folli idee
di misfatto ree.
Li volesti liberare, 
e insegnasti che amare
è la sola divina arte
per chi resta e per chi parte.
È infatti la vita eterna
il destino che squaderna
il futuro alla esistenza
e destina Provvidenza
a chi ascolta
e rende folta
e infinita
di tuo verbo la sua vita.

Fra' Domenico Spatola