venerdì 28 giugno 2024

Fra' Domenico Spatola: La fanciulla non è morta

"Vieni, salva mia figlia,
ché la morte la piglia!". 
Giairo implorava
e Gesù con lui andava,
quando una donna,
da emorraggia colpita, 
da dodici anni era ormai sfinita.
Ardì e, con coraggio, 
a corto raggio, 
toccò il lembo del mantello 
e fu quello
il momento
in cui guarì all'istante, 
tra le persone tante, 
infatti "solo lei l'avea toccato",
così dichiarò Gesù ammirato, 
e la propose, per la fede, 
a discepola che crede. 
Arrivò dalla fanciulla
quando ormai non si sperava nulla. 
A dodici anni infatti molto corta
fu la vita della morta
Cacciati fuori i flautisti
e tutti quei dai volti tristi,
Gesù chiese ai genitori
di sperar nei loro cuori: 
"la fanciulla non era morta",
e a lei, come a risorta, 
Gesù stese la mano
e la portò con sé lontano.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Tredicesima domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 5, 21-43

21
 Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. 22 Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi 23 e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva». 24 Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
25 Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia 26 e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, 27 udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: 28 «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». 29 E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.
30 Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». 31 I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?». 32 Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33 E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34 Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male».
35 Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36 Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!». 37 E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38 Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. 39 Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40 Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. 41 Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!». 42 Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43 Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.

Nuovo passaggio all'altra riva. Era quella giudaica, dove la folla rincorreva gli stessi sogni di  trionfo per Israele. Tra la calca, si fece largo Giairo, capo della vicina sinagoga. I religiosi, suoi colleghi, avevano da poco scomunicato Gesù con l'accusa di magia, ma l'amore di padre, disperato per la figlia in fin di vita, lo spinse a chiedere, in extremis, l'impossibile. Gli faceva fretta, perché arrivasse in tempo a salvarla, con la imposizione delle mani. Gesù andò, ma lungo il tragitto, una donna, che la religione dichiarava "impura" per le perdite di sangue che non era riuscita per dodici anni a curare nonostante i costosi medici e le medicine, si avvicinò a Gesù per toccargli la frangia del mantello e, per la sua fede, fu guarita. Tanta folla faceva ressa, ma soltanto lei lo "toccò".
Intanto giunse ferale la notizia della morte della fanciulla. Inutile ormai importunare il Maestro. Gesù prosegui e, vicino casa, udì i flauti e il pianto delle prefiche. Cacciò i suonatori, e disse ai genitori che la fanciulla non era morta ma dormiva. Chi era all'esterno lo irrise, mentre i genitori e i tre discepoli, che entrarono con lui videro che la camera da "ardente" si trasformava in "nuziale". Alla fanciulla, in età da marito, Gesù tese la mano e la invitò ad alzarsi (risurrezione) e, come della "sposa" della Cantica, ne partecipava le nozze.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 21 giugno 2024

Fra' Domenico Spatola: Al tuo amore mi arresi.


Nel tuo mare era la festa, 
ma fu tempesta, 
mentre mi portavi all'altra riva, 
perché più viva
fosse mia esistenza. 
Opposi resistenza
a tua proposta. 
Chiesi quanto ti costa 
il mio affido, 
ma, per il dubbio, non vedevo il lido. 
Dal sonno mi svegliai
e a te gridai. 
Al tuo segno, fu portento:
il tacitar del vento, 
mio contrario, 
ma era l'orgoglio mio l'avversario. 
Allor compresi
e... all'amor mi arresi.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della dodicesima domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 4,35-41

 35 In quello stesso giorno, alla sera, Gesù disse loro: «Passiamo all'altra riva». 36 E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano delle altre barche con lui. 37 Ed ecco levarsi una gran bufera di vento che gettava le onde nella barca, tanto che questa già si riempiva. 38 Egli stava dormendo sul guanciale a poppa. Essi lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che noi moriamo?» 39 Egli, svegliatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!» Il vento cessò e si fece gran bonaccia. 40 Egli disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?» 41 Ed essi furono presi da gran timore e si dicevano gli uni gli altri: «Chi è dunque costui, al quale persino il vento e il mare ubbidiscono?»

Il racconto della "tempesta sedata" in Marco è catechesi sulla "missione alla Genti". Il libro degli "Atti degli Apostoli", racconta la tensione, fino al rifiuto, della Comunità giudeo- cristiana avversa ai Cristiani provenienti dal paganesimo senza essere passati dal giudaismo. Come in un dramma, è sceneggiata la barca con Gesù e i discepoli diretti all'altra riva. Si scatenò il forte vento contrario e le onde inondavano la barca fino a farla rischiare. Nella allegoria il vento rappresentava dei discepoli il rifiuto di andare verso i pagani. Il pregiudizio perdurerà anche dopo la Pentecoste, e faticheranno i discepoli a confessare, con l'apostolo Paolo, che "in Cristo non c'è più né greco né giudeo, perché in lui siamo tutti una cosa sola".   Gesù, in barca, era stato inibito, messo a poppa a dormire,  mentre a prua si erano posti gli ammutinati a orientare la barca in tutt'altra direzione. Quando si videro in pericolo però lo svegliarono e, con tracotanza, gli addebitarono il disinteresse: "Non t'importa nulla che moriamo?". Gesù li aveva però allertati: "Senza di me non potete fare nulla!". Si alzò (Risorto) e, da Dio, manifestò la sua potenza di Creatore, comandando al vento e al mare che gli ubbidirono. Allora si interrogarono circa la sua natura divina, perché "chi può comandare al vento e al mare e questi ubbidirgli?".

Fra' Domenico Spatola 

sabato 15 giugno 2024

Fra' Domenico Spatola: Il seme è la Parola.

 
La Parola, come seme, 
in terra a speme 
il seminatore pone. 
Non si scompone
di sua sorte né s'arrende, 
ma, fiducioso attende
con la spiga, il chicco 
che lo fa ricco. 
Esso senza doglia, 
nasce e germoglia
e. quando nel futuro
si fa maturo, 
gli assicura
mietitura. 
Nuovo mito
indicò a dito
nella senape e suoi granelli
che son cibo per gli uccelli
e ognora
dà dimora.
Con racconti altri
li faceva scaltri
con parola a pegno
e garanzia del Regno.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XI domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 4, 26-34

26
 Diceva: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; 27 dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. 28 Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. 29 Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura».
30 Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31 Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; 32 ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra».
33 Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. 34 Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa.

Nelle due parabole, a chiusura del capitolo quarto del Vangelo di Marco sulla "seminagione",
Gesù descrive la potenzialità e la forza del suo messaggio.
Centrale è il "Regno di Dio", quale società alternativa da lui proposta. Suoi pilastri sono la gioia del condividere e del servire.
Il seme che l'uomo getta sulla terra simboleggia la Parola. In essa c'è la forza scatenante il processo vitale che fa crescere e maturare la persona. L'assimilazione del messaggio è un processo intimo e non è consentito ad alcuno di interferire. Quando il frutto è pronto "si consegna", cioè collabora all'azione vivificante di Gesù, fino alla pienezza. La gioia evocata è come il tripudio del contadino per la mietitura: "Mieterà con gioia" (Salmo 126). La persona si realizza quando, come Gesù, libera le potenzialità d'amore, che risveglia in lui la Parola. 
La seconda parabola parla dell'umiltà del Regno. Non ha appariscenza da cedro del Libano, come immaginato, sei secoli prima, dal profeta Ezechiele. Per Gesù il Regno ha misure minime, quasi invisibili. Equiparato al "granellino di senape", il più piccolo dei semi, ma vocato a divenire "il più grande tra gli ortaggi". Le due parabole assicurano frutti in chi crede, ma chiedono pazienza, perché il processo di crescita è lento.

Fra' Domenico Spatola 

sabato 8 giugno 2024

Fra' Domenico Spatola: La tua vera famiglia...



Affrontasti, Gesù, il male, 
che mortale
dava all'uomo dipendenza, 
da calunnia di demenza
che affliggeva tua mente. 
Vennero allora prontamente 
a cercarti, 
per piegarti
a loro folli idee
di misfatto ree.
Li volesti liberare, 
e insegnasti che amare
è la sola divina arte
per chi resta e per chi parte.
È infatti la vita eterna
il destino che squaderna
il futuro alla esistenza
e destina Provvidenza
a chi ascolta
e rende folta
e infinita
di tuo verbo la sua vita.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Decima domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 3,20-35

20Entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. 21Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
22Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». 23Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? 24Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; 25se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. 26Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. 27Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. 28In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; 29ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». 30Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».
31Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. 32Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». 33Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 34Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 35Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

Gesù si era inimicati i Capi religiosi e gli stessi suoi parenti. Aveva costituito un nuovo Israele con i Dodici discepoli, chiamati perché stessero con lui e per mandarli a evangelizzare. Il ripudio del vecchio Israele fu ritenuto opera di satana. I suoi, ritenendolo "forsennato", lo volevano catturare, mentre i dottori della Legge, si erano scomodati da Gerusalemme per venirlo a incriminare di "possessione diabolica". Ritenevano magie le opere da lui compiute e attribuibili a Beelzebul, il "demone delle mosche" che, anziché liberare dalle infezioni, le trasmetteva. Squalificavano le sue azioni liberatrici, dichiarandole opere del Satana. Non fu difficile per Gesù difendersi dalla idiozia argomentando che se fosse l'alleato di colui che combatteva, voleva dire che il regno del rivale era in declino. Ma dichiarava imperdonabile il peccato dei suoi detrattori, ostinati a non accettare l'evidenza. Deprecava il peccato di bestemmia allo Spirito Santo che si ostinavano a negare. Ad ascoltarlo, stava seduta intorno la folla: tutta gente impura per la Legge, perché peccatori ed emarginati dalla religione. Tra quelli venuti a rapirlo per rinchiuderlo c'erano la madre e i fratelli. essi, per non lasciarsi contagiare dagli impuri, restarono fuori gli mandarono a dire che lo cercavano. Per il loro comportamento, furibonda fu la reazione di Gesù, che, rinnegando i vincoli di sangue,  dichiarò il diritto ad essere sua famiglia per chi compie la volontà del Padre.  Con il gesto della mano, additò quelli che, reietti perché "impuri" per la Legge, gli erano veri "fratelli, sorelle e madre".

Fra' Domenico Spatola 

domenica 2 giugno 2024

Fra' Domenico Spatola: 78 anni della Repubblica Italiana.

Il 2 giugno 1946, il referendum premiò la Repubblica. Due milioni di voti in più della Monarchia. Re Umberto, da un mese succeduto a Vittorio Emanuele III, ne prese atto e si esiliò a Oporto. Il ventennio fascista e le macerie di guerra, anche partigiana, avevano legittimato il nuovo corso. L'anno dopo verrà  scritta la Costituzione. "La più bella del mondo" fu definita. Iperbole? Forse, ma la sua forza sta negli equilibri dei poteri: legislativo, giudiziario ed esecutivo. I pesi e i contrappesi, sapientemente dosati dai padri costituenti, avrebbero allontanato ogni ritorno alla "dittatura dell'uomo forte e della provvidenza". Non sono mancate, lungo la sua storia le "notti" con le stragi e le colpevoli coperture anche ai livelli insospettabili. La Costituzione è rimasta il baluardo contro ogni tentata deriva dittatoriale. Chi oggi detiene il potere, lo lamenta  insufficiente e prova a manomettere la Carta Costituzionale. Si faccia una ragione perché, anche "la più imperfetta democrazia, sarà da preferire alla più perfetta dittatura". Lo affermava Sandro Pertini da presidente, in un discorso di fine anno. Omaggio dunque ai caduti per la democrazia e per garantirci libertà. Il presidente Mattarella, da custode convinto della Costituzione, non si lascerà tentare dalle lusinghe del potere forte e manterrà saldo il timone, perché l'Italia non diventi "nave, senza nocchiero, in gran tempesta!"

Di Domenico Spatola

sabato 1 giugno 2024

Fra' Domenico Spatola: Pane e vino


Gesù, il Pane sulla mensa
in briciole dispensa
tenero il tuo Amore
e di novel candore
purifichi visione
col Sangue a profusione
da tua Croce versato
e nuzial vin, donato
a chi suo assetto,
nel divin banchetto, 
atteggia a sentimento
del tuo Testamento.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Solennità del "Corpo e Sangue del Signore": Marco 14,12-16.22-26

 Marco 14:12-16

L'ultima Pasqua
12 Il primo giorno degli Azzimi, quando si sacrificava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?» 13 Egli mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate in città, e vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua; seguitelo; 14 dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: 'Dov'è la stanza in cui mangerò la Pasqua con i miei discepoli?'". 15 Egli vi mostrerà di sopra una grande sala ammobiliata e pronta; lì apparecchiate per noi». 16 I discepoli andarono, giunsero nella città e trovarono come egli aveva detto loro; e prepararono per la Pasqua.

Marco 14:22-26

La santa Cena
22 Mentre mangiavano, Gesù prese del pane; detta la benedizione, lo spezzò, lo diede loro e disse: «Prendete, questo è il mio corpo». 23 Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero. 24 Poi Gesù disse: «Questo è il mio sangue, il sangue del patto, che è sparso per molti. 25 In verità vi dico che non berrò più del frutto della vigna fino al giorno che lo berrò nuovo nel regno di Dio».

Gesù avverte Pietro del suo rinnegamento
26 Dopo che ebbero cantato l'inno, uscirono per andare al monte degli Ulivi.

 Era il primo giorno degli "Àzzimi", il pane non lievitato con cui i Giudei contrassegnavano la loro Pasqua. Stessa cena volevano preparare i discepoli al Maestro. Ma quella volta fu il Padre che la organizzò per il Figlio. Era "nuova" e "superiore". Gesù diede a due discepoli  indizi per raggiungere il luogo. In città avrebbero incontrato "l'uomo dalla brocca". lo dovevano seguire. La scena si caricava di simbolo: era Giovanni che, con il suo battesimo d'acqua, li avrebbe introdotti nella stanza "superiore e grande". Tutto era ornato con fiori e apparecchiato con divani e tappeti. Sulla antica, la sua Alleanza sarebbe stata migliore e capiente per quanti volessero entrarvi. Durante la cena Gesù, preso il pane, lo spezzò e lo diede ai discepoli. Disse: "Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio Corpo". Con esso, sostituiva la Legge, che Mosè aveva dato al popolo. A sigillo del nuovo Patto, Gesù diede da bere il suo Sangue, e tutti sorseggiarono al calice. Lo effondeva "per la salvezza del mondo". Era il nuovo "frutto della vite" con il quale inaugurava il Regno.

Fra' Domenico Spatola