domenica 28 giugno 2020

Fra' Domenico Spatola: A Francesco, nostro amato papa

Oggi è san Pietro e voglio
onorar papa Bergoglio,
che sempre è pien d'amore
così come nostro Signore
ha voluto a noi donarlo.
Voglio perciò lodarlo
e fare presto
perché è modesto
e a scrivere sua storia
non cerca gloria,
che ai poveri suol dare
mentre ai ricchi fa risuonare
la voce del Vangelo.
A tutti, del Cielo
aprir vuole le porte,
ché, per nostra buona sorte,
lo Spirito le chiavi
a lui consegnò.
"Francesco" si nomò
per il Poverello
e vuol far quello
che Gesù chiede al credente:
farsi dono per la gente
dando pane all'affamato
e rifugio all'immigrato,
stando vicino a tutti,
nelle gioie e nei lutti
e dar consolazione
lottando con passione
la stessa che è di Cristo.
Francesco è da noi visto
suo "vicario" e testimone
di tante cose buone.
Nel giorno di San Pietro,
ogni male vada retro,
e vinca la sua luce
che a Cristo ci conduce.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 26 giugno 2020

Diretta video di fra' Domenico Spatola sul Vangelo della XIII Domenica del Tempo ordinario (anno A): Matteo 10, 37-42

Pubblicato da Fra' Domenico Spatola su Venerdì 26 giugno 2020

Fra' Domenico Spatola: Ricompensa

Disse ai suoi Gesù:
"Chi ama di più
i genitori
e ne predilige errori,
non è degno di me;
stessa sorte
di chi per il figlio
cerca consiglio
in altro segno
che non il mio Regno.
Stessa voce
per chi la croce
non prende a mia sequela,
e tesse altra tela.
Chi trattiene la vita,
la rende finita,
ma chi, a follia,
la perde a causa mia,
la troverà.
Chiunque accoglierà
ciascun di voi,
prima o poi
saprà che accoglie Cristo
facendo anche acquisto
di chi mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta
ne condivide dieta
e chi ha vero gusto
accoglie anche il giusto.
Parole mie sincere
per chi un sol bicchiere
d'acqua verace
offre al mio seguace:
non sarà senza
la ricompensa".

fra' Domenico Spatola
Nella foto: dipinto di Tiziano Vecellio

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XIII Domenica del Tempo ordinario (anno A): Matteo 10, 37-42


37 Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; 38 chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. 39 Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
40 Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41 Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42 E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».


Urge dare priorità al "Regno", inaugurato da Cristo. Radicali sono le esigenze delle "Beatitudini", da non consentire dilazioni neppure  per ricatti affettivi della parentela più cara. La "scelta" per Cristo e per il Vangelo non concede alibi. Non è in discussione il comandamento di "onorare il padre e la madre". Gesù si era opposto a coloro che, per il proprio interesse, lo intendevano sostituire con un  rito sacrificale ("corbàn"). La sequela di Gesù comporterà sollevazione della croce, decretata dal mondo a disprezzo di chi vorrà condividere il messaggio di Cristo. "Perdere la vita" sarà per Gesù" il migliore investimento per averla in pienezza. Mentre fallimentare sarà il raccolto dell'egoista che, non comunicando vita, la trattiene per sé. Superiore alla ricompensa meritata dal profeta e dal giusto, sarà quella di "chi accoglie un discepolo di Cristo". Con lui infatti, lo stesso Dio si farà dono a chi accoglie o dona un  bicchiere d'acqua fresca a un "piccolo", che non ha altro vanto che quello di essere "discepolo di Gesù".

Fra' Domenico Spatola

martedì 23 giugno 2020

Fra' Domenico Spatola: Giovanni il Precursore

Il Battista
aprì la pista
al Vangelo
e all'Antico tolse il velo,
additando altrui l'Agnello
che, dell'uomo poverello,
fece cargo
e largo
ad oltranza
fu di speranza
il suo messaggio
che, con coraggio,
Giovanni,
nei panni
del Profeta,
additò la meta.
I discepoli di lui,
a illuminare i luoghi bui,
di Gesù furon seguaci.
E in quegli audaci
eventi
il Battista, a lor contenti,
si disse "Amico dello Sposo",
che però accusò moroso
per interventi duri
a lui chiesti a giudicar gli impuri.
Nel Battista, d'Elia il fuoco
non fu fioco
ma di Gesù non fe' sequela,
ad altro aperta avea la  sua vela
per cui tale fu il segno:
a lui più grande era il più piccolo del Regno.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Dipinto di Tiziano.

Fra' Domenico Spatola: 24 giugno. Solennità di Giovanni il "Battista"

Giovanni, di Zaccaria e di Elisabetta, sarà "il Battista", per la missione al Giordano di "battezzare", esortando alla conversione quanti, immergendosi nell'acqua, dichiaravano di cambiare vita. Fu prodigiosa la sua nascita, preannunciata dall'angelo al padre, mentre officiava nel tempio la preghiera dell'incenso. Fu incredulo al "messaggio impossibile", e restò muto, perché era stato sordo alla Parola.  Attempata e "sterile", la consorte concepì il  "dono divino", come significato dal nome "Giovanni", che fu di Cristo il precursore, fin dal grembo della madre. Al saluto di Maria, riconobbe la presenza in lei del Redentore, e "danzò" per lui, come già Davide  dinanzi all'arca del Signore. Fu il profeta di cerniera tra i due Testamenti. Il più grande tra tutti quelli dell' "Antico", restò "il più piccolo di quelli del Nuovo". Pieno di Spirito Santo, Giovanni emulò di Sansone la forza e di Elia lo zelo.
Non fu sacerdote come il padre, ma "profeta dell'Altissimo". Dal deserto, come in passato Isaia, invitò a "preparare la via del  Signore", e indicò presente nel popolo il Messia che tutti confondevano con lui. Da "amico" dichiarò di non potere "scalzare" Gesù dal ruolo di "sposo". Al Giordano, provò a impedirne il battesimo, ad accettazione della morte in croce. Per lui, il Messia doveva giudicare, "con ascia e fuoco", i peccatori protervi.
L'austerità del Battista, fu elogiata: "non da canna  sbattuta dal vento".Fu invocato da Gesù a "testimone" a sua difesa, nello stupore di ciò che vide: "squarciarsi i cieli e lo Spirito su di lui, come colomba".  Consegueziale fu l'esortazione ai discepoli a seguire "l'Agnello che toglie il peccato del mondo". Il tramonto di Giovanni fu affrettato
da Erode Antipa con la decapitazione. Voleva tacitare una voce, mentre già un'altra più potente si elevava dal Vangelo.

Fra' Domenico Spatola
Dipinto di Simone Cantarini

sabato 20 giugno 2020

Fra' Domenico Spatola: Ricordando Alberto Sordi

Sol dal cinema i ricordi
sono i miei di Alberto Sordi:
estroverso e sornione,
si presenta furbacchione,
infatti sempre esilarante
era la verve sua costante.
Una maschera dell'arte,
e in ogni parte
facea magia:
impersonando dalla via
il cafone e il mandrillo
come Del Grillo
il marchese
di cui narrò ardue imprese
in arguzie e furberie
mostrandone rie
e demenziali trovate
e da lui fustigate.
Son molteplici le facce
e in ognuna trova tracce
di sé lo spettatore,
paradossi dell'onore
mescolato alla miseria,
per Alberto cosa seria
allo scopo di ammonire
ma con l'arte del gioire.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 19 giugno 2020

Fra' Domenico Spatola: "Li riconoscerò anch'io!"

Disse Gesù ai suoi:
"Né tu, né i tuoi
abbiate mai paura:
non c'è in natura
infatti alcuna cosa
che resti ascosa
né venga mai svelata,
né altra che, obliviata,
non venga ricordata.
Ciò che dico in oscuro
di luce sia già puro,
e se detto è all'orecchio,
a specchio,
da voi sia annunciato.
Non preoccupato
sia ciascuno
per il potere di qualcuno
che di uccidere ha voglia,
il corpo è solo soglia
dell'anima immortale.
Temete il criminale
che a Geenna
fa strenna
di anima e di carne.
Di due passeri che farne?
Non si vendono per niente?
Eppur non consente
il Padre che alcuno cada.
Né capigliatura è rada,
senza il suo volere.
Ogni tuo pelo è in suo sapere.
Nessuna perciò paura,
perché duratura
è vostra vita
che donata è infinita,
più di quella degli uccelli.
Perciò io dico a quelli
che mi riconosceranno,
di non temere danno
perché davanti al Padre mio,
li riconoscerò anch'io!"

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Dodicesima Domenica del Tempo Ordinario (anno A): Matteo 10, 26-33


26 Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. 27 Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. 28 E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. 29 Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.
30 Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; 31 non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!
32 Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33 chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.


Nel capitolo decimo del suo vangelo, Matteo alla chiamata dei "Dodici", in sostituzione del vecchio Israele, fa seguire l'invio alla missione. Da "apostoli", i Dodici ricevono il "potere" di liberare oppressi e fanatici, e curare gli infermi. Vengono inviati alla "Casa d'Israele", perché  prematuro era per loro spingersi a pagani e samaritani,  disprezzati come "impuri" ed "eretici". La "prossimità del Regno" era l'annuncio che andava offerto gratuitamente, come ricevuto. Il comportamento del missionario doveva testimoniare la conversione: "senza bastone né bisaccia e andare scalzi". Usanza ebraica per  dichiarare il perdono di Dio a Israele nel "giorno del Kippur", una volta l'anno. Con Gesù diventa segno per testimoniare che il perdono di Dio è incondizionato e totale. Con sollecita precauzione, Gesù attenziona i suoi sulle persecuzioni che subiranno. I destinatari del messaggio infatti non saranno sempre solidali: "Vi perseguiteranno e vi flaggelleranno nelle loro sinagoghe".  Ritornellata tre volte (totalità) però è l'assicurazione a "non avere paura, perché il Padre si prenderà cura di voi". Non sono perciò da temere coloro che potranno uccidere il corpo, ma non potranno neppure scalfire la vitalità della loro persona ("psiche"). La Geenna, (l'immondezzaio di Gerusalemme) è evocata da Gesù  a minaccia come meta per quanti scelgono d'essere privi di questa vitalità. Ogni apostolo sarà garantito dal Padre che si prende cura anche di esseri minuscoli come i passeri, e temuti dai contadini perché nocivi all'agricoltura. Il Padre non trascura neanche i capelli che solo lui sa contare. Ultimo richiamo è a "riconoscere Gesù", cioè a darne "testimonianza" al mondo per far  risplendere il suo Vangelo come luce nelle tenebre.

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: particolare (Caravaggio)

mercoledì 17 giugno 2020

In omaggio a tutti coloro che seguono la pagina Facebook e il Blog di fra' Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola...

Pubblicato da Anna Squatrito su Mercoledì 17 giugno 2020

Avviso per la Messa del Sacro Cuore di Gesù

Venerdì 19 giugno alle ore 18.00 nella parrocchia santa Maria delle Grazie ci sarà la santa  messa del sacro Cuore di Gesù Siete tutti invitati a partecipare o a mettervi in ascolto su Facebook, poichè la messa sarà trasmessa in diretta dalla pagina della parrocchia. Vi aspetto,

Fra' Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Cuor di Mamma

"Quanta fu la tenerezza
del tuo Cuore in amarezza
per il Figlio a te dato!"
È quesito non fugato
da mia mente,
al ricordo di Te dolente,
sotto croce,
onde udisti la sua voce:
"sei la madre anche di noi".
Eravamo tutti suoi,
intendo alludere al tuo Figlio,
e tu, Madre, quel consiglio
accogliesti nel tuo cuore.
Ti levasti dal dolore
per iniziar materna cura,
perché fosse più sicura
nostra vita.
Oggi tuo Cuore a noi addita
fisso
il Figlio crocifisso,
e ci mostra stesso amore
in dolcezza e con ardore
da accendere in noi la fiamma
che assomigli al cuor di mamma.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: La Madonna del riposo di A. Ferruzzi

Fra' Domenico Spatola: Cuore di Gesù

"Ecco il mio Cuore!"
Dicesti, o Signore,
mostrando all'amato
il cuore a lui dato.
Squarciato a riprova
di vita che cova
dal tuo costato
fu il sangue versato.
Era tua cena
che a pena
di nostra arsura
trovasti a misura
come noi dissetare,
e a quel tuo cenare
il sangue approntasti,
a lavare i nefasti
peccati del mondo.
Rubicondo
portò a noi vita
in storia infinita
del sacrificio d'agnello.
Stesso a quello
è in ogni banchetto
luogo protetto
per i tuoi amici
cui - come dici -
riveli segreti
paterni che vieti
a chi senza cuore
non vive d'amore.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Salvador mundi (Antonello da Messina)

venerdì 12 giugno 2020

Fra' Domenico Spatola: Pane e vino a me doni

Pane sulla mensa
è il Corpo tuo donato.
Il vino è da condensa
di Sangue tuo versato.
T'offri a me dono
e nell'intimo perdono,
e, di passione fonte,
chiedi a me impronte
a tua sequela.
Sciogli mia vela
a tuo ristoro
e mio tesoro
a te affido
a nido.
Sazia mia fame e sete,
e saran liete
mie attese
quando saranno arrese
a te, mio Dio,
e naufragheranno in Te, a oblio.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Particolare Cappella di Santa Monica - Roma

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo del "Santissimo Corpo e Sangue di Cristo" (anno A): Giovanni 6, 51-58


51 Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
52 Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53 Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. 54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. 57 Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. 58 Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».


A Cafarnao, Gesù si offre "Pane di vita". Si dichiara "disceso dal Cielo", per condividere con i suoi la condizione divina, che Mosè non poteva dare. Del suo "Pane", Gesù dichiara l'equivalenza: "è la mia carne per la vita del mondo".  Disponibilità fragile e solidale, in ogni Eucaristia, a compimento dell'ardito "Verbo fatto carne", per "l'Alleanza nuova" e nell'inedito fondamento del "Pane/Carne da mangiare", e del "Vino/Sangue da bere" in stessa passione per l'Umanità.
In Gesù, Dio non è "esterno" all'uomo, perché non si relaziona sui legalistici contratti per servi. Osmotica invece è la linfa vitale in reciprocità dinamica di "vite/tralci", fino a congetturabile ardimentosa consanguineità,  manifestata già dall'apostolo Paolo: "Non più io vivo, ma Cristo vive in me".
Ciò irretisce fino allo scandalo l'uditorio di Giudei e discepoli, ma non ci sono alternative plausibili. Solo l'accoglimento della Parola infatti, consente di superare la morte, che i padri nel deserto sperimentarono, pur avendo mangiato la manna. "Chi mangia questo Pane vivrà in eterno!" È  l'ultimatum di Gesù senza alternativa, corrisposto da Pietro che, a professione di fede, esclama: "Tu solo hai parole di vita eterna!"

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: Particolare Cappella di Santa Monica - Roma

venerdì 5 giugno 2020

Diretta video di fra' Domenico Spatola del 05 giugno 2020: Vangelo di Giovanni, capitoli conclusivi XX e XXI

Pubblicato da Fra' Domenico Spatola su Venerdì 5 giugno 2020

Aiuta la Missione San Francesco a sostenere i bisognosi: dona il tuo 8x1000.


Associazione di volontariato Missione san Francesco
Mensa dei poveri - Via Cipressi 233 (Trav. piazza Cappuccini) - Palermo
Servizi offerti:
1) Mensa tutti i giorni, inclusi sabato, domenica e festivi dalle ore 12:30 alle ore 13:30.
2)Servizio doccia dalle ore 09:30 alle ore 11:30 domenica esclusa.
3) Servizio vestiario: si mettono a disposizione degli indigenti capi di abbigliamento in ottime condizioni.
4) Servizio assistenza medica di base e specialistica su appuntamento, secondo il calendario stabilito dalla Missione.
5) Sportello legale, civile e penale.
La missione si sostiene con le offerte che chi vuole può offrire nella raccolta mensile di ogni ultima domenica del mese, oltre le eventuali offerte dei vari Enti. E' possibile contribuire anche con beni necessari al sostenimento dei bisognosi (abbigliamento, scarpe, giocattoli, alimentari e quant'altro). Quanti desiderano contribuire economicamente, potranno farlo con un versamento sul c/c della:
 Banca Credito Siciliano ag. n. 4 Palermo all'Iban IT45C030 1904 6040 0000 9122 136.

Fra' Domenico Spatola: Santa Trinità

A te l'offerta
di mia sofferta
ansia d'infinito,
in Te m'inoltro ardito
a indagar mistero
che invero
in tuo mare di splendore
e, in ardore
mi confondo
e occhi inondo
di lacrime di pace.
Audace
è il sogno mio,
da te nutrito, o Dio,
col Figlio che a me fisso
riveli Crocifisso,
in stessa commozione
che fu di sua passione
dove amore
ha infranto il mio dolore.
Poni ora,
tua, in me, dimora
e, a santuario,
apri divario
tuo messaggio,
in raggio
sol fecondo
da tuo mondo
che paura mia dissolve
ed estatico assolve
stesso tuo destino
d'amor divino.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della domenica della Santissima Trinità (anno A): Giovanni 3, 16-18

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.


Un triangolo o un trifoglio mi dovevano da bambino bastare a comprendere la Trinità: "Dio uno in tre Persone". Mi affascinava (di Sant'Agostino?) del bambino intraprendente (forse un angelo) che voleva, a provocazione,  in una buca travasare l'oceano. La mia era resa senza replica: Mistero! 
Lo pensavo perciò impenetrabile ad intuito umano e comprensibile solo nei segni della fede. Volli tuttavia indagare sul "fondamentale mistero cristiano": il "Padre  che genera il Figlio" e da loro "procede lo Spirito". Il Quarto Vangelo mi fu rivelatore: il "Mistero" andava indagato attraverso l'Umanità e la croce del Figlio, dallo stesso dichiarata "luogo della sua Gloria". Il percorso, pur arduo, mi apparve condivisione di vita: il Padre diventava anche "il mio". E lo Spirito, ossia l'Amore eterno, dal Figlio mi veniva consegnato. Folgorante mi parve della teologia trinitaria,  la dinamica delle Relazioni divine: "pericoresi trinitaria" ossia "danza all'intorno". Mi intrigò coinvolgendomi in ogni assise eucaristica, da commensale. E da subito la compresi adeguata traduzione del "Dio che tanto ha amato il mondo da mandare il Figlio". Ancora mi avvince e mi commuove.

Fra' Domenico Spatola 

mercoledì 3 giugno 2020

In memoria di un grande: Roberto Gervaso

Con la complicità di un comune amico, chiesi e ottenni un incontro con lui. Lo sapevo un grande della penna, lo scrittore e maestro Roberto Gervaso. Apprendo con tristezza che oggi non combatte più da questa barricata. I suoi scritti in tantissimi libri e articoli di vario genere mi affascinavano e sapendolo a Palermo volli incontrarlo. Per la verità lo chiesi con insistenza. Il Maestro era infatti schivo, e come tutti i grandi che conoscono le persone voleva cerziorarsi delle mie intenzioni. Di stima e tante. Appassionato della sua letteratura, come incontrare Pirandello, Oscar Wilde, ritenni quel incontro. Egli mi parve uscito dal mondo da me sognato. Dalla letteratura e con sentimento profondo di venerazione mi accostai. Timido ero io. Ma da subito mi mise a mio agio. Sapeva conoscere i cuori e i sentimenti. Uomo forse d'altri tempi. Di lui avremo bisogno. Mi congedò con un suo libro, l'ultimo da lui scritto. Io gli feci dono, e ne provai onore per il suo entusiasmo,  di un mio più umile lavoro. Fu un'ora indimenticabile. Così la ritenne anche lui. Ci demmo un altro appuntamento.  La malattia non lo permise.

Fra' Domenico Spatola

Diretta video di fra' Domenico Spatola del 03 giugno 2020: Vangelo di Giovanni capitoli XVI e XVII

Pubblicato da Fra' Domenico Spatola su Mercoledì 3 giugno 2020

lunedì 1 giugno 2020

Fra' Domenico Spatola: I colori della Bandiera. Tratto da: Un anno con fra' Domenico

Tre sono i colori
che, come fiori,
individuano italica bandiera:
il rosso anche di sera
dice smosso
e vulcanico il fuoco
che non poco
arde
nelle vene
e non si perde
con il verde
che, a carezza boschiva,
viva
ammanta a protezione
la Nazione.
Altro colore è il bianco
che ne limita il fianco
a Nord, ove montagne alpine
sono al confine.
Non so se il senso dei colori è giusto
ma, a gusto,
mia logica d’amare
è ciò che è bello
e dell’italico stendardo piace quello.

Fra' Domenico Spatola



Fa parte di: Un anno con fra' Domenico. Poesie per ogni giorno dell'anno. 
Pagine 468 - Prezzo di copertina € 16,00 - Illustrato. 
Disponibile presso il Centro San Francesco - Via dei Cipressi - Palermo
Disponibile al sito www.ibuonicuginieditori.it 
Parte dell'incasso è devoluta alla Missione San Francesco, la mensa dei poveri creata e gestita da Fra' Domenico Spatola. 

Diretta video di fra' Domenico Spatola del 01 giugno 2020: Vangelo di Giovanni, capitolo XV

Pubblicato da Fra' Domenico Spatola su Lunedì 1 giugno 2020