Fra' Domenico Spatola
Volli emigrare, lontano, tra stelle, e guardare da quelle la terra vitale: la vidi sbocciare, qual rosa a dolore... e compresi l'amore. - Fra Domenico Spatola.
martedì 29 giugno 2021
Fra' Domenico Spatola: Tu sei Pietro...
Fra' Domenico Spatola: Santi Pietro e Paolo
Di due apostoli acquisto
fece Cristo,
inviandoli nel mondo:
Pietro fu suo secondo
e Paolo, "Vaso d'elezione",
fu l'araldo della missione
tra i pagani
cui aprì della Chiesa i vani.
Tre volte il Cristo avea negato,
Pietro che da lui fu perdonato.
e nuove furon sue attese.
A lui Gesù chiese
tre volte amore
per affidargli da Pastore
pecore e agnelli,
e perciò anche i monelli.
Dello Spirito fu messo,
allora come adesso
Paolo fin nei lidi
ove aquila fa suoi nidi.
A Roma giunse a fin viaggio
consunto da fatica e con coraggio,
e ardore
annunciò il Signore.
Negli Scritti le passioni
son d'amore e le decisioni
raccontate nei viaggi
in contrade e nei villaggi
a difendere le Chiese.
Mai si arrese
e dei tanti detrattori
piegò ire e turgori
che aveano per Mosè,
rivendicando a sé
sol la fede in Gesù Cristo
che ritenne il sol l'acquisto
di sua vita
ancora attiva e mai finita
in suo Vangelo
che, per chi crede, è la sola via al cielo.
Fra' Domenico Spatola: 29 giugno 2021 santi Pietro e Paolo
Autentiche colonne della Chiesa. Pietro è presente in tutti i vangeli con ruolo comprimario e a volte antitetico a Cristo per marcati segni chiaroscurali della sua pronunciata personalità. Figlio di Giovanni o di Giona viene nominato da Gesù, per somiglianze e appartenenze più appariscenti ai due personaggi. Gesù lo avrebbe voluto più somigliante a sé, e glielo chiederà in triplice edizione: mi ami? La risposta non è quella attesa, ma " ti voglio bene", mediato da un "tu lo sai". Egli infatti dopo il triplice rinnegamento non era più sicuro di sé stesso. Vuol mettersi a sequela del " discepolo amato", ma severo fu il monito: "Tu segui me". Più consapevolezza prende negli Atti, come pastore che deve confermare i fratelli nella fede, e primo lo stesso Paolo, chiamato a evangelizzare le Genti. Lo farà su percorsi interminabili e vie della Storia che segnerà con il suo Vangelo i secoli a venire, dopo avere portato il Vangelo nel cuore dell'Impero. La sua mistica ne fa il testimone dello Spirito e i suoi Scritti sono regalo alla Chiesa nascente che può orientare le sue linee identificanti nelle strutture il mistero di Cristo di cui è fiduciaria nel tempo. Possano i Santi Pietro e Paolo essere sempre meglio conosciuti, perché l'uno con le Chiavi della misericordia e l'altro con la Parola, che come spada penetra nelle profondità del mistero annunciato.
Fra' Domenico Spatola
Dipinto di Guido Reni
sabato 26 giugno 2021
Fra' Domenico Spatola: "La figlia dorme!"
non priva
di folla lungo il mare,
Gesù stava ad aspettare.
Giairo venuto da sinagoga
lo pregò con foga:
"Mia figlia sta morendo:
vieni correndo,
a imporre la tua mano
e suo corpo sarà sano!"
Andò anche la folla
che non lo molla.
Quando, una donna che, da dodici anni
pativa danni
di perdite di sangue
fino a rimanere esangue
per dottori
che le facean fuori
il denaro
mentre in lei amaro
restava il desio
e di guarire il sogno pio.
Accostatasi a Gesù,
disse: "Basta che più
gli tocco il lembo del mantello
che m'accadrà quello
che ho aspettato invano".
Gesù avvertì la mano:
e disse: "Chi m'ha toccato?"
Qualcuno da "insensato"
allor lo reputò:
"Tanta è la folla e vuoi chi ti toccò?"
La donna si fè avanti
e disse a tutti quanti
d'essere guarita
dall'antica sua ferita
E Gesù, a lei prostrata,
disse: "la fede t'ha salvata!"
Andò e da gente invasa
di Giairo vide la casa:
ma la figlia ch'era morta
presto sarà risorta.
Tutti ei fece uscire
per farla sol dormire.
Da ognun fu derisione
e, venendo a conclusione,
con lucida sua mente
Gesù disse alla dormiente:
L'udito in lei s'affina
e mossasi dal letto
incontrò in Gesù il diletto.
Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della XIII Domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 5, 21-43
Un nuovo passaggio in barca e Gesù raggiunse la sponda occidentale del mare di Tiberiade, abitata da Ebrei. La folla si stringevs a lui, ed egli sulla riva additava a tutti il mare per l'universalismo del suo messaggio. Favoriva in tal modo l'incontro di Israele con le "isole", come venivano chiamate dal profeta Isaia (cap. 49) le terre dei pagani. La scena si animò all'arrivo di Giàiro, il capo della sinagoga. Era venuto a perorare la salute della figlia "dodicenne" in fin di vita. Da collega di coloro che avevano scomunicato Gesù, avrà suscitato qualche disagio o mugugno tra gli astanti. Ma in quel momento agiva come padre. Prostratosi, implorò Gesù: "Vieni a imporre le mani a mia figlia, gravemente malata, perché sia salva e viva!" Gesù lo seguì. Frattanto sorprese tutti, lungo il tragitto, una donna che, da dodici anni, pativa perdite di sangue. Aveva sentito parlare di Gesù, e come sua ultima speranza, lo inseguiva tra la folla, persuasa che se avesse potuto toccare il lembo del suo mantello sarebbe guarita. Aveva infatti perduto soldi e speranza con medici incapaci, per "dodici" anni. Il numero, nella penna dell'evangelista, ammiccava a Israele: dodici erano infatti le sue Tribù. E questo era il numero degli anni della infermità della donna e della età della figlia di Giairo. Denunciava così il legalismo imperante in Israele, come causa di sofferenza e di morte. Toccato a fatica il lembo del mantello di Gesù, la donna sentì arrestarsi l'emorragia, mentre Gesù avvertiva uscire da sé una energia. "Chi mi ha toccato?" domandò, con grande stupore di tutti quelli che provarono anche a ridicolizzarlo, essendo grande la ressa della gente che lo attorniava. Ma la donna, come stanata, uscì dal riserbo e dichiarò la sua fede. Gesù la elogiò ritenendola "causa" della sua salvezza. Dalla casa di Giàiro intanto, qualcuno portava la notizia che "la fanciulla era morta". Intendeva così fermare l'inutile corteo. Ma Gesù invitò il padre a credere e, contro l'evidenza, dichiarò: "la fanciulla non è morta, ma dorme". A casa le prefiche e i suonatori di flauti facevano rituali lamenti, ma Gesù li volle allontanati ed entrò, con i discepoli di sempre, in quella che, da stanza dei genitori, era diventata "camera ardente". Gesù, rivolto alla ragazza, disse: "Talita kum!". E, come chi chiede la mano alla futura sposa alla presenza dei genitori e dei testimoni prescelti, le diede la sua, invitandola ad alzarsi. L'offerta fu nuziale. E, con gesto da "Sposo", Gesù impalmava l'Umanità.
Fra' Domenico Spatola
mercoledì 23 giugno 2021
Fra' Domenico Spatola: 24 giugno 2021, nascita di San Giovanni Battista
Fra' Domenico Spatola: 24 giugno 2021, san Giovanni Battista
vien San Giovanni,
il profeta
che a meta
additò in Gesù l'agnello
chè degli uomini sia modello.
Del Battista, a coraggio,
il messaggio
fu annunciato,
e, dove il Cristo battezzato,
a lui chiesero del Messia.
"Non pensiate che io lo sia!"
Ei rispose con riluttanza
a chi chiedea con arroganza.
"Io infatti non son degno
di sottrarre a Gesù il Regno,
ch'è lo Sposo della sposa
e nessun altro infatti osa".
Che Giovanni fu austero
fu del Cristo il sincero
elogio in verità
reso a lui per onestà.
Oggi è il giorno in cui ei nasce
e la Chiesa venera in fasce
lui che da Dio fu inviato
perché venisse additato
chi è l'Agnello e il Pastore
del suo gregge il Salvatore.
Del Battista vita lesta
perché per Cristo offrì la testa
al tiranno che l'avea perduta
per Salome "la prostituta".
Essa ballò da mane a sera
ammaliandolo qual sirena
sì da offrirle metà del regno.
Ma non volle altro pegno
che il vassoio con la testa
del Battista che per la festa
di Erode, il re matto,
quello fu il macabro piatto.
San Giovanni, che dello Sposo
fu l'amico più amoroso,
faccia sì che a convinzione
sia la nostra conversione.
sabato 19 giugno 2021
Fra' Domenico Spatola: Quella sera... fu bufera
quella sera,
quando appetiva
a Gesù l'opposta riva.
Intanto come colla
a lui era la folla,
ed ei la congedò
e con i suoi s'imbarcò.
Agivano di lor testa
e invece fu tempesta
e grande baraonda
del mare che sua onda
versò in barca
che d'acqua non fu parca.
Gesù dormiva a poppa:
"Non vedi che ci accoppa
il mare sì agitato?"
Con fare angosciato,
gli dissero a spavento
per il mare e per il vento.
Svegliatosi dal sonno
domò allor qual tonno.
il vento che cessò
e il mare s'acquietò
Rivolto ai seguaci
li vide non audaci
e chiese: "Perché,
non avete fede in me?"
Ma essi con timore
chiedean se il Signore
ei fosse per l'obbedienza
a sua divina onnipotenza!
Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Dodicesima domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 4, 35-41
domenica 13 giugno 2021
Fra' Domenico Spatola: Ode a Sant'Antonio di Padova
stesso desco
condivise a ideale
contro il male.
Dal mare
a predicare
venne ai Minori,
ad annunciar tesori
del mistero,
col sincero
suo sermone
che ormone
fu a pesci tanti
tra le onde fluttuanti.
Ma di fede la misura
superò contro natura
con la mula inchinata
alla Ostia consacrata.
Ezzelino, prepotente,
denunciato da demente
per l'offesa al Creatore,
e del cuore
dell'avaro
indicò dove più caro
tenea tesoro:
tra l'argento e tanto oro.
Sant'Antonio ci protegge
dalle bombe e dalle schegge
e, a segno del suo amore,
fa a noi dono del suo cuore.
sabato 12 giugno 2021
Fra' Domenico Spatola: "Qual il segno per parlar del Regno?"
nel seme ha il segno.
Un uomo lo getta sul terreno
e di vita cresce pieno.
Dorma o vegli, giorno e notte
il seme cresce e non fa lotte:
senza dunque la fatica
sullo stelo piena è la spiga,
e quando di frutto è già matura
per la falce è mietitura".
Poi disse con novel ingegno:
"A che paragonerò il Regno?
Alla senape, il cui granello
tra i semi è piccolo e tenerello,
ma seminato nel terreno
come alieno
cresce nell'orto
e tra tutti è il meno corto,
così che uccelli d'altri lidi
tra suoi rami fanno i nidi"
Con parabole facea scuola
per annunciare la Parola,
nè usava altra maniera,
ma solo ai suoi spiegava a sera.
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Undicesima domenica del tempo ordinario (anno B): Matteo 4, 26-34
Gesù provò ancora, con parabole, a rendere comprensibile il suo messaggio. Sapeva che la gente era stata educata a nutrire le attese di rivalsa su tutte le Nazioni. Il "Regno" annunciato da Gesù poteva apparire inaccettabile. Il genere della "parabola" era dunque arguzia che consentiva a Gesù di ricondurre, senza traumi gli interlocutori, al proprio punto di vista. La parabola dei "quattro terreni" aveva significato le diverse risposte del terreno. Ad essa Gesù fece seguire quella del seme che manifesta le sue potenzialità. Il contadino lo getta nel terreno e, senza ansia, ne rispetta i tempi della maturazione: "prima spunta lo stelo, poi la spiga nello stelo e infine il chicco pieno nella spiga". Il frutto maturo infine "si consegna", e "la falce" fa la sua parte della allegra "mietitura". Tale è la maturazione di chi "si offre" quando raggiunge il compimento della crescita. Così aveva fatto il Battista e altrettanto farà Gesù offrendo pienezza di dono. La maturazione individuale di ciascuno consente quella collettiva del Regno. Con "la parabola della senape", Gesù evidenzia gli effetti del seme e di coloro che lo accoglieranno. Scandalosamente minimalista poteva apparire l'umiltà del modello: il chicco di senape, era troppo piccolo per confrontarlo al Regno. Cresce nell'orto ma diventa, tra gli ortaggi, il più alto. L'immagine contrastava volutamente con quella del cedro del Libano usata da Ezechiele, più atto a descrivere di Israele il Regno davidico per gli alti monti su cui cresce e rami da dominare gli uccelli, dove sono adombrati i pagani, che vi nidificano, sottomessi, all'ombra. La senape adottata da Gesù a immagine del Regno, cresce nell'orto e non mostra attitudini al dominio. I pagani, come gli uccelli ghiotti dei suoi semi, potranno trovarvi nutrimento. Se tuttavia le parabole servivano per evitare traumi alla gente, ai discepoli il messaggio andava chiarito e, in privato, spiegata ogni cosa.
Fra' Domenico Spatola
giovedì 10 giugno 2021
Fra' Domenico Spatola: Cuore di Gesù
con tuo dito
a me
dici perché
di tuo dolore.
Ferita del cuore
apre a me cielo
e del vangelo
mi rendi tuo amico
A te dall'antico
affido mio amore
che esplode dal cuore
e dice perdono
a chi a suono
tua Parola
e lega mio amore
al dolce tuo Cuore.
11 giugno 2021, venerdì del Sacratissimo Cuore di Gesù: Giovanni 19, 31-37
La "Parasceve" per gli Ebrei era vigilia di Pasqua, memoriale annuale di liberazione dall'Egitto vissuto con scrupolo ossessivo di "purità" legale, per cui numerosi erano gli ostacoli. Quel giorno, i corpi crocifissi andavano rimossi e, se non ancora "morti", gli si spezzavano le gambe per affrettarne il decesso. Capitò ai crocifissi con lui, ma, per Gesù, superfluo fu il "crurifragio". Era già morto. Un soldato tuttavia, con la lancia, perforò il fianco destro, dal quale sgorgò, come da sorgente vitale, sangue ed acqua. Fu illuminazione per l'evangelista che testimoniò dello Spirito i simboli della Chiesa: l'acqua del battesimo e il Sangue della Eucaristia. Se dalla costola di Adamo era nata Eva, da quella di Gesù nasceva la Chiesa cui il Cristo portava in dote il Sangue. Fu ermeneutica della Scrittura che parlando dell'Agnello pasquale asseriva che "non gli sarebbe stato spezzato alcun osso". Era Gesù "il vero Agnello" ma anche "l'autentico Pastore". A lui "il Guaritore ferito", volgeranno lo sguardo quanti anelano a libertà.
Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Dipinto di Simone Martini
sabato 5 giugno 2021
Fra' Domenico Spatola: Condividiamo amore.
Tu ti facesti Pane,
e a comun destino
ti offristi Vino.
Tuo sangue
su mensa langue
a garantir perdono:
speciale fu il dono
della nuova Alleanza.
Essa, che da morte scanza,
e dal peccato,
fu il tuo ritrovato.
Eravam perduti
ma ora, convenuti
a scuola del tuo cuore,
condividiamo amore.
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo del "Corpo e del Sangue del Signore": Marco 14, 12-16.22-26
22 Mentre mangiavano, Gesù prese del pane; detta la benedizione, lo spezzò, lo diede loro e disse: «Prendete, questo è il mio corpo». 23 Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero. 24 Poi Gesù disse: «Questo è il mio sangue, il sangue del patto, che è sparso per molti. 25 In verità vi dico che non berrò più del frutto della vigna fino al giorno che lo berrò nuovo nel regno di Dio».
26 Dopo che ebbero cantato l'inno, uscirono per andare al monte degli Ulivi.