Volli emigrare, lontano, tra stelle, e guardare da quelle la terra vitale: la vidi sbocciare, qual rosa a dolore... e compresi l'amore. - Fra Domenico Spatola.
sabato 25 febbraio 2023
Fra' Domenico Spatola: È morto Maurizio Costanzo
Fra' Domenico Spatola: Tentato, fugasti
nel deserto
fu l'affronto
nel confronto
da combattente
contro il demente
che ti chiedeva alleato
e scudiero suo a lato.
La pietra volea pane
e non era tra le sane
cose da offrire,
perché Parola, a tuo dire,
sazia e ne avanza
a chi di fede danza.
Poi da sacro tetto
di tutti al cospetto
dovevi gettarti,
perché a salvarti
solo angeli a soccorso.
Ma fu senza rimorso
non lasciarti irretire,
perché a Dio obbedire
imponevi e non tentarlo.
E fu tarlo
al satana offeso,
che preso,
ti avea e sul monte
ti collocò a fronte,
e ti promise il mondo
a tutto tondo
solo se prostrato
a lui eri umiliato.
Suonò risposta
la tua, per la tosta
faccia del satanasso
da te fugato in gran sconquasso.
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Prima Domenica di Quaresima (anno A): Matteo 4,1-11
"Allora" Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto. Era conseguenza del battesimo ricevuto da Giovanni, durante il quale aveva ricevuto l'investitura messianica da "servo sofferente". L'intera sua vita avrà come suo "logo" il deserto. Vi compirà l'Esodo dal mondo fino alla Croce. Le "tentazioni" sono gli ostacoli che gli opporranno i servi della religione che infine lo condanneranno a morte, per non essersi piegato alle loro provocazioni. In ciascuna delle "tre tentazioni" è l'ideologia del potere e della avidità, avversaria a quella umile e disponibile del "Figlio dell'uomo" fin dall'investitura battesimale. Alla "fame di pane", contrapposta è quella della Parola, il nutrimento per lo spirito, efficace perché "uscita dalla bocca di Dio". Alla spettacolarità di gettarsi dal tetto del tempio per interrompere incolume le leggi della natura, da creare illusione e fare meravigliare, Gesù contesta alla religione la prooria estraneità. Le dinamiche della fede, richiesta al credente, impegnano coerenza alla condizione umana. "Non tentare il Signore!", fu la sua tranciante risposta. Ma la terza fu tentazione anticipatrice di quelle future. Il Satana glu offriva dal monte altissimo tutti i regni del mondo, a condizione che rinunciasse alla libertà e si lasciasse coinvolgere dall'avidità e dalla bramosia del potere. Gesù cacciò l'avversario, perché "solo Dio va adorato e servito".
Fra' Domenico Spatola
sabato 18 febbraio 2023
Fra' Domenico Spatola: Come il Padre del cielo...
parlò nostro Signore:
"Vendetta...
fu detta
con 'occhio per occhio',
ma è da Pinocchio...
o con 'dente per dente'
che è pure demente.
Resta più saggio
non opporsi al malvagio;
e se schiaffo ti dà,
tagliala là.
Ciò pure vale
se in tribunale
ti vuole portare,
perché, levare
ti vuole la veste.
Siano più leste
le tue facoltà
e anche il mantello lasciagli là.
A chi per un miglio
ti vuole coniglio,
fagliene due
e sarai come un bue.
Da’ a chi ti chiede,
e mantieni tua fede
e se è nel dirupo
non essergli lupo.
Sarete felici
se amerete i nemici
come il Padre, che il sole
splendente egli vuole
su buoni e retrivi.
Se odiate i cattivi
qual merito avrete?
Pubblicani sarete.
E il saluto?
sia il comune tributo
per esser perfetti
e senza difetti,
come il Padre del cielo
che per voi non ha più il velo.
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Settima domenica del tempo ordinario (anno A): Matteo 5, 38-48
Perfetti come il Padre? Esplicita Luca: "misericordiosi come il Padre". Anche Matteo infatti parla della sua bontà verso i buoni e i cattivi, sui quali fa sorgere equamente il sole, e fa cadere la pioggia. L'invito alla perfezione, per Matteo era l'offerta alternativa ad una società che conosceva la vendetta. In realtà, quella professata ("occhio per occhio") aveva segnato un passo avanti, su quanti si ispiravano ancora a Lamec, il discendente di Caino che pretendeva per sé una vendetta "settanta volte sette", che voleva dire "sempre". Ma quella sarà la cifra che Gesù destinerà al perdono. L'invito infatti era a non opporsi alla violenza, anche nei confronti di chi dà uno schiaffo. La violenza va disinnescata, per non generarne altra. Il potere del male, secondo Gesù, non deve superare quello di compiere il bene. L'amore non può che essere illimitato. Dato anche al nemico, che la prescrizione antica comandava di odiare. Quel odio veniva giustificato, perché ritenuto l'odio che Dio stessi riservava al peccatore. Così si legge anche in qualche Salmo. Il verbo scelto da Gesù, tra una vasta gamma di sinonimi nella lingua greca, è "agapào", perché è Amore non da risposta ai meriti dell'altro, ma ai suoi bisogni. Nella categoria della "gratuità" fino a trasformarsi in amore anche per i persecutori". Ciò fa assomigliare al Padre, il cui amore arriva a tutti, anche ai suoi nemici. Egli infatti fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni, non discriminando alcuno. Essere "perfetti" vuole dire essere buoni sempre, e così intrecciare la propria vita con quella di Dio, e in tal modo l'uomo consentirà a lui di essere Padre in ogni evento della vita.
Fra' Domenico Spatola
lunedì 13 febbraio 2023
Fra' Domenico Spatola: Amore
Se lo chiedi a me,
tanti son pensieri,
tutti sinceri.
È uno spiccico che sale,
e puntuale
ti afferra e ti trasporta.
L'amore non ha scorta,
viene solo, e quando viene,
sai che pene
in fondo al cuore?
Forse ciò vuol dire amore?
Quando vedo innamorati
con gli occhi illuminati,
dico loro: "Che fortuna,
sognerete anche la luna.
E se vita a volte è amara,
l'amor vi unisce e non separa!".
Ogni dì lo tieni in conto,
mai però ti senti pronto,
perché il bello dell'amore
è ogni giorno dare il cuore,
come segno
da gran pegno
che la vita ha regalato
e l'amore ha meritato.
venerdì 10 febbraio 2023
Fra' Domenico Spatola: Ciò che vale...
Gesù, fai scuola.
Insegni ch'è beato
e pure coronato,
chi è più giusto
di chi non ha gusto
di bellezza
e neppure, a tua mitezza,
evita rancore.
Beato chi, in cuore,
il verbo amare
sa coniugare
con ciò che più vale
a suo ideale.
Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Sesta domenica del tempo ordinario (anno A): Matteo 5, 20-37
venerdì 3 febbraio 2023
Fra' Domenico Spatola: "Voi siete sale e luce del mondo"
ai suoi da maestro:
"Voi siete il sale.
Ma se non più vale
perché perde sapore,
qual onore
a lui si darà?
Sarà
calpestato,
e lo stesso è indicato
per lucerna sul monte,
di splendore non fonte
se sotto il moggio,
sarà suo alloggio.
Sul candeliere
"lumière"
farà a quelli di casa
se evasa
sara vostra luce
che sola conduce
al Padre dei cieli
perché a ognuno si sveli".
Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Quinta domenica del tempo ordinario (anno A): Matteo 5,13-16
Gesù, elevate le "Beatitudini" a specifico Trattato di Alleanza, chiese ai discepoli d'esserne i garanti. Li assimilò al "sale della terra" e alla "luce del mondo". Immagini di grande vivacità. I testamenti venivano confezionati spargendovi il sale. Gesù chiedeva ai discepoli di garantire il suo con la vita. Ma se il sale perdesse sapore? Snaturata la sua funzione, non renderebbe sapido il cibo, né garantirebbe immortalità. Servirebbe solo a prosciugare pozzanghere perché chi vi cammina lo possa calpestare. La "luce" è l'altro referente di ispirazione. Non va nascosta la lucerna accesa. Sua funzione è illuminare rendendosi visibile come la città sul monte. Non va dunque nascosta sotto il moggio. Suo posto è sul candelabro, nel centro della casa per fare luce. Stessa del discepolo di Gesù la mansione: "risplendere davanti agli uomini a glorificazione del Padre". Il frutto della luce sono le opere buone che tutti possano vedere.
Fra' Domenico Spatola