sabato 25 febbraio 2023

Fra' Domenico Spatola: È morto Maurizio Costanzo

Lo conoscevo come tutti, in televisione. Lo sentivo compagno della sera per favorire il sonno. Lo spettacolo era assicurato, dallo Show che portava il suo stesso nome, ai Parioli, in Roma. Era la passerella per tanti più o meno conosciuti. Tutto all'insegna dell'improvvisazione. La scaletta la teneva in mano il conduttore, e come una bacchetta la impiegava da direttore d'orchestra, per fare parlare gli strumenti.  Tutto spontaneo, a capriccio del direttore. Forse lo era, o forse no. Piaceva la sua domanda. Perché farla era più difficile che dare la risposta.  Scoprì geni in campo artistico, e sventò mezzecannucce. Guidava in maniera a dir poco intelligente, e con brillantezza e umanità per non umiliare nessuno.  Si era affacciato, negli anni Settanta, con "Bontà loro!". Erano incontri da lui maturati in grande valore. Intervistava le cariatidi del cinema e del teatro. Ma anche della politica e della vita semplice. Con sobrietà orientava, da sornione, sua caratteristica brillante. Gli si voleva bene, e l'appuntamento con lui, nella seconda parte della serata, a preludio per la notte, era imperdibile. Le informazioni sul mondo le dava da professionista geniale e inimitabile, con attenzione alla sensibilità di chi guardava dallo schermo. Pestò i piedi alla mafia, e quella si volle vendicare. Ma fu fortuna anche per noi potercelo godere per altri decenni, per il fallito attentato. Da tempo piu recente si era defilato, e perciò il suo programma era guardato con interesse. Che dirgli? Maurizio, ho solo un rimpianto non averti incontrato di presenza. Tu c'eri per me, ma non sapevi chi io fossi. È mancata l'occasione. Conobbi di presenza Roberto Gervaso, grande scrittore e uomo di adamantina coerenza. Lo incontrai a Palermo a casa della moglie. Quel ricordo mi è caro ancora,  e lo custodisco gelosamente, come quando si incontrano i grandi dell'Umanità anche per una volta sola. Oggi mi amareggio lo stesso per te, grande Maurizio, perché anche l'unica occasione mi è mancata. Vai con Dio e tra le sue braccia sperimenta anche tu quanto hai fatto con noi, nostalgicamente grati ad applaudirti.

di Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Tentato, fugasti

Gesù, sofferto,
nel deserto
fu l'affronto
nel confronto
da combattente 
contro il demente
che ti chiedeva alleato
e scudiero suo a lato.
La pietra volea pane
e non era tra le sane
cose da offrire,
perché Parola, a tuo dire,
sazia e ne avanza
a chi di fede danza.
Poi da sacro tetto
di tutti al cospetto
dovevi gettarti,
perché a salvarti
solo angeli a soccorso.
Ma fu senza rimorso
non lasciarti irretire,
perché a Dio obbedire 
imponevi e non tentarlo.
E fu tarlo
al satana offeso,
che preso,
ti avea e sul monte
ti collocò a fronte,
e ti promise il mondo 
a tutto tondo
solo se prostrato
a lui eri umiliato.
Suonò risposta
la tua, per la tosta
faccia del satanasso
da te fugato in gran sconquasso.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Prima Domenica di Quaresima (anno A): Matteo 4,1-11

1
 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. 2 E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. 3 Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane». 4 Ma egli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
5 Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio 6 e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,
ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,
perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede».
7 Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:
Non tentare il Signore Dio tuo».
8 Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: 9 «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai». 10 Ma Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto:
Adora il Signore Dio tuo
e a lui solo rendi culto».
11 Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.

"Allora" Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto. Era conseguenza del battesimo ricevuto da Giovanni, durante il quale aveva ricevuto l'investitura  messianica da "servo sofferente". L'intera sua vita avrà come suo "logo" il deserto. Vi compirà l'Esodo dal mondo fino alla Croce. Le "tentazioni" sono gli ostacoli che gli opporranno i servi della religione che infine lo condanneranno a morte, per non essersi piegato alle loro provocazioni. In ciascuna delle "tre tentazioni" è l'ideologia del potere e della avidità, avversaria a quella umile e disponibile del "Figlio dell'uomo" fin dall'investitura battesimale. Alla "fame di pane", contrapposta è quella della Parola, il nutrimento per lo spirito, efficace perché "uscita dalla bocca di Dio". Alla spettacolarità di gettarsi dal tetto del tempio per interrompere incolume le leggi della natura, da creare illusione e fare meravigliare, Gesù contesta alla religione la prooria estraneità. Le dinamiche della fede, richiesta al credente, impegnano coerenza alla condizione umana. "Non tentare il Signore!", fu la sua tranciante risposta. Ma la terza fu tentazione anticipatrice di quelle future. Il Satana glu offriva dal monte altissimo tutti i regni del mondo, a condizione che rinunciasse alla libertà e si lasciasse coinvolgere dall'avidità e dalla bramosia del potere. Gesù cacciò l'avversario,  perché "solo Dio va adorato e servito".

Fra' Domenico Spatola 


sabato 18 febbraio 2023

Fra' Domenico Spatola: Come il Padre del cielo...

Con questo tenore 
parlò nostro Signore:
"Vendetta...
fu detta
con 'occhio per occhio',
ma è da Pinocchio...
o con 'dente per dente'
che è pure demente.
Resta più saggio
non opporsi al malvagio;
e se schiaffo ti dà,
tagliala là.
Ciò pure vale
se in tribunale
ti vuole portare,
perché, levare
ti vuole la veste.
Siano più leste
le tue facoltà 
e anche il mantello lasciagli là.
A chi per un miglio
ti vuole coniglio,
fagliene due
e sarai come un bue.
Da’ a chi ti chiede, 
e mantieni tua fede
e se è nel dirupo
non essergli lupo.
Sarete felici
se amerete i nemici
come il Padre, che il sole
splendente egli vuole
su buoni e retrivi.
Se odiate i cattivi
qual merito avrete?
Pubblicani sarete.
E il saluto?
sia il comune tributo 
per esser perfetti
e senza difetti,
come il Padre del cielo
che per voi non ha più il velo.

Fra' Domenico Spatola 


Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Settima domenica del tempo ordinario (anno A): Matteo 5, 38-48

8
 Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente39 ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; 40 e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41 E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. 42 Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle.
43 Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; 44 ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, 45 perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. 46 Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47 E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48 Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

Perfetti come il Padre? Esplicita Luca: "misericordiosi come il Padre". Anche Matteo infatti parla della sua bontà verso i buoni e i cattivi, sui quali fa sorgere equamente il sole, e fa cadere la pioggia. L'invito alla perfezione, per Matteo era l'offerta alternativa  ad una società  che conosceva la vendetta. In realtà, quella professata ("occhio per occhio") aveva segnato un passo avanti, su quanti si ispiravano ancora a Lamec, il discendente di Caino che pretendeva per sé una vendetta "settanta volte sette", che voleva dire "sempre". Ma quella sarà la cifra che Gesù destinerà al perdono. L'invito infatti era a non opporsi alla violenza, anche nei confronti di chi dà uno schiaffo. La violenza va disinnescata, per non generarne altra. Il potere del male, secondo Gesù, non deve superare quello di compiere il bene. L'amore non può che essere illimitato. Dato anche al nemico, che la prescrizione antica comandava di odiare. Quel odio veniva giustificato, perché ritenuto l'odio che Dio stessi riservava al peccatore. Così si legge anche in qualche Salmo. Il verbo scelto da Gesù, tra una vasta gamma di sinonimi nella lingua greca, è "agapào", perché è Amore non da risposta ai meriti dell'altro, ma ai suoi bisogni. Nella categoria della "gratuità" fino a trasformarsi in amore anche per i persecutori". Ciò fa assomigliare al Padre, il cui amore arriva a tutti, anche ai suoi nemici. Egli infatti fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni, non discriminando alcuno. Essere "perfetti" vuole dire essere buoni sempre, e così intrecciare la propria vita con quella di Dio, e in tal modo l'uomo consentirà a lui di essere Padre in ogni evento della vita.

Fra' Domenico Spatola

lunedì 13 febbraio 2023

Fra' Domenico Spatola: Amore

Cosa è?
Se lo chiedi a me, 
tanti son pensieri,
tutti sinceri.
È uno spiccico che sale,
e puntuale
ti afferra e ti trasporta.
L'amore non ha scorta,
viene solo, e quando viene,
sai che pene
in fondo al cuore?
Forse ciò vuol dire amore?
Quando vedo innamorati
con gli occhi illuminati,
dico loro: "Che fortuna,
sognerete anche la luna.
E se vita a volte è amara,
l'amor vi unisce e non separa!".
Ogni dì lo tieni in conto,
mai però ti senti pronto,
perché il bello dell'amore
è ogni giorno dare il cuore,
come segno 
da gran pegno
che la vita ha regalato
e l'amore ha meritato.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 10 febbraio 2023

Fra' Domenico Spatola: Ciò che vale...

Di tua Parola
Gesù, fai scuola.
Insegni ch'è beato
e pure coronato,
chi è più giusto 
di chi non ha gusto
di bellezza
e neppure, a tua mitezza,
evita rancore.
Beato chi, in cuore,
il verbo amare
sa coniugare
con ciò che più vale
a suo ideale.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Sesta domenica del tempo ordinario (anno A): Matteo 5, 20-37

20 Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.21 Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. 22 Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
23 Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24 lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
25 Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. 26 In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!
27 Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; 28 ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.
29 Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. 30 E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.
31 Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio; 32 ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
33 Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; 34 ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; 35 né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. 36 Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37 Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.
38 Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; 39 ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; 40 e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41 E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. 42 Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle.
43 Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; 44 ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, 45 perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. 46 Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47 E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48 Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

Avevano impressionato, e negativamente, le "Beatitudini", anche i discepoli che avevano sognato un'era di splendore per arricchirsi. Gesù invece  aveva parlato di "farsi poveri per condividere". Da qui, a difesa, l'affermazione di Gesù, che il suo messaggio ha radici nell'Antico Testamento, che egli è venuto ad attualizzare, e non ad "abolire". Rivendica al suo messaggio il coronamento a beneficio dell'intera umanità. Chiama "Regno dei cieli", la attuazione del progetto dove i suoi comandamenti sono "minimi" a confronto di quelli numerosi quanto faticosi dell'antica Legge. Il "Regno dei cieli" invece, che non si qualifica emanando norme, comunica lo Spirito Santo, che è l'Amore. Gesù passa a descriverne le qualità confrontandole con quella degli antichi, riscritta da scribi e farisei: "Avete inteso che fu detto, ma io vi dico...". Gesù non vuole osservanza formale, ma "sincerità del cuore". Non basta quindi "non uccidere", non si deve giudicare il fratello, né adirarsi contro di lui, né offenderlo, come "stupido" o "pazzo". La Geenna è la deriva da fallimento totale di vita. La relazione tra fratelli è sensibile da obbligare a sospendere l'offerta, che si sta facendo all’altare, e andarsi a riconciliare. La pace tra i suoi, va cercata per non finire davanti al giudice. Va privilegiata la pace nella Comunit e con molta sensibilità e rispetto tra uomo e donna senza lasciare vincere gli istinti ingiusti e passionali. I desideri simboleggiati dagli occhi, le opere dalle mani e i progetti dalle scelte di vita, costruiranno l'identikit del discepolo.
Infine: "Non giurare mai!  Deve bastare la parola!".

Fra' Domenico Spatola

venerdì 3 febbraio 2023

Fra' Domenico Spatola: "Voi siete sale e luce del mondo"

Chiedeva estro
ai suoi da maestro:
"Voi siete il sale.
Ma se non più vale 
perché perde sapore,
qual onore 
a lui si darà? 
Sarà 
calpestato, 
e lo stesso è indicato
per lucerna sul monte,
di splendore non fonte
se sotto il moggio, 
sarà suo alloggio.
Sul candeliere 
"lumière"
farà a quelli di casa
se evasa
sara vostra luce
che sola conduce 
al Padre dei cieli
perché a ognuno si sveli".

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Quinta domenica del tempo ordinario (anno A): Matteo 5,13-16

13 Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
14 Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, 15 né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. 16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.

Gesù, elevate le "Beatitudini" a specifico Trattato di Alleanza, chiese ai discepoli d'esserne i garanti. Li assimilò al "sale della terra" e alla "luce del mondo". Immagini di grande vivacità. I testamenti venivano confezionati spargendovi il sale. Gesù chiedeva ai discepoli di garantire il suo con la vita. Ma se il sale perdesse sapore? Snaturata la sua funzione, non renderebbe sapido il cibo, né garantirebbe immortalità.   Servirebbe solo a prosciugare pozzanghere perché chi vi cammina lo possa calpestare. La "luce" è l'altro referente di ispirazione. Non va nascosta  la lucerna accesa. Sua funzione è illuminare rendendosi visibile come la città sul monte. Non va dunque nascosta sotto il moggio. Suo posto è sul candelabro, nel centro della casa per fare luce. Stessa del discepolo di Gesù la mansione: "risplendere davanti agli uomini a glorificazione del Padre". Il frutto della luce sono le opere buone che tutti possano vedere.

Fra' Domenico Spatola