venerdì 26 gennaio 2024

Fra' Domenico Spatola: Tue intenzioni...

Gesù, vidi tua foga, 
quando in sinagoga, 
con nuovo  linguaggio
davi coraggio. 
Inedito per ognuno,      
da nessuno
infatti udito
e prima del tuo rito
mai ascoltato.
Ma dalla folla un esaltato, 
insofferente, 
ti volle subito sergente
alla guida d'Israele. 
Già sciolte eran però tue vele,
al nuovo vento
dall'intento
dell'universal salvezza.
Con prontezza
a lui parlasti 
e, negando d'Israele i fasti, 
comandavi a lui di tacere. 
Altre eran austere
tue intenzioni:
salvare tutte le Nazioni.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Quarta domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 1,21-28

 

21 Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. 22 Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. 23 Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: 24 «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio». 25 E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo». 26 E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27 Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!». 28 La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.


 Accadde a Cafarnao. 
Come ogni sabato, anche quella volta, Gesù si recò nella sinagoga per insegnare. Delle Scritture liturgiche, commentava il testo del Profeta, su richiesta dell'arcisinagogo.  L'assemblea  ascoltava e si stupiva per l'autorevolezza con cui Gesù insegnava. Non era la solita solfa dei loro maestri che, citando le sentenze degli antichi, davano risposte improprie e anacronistiche ai problemi attuali della gente. Invece Gesù contraddiceva quel metodo, che si registrava comune a tutte le scuole rabbiniche. Perciò la gente ne usciva insoddisfatta. Tra i presenti però un tale dissentiva rumoreggiando. L'anonimato riservatogli dall'evangelista lo fa rappresentante di categoria. Rimproverò rabbiosamente Gesù. Il suo disaccordo con lui verteva sui contenuti del "nuovo" circa "il messianismo davidico". Era quello che, secondo gli scribi, avrebbe dovuto portare Israele a dominare su tutti i popoli.
Rinfacciò a Gesù le origini "da Nazareno", allusive all'irredentismo patriottico, avverso agli invasori romani e professato ampiamente in zone come Nazaret, suo villaggio. Lo implorava di collocarsi da quella parte.
Il duello fu verbale ma non facile. Gesù gli intimava di tacere e di liberarsi da quella ideologia "impura". Alla fine, il cedimento dell'ossesso, che cadde quasi morto, destò stupore nei presenti, che del fatto diffusero la notizia in tutta la Galilea.

Fra' Domenico Spatola 

sabato 20 gennaio 2024

Fra' Domenico Spatola: Segno del Regno



Gesù, da barca
la pesca mi fu parca. 
Ammainai la vela
e venni a sequela.
Accolsi l'invito
dallo stesso dito, 
con cui Simone e Andrea 
chiamavi in Galilea.
Non mi volevi pescatore, 
ma della gente salvatore
e dar felice sorte, 
liberando dalla morte. 
Fu per me il segno:
maturato per il Regno.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Terza domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 1,14-20

14
 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: 15 «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».
16 Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17 Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini». 18 E subito, lasciate le reti, lo seguirono. 19 Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. 20 Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.
 
Quando alle spalle del Battista, arrestato da Erode Antipa, si chiusero le porte del Macheronte, Gesù dovette lasciare la Giudea pericolosa. Andò nella più tollerante Galilea. Iniziò parlando dell'amore di Dio verso tutti, senza discriminazioni. Era il suo "Vangelo". Chiedeva solo conversione e "altra" modalità di relazione con il prossimo. Da fratelli. Era la sua "novità". Diffonderla capillarmente, necessitava di collaboratori. Gesù li cercò sulla riva del "Mare" di Galilea. Chiamò due fratelli. Simone e Andrea che, da pescatori, gettavano le reti in mare. L'azione era mortifera per i pesci. Gesù argomentò per cambiarne funzione. Chiedeva ai due di farsi "pescatori di uomini". Salvare cioè la gente dai gorghi del male. Fu dono  anche per lui l'accoglimento generoso e libero di loro che lasciarono le reti per seguirlo. Poco oltre, trovò altri due fratelli. Erano Giovanni e Giacomo. Di loro si dice il patronimico: "di Zebedeo". Ne indicava appartenenza familistica ebraica, nel chiuso della barca, dove, con il padre e i garzoni, stavano a riparare le reti. Visioni ristrette e autoreferenziate dunque, per cui dirompente suonò l'invito a sequela, impegnando alla scelta traumatica. Risposero disponibili al cambiamento. Lasciarono il padre per far parte della "famiglia di Gesù", dove tutti i membri sono chiamati "fratelli".

Fra' Domenico Spatola 

domenica 14 gennaio 2024

Fra' Domenico Spatola: 15 gennaio 1993: ricordo di mamma



Ogni anno stessa fitta, 
di quando, afflitta 
andavi, 
per la prole che lasciavi
e, con fede, in preghiera, 
l'affidavi quella sera.
Dato il tuo, 
aspettavi il suo
divino aiuto. 
Stetti muto, 
a te accanto. 
Risposi in pianto
al cuore tuo sveglio, 
che, quella volta, il meglio
dava col sorriso, 
ultimo, da paradiso... 

di Domenico Spatola

venerdì 12 gennaio 2024

Fra' Domenico Spatola: La Gloria cui credo...



Con Andrea e con l'altro, 
Gesù, feci lo scaltro
e mi misi a seguire. 
Provavo a udire
quel che a loro tu dicevi. 
Li volevi 
in tua dimora, 
nell'ora 
in cui il passato ch'era già vecchio, 
offriva a specchio, 
il "nuovo" che, a miraggio, 
mi davi a omaggio 
di ciò che finalmente vedo:
la Gloria in cui credo.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Seconda domenica del tempo ordinario (anno B): Giovanni 1,35-42

35
 Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36 e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». 37 E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38 Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». 39 Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
40 Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41 Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» 42 e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)».

Due discepoli di Giovanni, Andrea e un altro "anonimo", seguirono Gesù sulla spinta del primo maestro. Giovanni vedendo il Signore venire verso di lui, lo fissò, additandolo ai discepoli con il titolo evocativo della liberazione pasquale di Israele:
"Ecco l'Agnello di Dio!". I due, staccatisi dal Battista, seguirono Gesù, il quale, vistosi seguito, si voltò e chiese: "Che cosa cercate?". Volevano amicizia: "Dove dimori?". Ma per loro era già "il Maestro", lo avevano infatti chiamato "Rabbi". La risposta pronta fu un invito: "Venite e vedrete". Volle Gesù suscitare in loro la fede, perché dal dialogo con lui, avrebbero potuto parlare di lui. Tre verbi in successione, stigmatizzano la dinamica: "andarono, videro e rimasero". L'integrazione fu l'intimità sul modello di quella del Padre con il Figlio. Del "fatto" venne, a intento, registrata l'ora: "le quattro del pomeriggio". Il giorno "antico" era prossimo al tramonto e il "nuovo", alle diciotto, si sarebbe innestato, senza soluzione di continuità delle due Alleanze. I frutti si cercarono immediati. 
Andrea corse a integrare Simone, suo fratello. Gli annunciò il Messia. Ma la risposta non parve convinta e Gesù di Simone tracciò l'identikit. "Figlio di Giovanni". Cosí lo appellerà sino alla fine. La resistenza che Simone avrebbe opposta alla sua "novità", gli meritò il soprannome "Cefa", denunciante  assenza di docilità, come "pietra".

giovedì 11 gennaio 2024

Fra' Domenico Spatola: 11 gennaio 2024, giovedì della Prima Settimana del tempo ordinario: Marco 1,40-45

40Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». 41Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». 42E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 43E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito 44e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». 45Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
                          

Nel peregrinare per la Galilea, il primo incontro, registrato dall'evangelista, fu con il lebbroso. Assommava, nella sua sofferenza, i mali fisici e morali di quella società. Tra le malattie, era quella che più di tutte, rendeva "impuri",  perciò sgraditi anche a Dio. Erano emarginati con proibizioni dalle conseguenze spaventose. Ma quel lebbroso sapeva di potere contare nella compassione di Gesù, perciò rompendo gli indugi, temerario nei confronti della Legge, si gettò ai piedi di Gesù per farsi toccare da lui. Corrispose e lo toccò. Gli intimò tuttavia di lasciare subito il luogo che dove si professava quella emarginazione. La richiesta di farsi certificare guarito dai sacerdoti la considerò superflua. Non era debitore alla Legge che lo aveva emarginato, soprattutto dopo avere sperimentato l'amore di Gesù. Andò in giro a farlo conoscere. Ma per la Legge, Gesù divenne  "impuro" per averlo "toccato". Si rifugiò il deserto, della sua libertà e vi accolse quanti, lo raggiungevano per la stessa ragione. 

Di Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: 10 gennaio 2024, mercoledì della prima settimana del tempo ordinario: Mc 1,29-39

 

29E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
35Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». 38Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

A Cafàrnao, grazie alla capacità del francescano padre Corbo, fu scoperta, nella metà del secolo scorso, la casa che fu di Simone e Andrea. La "pietas" dei primi cristiani l'aveva trasformata in edicola sacra, con graffiti alle pareti inneggianti a Cristo e all'apostolo Pietro. Era la tecnica degli antichi affinché non si perdesse la memoria di un luogo sacro. Gesù vi si recò uscendo dalla sinagoga, dove aveva combattuto la drammatica lotta col fanatico di turno. In compagnia di Giacomo e Giovanni, entrò nella casa, abitata da irredentisti, che volevano il riscatto di Israele. Il loro "zelo" era simboleggiato dalla "febbre" che aveva colpito la suocera di Simone. Gli parlarono di lei ed egli si avvicinò. Con suo gesto tipico, la fece alzare prendendola per mano. La febbre, come fuoco di odio che le impediva di ministrare, la lasciò e poté acquistare attitudine al servizio. Era equivalente che la dichiarava discepola del Signore. Dopo il tramonto del sole, quando scadeva il sabato, la gente gli portò i malati e i fanatici, perché Gesù li guarisse. La gente lo cercò, senza tuttavia riuscire a "trasgredire" la Legge di Mosè, disumana soprattutto per ciò che riguardava il "riposo del giorno sabatico", che, tra le oltre mille cose, vietava severamente di curare gli ammalati. Gesù l'aveva, appena trasgredito guarendo la suocera di Pietro. Così nell'ora che la popolazione ritenne legale, cioè al tramonto del vecchio giorno e all'inizio del nuovo, radunò gli ammalati di tutta la città alla porta della casa di Pietro. Le guarigioni furono di ogni tipo di malattia, e soprattutto se di natura psichica e morale.
Al mattino presto, Gesù si alzò, in cerca di altri spazi di libertà. Il buio, sottolineato dall'evangelista, doveva simboleggiare la incomprensione attorno a Gesù e alla sua missione. Evase in luogo deserto, per domandare, pregando, conforto al Padre. Lo raggiunse tuttavia, dopo averlo cercato, Simone con la sua compagnia. Si era messo sulle sue tracce, come in passato aveva fatto il faraone con il popolo di Mosè per ricondurlo in schiavitù. Ma Gesù dichiarò di andare altrove, perché Cafarnao lo soffocava con schemi nazionalistici "da figlio di David", funzionali alla sovranità di Israele.
Percorse così tutta la Galilea, con la libertà "per cui era venuto".

Di Domenico Spatola

martedì 9 gennaio 2024

Fra' Domenico Spatola: 9 gennaio 2024, martedì della prima settimana del tempo ordinario: Marco 1,21-28

 
21 Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. 22 Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. 23 Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: 24 «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio». 25 E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo». 26 E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27 Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!». 28 La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.

Cafarnao era la città di frontiera con la pagana e ricca confederazione della dieci città (Decapoli). Gesù vi dimorò per un anno, perché dava più opportunità di incontri, che non la sua Nazaret, fuori dalle strade commerciali. Al solito, di sabato, entrava nella sinagoga. Non si lasciava sfuggire l'occasione per insegnare, spiegando le Scritture agli Ebrei. Suscitava stupore il suo stile autorevole e non come quello degli abituali maestri, che evadevano dai problemi reali posti dalla gente. Si trinceravano a ripetere altrui sentenze, avulse dalle reali esigenze della gente, la quale non finiva di elogiare  il nuovo metodo. Tra i presenti quella mattina, in sinagoga, qualcuno si risentí. Spinto da spirito diverso e contrario a quello di Gesù, cominciò a gridare. Difendeva i maestri di Israele (scribi) dal modello e dal nuovo messaggio. Riteneva che Gesù facesse scricchiolare il sistema religioso che riteneva la forza del suo popolo. Piuttosto provava a sedurre Gesù il Nazareno, perché si collocasse dalla stessa sponda degli scribi per non rovinare Israele. Aggiunse, a sfidarlo, che aveva capito che egli era il Messia, cioè "il santo di Dio". Gesù gli imponeva severamente di tacere, ma la lotta ideologica fu drammatica. Gesù ebbe la meglio, nello stupore dei presenti che si interrogavano su di lui, che riconoscevano autorevole e soprattutto liberante. Presto in tutta la Galilea la sua fama si accrebbe e si cominciò a parlare di lui. 

Di Domenico Spatola

lunedì 8 gennaio 2024

Fra' Domenico Spatola: 8 gennaio 2024, lunedì della prima settimana del tempo ordinario: Mc 1,14-20

14
 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: 15 «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».
16 Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17 Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini». 18 E subito, lasciate le reti, lo seguirono. 19 Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. 20 Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.

Dopo Giovanni, ormai agli arresti, Gesù andò nella Galilea, per lui meno pericolosa della ortodossa e giustizialista Giudea.  La Galilea era promiscua, coacervo anche di peccatori e di infedeli pagani. Ambiente ideale per Gesù. Cercò e trovò da subito collaboratori, nello scenario unico, e sognante per la fede: il lago di Galilea. Lo volle chiamato "mare", perché il messaggio universale doveva tracimare gli stretti confini dell'intera regione. Il Vangelo. era la "buona notizia"  del Regno di Dio ormai a portata di mano per tutti. Bastava cambiare prospettiva su Dio, non considerandolo "giudice" ma "padre" per tutti. Era il suo invito a convertirsi, e l'annuncio doveva essere capillare, di porta in porta. Urgevano perciò collaboratori, e sulla riva di quel "mare" ne individuò quattro. Due coppie di fratelli: Simone e Andrea gettavano le reti, e i figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, nella barca del padre, riparavano le reti. Li chiamò col mandato di "pescatori di uomini".  Affidava in tal modo nuovo ruolo, più efficiente e gratificante, quello del bagnino. Non dovevano più dare morte ai pesci ma salvare uomini dai gorghi del mare (male). Per la sequela di Gesù, dei primi non si accusarono traumi da distacco, dei secondi invece  si disse che dovettero lasciare, e non sappiamo con quale reazione del padre e dei garzoni. Gesù dava inizio in tal modo alla più bella avventura: dalla Galilea, il Vangelo sarebbe arrivato sino ai confini della Terra. 

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 5 gennaio 2024

Fra' Domenico Spatola: 5 gennaio 2024, venerdì prima della Epifania: Giovanni 1, 43-51

43
 Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Seguimi». 44 Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. 45 Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». 46 Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». 47 Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». 48 Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». 49 Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». 50 Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!». 51 Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».

Gesù voleva altri discepoli. Dalla Giudea fece ritorno in Galilea dove cercò Filippo. Senza preamboli, lo comandò: "Seguimi!". Sarà stato più laborioso il convincimento, ma di Filippo si sottolinea con la prontezza anche l'entusiasmo, andò infatti a comunicare all'amico Natanaèle, la notizia di avere incontrato il Messia. Specificò convintamente che era "colui descritto dalla Legge e atteso dai Profeti". Ma al nome e soprattutto alla provenienza: "Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret", fu di repulsa la reazione. Di Nàzaret la fama era negativa per essere covo di rivoltosi, "zeloti" che ordivano da terroristi contro Roma. Ironizzò che da lì non poteva venire nulla di buono. Filippo gli propose un incontro. Acconsentí. 
Gesù, mentre gli veniva incontro, lo disse "un vero Israelita senza falsità". Sorprese Natanaèle: "Come mi conosci?". Gli rispose con una metafora. Quella del fico, l'immagine di Israele: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi". Lo annoverava tra i giusti di Israele che attendevano il Messia "riformatore e restauratore" del culto e della Legge di Mosè. Convinta parve la replica di Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!". Non era tuttavia quanto Gesù attendeva, ben altro egli avrebbe visto: "Cose più grandi: cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo". Evocato era il sogno di Giacobbe a Betel. Ormai però la scala intravvista dal patriarca non saliva a Dio, perché in Gesù ("Figlio dell'uomo") egli era venuto ad abitare sulla Terra. 

Di Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: 4 gennaio 2024, giovedì prima della Epifania: Giovanni 1,35-42

 35 Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36 e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». 37 E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38 Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». 39 Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
40 Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41 Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» 42 e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)».

I primi due discepoli di Gesù, lo erano stati in precedenza del Battista. Egli stesso li indirizzò a Gesù, mentre questi passava. Infatti, dopo averlo fissato, lo aveva additato: "Agnello di Dio!". I due, alla indicazione, seguirono il nuovo Maestro. Gesù, voltatosi, chiese: "Cosa cercate?". Lo scelsero Maestro. "Rabbì, gli chiesero, dove dimori?". Emblematica la domanda, perché l'evangelista aveva in precedenza dichiarato che "la dimora del Verbo era il grembo del Padre". Anche essi entrarono in quella dimensione perché "andarono e videro, e quel giorno rimasero con lui". La laconica quanto efficace sintesi di affiliazione, fu anche circostanziata ("erano circa le quattro del pomeriggio"). Il giorno del "vecchio" corso si sarebbe concluso al tramonto (e mancavano ancora due ore all'inizio del successivo), e Gesù era arrivato in tempo  per agganciarlo nel "nuovo", quello da lui inaugurato e che non avrebbe conosciuto tramonto. 
Andrea, uno dei due, cercò il fratello Simon Pietro, per condurlo dal Messia. Gesù lo fissò e lo trovò senza convinzione, perciò non gli propose di seguirlo. Lo farà più tardi, quando Pietro si sarà ravveduto dal triplice rinnegamento. Gli preconizzò tuttavia il  rapporto conflittuale che avrebbe mantenuto con lui, perché si sarebbe sempre sentito più discepolo ("figlio") del Battista, e perciò refrattario a lui, da meritare l'appellativo di "Cefa", dal significato poco lusinghiero di "pietra". 

di Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Battesimo di Gesù


Dal fiume Giordano
vidi lontano:
Te, Gesù, in Croce, 
e udii la Voce
del Padre che, il Figlio offriva al Mondo. 
Era suo l'affondo
al nostro imbroglio
di cui batté l'orgoglio. 
Fosti consacrato, 
dallo Spirito, che, per noi sgorgato, 
dal tuo trafitto cuore, 
perpetua amore.

Di Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo del Battesimo del Signore (anno B): Marco 1, 7-11

 
7 e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».
9 In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10 E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. 11 E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto».

Gesù battezzava nello Spirito Santo. L'assunto era condiviso dai quattro evangelisti. Tutto era iniziato sulle rive del Giordano. Gesù chiedeva a Giovanni il battesimo. Il rito era la formale morte al passato. Gesù però vi applicava il nuovo senso, orientandolo al  futuro, quando sarebbe morto in croce. I due eventi vanno letti per l'evangelista specularmente. La terminologia adottata è perciò similare. "L'immersione nell'acqua" corrispondeva a  quella "nella morte".  Ma né l'acqua né la morte poterono trattenere il Signore della vita. Il rigetto fu immediato. "Il cielo squarciato", pari al "velo del tempio", indicava che non c'erano più spazi esclusivi di Dio inibiti all'uomo, né  ostacoli per dialogare con lui. Lo "Spirito si fiondò su Gesù, come colomba fedele al suo nido". Era l'amore del Padre che il Figlio consegnerà dalla croce. La "Voce" infine a commento, anticipò la vittoria del boato, il grido emesso dal Crocifisso per sconfiggere il gallo che cantò il tradimento nella notte. L'Amato è l'erede. Il Padre lo presentò al mondo, compiaciuto di  comunicare, nel Figlio, la sua vita.

Fra' Domenico Spatola 

giovedì 4 gennaio 2024

Fra' Domenico Spatola: La Befana.



La Befana ogni anno
ripara il danno
di Babbo Natale
che tale e quale
lascia chi avea sperato
ma nulla ereditato.
La Befana sulla scopa
girando l'Europa
a quanti trova buoni
porta dolci e altri doni, 
ma ai cattivi che son adulti
che, con guerre, fanno insulti
e da terrificante podio
sprizzano tanto odio,
a chi dunque è mascalzone, 
la Befana dà sol carbone.

Di Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Epifania del Signore: Matteo 2,2

1
 Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2 «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». 3 All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5 Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
6 E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele».
7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
9 Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12 Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
13 Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».
14 Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.
16 Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. 17 Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia:
18 Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande;
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata, perché non sono più
un pianto e un lamento grande;
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata, perché non sono più
un pianto e un lamento grande;
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata, perché non sono più.
19 Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20 e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino». 21 Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele. 22 Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea 23 e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chiamato Nazareno».


Magi o maghi?
Erano tre o di più. Sarà il Medioevo a farli diventare re e personaggi da favola. In merito l'arte rinascimentale si sbizzarrí a paludarli con tutto lo splendore regale. Colonia ne conserva i corpi per l'incoronazione degli imperatori. Penso alla "Adorazione dei Magi", quale splendida pittura a tema, di Gentile da Fabriano conservata a Palazzo Pitti.
Venivano "da dove nasce il sole". La stella era stata la guida, si eclissò a Gerusalemme, dove arrivarono e alla domanda "dove fosse il neonato Re di Giudei", tremarono Erode e tutta la città. Nessuno dei suoi lo aspettava, perché non disposti ad accoglierlo, mentre i lontani, pagani e peccatori, lo cercavano per adorarlo. Erode, sospettoso, non sottovalutò la richiesta di quei "ciarlatani", come venivano considerati i maghi, e convocò gli uomini delle sacre Scritture. Concordi furono nell'indicare in Betlemme la patria, perché, nel quinto secolo, ne aveva parlato il profeta Michea. Ripartirono con mille raccomandazioni, compresa quella di tornare a riferire, e fuori Gerusalemme, con gioia, rividero la stella, che finalmente li condusse alla città di Davide. Lì, trovarono Gesù in braccio alla madre ed, entrati nella casa, adorarono il Bambino. I doni furono simbolici, di regalità (oro), di divinità (incenso) e di umanità sponsale (mirra). L'evangelista preannunciava così l'ingresso dei pagani nella Chiesa.
(Nella foto: Adorazione dei Magi di Matthias Stomer)

Di Domenico Spatola


lunedì 1 gennaio 2024

Fra' Domenico Spatola: 1 gennaio 2024. Maria Santissima madre di Dio: Luca 2, 16-21

 
16 Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18 Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19 Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
20 I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
21 Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.

Annunziarono il Salvatore, nella notte, i pastori. Erano Maria e Giuseppe ad ascoltarli e con loro "tutti quelli che udirono". Generico. Si stupirono per la novità. Meravigliati per la sorpresa.  "Maria custodiva tutte queste cose", e le motivava, "meditandole nel suo cuore". A lei attingerà Luca per regalarci il presepio a Natale. I pastori, al rientro,  cantarono, come gli Angeli quando tornarono in cielo, dopo avere  annunciato a loro il neonato Salvatore. La benevolenza era di Dio che aveva dato il Figlio. Il racconto si correderà di altra prescrizione di Legge: "all'ottavo giorno" la circoncisione del figlio di Dio, per farne un figlio di Abramo. La "kenosis" (abbassamento) continuava. Ma il nome fu imposto da Dio, a rivendicare la  paternità su Gesù, a salvezza.

Di Domenico Spatola