venerdì 29 novembre 2024

Fra' Domenico Spatola: L'uomo è liberato






Del cielo lo sconquasso,
è senza chiasso:
il sol s'oscurerà
e luce non darà
la pallida luna, 
né stella alcuna. 
E d'umana prepotenza
il cielo farà senza. 
Vedranno allor venire 
e dalla nube udire
la voce del Figlio
che, a consiglio, 
dice d'alzar la testa:
perché inizio ha la festa
dell'uomo, liberato, 
e da lui conquistato. 

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della prima Domenica di Avvento (Anno C): Luca 21, 25-28.34-36

 
25 Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26 mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
27 Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande.
28 Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
Luca 21:34-36
34 State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; 35 come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36 Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».

Il potere è come una statua dai piedi d'argilla. Crollerà. Tale la profezia di Gesù su Gerusalemme e sui sistemi dittatoriali, la cui fine è simboleggiata da catastrofi cosmiche. Il sole e la luna si spegneranno al pari degli idoli adorati, e a specchio dei cambiamenti  umani. Cadranno i potenti, che da pseudo-eroi si immaginano "stelle" e immortali. Ma il cielo si libererà dagli oppressori degli uomini, e costoro paradossalmente, perché disavvezzi agli stravolgimenti, ne proveranno paura. Ai sistemi incancreniti subentrerà la "novità" del Figlio dell'uomo sulle nubi del cielo. Tremeranno i tiranni costretti a cedere il posto con prepotenza occupato. Ma la venuta del Figlio dell'uomo consentirà di alzare la testa, perché la sua "novità" sarà liberante.

Fra' Domenico Spatola

giovedì 21 novembre 2024

Fra' Domenico Spatola: Re del cuore



Eri il Re,
ma non per te.
Eri nostro
e, da mostro, 
il tuo popolo ti trattò:
"Cricifiggilo!", gridò
a quel Pilato
che, confuso e desolato, 
ti cedette all'oppressore
che, a disonore, 
volle la tua morte
e a noi cambiasti sorte:
col tuo amore
da crocifisso Re del cuore.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della "Solennità di Cristo Re" (anno B) XXXIV domenica per annum : Gv 18,33-37

33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
 
Pilato sapeva. Aveva inviato anche suoi sgherri per arrestarlo, nel Getsemani. Non conosceva personalmente Gesù, e rimase sorpreso al vederlo dimesso e senza la protervia riscontrata  in altri terroristi, da lui giudicati per ribellione contro Roma. Era questa infatti l'accusa che il Sinedrio nella sua totalità aveva accansato contro Gesù. Essersi dichiarato "figlio di Dio" per Pilato non poteva costituire reato. Lo allarmava piuttosto se si  fosse dichiarato "il Messia d'Israele" per le implicanze politiche, che comportava.  L'accusa sarebbe stata di "lesa maestà". Da qui il processo. Lo interrogò:
"Sei tu il re dei Giudei?". Gesù glissò sulla risposta, e fece egli una domanda. Voleva conoscere se l'accusa partiva da lui o dai suoi avversari. Pilato, che disprezzava i Giudei cui era stato mandato contro sua voglia, rispose, come offeso: "Sono forse io Giudeo?". Aggiungendo: "quelli della tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me". Volle dall'imputato conferma delle accuse. "Che cosa hai fatto?". Non gli rispose sulla domanda, ma parlò della bontà del suo Regno che "non è di questo mondo". Altra era infatti la sua opinione sul "regno" se il re si faceva servo per amore. La risposta impensierì Pilato: "Dunque tu sei re?". La conferma di Gesù venne alle sue condizioni: "Io sono re!". Esplicitò la sua regalità come servizio alla Verità, e questa è solo a beneficio dell'uomo. Perciò "chiunque è della verità, ascolta la mia voce".

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 15 novembre 2024

Fra' Domenico Spatola: Novella Era...

 


Il mondo finisce? 
Si capisce
da ciò che si spera 
e in cuore si invera. 
Un mondo migliore
dove il buon cuore
il vecchio corregge
con nuova sua legge, 
quella di Cristo
dal discorso già misto
d'ansia e speranza
che nuova mattanza
fa dei vecchi sistemi
disumani e blasfemi, 
mentre offre novella, 
notizia più bella
che "da primavera" 
appare sua era.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXIII domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 13, 24-32

 
24 In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore
25 e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
26 Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27 Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.

28 Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; 29 così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. 30 In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. 31 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 32 Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.


La "buona notizia" portata da Gesù non causa paure ma solo speranze. Il capitolo 13 del Vangelo di Marco, per la sua complessità, necessita di attenta interpretazione da parte del lettore. Dopo la distruzione del tempio, che storicamente si avvererà ad opera dei Romani di Tito nell'anno 70, inizierà  un nuovo processo storico che sarà di liberazione. I regimi, basati sulla prepotenza e l'orgoglio, portano il germe della corruzione. Immagine resa dalla visione del profeta Daniele: il crollo della statua gigantesca dai piedi d'argilla. La catastrofe investirà soltanto la sfera celeste, la sede di dèi e delle aspiranti "stars". "Il sole si oscurerà, e la luna non darà più la luce". Erano le divinità pagane, adorate in Egitto e in Mesopotamia, che collassavano.   Però quando verrà annunciato
il Vangelo tutto il restante si oscurerà. "Le stelle che cadranno" sono i potenti della terra: faraoni, imperatori e re. Così il profeta Isaia aveva infatti bollato  il re di Babilonia: "Ambivi salire nei cieli e sei stato precipitato negli inferi!". Allora i potenti "vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi", mentre gli Angeli, suoi collaboratori, raduneranno gli eletti del Regno. Inizierà l'era del Figlio dell'uomo e 
la parabola del fico coi suoi germogli, ne preludierà i tempi della maturazione. La caduta di Gerusalemme segnerà l'ingresso dei popoli nel Regno. Necessita però fidarsi del Padre, senza preoccuparsi di sapere, né il giorno né l'ora.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 8 novembre 2024

Fra' Domenico Spatola: Ha dato tutto



Scribi vanitosi, 
in vistosi, 
vestimenti 
e vaporosi di commenti. 
Chiedevi, Gesù, d'evitare
e provavi a educare
i tuoi seguaci all'umiltà, 
vera nuova dignità 
che offrivi
a quanti n'eran privi. 
La vedova avea dato, 
e tu, Gesù ammirato
dicevi generoso
perché oneroso
era il dono più totale
dell'offerta sua vitale. 

Di Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXII domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 12, 38-44

38
 Diceva loro mentre insegnava: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39 avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40 Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave».
41 E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. 42 Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. 43 Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44 Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Nel tempio, sotto il Portico di Salomone, Gesù insegnava i discepoli a diffidare dagli scribi.  Interpreti della Legge, erano talmente autorevoli che, le loro sentenze soppiantavano, in caso di conflitto, anche la Parola scritta. Gesù ne ridicolizzò le smanie narcisistiche per il vestito ampolloso e le riverenze, pretese con profondi inchini. Li raccontò seduti sugli scranni di pietra, in postazione alta per obbligare gli "inferiori" a sedere ai loro piedi. Ne denunciò l'intemperanza nella corsa per accaparrarsi i primi posti, ed essere meglio serviti nei banchetti. Denunciò l'ipocrisia della loro preghiera ostentata ma senz'anima. Per derubare le vedove, che costituivano l'anello più debole della società, si atteggiavano a tutori spirituali.
L' insegnamento continuò dinanzi al Tesoro, già da lui denunciato come "il vero dio" mentre il tempio reso da loro "spelonca di ladri".  Osservava attentamente quanto denaro mettevano, nelle "trombe", i ricchi. Dall'interno il levita  gridava l'importo. Immediato sortiva l'effetto: scattava l'applauso. Ma solo per i ricchi, che avevano modo di pavoneggiarsi. Gesù li svalutava. Il loro "molto" erano briciole al confronto della offerta di una vedova che vi pose un soldo. Erano le ultime due monetine che possedeva, perciò aveva dato più di tutti a quel tempio che  avrebbe dovuto, per Legge (cfr Dt 14, 28)  sostenerla, e non  pretendere da chi non aveva nulla per vivere.

Fra' Domenico Spatola

sabato 2 novembre 2024

Fra' Domenico Spatola: Amar, come Gesù amò...



O Gesù, parla a me,
sempre in cerca di "perché?".
Cosa vuoi che io faccia, 
perché ci metta anche la faccia?
Lo dicesti a quel dottore:
"amar con tutto il cuore
il solo Dio, e del fratello
amar sol quello
che gli è vicino". 
Questo piacque al rabbino, 
che non comprese 
che la tua legge
quella di Mosè corregge
perché tuo invito è all'amore, 
il sol che scaturisce dal tuo cuore.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXI domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 12, 28-34

28
 Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29 Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; 30 amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza31 E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi». 32 Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; 33 amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34 Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Gesù aveva denunciato la casta sacerdotale al potere di avere trasformato il tempio in "spelonca di ladri", e gli stessi capi" di essere "assassini" perché lo avrebbero ucciso per proprie convenienze. Si sentirono "offesi" e si vendicarono, tendendogli insidie per screditarlo agli occhi della gente, 
con attacchi verbali. Gesù ne uscì più rafforzato. In sequenza si erano avvicendati farisei e sadducei. Toccò anche allo scriba, il quale, da dottore della Legge, domandò: "Quale è il primo di tutti i Comandamenti". La richiesta non era affatto pretestuosa, perché, presso tutte le Scuole rabbìniche, si faticava a indicare, tra le 613 leggi imposte come obblighi e divieti, quella che inglobava le altre. Si soleva generalmente  privilegiare quella che anche Dio osservava: il "riposo sabatico", ove erano vietate 1521 azioni, anche di prima necessità e scrupolosamente indicate. Gesù però attinse altrove, lo "Shemà Israel",  che costituiva anche il "credo" recitato da ogni Israelita mattina e sera: "Amerai il Signore Dio tuo ..." (Deuteronomio 6,4). 
Fece però seguire l'altro comando: "Amerai il prossimo tuo, come te stesso" (Levitico 19). Lo scriba restò soddisfatto. Andava bene per un seguace di Mosè, non per Gesù, il quale commentò: "Non sei lontano dal Regno di Dio", ma con la implicita dichiarazione che non c'era ancora dentro. Il suo comandamento  eredità per i discepoli sarà infatti: "Amatevi come io ho amato voi".

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 1 novembre 2024

Fra' Domenico Spatola: Novella speme oltre la morte


Svettavano i cipressi. 
Li vidi stessi
a occhieggiare antiche
memorie amiche
dei tanti conosciuti 
e dei messaggi avuti, 
e che conservo. 
Una prece per il protervo
e per l'umile a implorare. 
Compresi che a entrare in cimitero
mi si diceva il vero
della vita, 
che fuori pare infinita
ma qui soltanto spenta. 
Movenza è solo lenta 
nei passi di amici
e di parenti
che sentono lo smacco 
del distacco. 
Anch'io mi aggiro per i viali. 
Leggo epitaffi tali
che voglion perpetuare l'esistenza, 
ma dura resistenza
offre la morte, 
e per aprirne porte
ritengo utile la fede. 
Allor beato chi nel Cristo crede!
Egli Risorto
dichiara orto
il cimitero, ove il seme
si fa premessa di novella speme.

Di Domenico Spatola