venerdì 31 dicembre 2021

Fra' Domenico Spatola: L'anno che verrà...

L'anno nuovo
è come l'uovo
con sorpresa.
Non ti mettere in difesa,
ché la vita chiede attacco.
E non vivere il distacco
dalla gente.
Sii curioso e intelligente
e la vita di regali
ne farà anche a quintali.
Quintessenza però è l'amore
che fiorire fa il cuore.
Inizia bene l'anno nuovo,
e vedrai che come l'uovo
sarà ricco di sorprese
a soddisfare tue attese.
Tieni alta la tua fede,
perché è Dio che in te crede!

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Messa di Capodanno: Luca 2, 16-21

16
 Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18 Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19 Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
20 I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
21 Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.

Gli Ebrei manifestavano l'impegno all'Alleanza con Iahvè, praticando la circoncisione. I Profeti e la Legge esigevano la "circoncisione del cuore", più che quella rituale. Doveva significare sincera appartenenza al popolo di Dio, in condiviso stile di vita, e osservanza dei Comandamenti. Gesù, sulla scia dei profeti, ribadirà che è la circoncisione del cuore che dà senso a quella della carne. Egli stesso vivrà la sua, anche per noi, nella Passione, che rese obsoleta la circoncisione antica. Il rito ebraico si concludeva con l'imposizione del nome. Quello dato a Gesù significa "Dio salva". Fu voluto dal Padre, per il significato programmatico. Altri personaggi, nella storia di Israele, avevano, con varianti, portato questo nome, con allusioni a missioni salvifiche: Giosuè e Jesse e i profeti Osea e Isaia. La cruenta operazione assomigliava il sangue del bambino a quello del popolo della Alleanza, per il comune Patto. Il Sangue di Gesù della "nuova ed eterna Alleanza", integrerà l'Umanità nelle promesse. Il battesimo è come circoncisione del credente in Cristo, immerso nella sua morte e nutrito della sua Eucaristia.

Fra' Domenico Spatola

domenica 26 dicembre 2021

Fra' Domenico Spatola: Gesù e i dottori del tempio

A Gerusalemme,
dodicenne,
Gesù sta a dialogare,
mentre ignari a ritornare
sono intenti
i suoi parenti.
Gli interlocutori
son dottori 
della Legge,
che corregge
la sapienza del fanciullo, 
e rende nullo
ogni loro straparlare.
Dicon ciò ch'è empio,
del Messia nel tempio,
ma per tutti sue risposte
sono toste.
Giuseppe e Maria,
lasciata la compagnia,
fan ritorno,
e, al terzo giorno,
trovano il figlio.
Giusto l'appiglio
della madre
nel dire che col padre
lo stavano cercando.
Ma egli, anticipando 
l'opera futura,
rivendica avventura:
del Padre la fatica.
Sia perciò loro amica
la volontà paterna.
Ma non stessa è la materna,
cui s'assoggetta,
e per l'età aspetta.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Santa Famiglia: Luca 2, 41-52

41
 I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42 Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; 43 ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44 Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45 non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46 Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. 47 E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48 Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49 Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50 Ma essi non compresero le sue parole.
51 Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. 52 E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Gesù anticonformista. Non segue i padri della tradizione, ma il Padre. Stesso modello propone ai genitori, rappresentativi di Israele. Alla età di tredici anni, ogni ebreo veniva iniziato agli obblighi religiosi con i tre pellegrinaggi annuali al tempio. Luca per Gesù anticipò l'evento di un anno. La ragione era nel modello di riferimento: Samuele infatti, secondo la tradizione, a dodici anni aveva cominciato a profetare. Per la festa di Pasqua, Gesù fu portato dai genitori al tempio di Gerusalemme. Espletati gli obblighi religiosi, il padre e la madre ripresero la via del ritorno, senza tuttavia accorgersi che il ragazzo non era con loro. A sera, constatata l'assenza si misero alla ricerca. Dopo tre giorni (coincidenti con i futuri giorni della passione) lo trovarono nel tempio "seduto in mezzo ai dottori". Evocazione ideologica della Sapienza di Dio "seduta in mezzo al suo popolo". Chi ascoltava si stupiva, fino allo scandalo. Gesù rispondeva in modo da meravigliare per la sua intelligenza. Al vederlo i genitori rimasero sbigottiti, e la madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". Lo chiamò "tecnon", cioè "bambino mio", rivendicando su di lui il potere di madre. Idea non condivisa fu la risposta: "Devo occuparmi delle cose di mio Padre!" Non compresero i genitori, perché legati a logiche del passato e indisponibili al nuovo. Della madre l'evangelista scrisse: "custodiva tutto nel cuore", mentre del bambino quanto era stato detto del profeta Samuele: "cresceva in età, sapienza e grazia".

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 24 dicembre 2021

Fra' Domenico Spatola: Videro il Signore

 
Del Cesare il censimento
fu il felice accadimento
per Betlemme che suoi portali
aprì ai natali 
del piccolo Gesù,
che, per amarci di più,
nacque da Maria, la madre
mentre Giuseppe, era creduto il padre. 
Distanti a pochi metri,
i pastori, in luoghi tetri,
vegliavano loro gregge,
quando qual schegge
in scia di luce
splendor si riproduce
in angeli dal cielo,
di cui Uno rompendo il gelo,
disse: "Non temete!
Il Salvatore chi voi siete
sa e v'avvolge di sua luce
e tutti vi conduce
ove trovare
lui cui cuor donare...
È nato,
per esser tra voi contato.
Lo troverete in posto
che, senza costo
voi date ai neonati:
nella greppia adagiati".
Andarono i pastori,
portando frutta e fiori,
e videro il Signore
che a tutti dava il cuore.

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: Natività (Gherardo delle Notti) 

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo del Natale del Signore: Luca 2,1-20

1
 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3 Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. 4 Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, 5 per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 6 Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
8 C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10 ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». 13 E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:
14 «Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama».
15 Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16 Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18 Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19 Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
20 I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

Il primo censimento, indetto da Cesare Augusto, viene ricordato da Luca per attenzionare, nella polvere della Storia, le orme di Cristo.  Lo scopo del decreto imperiale era quello di quantificare i sudditi dell'impero, per imporre tasse. Costoso era infatti il mantenimento della legione, stanziata in Giudea, "la Fretense" di seimila soldati, al tempo di Quirino governatore della Siria. Tutti i giudei dai dodici anni in su, dovevano farsi registrare andando nel paese d'origine. Per Giuseppe e Maria, la città era la Betlemme che aveva dato i natali al re Davide. Vi andarono e, mentre erano lì, si compirono per Maria i giorni del parto e diede alla luce il suo primogenito. Lo avvolse in fasce e lo depose nella mangiatoia, che faceva parte della abitazione palestinese, in quanto gli animali erano necessari per l'economia familiare. La greppia dunque, come culla del Neonato citata tre volte nel racconto, doveva servire da segnale per i pastori affinché riconoscessero in Gesù il loro Salvatore. Infatti anche essi usavano adagiare, per farli dormire, i loro bambini nella mangiatoia. Tutto avvenne nella normalità. Lo spettacolare fu osservato, nel vicino campo, dai pastori che vegliavano di notte le greggi. Apparvero nel cielo angeli e uno di loro disse: "Non temete! Oggi nella città di Davide è nato un Salvatore!". Temettero sul momento perché, fin da bambini, avevano imparato a temere come giudice e giustiziere, il Messia che sarebbe venuto per distruggerli perché "impuri". Invece quella notte il Signore li avvolse con la sua luce. "Andate fino a Betlemme e troverete il Bambino nella mangiatoia!"
Gli angeli, a missione compiuta, al canto dell'amore di Dio per gli uomini, si dileguarono nel profondo empireo, mentre i pastori s'affrettarono ad andare nel luogo indicato. Trovarono il bambino e alla madre raccontarono della visione e di quanto detto sul Bambino. Lo stupore di chi ascoltava fu grande, mentre Maria interpretava e custodiva ogni cosa nel suo cuore. I pastori fecero ritorno alle loro greggi, ma  cantando e glorificavando Dio, emulando il compito che era degli angeli a lui più vicini.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Adorazione dei pastori (Correggio) 

venerdì 17 dicembre 2021

Fra' Domenico Spatola: "Beata che hai creduto!"

Maria, in fretta 
andò da Elisabetta,
parente anziana,
che... (cosa strana!)
aspettava un figlio
tra il comun bisbìglio
di chi non sapeva
che Dio poteva.
La Madre del Messia
entrò da Zaccaria
e diretta
salutò Elisabetta,
la cui risposta
fu bella e tosta:
"Beata che hai creduto!"
disse a personal tributo.
E, in concomitanza,
il bimbo in lei danza
al sol sentir sua voce
qual fiume giunto a foce.
Tripudio fu di madri,
assenti erano i padri
ma il cuore di ognuna
dello Spirito raduna
ideali condivisi
che saran di sangue intrisi
il Battista, ad alta voce,
parlerà di Cristo in croce,
ma anticipò la festa
rimettendoci la testa.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Quarta Domenica di Avvento (anno C): Luca 1, 39-45

39
 In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. 40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo 42 ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? 44 Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. 45 E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».

Provò che "nulla è impossibile a Dio", l'angelo Gabriele a Maria, comunicandole la gravidanza di Elisabetta, "ormai al sesto mese per lei che tutti dicevano sterile". Non frappose indugi Maria: lo Spirito Santo, in lei, non lo consentiva. Si alzò, come risorta, e, in fretta, raggiunse la Giudea. Il racconto urge dinamizzato dallo Spirito Santo, come "Pentecoste anticipata". Il percorso della "Pellegrina di carità" fu il più breve e più rischioso, attraverso la Samaria, regione ostile ai Giudei. "Entrata in casa di Zaccaria, salutò Elisabetta", ch'era la sola in grado di udire perché "credente" come lei. Zaccaria, il marito, era sordo perché da sacerdote nel tempio non aveva creduto all'Angelo, e ora estromesso dalla intesa, che commuoveva le Madri. Il racconto è nel genere "midrashico", evocativo dell'incontro che David fece con l'Arca santa. Stesso evento rivisse Elisabetta con Maria.  L'esclamazione di stupore fu quella di David: "A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?". E benedisse "la madre e il frutto del suo grembo". Ma era stato Giovanni ancora nel grembo della madre, a dare l'annuncio "danzando". Stesso il gesto emulato dall'antenato Davide dinanzi all'Arca. Inizió così la missione di profeta. Gli elogi per Maria riguardavano "ogni donna" ("Benedetta fra le donne"), ma in apicale riconoscimento, il titolo onnicomprensivo la missione di madre e di discepola: "Beata perché hai creduto!".

Fra' Domenico Spatola 

giovedì 16 dicembre 2021

Ed ecco la nona pubblicazione di Fra' Domenico Spatola: Ulissiade. Le gesta di Ulisse nei versi di fra' Domenico

Ed ecco la nona pubblicazione di fra' Domenico Spatola, che quest'anno ci conduce nel mondo della Mitologia, e ci accompagna con i suoi nel fantastico viaggio di Ulisse, dall'antefatto fino al libro ventiquattresimo.
Così fra' Domenico introduce la sua opera: 
"Lessi Omero da ragazzo. Mi piaceva il suo mondo, raccontato con guerre e rivalità tra Dèi, come tra tifoserie avverse: le troiane e le achee. Amavo Ettore con Priamo e la sua stirpe. Famose le "Porte Scee" dove maturò il duello tra Ettore e Patroclo, e successivamente con Achille. 
Ulisse era il mio eroe. Mi piaceva l'idea del "Cavallo di Troia" anche se a inganno per tanti dolori; i suoi viaggi per i mari ignoti e il piacere per l'avventura che lo rese conoscitore dell'inconoscibile... Sagace e capace di soluzioni rivelatesi, all'occorrenza, efficaci. Chiamarsi "Nessuno" fu difesa da Polifemo e soci, e spettacolare ai miei occhi la lotta col brutale Ciclope... E le vicende con Eolo e i Venti, le Sirene, Scilla e Cariddi, la terra dei Lotofagi, e il sacrilegio dei buoi sacri al Sole.. sono tipologie anticipatrici del tempo a venire per il pellegrino instancabile dell'assoluto. Ulisse, nella sua Itaca, impegnerà a fedeltà la sua Penelope, dopo venti anni, costretta alla prova senz'alibi. Telemaco fu figura funzionale, come Eumeo, Euriclea, l'aedo Femio, Medone e lo stesso Argo, il cane della fedeltà. 
Gigante è solo l'eroe, mai stanco di viaggiare perchè mai stanco di conoscere. Senza fine.

Fra' Domenico Spatola". 

Il volume, di 102 pagine, è arricchito dalle illustrazioni di Isabella Ceravolo. 
Prezzo di copertina € 12,00.
Il libro è in vendita presso il Centro San Francesco (Via dei Cipressi) oppure presso la Parrocchia dove fra' Domenico è parroco Santa Maria delle Grazie in San Lorenzo ai Colli.
Inoltre è disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 
Parte dell'incasso è devoluto alla Missione San Francesco, la mensa dei poveri gestita da Fra' Domenico e dai volontari. 

venerdì 10 dicembre 2021

Fra' Domenico Spatola: Dare a chi non ha...

La folla accorse
e a Giovanni porse
suo quesito sul da fare:
"Bisogna dare
a chi non ha!"
Anche pubblicani eran là
a farsi battezzare 
e chiedean cosa cambiare.
"Non esigete tributo
più del dovuto!".
I soldati voleano sapere.
"Non fatevi temere",
fu risposta 
a lor proposta.
Il popolo, in attesa,
parlava in difesa
di Giovanni qual "Messia".
"Chiedete a me ch'io sia?
Non sono io
chi vien da Dio.
Battesimo mio è d'acqua,
e sol sciacqua.
Volete il 'perché?'
Vien dopo di me
Colui ch'è più forte,
e non è mia sorte
scalzar lo Sposo.
Egli, vittorioso,
in Spirito Santo e fuoco,
battezzerà e non poco
darà vento al frumento
e alla pula l'incenerimento!"
Con tale esortazione
compiva sua missione.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Terza domenica d'Avvento (Anno C): Luca 3, 10-18

10
 Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». 11 Rispondeva: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». 12 Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: «Maestro, che dobbiamo fare?». 13 Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14 Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi che dobbiamo fare?». Rispose: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe». 15 Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17 Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile».
18 Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella.

Continua l'evangelista Luca a esemplificare l'attività del Battista.  Predicazione facile e immediata la sua, improntata su valori della giustizia e della socialità. A ogni categoria di peccatori, il Battista aveva consigli per la direzione nuova di vita da intraprendere: i possidenti avrebbero dovuto condividere con i meno abbienti le loro ricchezze; i pubblicani non pretendere più del dovuto, e i soldati non angariare la gente con soprusi e violenze. La folla riconosceva credibili le sue proposte e, inquieta, si domandava se non fosse Giovanni il Messia atteso. Ma si schermiva il Profeta, che avrebbe potuto approfittare, come altri prima e dopo di lui  del favore popolare per farsi acclamare "il Cristo", atteso da Israele. Ma la sua onestà gli fece additare in Gesù il Messia, "lo Sposo", cui soltanto toccava quel ruolo. "Non sono degno di scalzarlo!", fu secca la risposta.  
Passò quindi a descrivere l'attività del Messia, assimilandola a quella del contadino nel momento della trebbiatura. Tiene in mano il ventilabro, con il quale, quando il vento è favorevole, solleva il frumento nell'aia, e lo libera dalla pula che vola via, mentre il grano cade libero in terra. La parabola velata nella mente del Battista il giudizio inesorabile della storia: il frumento sarà salvato mentre il fuoco brucerà la paglia. L'idea era mutuata da Elia, il più incendiario di tutti i profeti dell'antichità, cui Giovanni si era ispirato e cui veniva assimilato, a modello intransigente e alternativo a Gesù.

Fra' Domenico Spatola 

martedì 7 dicembre 2021

Fra' Domenico Spatola: Immacolata

Sogno tuo candore
in bianco a pudore
d'intimità velata
e di verginità votata 
ad altare novello
per bimbo più bello.
Gabriele vi pose
qual cesto di rose
sua proposta,
e gradita risposta
fu tua, Maria,
o Vergine pia,
che dicesti soave
il "sì", al suo "Ave".

Fra' Domenico Spatola 

Fra' Domenico Spatola: 8 dicembre l'Immacolata, ovvero la "Tutta Santa"

L'angelo Gabriele, a Nazareth,  invocò Maria "kekaritomene" ossia "piena di grazia".
Elisabetta nella "visitazione"  la elogiò  "epistèusasa": "beata perché hai creduto".
Luca evangelista la dipinse "syn-ballousa", perché collegava, interpretando gli eventi, per custodirli in cuore. 
A Cana si era proposta "mediatrice" col Figlio, in favore degli sposi sprovvisti: "Non hanno vino". Ai servi additò il Maestro: "Fate quel che egli vi dirà".
Nel tempio di Gerusalemme, il vecchio Simeone le aveva preconizzato "la spada" che le avrebbe trafitto l'anima. Era la "Parola" del Figlio per "compiere la volontà del Padre". Sul calvario, dalla croce, ci fu data per Madre, e nel Cenacolo, dopo la Ascensione di Cristo,  "Orante" con i discepoli, attese lo Spirito per la Chiesa, ché già lei ne era portatrice dall'incarnazione del Verbo nel suo grembo. La Chiesa ad Efeso, nel 431, la proclamò "madre di Dio"  ("Theotòcos"),  e, a chiusura del Concilio Vaticano II (8 dicembre 1965), Paolo VI la proclamò "Madre della Chiesa". Pio IX aveva dichiarato, l'8 dicembre del 1854, il dogma del suo "immacolato concepimento",  che verrà confermato dalla stessa Vergine a Bernardette Soubirous a Lourdes dalla grotta, quattro anni dopo, nell'apparizione del 25 marzo 1858. "Non si può finire di lodare Maria", affermava San Bernardo nel XII secolo, ma ne volle completare l'arco delle glorie della sua vicenda terrena, Pio XII (1 novembre 1950) aggiungendo il dogma della "Assunzione in corpo e anima in cielo".
Orgoglio per i figli una Mamma sì grande e potente. Dante, con tre prodigiosi ossimori, ne sintetizzò l'ineguagliabile grandezza: "Vergine e Madre",  "Figlia del tuo Figlio", "Umile e Alta". Sintesi consentita dal genio di poeta e di credente. Francesco D'Assisi ci svelò il motivo per cui non possiamo non amarla: "Ha reso nostro fratello il Figlio di Dio".

Fra' Domenico Spatola 

sabato 4 dicembre 2021

Fra' Domenico Spatola: "Nel deserto le vie da preparare..."

A Roma,Tiberio imperatore,
e di Giudea, Pilato governatore.
Di Galilea Erode era tetrarca,
né era parca
l'autorità di suo fratello
Filippo, ch'era quello
di Traconitide e Iturea,
mentre Lisania tenea
governo d'Abilene,
né meno bene
traea da pontificato
Anna, da Caifa arruolato.
A niun potente Dio parlò,
ma a Giovanni svelò
parola
e il Battista ne fè scuola
nella zona del Giordano 
per tener lontano
dal peccato
chi da lui battezzato.
D'Isaia, a ritornello,
ripetea modello:
"Nel deserto vie da preparare
e sentieri tortuosi da drizzare,
burroni appianati,
monti e colli livellati,
dritte sian vie tortuose 
e spianate le pericolose.
Nessun sarà in oblio,
chi salverà è Dio!".

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della II domenica di Avvento: Luca 3, 1-6

1
 Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène, 2 sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3 Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4 com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
5 Ogni burrone sia riempito,
ogni monte e ogni colle sia abbassato;
i passi tortuosi siano diritti;
i luoghi impervi spianati.
ogni monte e ogni colle sia abbassato;
i passi tortuosi siano diritti;
i luoghi impervi spianati.
6 Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

Roboante esordio: Tiberio Cesare da quindici anni regge l'impero più grande del momento e Pilato, per suo conto governa la Giudea. Tre regioni della Palestina: la Galilea, la Iturea-Traconitide, e l'Abilene sono governate rispettivamente da Erode e da Filippo (figli di Erode "il grande") e da Lisania. In ambito sacrale, dominavano indiscussi Anna e il genero Caifa, quest'ultimo da sommo sacerdote. A nessuno dei "sette grandi della terra" si rivolse Dio, che preferì "Giovanni, il figlio di Zaccaria, nel deserto". Era luogo dove notoriamente si rifugiavano i rivoluzionari. E il Battista lo fu, per dissenso
con i riti del tempio e del sacerdozio, al quale egli avrebbe potuto accedere per eredità. Giovanni invece si propose alternativo e andò a "predicare un battesimo di conversione per il perdono dei peccati". Chiedeva, a chi accorreva a lui "metanoia" ossia cambiamento di mentalità e di vita. Con lui non servivano più i costosi e  inutili sacrifici rituali del tempio a ottenere il perdono divino. Svolgeva l'attività di predicatore lungo la regione del Giordano, il fiume che Giosuè aveva attraversato con il popolo affidatogli da Mosè, per entrare nella Terra promessa. Giovanni Battista realizzava in tal modo quanto era stato scritto dal profeta Isaia, nel "libro della Consolazione", per annunciare agli Ebrei, deportati in Babilonia, la liberazione. Con Giovanni il messaggio dal deserto dettava le condizioni perché ognuno potesse vedere la salvezza di Dio: "Riempire i burroni, abbassare i monti e i colli, raddrizzare le vie tortuose e spianare quelle impervie". La gente numerosa accorreva a farsi battezzare. Percepiva infatti che l'esodo di liberazione, con Giovanni, era già iniziato.

Fra' Domenico Spatola