venerdì 25 novembre 2022

Fra' Domenico Spatola: "Vegliate..."

Ai discepoli, che più volean sapere,
Gesù disse di vegliare e non temere.
Parlò del tempo di Noè 
quando nessun chiedea il perché 
dell'arca in costruzione,
che neppur destava in loro ammirazione.
Tutti era distratti dalla boria,
credendo di far così la storia,
senza un pensier sincero
su quello che davvero
stava loro a capitare.
Il diluvio li gettò in mare
da incoscienti,
stessa cosa accadrà ai non credenti,
quando verrà il Figlio.
Sentite dunque il mio consiglio:
"Vigilate,
perché sappiate
del mio arrivo.
Nessun di voi sia privo
d'intelletto,
da non restare circospetto
se viene il ladro a derubare,
per non lasciarsi scassinare 
l'abitazione.
Sia dunque in voi precauzione,
perché, nell'ora inopinata
dell'ultima giornata,
il Figlio dell'uom verrà 
e non vi sorprenderà!".

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Prima Domenica di Avvento (anno A): Matteo 24, 37-44

37 Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. 38 Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca, 39 e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo. 40 Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. 41 Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata.42 Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43 Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44 Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.

Noè ci aveva provato. La sua generazione non si era convertita, ed era finita a mollo sotto il diluvio. Anche Gesù provava a convertire gli uomini della sua generazione per metterli in guardia dal finire massacrati dai Romani. Gli esiti non furono diversi da quelli della precedente generazione. Tutti continuarono a vivere senza il pensiero che la "morte viene e avrà i tuoi occhi" (Cesare Pavese). Con il mettere in guardia i suoi, Gesù offriva le Beatitudini e, a rimedio, il perdono e l'amore al nemico. Provava a valorizzare la vita, perché la morte non era condanna, ma opportunità (Kairòs) di orientamento al meglio delle proprie risorse per viverle in pienezza. La morte comporta imprevedibilità, da superare con la vigilanza e l'attesa. Può capitare che tra due uomini che lavorano insieme nei campi, o tra due donne che faticano alla macina, la morte prenda l'uno e lasci l'altro. Né son possibili recriminazioni, perché la vita è donata non acquistata. Rimedio alla sorpresa saranno l'attesa e la vigilanza. Resi consapevoli che "il Figlio dell'uomo" può tornare in qualunque momento, e il suo arrivo, se si è distratti, sembrerà improvviso, come quello del ladro, carico di incognite e di paura.

Fra' Domenico Spatola 

sabato 19 novembre 2022

Fra' Domenico Spatola: Ricordati di me...

Crocifisso sei, Signore,
da chi senza cuore,
ancor deriso
Te di sangue intriso
con l'ironia da scaltri:
"Hai salvato altri"
dicea di te:
"salva pure me!".
L'aceto un soldato
porse a te assetato.
Mentre alta la scritta
pendeva a sconfitta:
"Dei Giudei è il Re".
Senza un perché
il malfattore in croce
t'insultava ad alta voce,
mentre l'altro lo riprovava,
ché pena meritava.
Ma per Te non vale,
non avendo fatto il male.
Allor ti disse in umiltà:
"Nel tuo regno, di me pietà".
E tu, col sorriso,
assicurasti il Paradiso.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXIV domenica. Solennità di Cristo Re: Luca 23, 33-43.

33 Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. 34 Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno». Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte.35 Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». 36 Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: 37 «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38 C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.
39 Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». 40 Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? 41 Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». 42 E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». 43 Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».

Alla "Gloria del Padre" svelata in Gesù dalla Croce, le reazioni furono ostili. Ogni morte in croce era per la Legge di Mosè "maledizione di Dio", e perciò non consentiva pietà in cuore umano. Il popolo, stando a guardare, lo aveva abbandonato al suo destino. I capi lo tentavano con scherno: " Salva te stesso!", aggiungendo: "Ha salvato gli altri". Dicevano il vero: Gesù era venuto non per sé, ma per dare la vita. Differentemente dal Messia davidico, che avrebbe dominato facendo guerra e uccidendo. Alla gazzarra dei capi, parteciparono i soldati romani con il disprezzo, per "il re dei Giudei". Era il "titolo" posto sulla Croce a ridicolizzare Israele. L'aceto per dissetarlo, glielo diedero con odio. Alla canèa dei beffardi, partecipò il malfattore crocifisso con lui. Rabbiosamente, voleva essere schiodato in modo spettacolare: "Salva te stesso e salva pure noi!". Era l'ultima tentazione del messianismo trionfale. L'altro peccatore, appeso per la stessa condanna, comprese e, tacitato il compagno meritevole dello stesso castigo, scagionò Gesù innocente. Poi a lui: "Ricordati di me - disse - quando entrerai nel tuo Regno!". La risposta fu la rivalsa del peccatore che, cacciato dal paradiso, con Gesù fu il primo a rientrarvi: "Oggi sarai con me in paradiso!".

Fra' Domenico Spatola

sabato 12 novembre 2022

Fra' Domenico Spatola: Salverete la vostra vita.

Alle lodi per il tempio 
sol Gesù parla di scempio.
E con tono da profeta: "arretra,
dice, né resterà pietra su pietra!".
La tremenda profezia 
la diede a segno della via
cui badare
per non farsi ingannare.
Molti scimmiottando Dio
diranno: "Sono io!"
E qualche babbuino
dirà che il tempo è vicino. 
Non seguite mai costoro
non è l'ora dell'alloro.
Ogni popolo s'affronterà
e ci saràn calamità 
e grandiosi fatti in cielo.
Per lo zelo
vi faràn persecuzione
che per voi sarà occasione
di dare a me testimonianza
di vostra vita in perseveranza.
Nel mio nome sarete odiati
ma saràn solo latrati.
Perché compito m'appartiene 
garantire il vostro bene.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXIII domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 21, 5-19

5 Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: 6 «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta». 7 Gli domandarono: «Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?».8 Rispose: «Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli. 9 Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine».
10 Poi disse loro: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, 11 e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. 12 Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. 13 Questo vi darà occasione di render testimonianza. 14 Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15 io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. 16 Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; 17 sarete odiati da tutti per causa del mio nome. 18 Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. 19 Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.

I discepoli magnificavano il tempio di Gerusalemme e le sue pietre. Pensato per essere una delle sette meraviglie dell'antichità, il tempio fu costruito su progetto di Erode il Grande. I lavori, iniziati nel 19 a.C., durarono complessivamente ottanta anni. Il completamento avvenne nel 66 d.C., ma quattro anni dopo il tempio veniva distrutto dai Romani. Gesù non manifestò entusiasmo per quanto avevano detto i suoi. Quel tempio era inutile e nocivo! Non dava infatti ma toglieva ai poveri. Aveva visto, poco prima, la vedova che metteva i pochi spiccioli che possedeva, dissanguandosi per una istituzione che avrebbe dovuto assisterla. Dunque per Gesù il tempio andava distrutto, e "non sarebbe rimasta pietra su pietra". Dagli scavi emergono i maestosi reperti. I discepoli, incuriositi chiesero "quando?" e "quale il segno?". Speravano nell'intervento di Dio presente ad ogni prova che subiva la città, come era accaduto al tempo dell'assedio di Sennacherib, che circondata, nel 701 a C., la città con i suoi eserciti per distruggerla, era scomparso come allontanato da Dio. Tale era rimasta a fiducia la credenza. Gesù glissò sulla domanda, ma volle allertare i discepoli, mettendoli in guardia da coloro che si presentavano profeti, ma erano falsi. Li dissuadeva dal seguirli. Aggiungeva che i tempi della Storia sarebbero andati oltre la distruzione di Gerusalemme. Nel tempo infatti, le guerre, le rivoluzioni, le epidemie e le carestie non sarebbero stati segno della prossimità della fine del mondo, ma di un'epoca, obsoleta, che cedeva alla successiva, migliore. Riflettevano gli stadi della crescita umana. Non dovevano impressionarsi per i fatti terrificanti e gli stessi segni grandiosi dal cielo. Questi non avrebbero indicato "la fine del mondo", ma l'inizio di un cambiamento epocale, da guardare con ottimismo. Anche la sua Comunità avrebbe vissuto le persecuzioni, che sarebbero state occasioni per dare testimonianza del Regno di Dio. Dunque niente paura: "nessun capello verrà tolto e con la perseveranza salverete la vostra vita". La liberazione vicina è quando un'epoca muore, e apre alla nuova, quella di Gesù che ha liberato l'uomo.

Fra' Domenico Spatola

mercoledì 9 novembre 2022

Articolo su Fra' Domenico Spatola della giornalista Claudia Brunetto su La Repubblica.

 All’oratorio ormai sono in pochissimi, alla messa della domenica in Chiesa ancora meno. Così fra’ Domenico Spatola, 73 anni, parroco fino a qualche anno fa della chiesa dei Cappuccini e adesso alla guida di Santa Maria delle Grazie in San Lorenzo Colli, ha deciso di raggiungere i giovani utilizzando la strada che più si avvicina a loro: i social network. Ogni giorno lancia un post sulla sua pagina Facebook per commentare il passo del Vangelo del momento e fa lo stesso sul suo gruppo WhatsApp in cui gli iscritti sono sempre di più.
“Bisogna essere missionari di strada – dice fra’ Spatola – I giovani stanno sempre con il cellulare in mano, allora dobbiamo tentare di tutto per poter espandere e divulgare il Vangelo. In chiesa vengono davvero in pochi, dal momento che Maometto non va più alla montagna, è la montagna che si deve spostare. Per me i post su Facebook sono come un seme lanciato che può arrivare a crescere ovunque proprio perché virtuale. Ho capito che non avevo altra scelta. Quando inventeranno una strada migliore per raggiungerli la seguirò”. 
E sono già quasi tremila le persone che seguono la sua pagina. Fra’ Spatola, anche lui, sta sempre a controllare il cellulare per seguire e rispondere ai commenti, per sbirciare altre pagine che possono interessarlo o anche aiutarlo a veicolare meglio il suo messaggio di fede. Ogni venerdì sera legge in diretta Facebook le letture della domenica successiva, un’altra diretta è quella del martedì sera. 
“Commento le letture della messa – dice il frate – preparo la gente alla messa della domenica”. 
In 40 anni al Conservatorio prima come studente e poi come insegnante di Armonia ha incontrato centinaia di ragazzi. “Ho sempre cercato di comprenderli – racconta – di entrare nei loro problemi, di incoraggiarli. Quello che vedo oggi è una grande solitudine che ha colpito tutta l’umanità e anche i giovanissimi che sono sempre connessi, in fondo rischiano la solitudine”. 
Insieme alle pillole di Vangelo, fra’ Spatola che ama scrivere da sempre, dispensa anche commenti in poesia sui risultati delle partite del Palermo e sui fatti del giorno dalla cronaca agli spettacoli. 
“Palermo si arma 
e vince sul Parma. 
Più fermo è suo impegno 
e per noi è nuovo segno
 che apre a speranza” 
ha scritto dopo l’esito di sabato scorso. 
“Sono tifoso – spiega – non tanto per una mia motivazione interna, quanto perché ho capito che il calcio è un veicolo. Bisogna cercare la frequenza che più accomuna. Può essere anche lo sport”. 
Dopo ogni partita butta giù una poesia in rima in pochi minuti. 
Chi legge i suoi messaggi sul calcio alla fine si sofferma anche sul Vangelo. “L’unica cosa a cui tengo è fare arrivare il messaggio di Gesù nel migliore dei modi – dice – Non dobbiamo dimenticate che il Vangelo è un libro antico, scritto duemila anni fa, appartiene a un’altra cultura. Cerco di eliminare tutto quello che è strettamente legato al tempo passato per cercare di attualizzarlo, innestarlo nella nostra cultura. Soltanto così possiamo provare a parlare a tutti. Anche ai più giovani”.

Fra' Domenico Spatola 


sabato 5 novembre 2022

Fra' Domenico Spatola: Vita infinita

I sadducei: "qual sorte?"
chiedean dopo morte,
di chi sette mariti
avea da regolari riti.
A chi appartiene,
se stesse saràn le pene?
Gesù: "non vi sia oblio:
sarete come Angeli di Dio!"
Perché Vita futura
sarà più duratura.
Mosè già conobbe:
d'Abramo, d'Isacco e di Giacobbe 
il Signore dei viventi".
Aggiunse: "non da stenti 
ma eterna quella vita 
perché sarà infinita".

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXII domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 20, 27-38

27 Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: 28 «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello29 C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30 Allora la prese il secondo 31 e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. 32 Da ultimo anche la donna morì. 33 Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie». 34 Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35 ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; 36 e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37 Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe38 Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui».

Su "la vita dopo la morte" circolavano, al tempo di Gesù, opinioni diverse e contrastanti. I farisei, ramo progressista del Sinedrio, parlavano di "risurrezione dei giusti con i loro corpi, alla fine del mondo". I sadducei, conservatori e proprietari terrieri soddisfatti della loro ricchezza terrena, negavano la possibilità di una vita futura. Dopo la spettacolare "cacciata dal tempio dei mercanti", i Sadducei, lesi negli interessi e in combutta con i farisei per l'occasione alleati, decretarono come fare morire Gesù, dopo averlo ridicolizzato agli occhi della gente. I Sadducei gli domandarono a chi sarebbe appartenuta, nella risurrezione, irreale e da loro non ammessa, la donna rimasta vedova e senza figli, costretta dalla Legge del "levirato" a sposare i sei fratelli del marito defunto, per dargli una discendenza. 
Il caso ricalcava l'episodio di Sara, nel libro di Tobia.  Gesù denunciò come errata la loro idea. La vita futura non è infatti una fotocopia di quella presente. Saremo infatti come gli Angeli, i figli che da Dio ricevono direttamente la vita. Quindi immortale. In assenza di morte, non urge il matrimonio per la procreazione. Gesù volle tuttavia aggiungere un altro insegnamento ai soli Sadducei, perché negazionisti ad oltranza della vita eterna. "Quando Dio si rivelò a Mosè dal roveto ardente, disse: Io sono il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Dunque: Dio dei vivi e non dei morti". Se si analizzano i verbi sono usati tutti al tempo presente, mentre i personaggi nominati erano storicamente deceduti da almeno un millennio. Della   vita eterna Gesù magnifica la pienezza, che la morte non è in grado di distruggere.

Fra' Domenico Spatola

martedì 1 novembre 2022

Fra' Domenico Spatola: Quel 2 novembre...


Per i morti, al cimitero
ero già a metà sentiero,
per l'occasione stessa
che dolor ancor mi stressa.
Volevo portare un fiore
a ricordar l'amore
a chi l'aveva dato.
Ma ciò ch'è capitato
a me, che di rimpianto,
mesto facevo il canto.
Vidi una cosa strana,
nitida, seppur lontana:
ad accudir la tomba,
(sua voce  ancor rimbomba)
zia Paolina, 
a me tanto vicina.
La sapevo morta,
ma la vidi assorta,
ad abbeverar i fiori 
Con gli occhi usciti fuori,
giunsi a suoi pressi:
"che voleva che facessi",
le chiesi con paura.
"Sei tu, la zia, o la controfigura?".
"Sono io", disse più vicina,
"la zia Paolina,
titolare dell'ostello,
che, faccio da me bello,
perché nessun ci pensa!".
Qui voce sua intensa
disse come stava.
A me si essiccava
la lingua in bocca.
"Prendi la brocca,
e dammi aiuto
così, prima che vado, ti saluto".
Obbedii atterrito,
ed essa come il rito
del ragno con la tela,
mi disse di salutar la parentela,
che di lei tutta si è scordata.
"Io no" e, con voce più agitata,
le dissi: "Zia,
tu sai che nella via,
che ultima prendesti,
per te gli affetti miei furon onesti".
"Lo so, e per questo ti ringrazio.
Ero sola e questo spazio
ove ora sto
è tutto ciò che ho".
Mi prese un gran magone
per quella discussione
e le promise allora
di tornare ancora.
Pensavo al mio riscatto,
quando qual matto
saltai dal letto:
dal suono della sveglia ormai costretto.
Compresi allora che sognavo,
ma nuovo sentimento io provavo: 
tutto per me avea più senso
e la zia mi chiedea sol consenso.

Fra' Domenico Spatola