venerdì 7 febbraio 2025

Fra' Domenico Spatola: La grande pesca



La barca alla fonda, 
fu la sponda
da cui facevi scuola, 
Gesù, di tua Parola. 
Poi Pietro a pescare
invitasti in alto mare. 
Ed ei, fuori uso, 
si disse già deluso, 
ma perché l'avevi detto, 
si sentì da te costretto
e, quando gettò la rete, 
finite furon sue diete
per la quantità di pesca. 
Fu tua nuova esca
con cui a sequela
egli riorientò sua vela.

Fra' Domenico Spatola 


Nella foto: La pesca miracolosa di Duccio di Buoninsegna 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Quinta domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 5, 1-11

 
1 Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret 2 e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3 Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
4 Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». 5 Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6 E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. 7 Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. 8 Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». 9 Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; 10 così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». 11 Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

L'ansia della folla per ascoltarlo, suggerì a Gesù di salire sulla barca per impartire la sua lezione. La gente era sulla spiaggia e i pescatori, poco distanti, a riassettare le reti, dopo la notte grama. La barca era di Simone e a lui, finito di evangelizzare la folla, chiese di prendere il largo e gettare le reti per la pesca. Raccontò la vana fatica notturna, ebbe tuttavia fiducia e disse: "sulla tua parola getterò la rete". Sorpresero le reti che quasi si  rompevano per la gran quantità di pesci. Invocarono l'intervento dell'altra barca, che figurava la Comunità degli ellenisti, e le due, stracolme, rischiarono di affondare. Simon Pietro riconobbe il Signore e, in ginocchio, lo supplicò di allontanarsi. Aveva riconosciuto Dio e temette di morire, perché peccatore. Stessa paura aveva contagiato anche i compagni, figli di Zebedeo. Ma Gesù volle che di Dio sperimentassero altro volto, non del Giudice severo, ma del Padre, svelato in lui, che ama e perdona. L'invito, loro rivolto, a collaborarlo fu conseguente e bene accolto, infatti "lasciarono tutto e lo seguirono".

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: La pesca miracolosa di Raffaello 

venerdì 31 gennaio 2025

Fra' Domenico Spatola: Spada la sua Parola




Al tempio eri col Figlio, 
e di Simeone il consiglio, 
o Madre, ti fu amaro. 
Il bimbo caro, 
Luce delle genti, 
con portenti
avrebbe reso tanti, 
felici e santi
ma, da spada, sua Parola  
di te sola
avrebbe trafitto il cuore, 
con scelte di dolore. 
Fosti audace
quando, seguace, 
ai piedi della croce, 
di lui udisti Voce, 
che t'affidava
l'Umanità che amava.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della "Presentazione del Signore": Luca 2, 22-40

22 Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore, 23 come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà consacrato al Signore»; 24 e per offrire il sacrificio di cui parla la legge del Signore, di un paio di tortore o di due giovani colombi.
Adorazione di Simeone e di Anna
Lu 1:67-79; 1P 1:11
25 Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone; quest'uomo era giusto e timorato di Dio, e aspettava la consolazione d'Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui; 26 e gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. 27 Egli, mosso dallo Spirito, andò nel tempio; e, come i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere a suo riguardo le prescrizioni della legge, 28 lo prese in braccio, e benedisse Dio, dicendo:
29 «Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo,
secondo la tua parola;
30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
31 che hai preparata dinanzi a tutti i popoli
32 per essere luce da illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele».
33 Il padre e la madre di Gesù restavano meravigliati delle cose che si dicevano di lui. 34 E Simeone li benedisse, dicendo a Maria, madre di lui: «Ecco, egli è posto a caduta e a rialzamento di molti in Israele, come segno di contraddizione 35 (e a te stessa una spada trafiggerà l'anima), affinché i pensieri di molti cuori siano svelati».
36 Vi era anche Anna, profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser. Era molto avanti negli anni: dopo essere vissuta con il marito sette anni dalla sua verginità, era rimasta vedova e aveva raggiunto gli ottantaquattro anni. 37 Non si allontanava mai dal tempio e serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Ritorno a Nazaret
Mt 2:22-23
39 Come ebbero adempiuto tutte le prescrizioni della legge del Signore, tornarono in Galilea, a Nazaret, loro città.
40 E il bambino cresceva e si fortificava; era pieno di sapienza e la grazia di Dio era su di lui.

La legge di Mosè lo imponeva e Gesù, da primogenito, andava riscattato al quarantesimo giorno dalla nascita. Sulla "purificazione della Madre", sorvoliamo. L'offerta del riscatto di Gesù fu quella dei poveri: due colombi. Così Giuseppe e Maria, alla Porta di Nicanore, nel tempio di Gerusalemme, ricevettero la benedizione dal sacerdote, secondo la Legge. Ma, per lo Spirito Santo, quel rito era inutile e andava superato. Parlò per mezzo del suo profeta Simeone, il quale sapeva, per divina rivelazione, che non sarebbe morto senza prima vedere il Messia del Signore. Nel tempio, bloccò il pellegrinaggio all'insegna della Legge, propose quello nella dinamica dello Spirito. "I miei occhi hanno visto la tua salvezza", disse a Dio, mentre ne prendeva tra le braccia il Figlio. Lo cantò "luce delle genti" e "gloria di Israele". Alla madre, stupita, poi aggiunse che il Bambino avrebbe impegnato molti a compiere scelte di favore o di ostilità verso di lui, e inoltre che la sua Parola, come una spada le avrebbe trafitto il cuore, con scelte dolorose. Anche la profetessa Anna, sopraggiunta per rafforzare la testimonianza di Simeone, lodava Dio, parlando del Bambino, come le dettava lo Spirito Santo.

Fra' Domenico Spatola

sabato 25 gennaio 2025

Fra' Domenico Spatola: "Oggi" di Gesù

Furon molti a raccontare,
ma solo Luca a rivendicare
l'accurata circostanza, 
fatta con perseveranza, 
d'ogni fatto da narrare
a Teofilo, cui illustrare
solidità del contenuto 
a lui annunciato 
e risaputo. 
Gesù, tornato in
Galilea
dal battesimo in Giudea,
dello Spirito la potenza
fu naturale conseguenza. 
Ormai sua fama
pari era alla brama
di libertà dall'oppressione, 
della Legge che s'impone. 
Venne a Nazareth ove cresciuto, 
e, in sinagoga, per il dovuto
culto rituale
del sabato referenziale. 
Lesse, d'Isaia il profeta, 
l'attesa lieta:
"Lo Spirito è su di me, 
perché 
annunci liberazione
e della grazia profusione". 
Riavvolse quello scritto, 
e dell'assemblea dritto 
fu lo sguardo su Gesù, 
che di Isaia disse di più:
"Oggi si è attuata... 
la Scrittura da voi ascoltata".

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Terza domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 1, 1-4. 4, 14-21

1 Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, 2 come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, 3 così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, 4 perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
14 Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15 Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.
16 Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. 
17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
18 Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi,
19 e predicare un anno di grazia del Signore.
20 Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. 
21 Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».


Nella sinagoga di Nazareth si professava l'ideologia nazionalistica più fanatizzata. Qui Gesù venne a lanciare il suo proclama. Vi era cresciuto, e vi tornava da predicatore/taumaturgo, fama procuratagli dall'attività in Cafarnao. Nel sabato, successivo al suo arrivo, si recò in Sinagoga. Incuriositi, i compaesani notarono di lui il cambiamento. L'esperienza del battesimo e le tentazioni del deserto, lo autenticavano "Messia" per inaugurare il Regno di Dio. Ma quel suo messianismo, era dichiaratamente non trionfalistico. I Nazaretani stavano in attesa che Gesù si dichiarasse pubblicamente a favore della ideologia nazionalistica. Gesù si propose per la leggere il Profeta e gli fu consegnato il rotolo di Isaia, contenente le profezie messianiche che tutti conoscevano a memoria. Cercò il brano che qualificava il Messia misericordioso, ma volle omettere il verso del "giorno della vendetta di Iahvè verso i nemici di Israele". Quando, consegnò il rotolo, il suo commento fi fu con parole che realizzavano il suo "oggi", con parole di grazia.
I compaesani rimasero stupiti? No! Arrabbiati. Ma ciò sarà l'argomento della seconda parte.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 17 gennaio 2025

Fra' Domenico Spatola: A Cana, il nuovo Patto



A quelle nozze Gesù, invitato, 
venne accompagnato
dai seguaci. 
Tra i più audaci, 
fu la madre: "non hanno vino". 
"Non è l'ora del mio destino". 
Egli rispose. 
Ma ella non si scompose:
"Fate ciò che vi dirà", 
disse ai servi ch'eran là. 
Sei giare senz'acqua per lavarsi, 
inservibili a purificarsi. 
"Riempitele", disse Gesù 
"colme fin più sù". 
Aggiunse: "portatene al Maestro". 
Ma quando questi 
ebbe l'estro
d'assaggiare il nuovo vino, 
disse che "era meschino
lo Sposo, 
che il vin meraviglioso
avea serbato!". 
Così stipulato
fu il nuovo Patto
e il vino servì al contratto!

Fra' Domenico Spatola 
(Nella foto: dipinto di Giotto) 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Seconda Domenica del tempo ordinario (anno C): Giovanni 2, 1-11

 
1 Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 2 Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3 Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». 4 E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». 5 La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».
6 Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. 7 E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo. 8 Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. 9 E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo 10 e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». 11 Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Il terzo giorno era  dell'Alleanza, quando Iahvè si manifestò a Mosè sul Sinai. Così Gesù, al terzo giorno della sua settimana a proposta di nuova Creazione, stipulò la sua Alleanza. Le nozze di Cana erano tra Dio e il suo popolo, improprie perché non d'amore, ma viziate dalla Legge. Lo notò la Madre e l'attenzionò a Gesù: "Non hanno vino" né perciò sarà loro possibile bere alla stessa coppa. La madre era Israele fedele. Quello del popolo. Gesù la chiamò col titolo di  moglie: "Donna", e aggiunse: "Non è giunta la mia ora". Sarebbe scattata quando, dalla Croce, avrebbe effuso il suo Spirito, con il sangue a "dono nuziale" alla "Chiesa sposa". La madre collaborò. Ai servi ("diakonoi") disse di fare quanto Gesù avrebbe comandato. Le sei anfore, di pietra, come le due tavole della Legge, non servivano neanche a purificare. Erano infatti vuote. Le fece riempire fino all'orlo, e quindi disse di attingere l'acqua che, solo fuori dall'anfora, sarebbe diventata vino. "In assoluto il migliore!", affermò il maestro di tavola che rimproverò aspramente lo sposo per averlo nascosto fino a quel momento. Ormai tutti ubriachi, non avrebbero apprezzato. Così Gesù manifestò la sua Gloria, la stessa che Dio manifestò sul Sinai, e i discepoli credettero in lui.

Fra' Domenico Spatola
(Nella foto: dipinto del Veronese)

venerdì 10 gennaio 2025

Fra' Domenico Spatola: Il Battesimo di Gesù

Il popolo sul Battista
ponea sua corta vista, 
e lo dicea Messia. 
Ma egli altra via
additava per la salvezza. 
Altri infatti sua fortezza
avrebbe loro svelato, 
con lo Spirito donato
e con il fuoco. 
Dicea ch'era poco
il suo battesimo d'acqua
che sol rinfresca e sciacqua.
Un dì dei richiedenti, 
Gesù fu tra i penitenti,
ma, uscito dal Giordano, 
accadde il fatto strano.
Non fu mito né chimera, 
mentre stava in preghiera, 
il cielo si squarciò
e lo Spirito si fiondò
su lui come colomba, 
e paterna voce ancor rimbomba:
"Tu sei il figlio mio, l'amato, 
in te mi sono consolato!".

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo del Battesimo di Gesù (anno C): Luca 3, 15-16.21-22


15
 Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 
21 Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22 e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto».

Il popolo stava in attesa. Voleva il cambiamento. Vedendolo battezzare, aveva individuato in Giovanni il Messia. Reagì il profeta: "Il mio è battesimo solo d'acqua". Purificava i ricorrenti pentiti, chiedeva infatti la conversione del cuore. Aggiungeva Giovanni: "Un altro, più forte di me, vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco". Lo indicava come lo "Sposo di Israele", che nessuno, e nemmeno lui poteva scalzare. Ma il battesimo di Giovanni significava "morte al passato peccaminoso", mentre Gesù si presentò a lui, da innocente, per accettare la morte futura sulla croce. Lo farà da Redentore del mondo. La sua proposta trovò conferma dall'Alto. Uscito infatti dall'acqua, mentre pregava, il cielo si aprì, e lo Spirito Santo, scese su di lui in forma corporea di colomba,  consacrandolo permanentemente alla missione. Lo  riconsegnerà al Padre nel momento della morte, perché lo effonda sulla Chiesa a Pentecoste. La sua voce indicò in Gesù "il Figlio amato e ragione del suo compiacimento".

Fra' Domenico Spatola

domenica 5 gennaio 2025

Fra' Domenico Spatola: Befana... strana!




Vidi la Befana
mi parve strana:
con la scopa
sull'Europa, 
arcigna in volto per la guerra
che vedeva sulla Terra, 
e voleva di carbone 
scaricarne a profusione. 
Provò a entrare in Parlamento
ma in quel momento, 
fu fermata perché 
di cenci era vestita. 
Voleva della vita
dire il segreto:
"Non ponete alcun  divieto
a chi professa libertà, 
ch'è vera meta d'umanità!". 
Parlò in fretta
ma nessuno le diede retta. 
Amara e stanca di gridare
riprese la scopa e cominciò a volare.
Tornerà, ne son sicuro, 
quando altro sarà il futuro.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Epifania del Signore: Matteo 2, 1-12

 

1 Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2 «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». 3 All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5 Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

6 E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele».
7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
9 Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12 Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

I Magi, astrologi o indovini?  Intercettarono tra le stelle quella del neonato Re dei Giudei.  Partirono da dove sorge il sole fino a Gerusalemme. La città del gran Re tremò. Erode, turbato, riunì  sacerdoti e scribi che lessero il profeta Michea: "Da Betlemme uscirà il pastore del mio popolo". L'indicazione era puntuale. Erode, geloso, tramò come liberarsi di lui. Chiese ai Magi del tempo dell'apparizione della stella. Li lasciò andare, con l'impegno di tornare da lui a riferire. Anch'egli infatti aveva voglia di venirlo ad adorare. La stella brillò di nuovo sul cammino, e la gioia dei Magi fu incontenibile. Si fermò sul luogo del Bambino, ed essi entrarono nella casa e, videro il Bambino con la madre Maria. Prostrati, adorarono Gesù che riconobbero Re, con l'offerta dell'oro. Lo adorarono Dio, con l'incenso e lo celebrarono "Sposo" dell'umanità con l'unguento dell'odorosa mirra. 
Per il ritorno, ai Magi in sogno fu consigliata un'altra strada, a ingannare le mire criminali di Erode.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Adorazione dei Magi di Giotto 

venerdì 3 gennaio 2025

Fra' Domenico Spatola: Si fece carne



Il Verbo eterno
fu il perno
del Progetto, 
che va letto
in umana carne.
Di sua Vita cosa farne, 
spiegò a noi con Verità:
fu fedeltà 
e per quanti 
l'accolsero
e a lui porsero
il cuore
facendo il pieno dell'amore.
Nessuno il Padre conosceva, 
e la Legge riteneva
il suo volere.
Solo il Figlio avea il potere
di darci vera idea
di chi non giudica sol rea
la nostra umanità, 
da lui assunta in umiltà. 
Fatti figli e non più schiavi, 
discendenti e pure gli avi, 
e coll'intento che più spazia
a noi il Figlio diede grazia.

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: Natività di Rubens

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Seconda Domenica dopo Natale: Giovanni 1, 1-18

 
1 In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2 Egli era in principio presso Dio:
3 tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
4 In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5 la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
6 Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
7 Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8 Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
9 Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10 Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
11 Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
12 A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13 i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14 E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15 Giovanni gli rende testimonianza
e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me».
16 Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
17 Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18 Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.


Il Prologo del Quarto Vangelo anticipa i temi che tratterà nel corso della narrazione.
Pone l'archetipo, ossia il  modello primordiale, ispiratore di tutto:  il "Logos" traducibile come "Parola" o "Progetto", dando coordinate "a-temporali". 
"In Principio". Prima di tutto e per iniziare il tutto da Creatore e Protagonista egli stesso di incarnazione.  Tema centrale, e motivo conduttore dell'intero Poema. Il Divino si umanizza fino a diventare creatura, in comune pertecipazione del nostro pellegrinaggio verso la piena "divinizzazione"
("theosis"). Il Logos  speculare al Padre. Lo dichiarerà più tardi lo stesso Cristo: "Chi vede me vede il Padre. Egli è Vita, luce degli uomini. La sua umanizzazione rompe pregiudizi su Dio, narrati irresponsabilmente da chi non lo aveva mai visto eppure aveva imposto la Legge insopportabile, come divina. Ma questa sfigurava il vero volto del Padre. Sarà denuncia costante del Figlio, che nel suo seno, lo ha conosciuto e svelato, comunicando lo Spirito: "grazia su grazia" col potere per chi l'accoglie  di diventare "figlio di Dio".

Fra' Domenico Spatola
(Nella foto: Natività di Carlo Maratta)