Volli emigrare, lontano, tra stelle, e guardare da quelle la terra vitale: la vidi sbocciare, qual rosa a dolore... e compresi l'amore. - Fra Domenico Spatola.
martedì 31 maggio 2022
Associazione di volontariato "Missione San Francesco". Mensa dei poveri
lunedì 30 maggio 2022
31 maggio 2022, "Visitazione della Beata Vergine Maria a Elisabetta": Luca 1, 39-56
Fra' Domenico Spatola: Regale madre...
sabato 28 maggio 2022
Fra' Domenico Spatola: Salì in cielo
Stando ritto:
"Così sta scritto"
disse Gesù
prima d'ascender sù.
"Il Cristo dovrà patire
e da morte risalire
il terzo giorno.
Predicate tutt'intorno
conversione
e dei peccati la remissione.
Pien d'ardore e senza flemne
annunciate a Gerusalemme.
mia risurrezione
di cui ciascuno è testimone.
E del Padre il promesso,
cioè lo Spirito suo Messo,
a voi io manderò
appena me ne andrò.
Rimanete in città
finché di regalità
vi rivesta suo smalto
in potenza che vien dall'alto".
Detto questo,
li condusse lesto
a Betania, fuori porta,
per la via più corta,
e, benedicente,
dinanzi a sua gente
salì in cielo,
e, caduto ad essa il velo,
lo vide in sù salire.
Tornarono a gioire,
e stavano nel tempio
a dare buon esempio.
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Ascensione del Signore (anno C): Luca 24, 46-53
E disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».
50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
martedì 24 maggio 2022
Fra' Domenico Spatola: Il Piave mormorò... (in memoria del 24 maggio 1915) Tratto da: Un anno con fra' Domenico
che a natural frontiera,
fiume difese, dopo Caporetto,
come saputo e letto
in ogni libro di storia,
nostra milizia, privata di ogni boria,
stremata era,
mentre l’Austriaco sua bandiera
issata avea a primavera
cantando vittoria
in quella storia
dei tanti morti di Prima Grande Guerra
che sconfinata fu sopra la Terra.
Il Piave favorì nostra ripresa,
argine fu contro la nemica intesa
che violare voleva l’italico orgoglio
e mantenere ancor meglio quell’imbroglio
di sudditanza a Impero
che, per il patriottismo sincero
dei nostri eroi del Risorgimento,
a fine guerra, ebbe compimento.
Il Piave ancora mormora,
tubando come tortora,
non più contro austriaci oppressori,
altri sono oggi i dominatori,
infìdi e votati a prepotenza,
all’interesse proprio che, senza decenza,
cercano a danno della gente
che impotente
si arrende a loro male.
Non ideale
ostenta suo racconto
chi comanda a tornaconto.
Il Piave mormora ancor flebile canto:
“Ho fatto tanto”
- ora a noi dice -
“perché ancora è infelice
il popolo depresso?
Forse è oppresso
da altra dittatura.
Coraggio, non duratura
sarà,
perché libertà
è l’ideale
che a ognuno fa sentire quanto vale.”
“Tanto!” È nostra aggiunta,
convinti che libertà sarà raggiunta.
lunedì 23 maggio 2022
Fra' Domenico Spatola: Ulissiade. Recensione di Fra' Giovanni Spagnolo.
sabato 21 maggio 2022
Fra' Domenico Spatola: 23 maggio 1992
Fra' Domenico Spatola: "Chi mi ama...", disse Gesù
"Chi osserva mia Parola,
il Padre l'amerà
e in lui dimora sua farà.
E il Consolatore,
lo Spirito d'amore,
mandato dal Padre,
vi farà da Madre,
e, insegnando ogni cosa,
non renderà morosa
Parola mia a voi detta.
Egli farà perfetta
la mia pace
che, così verace,
il mondo non può dare,
perché non sa amare.
Non abbiate mai timore,
più grande è il mio amore.
Vi ho detto che andrò,
e a voi presto tornerò.
Siate lieti, perché fidi
sono i paterni lidi
dove mi recherò,
e, al ritorno, in voi fede troverò!".
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Sesta Domenica di Pasqua: Giovanni 14, 23-29
Al comandamento dell'amore Gesù lega il discepolo. In lui pone la dimora: sua e del Padre. La sua legge diviene condizione assoluta perché ognuno possa dichiarare di amarlo. È infatti del Padre il comando di amare e il Figlio lo ha osservato, per questo rimane nella sua intimità. Amicizia condivisa con chi osserva la sua Parola. In missione ha amato senza misura donandosi in pienezza. Era il suo scopo, che raggiunse suo vertice nel "tutto è compiuto" ("tetelestai"). Era la ragione del suo invio e ora aperta all'opera del Paraclito. Avvocato e protettore sarà lo Spirito Santo che consolerà i discepoli e ricorderà loro, le cose da lui insegnate. Renderà presente il Figlio in ogni Eucaristia e tramite essa nella Storia e, col Vangelo e i Sacramenti, ne interiorizzerà la vita nei credenti. La Pace ultimo dono terreno consegnato. Era la totale felicità a ruolo per la vita di ogni uomo. Unica per la sua esemplarità, e "diversa da quella che dà il Mondo", osceno a rubare libertà e a gettare nell'ansia e nella paura. La Pace che dà Gesù esclude il timore e al Padre dalla croce, consegna quel che è stato per noi l'amore più grande: la sua vita. Al ritorno, da Risorto ne consegnerà lo Spirito, alla Chiesa e al Mondo.
Fra' Domenico Spatola
venerdì 13 maggio 2022
Fra' Domenico Spatola: Disse Gesù: "Amatevi..."
Gesù disse: "Così sia!
Or sarò glorificato
dal Padre mio che m'ha amato.
La sua gloria m'appartiene
come Figlio cui vuol bene,
e di tutta la sua Gloria,
la mia Chiesa fa memoria.
Al Padre presto io andrò,
ma prima un segno chiederò:
sol allor mi appartenete
se voi tutti vi amerete,
come io ho amato voi
e ciò sia sempre: prima e poi!".
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Quinta domenica di Pasqua: Giovanni 13, 31-33a.3-35
Giuda, nell'ultima Cena, aveva preso il boccone offertogli dall'ospitalità del Signore. Non lo mangiò, preferendo lasciarsi ingoiare dalla notte e far iniziare la passione con l'arresto di Gesù. Il Signore vide in quel gesto, "giungere l'ora della Gloria". La sua e quella del Padre, e la rese nota ai discepoli. Il Figlio innalzato in Croce avrebbe "glorificato" (manifestato) il Padre e il suo amore incondizionato per l'umanità. Frattanto i tempi si facevano corti ("Figlioli, ancora per poco sono con voi"), bisognava perciò far presto a dettare il Testamento, con il quale avrebbe magnificato il Padre, e dichiarate le condizioni per appartenergli come discepoli: "Vi do un comandamento nuovo". Inedito: "Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi". Chiedeva di amare "come" lui. Questo sarebbe stato il distintivo per appartenergli come discepoli. A praticare il suo comandamento cesserebbe la guerra, e soprattutto quella praticata "nel nome di Dio".
Fra' Domenico Spatola
venerdì 6 maggio 2022
Fra' Domenico Spatola: Ascoltano la mia voce...
disse all'accolta
folla che al Signore
contesta ruolo di Pastore.
"Le mie pecore conosco",
disse al gruppo losco
avverso a lui.
"Luce in luoghi bui
è mia parola, e lanterna
che dà la vita eterna.
Cerco le pecore perdute
e rialzo le cadute,
e, per condurle lontano,
strette le tengo in mano.
Il Padre me le ha date,
e non temo le imboscate
perché Egli è più forte,
mentre di vedute corte
son le altrui trame.
Nel suo divin reame,
il Padre ed io siamo Uno,
stesso vale di ognuno!".
Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della quarta domenica di Pasqua: Giovanni 10, 27-30
Durante la festa della Dedicazione del Tempio di Gerusalemme, inaugurata da Giuda Maccabeo che volle riconsacrare il santuario nel 165 a.C. dopo la profanazione di Antico IV Epifane, Gesù, venne rabbiosamente accerchiato dalle autorità religiose e accusato di "togliere loro la vita" (sic!). Non sopportavano l'azione di liberazione del popolo, operata da Gesù che lo sottraeva dalle loro disumane leggi. Il Signore passò al contrattacco, con una denuncia: "Voi non credete perché non fate parte delle mie pecore". A quelle autorità religiose che millantavano la vicinanza con Dio, Gesù rimproverava di non potere far parte del suo gregge. Rivendicò le pecore sue, e se stesso il vero pastore. A differenza degli avversari, egli non sfrutta le pecore ma, per esse, è disposto a dare anche la vita. E le pecore lo riconoscono dalla voce. Accolgono le sue parole che rispondono ai bisogni di pienezza che ogni persona porta dentro. In questa opera, Gesù si dichiara motivato perché conosce le sue pecore, e queste lo seguono. Non lo fanno con i loro capi, la cui azione è di soffocare, anziché favorire la vita in loro. Questa vita è eterna, perchè quella che il Padre dà a lui. Nessuno può perciò strappare il gregge dalla sua mano, perché "io e il Padre siamo Uno". Sembrò una bestemmia agli oppositori, non avendo compreso che il progetto di Dio sulla umanità, era che ogni uomo diventi suo figlio e abbia la vita divina.
giovedì 5 maggio 2022
Fra' Domenico Spatola: A Maria regina...
su impronte
del Figlio tuo.
Accolgo il suo
Vangelo
ove a noi cielo additasti.
Con vasti
consigli,
del Padre noi figli
vuoi fare,
in sua legge ch'è amare.
È ciò che ha fatto
col Patto,
con noi concluso.
Or con te uso
stesso linguaggio,
e chiedo ingaggio
a tua fedeltà,
per quella beltà,
con cui il Padre
innamorasti da Madre.
Ti diede "materna"
per la nascita eterna,
e ciascun che t'accoglie.
Tua protezione ci toglie
paura
da vita insicura,
e per la pace
nostra prece è verace:
"Frena le menti malate,
dal nucleare tentate,
ché non in distruzione
dissolva Creazione.
Madre attenta,
fai contenta
nostra preghiera
per la pace sincera
e i popoli offesi
sian protesi
a guardare lontano
per darsi la mano".
Fra' Domenico Spatola: Parlando amore.
numerosa gamma
di ricordi,
fatta d'accordi
in vibranti note,
speciosa dote.
Solo suo sguardo,
era già traguardo
per me fanciullo
e ora cullo
ogni sua mossa
che mi dà scossa
d'energia tanta.
Adesso è Santa
e in cielo vive,
e mai fa prive
attese mie d'affetto,
che provo in petto
in palpitante cuore,
parlando amore.