venerdì 31 dicembre 2021

Fra' Domenico Spatola: L'anno che verrà...

L'anno nuovo
è come l'uovo
con sorpresa.
Non ti mettere in difesa,
ché la vita chiede attacco.
E non vivere il distacco
dalla gente.
Sii curioso e intelligente
e la vita di regali
ne farà anche a quintali.
Quintessenza però è l'amore
che fiorire fa il cuore.
Inizia bene l'anno nuovo,
e vedrai che come l'uovo
sarà ricco di sorprese
a soddisfare tue attese.
Tieni alta la tua fede,
perché è Dio che in te crede!

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Messa di Capodanno: Luca 2, 16-21

16
 Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18 Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19 Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
20 I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
21 Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.

Gli Ebrei manifestavano l'impegno all'Alleanza con Iahvè, praticando la circoncisione. I Profeti e la Legge esigevano la "circoncisione del cuore", più che quella rituale. Doveva significare sincera appartenenza al popolo di Dio, in condiviso stile di vita, e osservanza dei Comandamenti. Gesù, sulla scia dei profeti, ribadirà che è la circoncisione del cuore che dà senso a quella della carne. Egli stesso vivrà la sua, anche per noi, nella Passione, che rese obsoleta la circoncisione antica. Il rito ebraico si concludeva con l'imposizione del nome. Quello dato a Gesù significa "Dio salva". Fu voluto dal Padre, per il significato programmatico. Altri personaggi, nella storia di Israele, avevano, con varianti, portato questo nome, con allusioni a missioni salvifiche: Giosuè e Jesse e i profeti Osea e Isaia. La cruenta operazione assomigliava il sangue del bambino a quello del popolo della Alleanza, per il comune Patto. Il Sangue di Gesù della "nuova ed eterna Alleanza", integrerà l'Umanità nelle promesse. Il battesimo è come circoncisione del credente in Cristo, immerso nella sua morte e nutrito della sua Eucaristia.

Fra' Domenico Spatola

domenica 26 dicembre 2021

Fra' Domenico Spatola: Gesù e i dottori del tempio

A Gerusalemme,
dodicenne,
Gesù sta a dialogare,
mentre ignari a ritornare
sono intenti
i suoi parenti.
Gli interlocutori
son dottori 
della Legge,
che corregge
la sapienza del fanciullo, 
e rende nullo
ogni loro straparlare.
Dicon ciò ch'è empio,
del Messia nel tempio,
ma per tutti sue risposte
sono toste.
Giuseppe e Maria,
lasciata la compagnia,
fan ritorno,
e, al terzo giorno,
trovano il figlio.
Giusto l'appiglio
della madre
nel dire che col padre
lo stavano cercando.
Ma egli, anticipando 
l'opera futura,
rivendica avventura:
del Padre la fatica.
Sia perciò loro amica
la volontà paterna.
Ma non stessa è la materna,
cui s'assoggetta,
e per l'età aspetta.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Santa Famiglia: Luca 2, 41-52

41
 I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42 Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; 43 ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44 Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45 non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46 Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. 47 E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48 Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49 Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50 Ma essi non compresero le sue parole.
51 Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. 52 E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Gesù anticonformista. Non segue i padri della tradizione, ma il Padre. Stesso modello propone ai genitori, rappresentativi di Israele. Alla età di tredici anni, ogni ebreo veniva iniziato agli obblighi religiosi con i tre pellegrinaggi annuali al tempio. Luca per Gesù anticipò l'evento di un anno. La ragione era nel modello di riferimento: Samuele infatti, secondo la tradizione, a dodici anni aveva cominciato a profetare. Per la festa di Pasqua, Gesù fu portato dai genitori al tempio di Gerusalemme. Espletati gli obblighi religiosi, il padre e la madre ripresero la via del ritorno, senza tuttavia accorgersi che il ragazzo non era con loro. A sera, constatata l'assenza si misero alla ricerca. Dopo tre giorni (coincidenti con i futuri giorni della passione) lo trovarono nel tempio "seduto in mezzo ai dottori". Evocazione ideologica della Sapienza di Dio "seduta in mezzo al suo popolo". Chi ascoltava si stupiva, fino allo scandalo. Gesù rispondeva in modo da meravigliare per la sua intelligenza. Al vederlo i genitori rimasero sbigottiti, e la madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". Lo chiamò "tecnon", cioè "bambino mio", rivendicando su di lui il potere di madre. Idea non condivisa fu la risposta: "Devo occuparmi delle cose di mio Padre!" Non compresero i genitori, perché legati a logiche del passato e indisponibili al nuovo. Della madre l'evangelista scrisse: "custodiva tutto nel cuore", mentre del bambino quanto era stato detto del profeta Samuele: "cresceva in età, sapienza e grazia".

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 24 dicembre 2021

Fra' Domenico Spatola: Videro il Signore

 
Del Cesare il censimento
fu il felice accadimento
per Betlemme che suoi portali
aprì ai natali 
del piccolo Gesù,
che, per amarci di più,
nacque da Maria, la madre
mentre Giuseppe, era creduto il padre. 
Distanti a pochi metri,
i pastori, in luoghi tetri,
vegliavano loro gregge,
quando qual schegge
in scia di luce
splendor si riproduce
in angeli dal cielo,
di cui Uno rompendo il gelo,
disse: "Non temete!
Il Salvatore chi voi siete
sa e v'avvolge di sua luce
e tutti vi conduce
ove trovare
lui cui cuor donare...
È nato,
per esser tra voi contato.
Lo troverete in posto
che, senza costo
voi date ai neonati:
nella greppia adagiati".
Andarono i pastori,
portando frutta e fiori,
e videro il Signore
che a tutti dava il cuore.

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: Natività (Gherardo delle Notti) 

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo del Natale del Signore: Luca 2,1-20

1
 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3 Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. 4 Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, 5 per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 6 Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
8 C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10 ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». 13 E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:
14 «Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama».
15 Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16 Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18 Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19 Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
20 I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

Il primo censimento, indetto da Cesare Augusto, viene ricordato da Luca per attenzionare, nella polvere della Storia, le orme di Cristo.  Lo scopo del decreto imperiale era quello di quantificare i sudditi dell'impero, per imporre tasse. Costoso era infatti il mantenimento della legione, stanziata in Giudea, "la Fretense" di seimila soldati, al tempo di Quirino governatore della Siria. Tutti i giudei dai dodici anni in su, dovevano farsi registrare andando nel paese d'origine. Per Giuseppe e Maria, la città era la Betlemme che aveva dato i natali al re Davide. Vi andarono e, mentre erano lì, si compirono per Maria i giorni del parto e diede alla luce il suo primogenito. Lo avvolse in fasce e lo depose nella mangiatoia, che faceva parte della abitazione palestinese, in quanto gli animali erano necessari per l'economia familiare. La greppia dunque, come culla del Neonato citata tre volte nel racconto, doveva servire da segnale per i pastori affinché riconoscessero in Gesù il loro Salvatore. Infatti anche essi usavano adagiare, per farli dormire, i loro bambini nella mangiatoia. Tutto avvenne nella normalità. Lo spettacolare fu osservato, nel vicino campo, dai pastori che vegliavano di notte le greggi. Apparvero nel cielo angeli e uno di loro disse: "Non temete! Oggi nella città di Davide è nato un Salvatore!". Temettero sul momento perché, fin da bambini, avevano imparato a temere come giudice e giustiziere, il Messia che sarebbe venuto per distruggerli perché "impuri". Invece quella notte il Signore li avvolse con la sua luce. "Andate fino a Betlemme e troverete il Bambino nella mangiatoia!"
Gli angeli, a missione compiuta, al canto dell'amore di Dio per gli uomini, si dileguarono nel profondo empireo, mentre i pastori s'affrettarono ad andare nel luogo indicato. Trovarono il bambino e alla madre raccontarono della visione e di quanto detto sul Bambino. Lo stupore di chi ascoltava fu grande, mentre Maria interpretava e custodiva ogni cosa nel suo cuore. I pastori fecero ritorno alle loro greggi, ma  cantando e glorificavando Dio, emulando il compito che era degli angeli a lui più vicini.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Adorazione dei pastori (Correggio) 

venerdì 17 dicembre 2021

Fra' Domenico Spatola: "Beata che hai creduto!"

Maria, in fretta 
andò da Elisabetta,
parente anziana,
che... (cosa strana!)
aspettava un figlio
tra il comun bisbìglio
di chi non sapeva
che Dio poteva.
La Madre del Messia
entrò da Zaccaria
e diretta
salutò Elisabetta,
la cui risposta
fu bella e tosta:
"Beata che hai creduto!"
disse a personal tributo.
E, in concomitanza,
il bimbo in lei danza
al sol sentir sua voce
qual fiume giunto a foce.
Tripudio fu di madri,
assenti erano i padri
ma il cuore di ognuna
dello Spirito raduna
ideali condivisi
che saran di sangue intrisi
il Battista, ad alta voce,
parlerà di Cristo in croce,
ma anticipò la festa
rimettendoci la testa.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Quarta Domenica di Avvento (anno C): Luca 1, 39-45

39
 In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. 40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo 42 ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? 44 Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. 45 E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».

Provò che "nulla è impossibile a Dio", l'angelo Gabriele a Maria, comunicandole la gravidanza di Elisabetta, "ormai al sesto mese per lei che tutti dicevano sterile". Non frappose indugi Maria: lo Spirito Santo, in lei, non lo consentiva. Si alzò, come risorta, e, in fretta, raggiunse la Giudea. Il racconto urge dinamizzato dallo Spirito Santo, come "Pentecoste anticipata". Il percorso della "Pellegrina di carità" fu il più breve e più rischioso, attraverso la Samaria, regione ostile ai Giudei. "Entrata in casa di Zaccaria, salutò Elisabetta", ch'era la sola in grado di udire perché "credente" come lei. Zaccaria, il marito, era sordo perché da sacerdote nel tempio non aveva creduto all'Angelo, e ora estromesso dalla intesa, che commuoveva le Madri. Il racconto è nel genere "midrashico", evocativo dell'incontro che David fece con l'Arca santa. Stesso evento rivisse Elisabetta con Maria.  L'esclamazione di stupore fu quella di David: "A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?". E benedisse "la madre e il frutto del suo grembo". Ma era stato Giovanni ancora nel grembo della madre, a dare l'annuncio "danzando". Stesso il gesto emulato dall'antenato Davide dinanzi all'Arca. Inizió così la missione di profeta. Gli elogi per Maria riguardavano "ogni donna" ("Benedetta fra le donne"), ma in apicale riconoscimento, il titolo onnicomprensivo la missione di madre e di discepola: "Beata perché hai creduto!".

Fra' Domenico Spatola 

giovedì 16 dicembre 2021

Ed ecco la nona pubblicazione di Fra' Domenico Spatola: Ulissiade. Le gesta di Ulisse nei versi di fra' Domenico

Ed ecco la nona pubblicazione di fra' Domenico Spatola, che quest'anno ci conduce nel mondo della Mitologia, e ci accompagna con i suoi nel fantastico viaggio di Ulisse, dall'antefatto fino al libro ventiquattresimo.
Così fra' Domenico introduce la sua opera: 
"Lessi Omero da ragazzo. Mi piaceva il suo mondo, raccontato con guerre e rivalità tra Dèi, come tra tifoserie avverse: le troiane e le achee. Amavo Ettore con Priamo e la sua stirpe. Famose le "Porte Scee" dove maturò il duello tra Ettore e Patroclo, e successivamente con Achille. 
Ulisse era il mio eroe. Mi piaceva l'idea del "Cavallo di Troia" anche se a inganno per tanti dolori; i suoi viaggi per i mari ignoti e il piacere per l'avventura che lo rese conoscitore dell'inconoscibile... Sagace e capace di soluzioni rivelatesi, all'occorrenza, efficaci. Chiamarsi "Nessuno" fu difesa da Polifemo e soci, e spettacolare ai miei occhi la lotta col brutale Ciclope... E le vicende con Eolo e i Venti, le Sirene, Scilla e Cariddi, la terra dei Lotofagi, e il sacrilegio dei buoi sacri al Sole.. sono tipologie anticipatrici del tempo a venire per il pellegrino instancabile dell'assoluto. Ulisse, nella sua Itaca, impegnerà a fedeltà la sua Penelope, dopo venti anni, costretta alla prova senz'alibi. Telemaco fu figura funzionale, come Eumeo, Euriclea, l'aedo Femio, Medone e lo stesso Argo, il cane della fedeltà. 
Gigante è solo l'eroe, mai stanco di viaggiare perchè mai stanco di conoscere. Senza fine.

Fra' Domenico Spatola". 

Il volume, di 102 pagine, è arricchito dalle illustrazioni di Isabella Ceravolo. 
Prezzo di copertina € 12,00.
Il libro è in vendita presso il Centro San Francesco (Via dei Cipressi) oppure presso la Parrocchia dove fra' Domenico è parroco Santa Maria delle Grazie in San Lorenzo ai Colli.
Inoltre è disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 
Parte dell'incasso è devoluto alla Missione San Francesco, la mensa dei poveri gestita da Fra' Domenico e dai volontari. 

venerdì 10 dicembre 2021

Fra' Domenico Spatola: Dare a chi non ha...

La folla accorse
e a Giovanni porse
suo quesito sul da fare:
"Bisogna dare
a chi non ha!"
Anche pubblicani eran là
a farsi battezzare 
e chiedean cosa cambiare.
"Non esigete tributo
più del dovuto!".
I soldati voleano sapere.
"Non fatevi temere",
fu risposta 
a lor proposta.
Il popolo, in attesa,
parlava in difesa
di Giovanni qual "Messia".
"Chiedete a me ch'io sia?
Non sono io
chi vien da Dio.
Battesimo mio è d'acqua,
e sol sciacqua.
Volete il 'perché?'
Vien dopo di me
Colui ch'è più forte,
e non è mia sorte
scalzar lo Sposo.
Egli, vittorioso,
in Spirito Santo e fuoco,
battezzerà e non poco
darà vento al frumento
e alla pula l'incenerimento!"
Con tale esortazione
compiva sua missione.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Terza domenica d'Avvento (Anno C): Luca 3, 10-18

10
 Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». 11 Rispondeva: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». 12 Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: «Maestro, che dobbiamo fare?». 13 Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14 Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi che dobbiamo fare?». Rispose: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe». 15 Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17 Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile».
18 Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella.

Continua l'evangelista Luca a esemplificare l'attività del Battista.  Predicazione facile e immediata la sua, improntata su valori della giustizia e della socialità. A ogni categoria di peccatori, il Battista aveva consigli per la direzione nuova di vita da intraprendere: i possidenti avrebbero dovuto condividere con i meno abbienti le loro ricchezze; i pubblicani non pretendere più del dovuto, e i soldati non angariare la gente con soprusi e violenze. La folla riconosceva credibili le sue proposte e, inquieta, si domandava se non fosse Giovanni il Messia atteso. Ma si schermiva il Profeta, che avrebbe potuto approfittare, come altri prima e dopo di lui  del favore popolare per farsi acclamare "il Cristo", atteso da Israele. Ma la sua onestà gli fece additare in Gesù il Messia, "lo Sposo", cui soltanto toccava quel ruolo. "Non sono degno di scalzarlo!", fu secca la risposta.  
Passò quindi a descrivere l'attività del Messia, assimilandola a quella del contadino nel momento della trebbiatura. Tiene in mano il ventilabro, con il quale, quando il vento è favorevole, solleva il frumento nell'aia, e lo libera dalla pula che vola via, mentre il grano cade libero in terra. La parabola velata nella mente del Battista il giudizio inesorabile della storia: il frumento sarà salvato mentre il fuoco brucerà la paglia. L'idea era mutuata da Elia, il più incendiario di tutti i profeti dell'antichità, cui Giovanni si era ispirato e cui veniva assimilato, a modello intransigente e alternativo a Gesù.

Fra' Domenico Spatola 

martedì 7 dicembre 2021

Fra' Domenico Spatola: Immacolata

Sogno tuo candore
in bianco a pudore
d'intimità velata
e di verginità votata 
ad altare novello
per bimbo più bello.
Gabriele vi pose
qual cesto di rose
sua proposta,
e gradita risposta
fu tua, Maria,
o Vergine pia,
che dicesti soave
il "sì", al suo "Ave".

Fra' Domenico Spatola 

Fra' Domenico Spatola: 8 dicembre l'Immacolata, ovvero la "Tutta Santa"

L'angelo Gabriele, a Nazareth,  invocò Maria "kekaritomene" ossia "piena di grazia".
Elisabetta nella "visitazione"  la elogiò  "epistèusasa": "beata perché hai creduto".
Luca evangelista la dipinse "syn-ballousa", perché collegava, interpretando gli eventi, per custodirli in cuore. 
A Cana si era proposta "mediatrice" col Figlio, in favore degli sposi sprovvisti: "Non hanno vino". Ai servi additò il Maestro: "Fate quel che egli vi dirà".
Nel tempio di Gerusalemme, il vecchio Simeone le aveva preconizzato "la spada" che le avrebbe trafitto l'anima. Era la "Parola" del Figlio per "compiere la volontà del Padre". Sul calvario, dalla croce, ci fu data per Madre, e nel Cenacolo, dopo la Ascensione di Cristo,  "Orante" con i discepoli, attese lo Spirito per la Chiesa, ché già lei ne era portatrice dall'incarnazione del Verbo nel suo grembo. La Chiesa ad Efeso, nel 431, la proclamò "madre di Dio"  ("Theotòcos"),  e, a chiusura del Concilio Vaticano II (8 dicembre 1965), Paolo VI la proclamò "Madre della Chiesa". Pio IX aveva dichiarato, l'8 dicembre del 1854, il dogma del suo "immacolato concepimento",  che verrà confermato dalla stessa Vergine a Bernardette Soubirous a Lourdes dalla grotta, quattro anni dopo, nell'apparizione del 25 marzo 1858. "Non si può finire di lodare Maria", affermava San Bernardo nel XII secolo, ma ne volle completare l'arco delle glorie della sua vicenda terrena, Pio XII (1 novembre 1950) aggiungendo il dogma della "Assunzione in corpo e anima in cielo".
Orgoglio per i figli una Mamma sì grande e potente. Dante, con tre prodigiosi ossimori, ne sintetizzò l'ineguagliabile grandezza: "Vergine e Madre",  "Figlia del tuo Figlio", "Umile e Alta". Sintesi consentita dal genio di poeta e di credente. Francesco D'Assisi ci svelò il motivo per cui non possiamo non amarla: "Ha reso nostro fratello il Figlio di Dio".

Fra' Domenico Spatola 

sabato 4 dicembre 2021

Fra' Domenico Spatola: "Nel deserto le vie da preparare..."

A Roma,Tiberio imperatore,
e di Giudea, Pilato governatore.
Di Galilea Erode era tetrarca,
né era parca
l'autorità di suo fratello
Filippo, ch'era quello
di Traconitide e Iturea,
mentre Lisania tenea
governo d'Abilene,
né meno bene
traea da pontificato
Anna, da Caifa arruolato.
A niun potente Dio parlò,
ma a Giovanni svelò
parola
e il Battista ne fè scuola
nella zona del Giordano 
per tener lontano
dal peccato
chi da lui battezzato.
D'Isaia, a ritornello,
ripetea modello:
"Nel deserto vie da preparare
e sentieri tortuosi da drizzare,
burroni appianati,
monti e colli livellati,
dritte sian vie tortuose 
e spianate le pericolose.
Nessun sarà in oblio,
chi salverà è Dio!".

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della II domenica di Avvento: Luca 3, 1-6

1
 Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène, 2 sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3 Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4 com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
5 Ogni burrone sia riempito,
ogni monte e ogni colle sia abbassato;
i passi tortuosi siano diritti;
i luoghi impervi spianati.
ogni monte e ogni colle sia abbassato;
i passi tortuosi siano diritti;
i luoghi impervi spianati.
6 Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

Roboante esordio: Tiberio Cesare da quindici anni regge l'impero più grande del momento e Pilato, per suo conto governa la Giudea. Tre regioni della Palestina: la Galilea, la Iturea-Traconitide, e l'Abilene sono governate rispettivamente da Erode e da Filippo (figli di Erode "il grande") e da Lisania. In ambito sacrale, dominavano indiscussi Anna e il genero Caifa, quest'ultimo da sommo sacerdote. A nessuno dei "sette grandi della terra" si rivolse Dio, che preferì "Giovanni, il figlio di Zaccaria, nel deserto". Era luogo dove notoriamente si rifugiavano i rivoluzionari. E il Battista lo fu, per dissenso
con i riti del tempio e del sacerdozio, al quale egli avrebbe potuto accedere per eredità. Giovanni invece si propose alternativo e andò a "predicare un battesimo di conversione per il perdono dei peccati". Chiedeva, a chi accorreva a lui "metanoia" ossia cambiamento di mentalità e di vita. Con lui non servivano più i costosi e  inutili sacrifici rituali del tempio a ottenere il perdono divino. Svolgeva l'attività di predicatore lungo la regione del Giordano, il fiume che Giosuè aveva attraversato con il popolo affidatogli da Mosè, per entrare nella Terra promessa. Giovanni Battista realizzava in tal modo quanto era stato scritto dal profeta Isaia, nel "libro della Consolazione", per annunciare agli Ebrei, deportati in Babilonia, la liberazione. Con Giovanni il messaggio dal deserto dettava le condizioni perché ognuno potesse vedere la salvezza di Dio: "Riempire i burroni, abbassare i monti e i colli, raddrizzare le vie tortuose e spianare quelle impervie". La gente numerosa accorreva a farsi battezzare. Percepiva infatti che l'esodo di liberazione, con Giovanni, era già iniziato.

Fra' Domenico Spatola 

sabato 27 novembre 2021

Fra' Domenico Spatola: Il liberatore, già conta le ore

Disse Gesù: "Quel giorno
saranno intorno
ansie e fragor di flutti:
tanti saranno i lutti
e l'attesa futura
sarà di gran paura.
Del sole e della luna i segni
saràn pegni
di ciò che accadrà:
il cielo, con le stelle, crollerà.
Ma le Potenze allor sconvolte,
che saranno pure molte,
non finiràn la festa
e, alzata la vostra testa,
vedrete il liberatore 
che già conta le ore.
Attenti a voi stessi:
quel giorno, sconnessi
vi troverà se dissipati,
e il suo laccio vi terrà legati.
Vigile sia dunque vostra attesa
che non sarà difesa 
ma acconto vittorioso
del Regno mio glorioso!"

Fra' Domenico Spatola 
(Nella foto: distruzione del Tempio di Gerusalemme)

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Prima domenica di Avvento (anno C): Luca 21, 25-28, 34-36

25
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 28Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». 34State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; 35come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».

Con l'Avvento, l'anno liturgico apre con parole di incoraggiamento. Gesù invita la Comunità a non scoraggiarsi di fronte ai tiranni. Aveva già denunciato "gli idoli dai piedi di argilla", a discepoli curiosi di conoscere il "quando" della distruzione del tempio di Gerusalemme. Su stessa lunghezza del profeta Gioele, aveva parlato di "segni nel sole, nella luna e nelle stelle", simboli degli oppressori, autocelebrati "divinità". "Crolleranno" aveva sentenziato Gesù: "le potenze saranno sconvolte", e i cieli, sgombrati dalle fatue presenze, diverranno l'esclusiva abitazione del Padre e del suo Figlio, il quale, inaugurando il Regno con ciò che è umano,  condannerà il disumano. La sua "gloria" consisterà nel suo amore incondizionato. L'accadimento consentirà a ognuno di "sollevarsi e alzare il capo perché la liberazione è vicina". Il fico è "segno" quando mette le gemme, perché annuncia il tempo dei frutti vicino. La caduta di Gerusalemme e di tutte le tirannie, non segnerà disfatta per l'umanità, ma annuncerà che il Regno come "società alternativa", dove anche i pagani potranno entrare, è vicino. Il richiamo alla "vigilanza" e alla "preghiera" fu ai suoi per non lasciarsi soffocare e sedurre da fatue illusioni.

Fra' Domenico Spatola 

Nella foto: caduta del tempio di Gerusalemme. Dipinto di F. Hayez


venerdì 19 novembre 2021

Fra' Domenico Spatola: Tu sei re?

"Chiedi a me
se son re?"
Disse Gesù a Pilato
ormai inguaiato.
"Dici da te,
o altri di me
ti han parlato?"
"Chi a me t'ha consegnato
son sacerdoti e tua gente:
dove fosti negligente?".
Disse allor Gesù:
"Mio regno è di lassù,
non di questo mondo,
altrimenti il finimondo
i miei servi avrebber fatto".
A Pilato quel dado tratto
fu risposta al suo perché.
"Dunque -chiese- tu sei re?" 
"Dici di mia regalità,
che non sottostà a falsità?
Nel mondo son venuto
per dare a verità tributo 
e chi in essa trova foce,
ascolta la mia voce!"

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXIV settimana del tempo ordinario, "Solennità di Cristo Re": Giovanni 18, 33b-37

33 Pilato dunque rientrò nel pretorio; chiamò Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?» 34 Gesù gli rispose: «Dici questo di tuo, oppure altri te l'hanno detto di me?» 35 Pilato gli rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua nazione e i capi dei sacerdoti ti hanno messo nelle mie mani; che cosa hai fatto?» 36 Gesù rispose: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perché io non fossi dato nelle mani dei Giudei; ma ora il mio regno non è di qui». 37 Allora Pilato gli disse: «Ma dunque, sei tu re?» Gesù rispose: «Tu lo dici; sono re; io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce».

Pilato aveva contribuito all'arresto di Gesù, con l'invio nel Getsemani dei pretoriani. La domanda che gli pose, nel primo interrogatorio all'interno del pretorio, fu relativa all'accusa: "Sei tu il re dei Giudei?" Temeva che la rivolta del sedicente Messia con arrogata regalità, potesse costituire un pericolo per l'impero. Tuttavia in Gesù non vedeva segnali bellicosi e rivoluzionari, anche se notava stranezza nell'interrogatorio. L'imputato infatti al giudice più che dare risposte, poneva domande, tali da irretirlo: "Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?" Pilato reagì con disprezzo contro quel popolo, che era costretto a governare suo malgrado: "Sono forse io giudeo?". Vi aggiunse il motivo: "La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?" Il rifiuto di Israele era totale. Glissò il Signore sulla risposta e dichiarò: "Il mio regno non è di questo mondo". Alternativo era da ritenere e la prova stava nel fatto che, se il confronto fosse tra  realtà omogenee, i suoi servitori avrebbero già combattuto e vinto. "Ma il mio regno non è di quaggiù". Pilato desolato fece il tentativo di estorcergli la risposta che poteva comprometterlo e  legittimare così la condanna di croce: "Dunque, tu sei re?" Ma Gesù gli mostrò ancora di non essere interessato a quel modello di regalità, rinfacciandogli che quella era la sua fissazione: "Tu lo dici che io sono re!". Glissò invece sulla risposta e parlò della sua missione: "Per questo sono venuto: per dare testimonianza alla verità". Non vi era  intellettualismo, ma disponibilità operativa in favore dell'uomo. Da servo del potere, Pilato non poteva capire e l'ultima domanda ne tradì la  confusione: "Cosa è la verità?"

Fra' Domenico Spatola

sabato 13 novembre 2021

Fra' Domenico Spatola: Cambierà - disse - vostra sorte.

Gesù a compimento
disse che severo era il momento
della final tribolazione 
che però sarà di conversione.
Buio nel cielo si farà,
e nessun astro resterà:
né il sole a dardeggiare,
né la luna a far sognare.
Gli idoli cadranno,
e i cuori gioiranno,
perché il Figlio in gloria
compirà la Storia.
Sulle nubi apparirà,
facendo qua e là,
ai quattro venti,
nuovi portenti
con angeli che, a raduno,
convocheranno ognuno.
Dal fico che, in doglie,
fa tenere le foglie,
apprendete
che in estate siete,
così all'accadimento
sentite che non lento 
del Cristo è il suo arrivare,
perché, per cambiare
vostra sorte,
verrà alle porte.
E ciò avverrà
già in questa società.
Cielo e terra passeranno,
ma non daranno affanno
a mia Parola
che sempre farà scuola.
Però sul giorno e l'ora,
nessuno sa ancora.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXIII domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 13, 24-32

 24 In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà
e la luna non darà più il suo
splendore
25 e gli astri si metteranno a cadere dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
26 Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27 Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
28 Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; 29 così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. 30 In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. 31 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 32 Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.

Di speranza e non di paura è la "buona notizia". Marco ne offre saggio con questa pagina che raccomanda al lettore di "interpretare" (13, 14). L'annunciata "tribolazione" anticipa a commento la caduta di Gerusalemme e del suo tempio nell'anno 70. Catastrofe non disperante, e da Gesù interpretata come inizio della liberazione dalle dittature. Una parafrasi del discorso di Isaia per la "caduta di Babilonia", è il suo oracolo, che preconizza del regime mortifero la distruzione. L'evento inizia nella sfera celeste, "l'habitat"  immaginato degli dèi e dei potenti che aspirano salirvi per farsi chiamare "stelle". Desolato sarà il loro tramonto, al pari di quello del "sole che si oscurerà e della luna che non darà più luce". Crepuscolo già visto con le superpotenze solari e lunari, come l'egiziana e la babilonese. Come luce immortale invece splenderà su tutto il Vangelo, mentre i cieli diverranno spazi esclusivi per il Padre e per suoi angeli. Quindi non più infestato dai "démoni" che condizioneranno gli uomini in ogni loro agire. Liberati dunque dalla schiavitù, ad opera del Figlio dell'uomo, che, nella sua magnificenza, con gli angeli inviati, radunerà gli eletti nel Regno. Il fico metterà foglie, per segnalare il nuovo corso e il giudizio, non più avverso ai pagani, sarà di salvezza.

Fra' Domenico Spatola 

mercoledì 10 novembre 2021

Fra' Domenico Spatola: Estate a san Martino, con il mosto ch'è già vino

Di san Martino è l'estate,
vate
dell'inverno forte
con giornate sempre più corte.
Ma non avverto la calura:
è cambiata la natura?
Per un tempo sì corrotto
mi consolo col biscotto.
Piove sempre e tira vento
ma l'estate io non sento,
e mi rassegno alla novità 
a indizio di nostra età.
Sento forte al momento
un odore nel convento:
esce solo dalla botte
ma profuma anche la notte
e non solo la cantina:
è il mosto che combina
vino nuovo di stagione
per l'inverno in previsione.

Fra' Domenico Spatola 


venerdì 5 novembre 2021

Fra' Domenico Spatola: "Ha dato tutto..."

L'ingente folla,
non lo molla,
e Gesù: "Lesti,
riconoscete le vesti
di scribi e dottori,
che l'orgoglio metton fuori
con indosso l'ampia toga
in sinagoga,
e, assisi su alti seggi,
s'offendon se non li corteggi
in piazza e nei banchetti.
Tendono continui lacci
ai poveracci,
e, in apparente devozione,
sfruttano Dio con esibizione.
Per tracotanza sì sparviera
condanna lor sarà severa".
Seduto stava poi ad osservare
la folla che venia a portare
al Tesoro propria offerta
ma destavano all'erta
i ricchi più sfrontati
che la facean per essere ammirati.
Venne la vedova meschina
che vi gettò la monetina,
eran due per la verità
ma lor valore era rarità.
Gesù chiamò i seguaci,
cui parole parvero audaci: 
"In verità in quel intrigo
questa vedova - vi dico - 
ha messo più degli altri
i quali, da scaltri
misero il superfluo nell'erario
ed essa si privò del necessario!".

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXII domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 12, 38-44


38
 Diceva loro mentre insegnava: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39 avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40 Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave».
41 E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. 42 Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. 43 Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44 Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Gesù non ebbe vita facile, soprattutto sul finale. I capi religiosi, smascherati da ladri e omicidi, complottarono per farlo fuori. Gesù li diffidò di ipocrisia e mise in guardia i suoi discepoli a non lasciarsi incantare dai loro Scribi, gli interpreti senza contraddittorio della Legge. Sono avidi e opportunisti. Identificabili dal vestito e dalla voglia di primeggiare. Avidi si riverenza e dei primi posti nei banchetti e nelle sinagoghe. Pregano ma per farsi notare. In realtà rendono cukto a sé stessi. L'affondo finale verte sulla loro avidità che sfruttano l'anello più debole della catena sociale: le vedove. Gesù  ne vede una che sta mettendo nel tesoro del tempio tutto ciò che possiede. Gesù l'addita e la compiange: essa dovrebbe essere aiutata dal quella istituzione che la dissangua!

Fra' Domenico Spatola 

sabato 30 ottobre 2021

Fra' Domenico Spatola: "Non sei lontano dal Regno"

Lo scriba chiese: "mi rammenti
qual è il primo dei comandamenti?"
Gesù rispose:
"Tra le tante chiose
il primo è ascolta,
e rendi folta
la tua fede nel Signore:
amandolo col cuore,
con l'anima e la mente,
e tutto fortemente.
C'è un secondo messo: 
ama come te stesso
colui che sul cammino
sarà a te vicino".
Anche se tosta
accetta fu risposta
a quello scriba
che, diatriba
non fece col Maestro
che, a suo estro, ben gli avea risposto.
In lui composto,
Gesù vide il segno
e prossimo lo disse al Regno.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXI del tempo ordinario (anno B): Marco 12, 28b-34


8
 Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29 Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; 30 amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza31 E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi». 32 Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; 33 amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34 Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Gesù era sotto attacco. I nemici che lo volevano far fuori, screditandolo agli occhi della gente, erano i sacerdoti, accusati di "avere trasformato il tempio in spelonca di ladri" e i capi additati quali "assassini per convenienza". Anche farisei e sadducei si avvicendarono per tentarlo. Toccò infine al dottore della Legge, il quale, da campione della ortodossia, gli chiese quel che si presumeva dovesse conoscere: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". In realtà voleva controllare quanto sospettava su Gesù: il di lui atteggiamento e distaccato nei confronti dei Comandamenti di Mosè. La questione non era solo pretestuosa, le scuole rabbiniche infatti dibattevano il problema non  essendo pochi quanti sostenevano che il primo posto l'occupasse il "riposo sabatico", il precetto osservato da Dio stesso, e perciò il più importante e quello ritenuto riassuntivo di tutti gli altri. La trasgressione, iterata, era passibile di morte. Era tuttavia noto che, ogni qualvolta tale precetto confliggesse con il bene dell'uomo, Gesù non esitasse a trasgredirlo. La domanda dello scriba, pare dunque che fosse finalizzata ad acquisire nuovo elemento di imputazione.
La risposta fu pronta e non  attinse ai Comandamenti di Mosè, ma al "Credo" d'Israele, cioè allo "Shemà Israel" ("ascolta Israele"). Era la preghiera in cui si riconosceva il pio ebreo, come il cristiano nel "Padre nostro". Veniva recitato tre volte al giorno, e costituiva obbligo di fedeltà alla Legge, per non creare idoli alternativi. "Il Signore nostro Dio è l'unico Signore: amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con l'anima, con la mente e con tutte le forze". Però lo dichiarò incompleto e vi aggiunse il secondo: "simile a questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso". Soddisfatto, facendo eco a Osea e Geremia, disse che "l'amore per gli altri vale più di tutti i sacrifici e gli olocausti". Gesù elogiò lo scriba "non lontano dal regno di Dio". Ma per esservi dentro, sarebbe dovuto andare "oltre", accettando i nuovi compiti, che il vangelo con i verbi: "servire", "condividere" e "scegliere gli ultimi posti", esigendo condizioni che lo scriba per il ruolo prestigioso ricoperto in quella società, mai avrebbe accettato.

Fra' Domenico Spatola 

sabato 23 ottobre 2021

Fra' Domenico Spatola: "La tua fede t'ha salvato!"

Via da Gerico Gesù andava, 
con folla attorno che l'assiepava,
quando il figlio di Timeo,
il cieco Bartimeo,
mendicava sulla strada
qual inutil seme che ivi cada.
Era non vedente 
ma tanto udente
da sentir ogni passo
e far sconquasso,
saputo del Signore:
"Figlio di Davide", gridò da tenore: 
"dammi pupille vere,
perché possa io vedere!"
Molti col rimprovero
lo relegaro nel novero
degli emarginati,
e lo sgridaro irati
perché tacesse,
ma parole stesse
continuò a implorare:
"Figlio di Davide, stammi ad ascoltare!"
Gesù lo fece a sé venire
e a lui fece sentire
il suo messaggio
dicendogli: "Coraggio,
Alzati e cammina!".
Quegli, gettato per la china
il suo mantello,
qual agil fringuello
scattò in piedi,
e Gesù a lui: "Che chiedi?"
"Che io creda
così di nuovo veda!"
A lui rassicurato:
"La fede - disse - t'ha salvato!"
e, a sequela,
appresso a lui sciolse sua vela.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della XXX domenica del tempo ordinario: Marco 10, 46-52

 

Il cieco di Gerico

46 Giunsero così a Gerico. E come egli usciva da Gerico con i suoi discepoli e con una grande folla, un certo figlio di Timeo, Bartimeo il cieco, sedeva lungo la strada mendicando. 47 Or avendo udito che chi passava era Gesù il Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 48 Molti lo sgridavano affinché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 49 E Gesù, fermatosi, ordinò che lo si chiamasse. Chiamarono dunque il cieco dicendogli: «Fatti animo, alzati, egli ti chiama!». 50 Allora egli, gettando via il suo vestito, si alzò e venne a Gesù. 51 E Gesù, rivolgendogli la parola, disse: «Che vuoi che io ti faccia?». Il cieco gli disse: «Rabboni, che io recuperi la vista!». 52 E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha guarito». E in quell'istante recuperò la vista e si mise a seguire Gesù per la via.

Gerico fu la prima città incontrata da Giosuè  quando introdusse il popolo nella Terra promessa, che doveva essere della libertà. Da qui Gesù, secondo l'evangelista Marco, intraprese la nuova liberazione, completata poi a Gerusalemme con la sua morte e risurrezione. Era seguìto dai discepoli e da gran folla.  Sulla strada mendicava il figlio di Timeo, Bartimeo. Il personaggio, nominato in doppia lingua: greca ed ebraica, evocava i discepoli che cercavano il potere: Giacomo e Giovanni. Stessa fu la domanda a loro, e riproposta al figlio di Timeo ("Cosa volete che io faccia?"). La strada era luogo improprio perché la Parola, come seme ivi caduto, non potesse attecchire. Bartimeo significa "figlio dell'Onorato" mentre Gesù, aveva detto di sé: "profeta non onorato in patria". La cecità, causata dall'ambizione, costringeva Bartimeo a mendicare, perché l'ansia di potere genera servilismo. Chiese ai passanti la ragione del corteo. "Passa Gesù" gli dissero. L'aggiunta  "il Nazareno"  evocava il rivoluzionario. Era la speranza di Israele avversa ai nemici, e la notizia mise il cieco in agitazione. Pretendeva dal "Figlio di Davide", gridando, come aveva fatto l'ossesso nella sinagoga di Cafarnao. Ma quel titolo di potere a Gesù  non apparteneva, e fu perciò zittito da coloro che di Gesù condividevano il messaggio. Ma il cieco gridava più forte e Gesù si fermò. Lo chiamò. Bartimeo gettò il mantello a cambiamento di ideologia su di lui. Lo invocò: "Rabbunì" col titolo che si dava a Dio. "Cosa vuoi che io faccia per te?"  gli chiese Gesù. "Vedere di nuovo" fu la risposta. La vista gli era stata infatti offuscata dall'ideologia del potere.
"La tua fede ti ha salvato!"
Poteva tornare a vedere avendo finalmente riconosciuto il "figlio dell'uomo", venuto a dare la sua vita. E lo poté seguire.

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: Il Cieco di Gerico. Dipinto di Duccio di Buoninsegna.

sabato 16 ottobre 2021

Fra' Domenico Spatola: "Venuto per servire..."

Volevano il trofeo,
i figli di Zebedeo
sentendosi i prediletti,
e, furbetti,
dissero a Gesù:
"Noi meritiam di più,
di tutti gli altri,
siamo più scaltri,
e vogliamo come pegno
starti a lato nel tuo regno".
"Voi non sapete
ciò che mi chiedete.
Potete bere il calice,
d'amaro salice,
che io bevo,
e ciò che io devo,
immerso nella morte, 
del battesimo aver la sorte?"
"Possiamo". Fu risposta.
"So quanto composta 
sarà vita futura,
però non spetta a me darvi sicura
la postazione,
perché, a destinazione,
il Padre la concede
a colui in cui ei crede".
Gli altri dieci a quei danni
s'indignaro con Giacomo e Giovanni.
Ma Gesù li chiamò a sé 
"Sapete voi che i re
son governanti
e di Nazioni i dominanti.
Tra voi sia diverso:
chi non vuol esser perso
sia di tutti il servitore,
così come fa vostro Signore, 
che non è venuto a dominare,
ma a servire e tutti amare.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXIX del tempo ordinario (anno B): Marco 10, 35-45

 
35 E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo». 36 Egli disse loro: «Cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: 37 «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38 Gesù disse loro: «Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». 39 E Gesù disse: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. 40 Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
41 All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. 42 Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. 43 Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, 44 e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. 45 Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Vicini a Gerusalemme e, dopo il secondo annuncio della passione e morte, i figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, come se Gesù non avesse parlato loro, avanzarono l'indecente proposta, all'insaputa dei dieci compagni. Chiedevano i posti di prestigio, alla sua destra e alla sua sinistra, quando da sovrano, avrebbe preso il potere. Trascendevano dal loro ruolo da discepoli e imponevano al Maestro la  loro pretesa: "Vogliamo che tu faccia per noi ciò che ti chiederemo". Remissivo chiese: "Cosa volete che io faccia per voi?".
"Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". La sorpresa in Gesù fu inversamente proporzionale alla loro incomprensione: "Non sapete quel che chiedete". Oppose alla loro arroganza gli effetti del "calice (immagine della sconfitta) che egli avrebbe bevuto fino alla feccia" nonché "del battesimo di morte nel quale sarebbe stato immerso". Avrebbero essi saputo superare  stesse prove? Incoscienti si dichiararono pronti. Gesù accettò la sfida: "Berrete il calice e nel mio battesimo sarete battezzati, ma starmi accanto è destinato dal Padre a chi lo vorrà". I dieci si ribellarono alla furbata. Avevano infatti nutrito stessi sogni di gloria. Gesù li richiamò al modello del "Figlio dell'uomo, venuto per servire e dare la propria vita".

Fra' Domenico Spatola

venerdì 8 ottobre 2021

Fra' Domenico Spatola: Dài ai poveri quel che hai

Attraverso la contrada,
per la strada 
un tal gli disse a tono:
"Maestro buono,
cosa fare per l'eterna vita?"
"Chi ti invita
a dirmi buono?
solo a Dio ch'è in trono
va l'aggettivo.
Or ti ravvivo
i comandamenti,
senza commenti:
Né uccisione, né tradimento,
né furto né intendimento
lontan dal vero,
ed essere sincero
coi genitori,
dando loro cure e non sol fiori".
Allora il tal gli disse:
Queste son mie fisse 
da ragazzo".
Gesù, d'amore pazzo
gli disse con lingua franca:
"Una cosa sola ti manca:
ora vai
e vendi ciò che hai,
dando ai poveri il ricavato
e di me sarai a lato!"
Scuro si fè in volto,
perché sconvolto
da tal proposta
avendo nei beni l'anima riposta.
Per Gesù amaro fu quel giorno 
e, guardando attorno:
"A chi possiede, dico io,
difficile nel Regno di Dio
entrare 
Più facile al cammello valicare
dell'ago la cruna,
perché ha più sfortuna
chi possiede.
Basta però la fede:
non cadrà in oblio
chi crede in Dio".

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXVIII domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 10, 17-30

17
 Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». 18 Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19 Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
20 Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21 Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». 22 Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
23 Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!». 24 I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! 25 È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 26 Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?». 27 Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».
28 Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29 Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, 30 che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.

La "strada", nei Vangeli, è luogo dove la Parola di Gesù è seme che non attecchisce. Gesù era in cammino verso Gerusalemme e, per strada, un tale gli corse incontro. Voleva sapere come garantirsi il futuro oltre la morte. Il presente lo soddisfaceva appieno. Gesù gli ricordò dei comandamenti quelli che relazionano i rapporti con il prossimo. Quel tale, gongolante, disse che li aveva sempre osservati. Gesù lo fissò e lo amò: "Ti manca - gli disse - una cosa sola" (il testo parla di "Uno"), e aggiunse: "Va', vendi quel che hai, dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo, poi vieni e seguimi!" Ma la proposta raggelò il tale, perché era ricco. Aveva chiesto assicurazione per il futuro e Gesù gli smantellava il presente con le ricchezze che - a suo dire - gli facevano prigioniero il cuore. Ma l'offerta di Gesù era di felicità e da subito. Così, venuto scalpitante, andava via rattristato. Il commento di Gesù sulla "difficoltà che i ricchi provano per entrare nel Regno", fu immediato e aggravato dal confronto col cammello, più facilitato a passare per la cruna dell'ago, e terrorizzò i discepoli. "Chi può essere salvato?" domandarono costernati. "Nulla è impossibile a Dio!". Incoraggiato Pietro dalla risposta, presentò il conto al Maestro, a nome anche dei compagni, per quello che essi avevano fatto per lui. "Cosa ci tocca?". "Tutto centuplicato - fu la risposta - ma insieme a persecuzioni".

Fra' Domenico Spatola