Volli emigrare, lontano, tra stelle, e guardare da quelle la terra vitale: la vidi sbocciare, qual rosa a dolore... e compresi l'amore. - Fra Domenico Spatola.
domenica 27 settembre 2020
Fra' Domenico Spatola: Campionato in poesia. Teramo-Palermo 2 - 0
venerdì 25 settembre 2020
Fra' Domenico Spatola: "Dei cieli il Regno... conquisteranno a pegno!"
parvero strani
di Gesù i discorsi
e quel suo a question porsi:
"Che ve ne pare?
Tra cose sue più care
un uomo avea due figli,
e al primo tra i consigli
propose di lavorare nella vigna.
"Non ne ho tigna!"
Pentito, poi vi andò.
Quindi, a messo,
al secondo chiese lo stesso.
Ed egli disse: "Sì, signore!"
Ma alla faccia del pudore,
l'invito disattese e non andò".
Concluse: "Chi si comportò
secondo la paterna voglia?"
Gli risposero: "Chi la soglia
della vigna infin varcò!"
Qui palese fu del Signore
e fulgido il turgore:
"Pubblicani e prostitute
a voi non dietro e mute,
ma dei Cieli il Regno
conquisteranno a pegno.
Venne Giovanni,
a lavare i panni,
nella giustizia,
ma di nequizia
fu vostra risposta,
mentre tosta
fu dei peccatori
che fiducia in cuori
per lui han coltivato.
Il vostro "sì" allor negato
al pentimento
mantiene contro lui risentimento!"
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXVI domenica del tempo ordinario (anno A): Matteo 21, 28-32
«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: «Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna». 29Ed egli rispose: «Non ne ho voglia». Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: «Sì, signore». Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.
venerdì 18 settembre 2020
Fra' Domenico Spatola: Palermo 19/09/2020 ore 17.00: Ordinazione sacerdotale in Cattedrale
Oggi i Frati cappuccini di Palermo vivono un momento ecclesiale: frate Augusto e frate Luigi, per le mani del vescovo Corrado Lorefice, verranno ordinati Presbiteri. Il ruolo, loro affidato dallo Spirito Santo, li conforma a Cristo Sacerdote, per garantire alla Chiesa fondamento apostolico, unità e pluralità, a impreziosirla nel mondo e per il mondo.
Fra' Domenico Spatola: Ai Neo-Presbiteri cappuccini: frate Augusto e frate Luigi (19/09/2020)
sarete sacerdoti,
ma certo per amore
vi ha scelto il Signore.
Offrirete lui, l'Agnello
che per tutti sarà quello
del nostro riscatto
e del suo Nuovo Patto
sarete testimoni,
quelli buoni
che portano Novella,
a notizia più bella,
alla Chiesa in ascolto,
e vostro frutto sarà il raccolto
dello Spirito Santo
e il più gran vanto
del vostro servizio,
a distruggere vizio
e garantir perdono,
quando a voi prono
pentito è il peccatore.
E parlerete d'amore
a chi soffre in cuore
e ogni altra cosa
dovrete alla Sposa
che di Cristo fa voi felici
chiamandovi suoi amici.
Fra' Domenico Spatola: 18 settembre, San Giuseppe da Copertino: il Santo dei voli
Fra' Domenico Spatola
Fra' Domenico Spatola: "Sei invidioso perché son generoso?"
A nuovo acconto
fu l'altro racconto
con cui Gesù
sorprese di più:
"Togliam altri veli
al Regno dei cieli!
È come un padrone
che cerca persone
per lavorare
sua vigna da arare.
Dall'alba, impiegati
saràn ben pagati,
a fine giornata,
per l'intera tornata
con un solo denaro.
Non avaro,
torna alle nove
e di là vi rimuove,
altri operai per la vigna
né alcuno s'indigna
per alcun prezzo trattato,
né concordato
fu a mezzogiorno o alle tre.
Senza perché
vi tornò al tramonto
né parlò lor di sconto.
Ma a sera la paga
fu per gli ultimi saga:
ricevette ognuno
un denaro ciascuno.
Quei del mattino:
"Sei strozzino
- dissero - vieta
dar stessa moneta
a chi da caldo e da dieta
la giornata ha sofferto.
Sei troppo allerto!"
Tagliò corto:
"Nessun torto
-disse- al lagnante
non ripugnante
io sia per te.
Cosa pattuito hai con me?"
"Un denaro"
"Non mi credere avaro,
perché stesso stipendio
altrui ho dato a compendio,
mentre a te quanto spetta.
Rispetta
mia benignità
verso chi è privo d'amenità.
Non posso del mio
fare ció che vogl'io?
Oppure sei invidioso,
perché son generoso?"
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXV domenica del tempo Ordinario (anno A): Matteo 20, 1-16
1 «Il regno dei cieli infatti è simile a un padrone di casa, che di buon mattino uscì per prendere a giornata dei lavoratori e mandarli nella sua vigna. 2 Accordatosi con i lavoratori per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. 3 Uscito poi verso l'ora terza, ne vide altri che stavano in piazza disoccupati. 4 E disse loro: "Andate anche voi nella vigna e io vi darò ciò che è giusto". Ed essi andarono. 5 Uscito di nuovo verso l'ora sesta e l'ora nona, fece altrettanto. 6 Uscito ancora verso l'undicesima ora, ne trovò altri che se ne stavano disoccupati e disse loro: "Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far nulla?". 7 Essi gli dissero: "Perché nessuno ci ha presi a giornata". Egli disse loro: "Andate anche voi nella vigna e riceverete ciò che è giusto". 8 Poi fattosi sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama i lavoratori e paga loro il salario, cominciando dagli ultimi fino ai primi". 9 E, venuti quelli dell'undicesima ora, ricevettero ciascuno un denaro. 10 Quando vennero i primi, pensavano di ricevere di più, ma ricevettero anch'essi un denaro per uno. 11 Nel riceverlo, mormoravano contro il padrone di casa, 12 dicendo: "Questi ultimi hanno lavorato solo un'ora, e tu li hai trattati come noi che abbiamo sopportato il peso e il caldo della giornata". 13 Ma egli, rispondendo, disse a uno di loro: "Amico, io non ti faccio alcun torto; non ti sei accordato con me per un denaro? 14 Prendi ciò che è tuo e vattene; ma io voglio dare a quest'ultimo quanto a te. 15 Non mi è forse lecito fare del mio ciò che voglio? O il tuo occhio è cattivo, perché io sono buono?". 16 Così gli ultimi saranno primi e i primi ultimi, perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
La parabola denuncia i pregiudizi di quanti contestano a Gesù la proclamata "misericordia" del Padre. Non irregimentabile nelle dinamiche meritocratiche, essa si fonda sulla infinita sua bontà. Coloro che dissentono, pretendono il comportamento di Dio secondo canoni di legalismo e di umana "giustizia", senza spazi all' imprevedibile sua liberalità che possa favorire digressori o immeritevoli. Tutto infatti, nella loro ideologia, dev'essere meritato. Non così per Gesù. È il senso del racconto. Il Padre non è rapportabile alle logiche egoistiche di quanti non spingono mai il baricentro oltre il proprio "io". Paradigma è il suo relazionarsi da Padre con i figli. E in esso atteggia sentimenti di magnanimità e di misericordia. "Un denaro" fu paga pattuita, all'alba, con gli operai della prima ora. Potevano ritenersi fortunati perché "scelti a lavorare nella vigna". Ad altri non era ancora capitato. Almeno fino a quel momento, ignari di aspettare l'intero giorno. Il padrone della vigna è singolare. Torna a chiamare. Al suo interesse predilige piuttosto quello degli operai. I chiamati all'alba erano quanti gliene bisognavano, eppure, a cadenza programmata, torna a invitare, fino ad un'ora al tramonto. Non parla con loro di compenso. Gli operai sanno di potersi fidare. All'originale comportamento, a sera si aggiunge la sorpresa della paga. Da scandalizzare ogni "benpensante". Quella degli ultimi è infatti la stessa di quelli della prima ora. Lo sconcerto, in costoro che avevano portato "il peso e il caldo del giorno", è redarguito dal duro e risentito rimprovero del padrone: "Non posso fare del mio quel che voglio, o sei invidioso, perché io sono buono?"
Fra' Domenico Spatola
martedì 15 settembre 2020
Fra' Domenico Spatola: L'ultimo sorriso, parlando a don Pino
da apparire strano,
regale concedesti addio
a colui che all’oblìo
volle votar tua vita.
Era grande la fatica
per strappare a quei pazzi
i tuoi ragazzi,
e vietando l’arroganza
dando a ognuno la speranza
che Dio li amava
e con tua parola li guidava
a Palermo, nel quartiere di Brancaccio,
ove l’amore fu il laccio
che legava te a quei figli
cui donavi tuoi consigli
per più nobile destino:
eri per tutti “padre Pino”
Ma quando a sera,
la tua preghiera
fu a confronto con il lupo
che era cupo
di odio, a lui in viso
mostrasti grande il tuo sorriso.
Fra' Domenico Spatola
La poesia è tratta dalla raccolta:
Fra' Domenico Spatola: Doveroso ricordo di don Pino Puglisi, 15 settembre 1993
sabato 12 settembre 2020
Fra' Domenico Spatola: Il nome di Maria
a correzion d'oblìo
di tema grande
in tutte lande
ove s'eleva canto
a vanto
dell'Eterno amore:
Di Maria in cuore,
mi consola
Parola
eterna
che a noi squaderna,
l'Angelo a fervore
di celestial colore
e suo mistero
che austero
porge saluto
perché non sia più muto
il Cielo
or che scisso è il velo
del lontano incanto.
Sotto suo manto
è custodita
nostra vita
in disiosa voglia
di superar la soglia
sorretti da Maria
che larga fa la via.
Fra' Domenico Spatola
venerdì 11 settembre 2020
Fra' Domenico Spatola: A Willy
A te affrettaron Paradiso
violenti,
e deficienti
di ideali
votati ai mali.
Or sali
e da lassù
vedi noi quaggiù,
nel carnevale
vuoto e irreale.
Quando tutto passerà?
Tu or sei là,
dov'è pace,
rendi ognun capace
di costruire
vita e far finire
in terra
di farci guerra.
Fra' Domenico Spatola
Fra' Domenico Spatola: Perdonare sempre!
"Quanto di più
perdonar dovrò al fratello?
Basterà che il suo fardello
porti fino a sette volte?"
"No! Altre svolte
per me saranno lette:
fino a settanta volte sette!"
Aggiunse poi:
"A voi
racconto di quel re,
che chiamò a sé
i servi a regolare i conti,
e, di un tale, catastrofici eran gli ammonti:
fino a diecimila di talenti
(eran debiti cospicui e ingenti!).
Non potendo ei restituire,
il re volle che a sostituire
venisse fatto schiavo con la figlia,
la moglie e tutta la famiglia.
Si pose il debitore,
con terrore,
a supplicarlo
dicendo che a ripagarlo
del debito ingente
avrebbe provveduto nel frangente.
Commosso il padrone,
n'ebbe compassione
e tutto condonò.
Ma fuori, il servo chi incontrò?
Un compagno
contro cui sferrò il calcagno,
perché a lui dovea denari cento.
Sento
ancor suo terribile vociare:
'dammi ciò che mi devi dare!'
E, non ascoltato di quello il pianto,
nella prigione lo gettò a vanto.
Tal vista
dei compagni ognun rattrista,
e tutto raccontarono al padrone
che, questa volta, smise quelle buone
di maniere, rese or dure
e con parole oscure.
Rimproverò il servo,
del qual conservo
il ricordo suo spietato:
finì infatti suoi giorni carcerato.
Così anche a voi farà il Padre mio,
se non perdonerete come faccio io!"
Fra' Domenico Spatola
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXIV domenica del tempo ordinario (anno A): Matteo 18, 21-35
Fra' Domenico Spatola: Balenando il ricordo dell' 11 settembre 2001
Fra' Domenico Spatola: 11 settembre 2001
grida di chi non sta bene
nell'ultimo canto
del cigno a suo vanto:
stupisce a terrore
il cacciatore
a destinare
altrui vite a crollare
con le due Torri a morte
in lanci che altra sorte,
segnaron di vite ignare
a danno a volare
in lanci estremi
e senza freni,
a fuga dal fuoco
che alto e non fioco
bruciava i palazzi
in quel giorno da pazzi!
Crollaron a calore,
senza pudore,
sotto riflettore
che al mondo consente
di veder solo il niente,
e tutto il sentire
che bisogna morire!
Accorsero in tanti i salvatori,
eran tori
in arena,
né si diedero pena
gli attentatori,
ideatori
del nulla
di chi si trastulla
per dare la morte.
Apriron porte
a tanto inferno,
or fatto perno
in nostra memoria
di quel 11 settembre e sua storia.
Fra' Domenico Spatola
venerdì 4 settembre 2020
Fra' Domenico Spatola: "Ognor, tra loro, saràn di me i siti"
"Quando il fratello
si relaziona da monello,
da lui bisogna andare
per dialogare.
Se ascolta,
sarà sua svolta
ma, in caso avverso,
bisogna andare verso
lui con uno o due fratelli
sperando che almeno quelli
ascolterà e ogni cosa
senz'altra chiosa
verrà risolta
Ma se neppure ascolta,
venga accolta
istanza da Comunità,
che dichiarerà
se è pagano
o pubblicano.
Ciò che in terra legherete
stessi nodi in ciel riprodurrete.
Il Padre mio mai sarà sordo
a due che d'accordo
qualcosa chiederanno:
è certo che otterranno.
Se due o tre nel nome mio uniti,
ognor, tra lor, saràn di me i siti".
Fra' Domenico Spatola
Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della XXIII domenica del tempo ordinario (anno A): Matteo 18, 15-20
guadagnato il tuo fratello; 16 se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17 Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. 18 In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo.
Fra' Domenico Spatola: Santa Rosalia
e dai devoti pregata ognora:
il suo nome è Rosalia,
la migliore e la più pia.
Visse alla Quisquina
nella grotta piccolina.
Vi pregava notte e giorno,
e silenzio regnava intorno,
ma ciò che vale
fu suo desio vitale
per il Cristo
del cui amore acquisto
ella fece
e, in sua vece,
operò le guarigioni.
Con la forza dei cannoni
girò quella notizia
e il padre, cui non vizia
la prepotenza,
volle portarla via con violenza.
Ma il Signore le venne incontro,
e poté evitare il paterno scontro,
e s’incamminò verso Palermo
e, col proposito fermo
di non farsi ricordare,
nello speco si volle ritirare.
Il cammino
la portò sul monte Pellegrino,
ove un mattino
trovò una grotta
e quivi fece lotta
contro il male
e, da mortale
a evento prodigioso,
si consegnò a Cristo sposo.
Scoppiò intanto l’epidemia di peste,
finirono le feste
e sol tristezza
copriva ampiezza
della gran città
in siccità
con gente morente
e con chi più niente
poteva ormai vantare.
La santa allor compare
a un cacciatore
perché prenda a cuore
tal problema
e, ad emblema,
indica il posto
dove il suo corpo era riposto.
Circolò il corpo della Santa,
e per Palermo tutta quanta
dove essa passava,
la peste arretrava
né più sarebbe ritornata,
e la città salvata
da Colei che, liberando da ogni malattia,
è invocata da tutti “santa Rosalia.”
Fra' Domenico Spatola.
Tratta da: Un anno con fra' Domenico, poesie per ogni giorno dell'anno.
Il libro, dal costo di copertina di € 16,00 è disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito ibuonicugini.it, oppure alla Missione San Francesco, Via dei Cipressi (trav. Piazza Cappuccini)
Fra' Domenico Spatola: Quella sera... 3 settembre 1982
Fra' Domenico Spatola: Monte Pellegrino (4 settembre 2020): Salita ("acchianata") negata
monte del suo cammino.
In cuore avea il sogno
del più felice agogno:
esser di Gesù la Sposa,
a rinuncia d'altra cosa,
perché le ardeva in petto
amore per il Diletto.
Sulla rocca dei silenzi
e in fenditure di consensi,
mistica sfociò la via
di santa Rosalia
che dritta se ne andava
verso Colui che amava.
E in stessa grotta,
essa ancor lotta
contro i mali
a noi fatali.
Celesti canti,
si elevino da amanti,
con desii di speranza
che tanto avanza
in noi d'Assoluto pellegrini,
cui però i cammini
quest'anno son vietati,
per non esser contagiati.
In passato altra era lettura,
a liberar da peste, andatura
era a pregare la santa Rosalia
perché Palermo ritrovi la sua via.
Fra' Domenico Spatola