mercoledì 29 marzo 2023

Fra' Domenico Spatola: Alla mamma, per il mio compleanno

Accendo di te fiamma
ogni anno, o mamma,
nei ricordi sempre vivi
lontani e mai retrivi.
Nascevo
e sol te io conoscevo,
ero stato convivente
e di tuo grembo competente.
Lo  ricercai per i primi anni
che rivissi nei compleanni,
che son tanti 
e un po' affranti.
Felice di tua voce,
precoce,
ne conobbi la frequenza.
Or sua assenza
mi ritorna amara
in questa ricorrenza a me più cara.
Penso a quando mi portasti al petto
e da cui succhiai tutto l'affetto.
Lo riprovavo
ma non fui bravo
quella volta a trattenerti
altrove tuoi passi eran  diretti.
Era come volevi tu
andare a vivere con Gesù.
Però dicevi
che patto non scindevi 
e ogni anno per me agogni
auguri pieni di sogni.

Fra' Domenico Spatola 

Fra' Domenico Spatola: Per il mio compleanno.


Il compleanno, 
ogni anno, 
non è jattura
ma legge di natura.
Però a certa età, 
è verità 
che il cammin s'accorcia 
e si spegne la torcia.
Tutto in salita...
erta e a fatica.
Molti gli acciacchi 
che fan poveri e fiacchi,
e a rischio i ricordi, 
per gli accordi, 
presi con la vita
in vecchiaia finita. 
Chiedo pietà
per quanto sto qua. 
Il cuore è pur sveglio 
e sarà meglio 
se non s'addorme,
se no, restan l'orme.
Tutto ha il suo lato
or di piombo or dorato,
ma ci vuol solo pazienza
perché è grazia sua essenza.

Fra' Domenico Spatola


sabato 25 marzo 2023

Fra' Domenico Spatola: Lazzaro spiccò il volo

"L'amico dorme,
e andiamo in sue orme
a risvegliare",
disse Gesù quando svelare
volea ai suoi che la morte
non più da insensata sorte
ma da maturo seme,
ripiena era di speme.
Del morto,
la sepoltura fu nell'orto,
e Gesù alle sorelle 
disse che, per quelle 
parole sue di vita,
Lazzaro acquisita
in pienezza vita avea:
e lasciarlo andar si dovea.
"Chiunque in me crede,
- disse - abbia fede
che non morirà 
e vita eterna avrà".
Il sepolcro venne aperto:
ma Lazzaro, era liberto
e non rimasto solo,
al Padre spiccò il volo.

Fra' Domenico Spatola 
Dipinto di Caravaggio

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Quinta domenica di Quaresima (anno A): Giovanni 11, 1-4

1
 Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. 2 Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3 Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, il tuo amico è malato».
4 All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5 Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro. 6 Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava. 7 Poi, disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8 I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9 Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10 ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce». 11 Così parlò e poi soggiunse loro: «Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12 Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se s'è addormentato, guarirà». 13 Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno. 14 Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15 e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!». 16 Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
17 Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro. 18 Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia 19 e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello. 20 Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21 Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22 Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà». 23 Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». 24 Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell'ultimo giorno». 25 Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26 chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?». 27 Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo».
28 Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29 Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. 30 Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31 Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: «Va al sepolcro per piangere là». 32 Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33 Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: 34 «Dove l'avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35 Gesù scoppiò in pianto. 36 Dissero allora i Giudei: «Vedi come lo amava!». 37 Ma alcuni di loro dissero: «Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?».
38 Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. 39 Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni». 40 Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?». 41 Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. 42 Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43 E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44 Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».

Betania era "il villaggio" dove le tradizioni attecchite sono difficilmente estirpabili. Per etimologia, era anche la "Casa del povero" e quindi il modello per le prime Comunità cristiane. Membri erano le sorelle Maria e Marta e il fratello Lazzaro,  questi era gravemente malato. Gesù, in questa splendida pagina vuole insegnare ai suoi discepoli che chiunque crede in lui, anche se muore, continua a vivere. Tardò volontariamente a recarsi a Betania. Vi andò due giorni  dopo la notizia della morte di Lazzaro, il discepolo che Gesù amava. L'incontro con Marta avvenne fuori il villaggio, perché lì non volle entrare. La sorella di Lazzaro lo rimproverò per essere stato assente: "mio fratello non sarebbe morto". Provò a consolarla: "tuo fratello risorgerà". Dichiarò di sapere anche lei, dalla scuola dei farisei, che ciò sarebbe avvenuto ma alla fine del mondo, con la risurrezione dei giusti. Gesù però le diceva altro: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, non morirà!". Era l'equazione di Gesù che Marta non comprendeva: Lazzaro non poteva essere morto, perché aveva creduto in lui. Toccava ora a lei credere. Frattanto andò ad avvisare la sorella dell'arrivo di Gesù, e Maria accorse  in fretta. Anche essa addebitò all'assenza del Maestro la causa ultima della morte del fratello. Piangeva e i Giudei con lei criticavano Gesù che, avendo dato la vista al cieco, non aveva impedito quella morte. Gesù fremette di rabbia ("orghé") perché la sua Comunità condividesse ancora con i Giudei la stessa idea sulla morte, mentre la morte non esiste se si crede in lui. Ma dinanzi alla tomba anche egli "lacrimò", senza che il suo fosse infatti un pianto disperato. Volle tolta la pietra tombale. Marta resisteva a capire, cercando sino alla stremo a volere convincere Gesù della reale morte del fratello: "Ormai - gli disse - puzza da quattro giorni". Gesù pretese da lei la fede, per vedere la gloria di Dio. Con la stessa gratitudine al Padre, come in ogni Eucaristia di vita, gridò: "Lazzaro, vieni fuori!". Il morto uscì non Lazzaro, che infatti non era nel sepolcro ma con il Padre. L'invito perciò a tutti non fu "andiamolo ad abbracciare", ma "lasciatelo andare", slegandolo dalle funi di morte con cui lo tenevano legato nel loro cuore.

Fra' Domenico Spatola 
Dipinto di Giotto 

sabato 18 marzo 2023

Fra' Domenico Spatola: In te vedevo me

Ero io quel cieco,
che ognuno, bieco,
tenea per me suo sguardo.
Ma fu tuo traguardo,
quando mi vedesti
e per me facesti 
nuovo fango
per il novello rango
a te somigliante.
Tale fui a istante
quando per prima volta
ti vidi e fu la svolta.
Da allora in te io vedo me,
e tu, in me, rivedi Te.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Quarta domenica di Quaresima (anno A): Giovanni 9, 1-38

1 Passando vide un uomo, che era cieco fin dalla nascita. 2 I suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?» 3 Gesù rispose: «Né lui ha peccato, né i suoi genitori; ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui. 4 Bisogna che io compia le opere di colui che mi ha mandato mentre è giorno; la notte viene in cui nessuno può operare. 5 Mentre sono nel mondo, io sono la luce del mondo».
6 Detto questo, sputò in terra, fece del fango con la saliva, gli spalmò il fango sugli occhi, 7 e gli disse: «Va', làvati nella vasca di Siloe» (che significa «mandato»). Egli dunque andò, si lavò, e tornò che ci vedeva. 8 Perciò i vicini e quelli che l'avevano visto prima, perché era mendicante, dicevano: «Non è questo colui che stava seduto a chieder l'elemosina?» 9 Alcuni dicevano: «È lui». Altri dicevano: «No, ma gli somiglia». Egli diceva: «Sono io». 10 Allora essi gli domandarono: «Com'è che ti sono stati aperti gli occhi?» 11 Egli rispose: «Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me ne ha spalmato gli occhi e mi ha detto: "Va' a Siloe e làvati". Io quindi sono andato, mi sono lavato e ho ricuperato la vista». 12 Ed essi gli dissero: «Dov'è costui?» Egli rispose: «Non so».
13 Condussero dai farisei colui che era stato cieco. 14 Or era in giorno di sabato che Gesù aveva fatto il fango e gli aveva aperto gli occhi. 15 I farisei dunque gli domandarono di nuovo come egli avesse ricuperato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16 Perciò alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non è da Dio perché non osserva il sabato». Ma altri dicevano: «Come può un uomo peccatore compiere tali segni miracolosi?» E vi era disaccordo tra di loro. 17 Essi dunque dissero di nuovo al cieco: «Tu, che dici di lui, poiché ti ha aperto gli occhi?» Egli rispose: «È un profeta».
18 I Giudei però non credettero che lui fosse stato cieco e avesse ricuperato la vista, finché non ebbero chiamato i genitori di colui che aveva ricuperato la vista, 19 e li ebbero interrogati così: «È questo vostro figlio che dite essere nato cieco? Com'è dunque che ora ci vede?» 20 I suoi genitori allora risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21 ma come ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli abbia aperto gli occhi; domandatelo a lui; egli è adulto, parlerà lui di sé». 22 Questo dissero i suoi genitori perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che se uno avesse riconosciuto Gesù come Cristo, sarebbe stato espulso dalla sinagoga. 23 Per questo i suoi genitori dissero: «Egli è adulto, domandatelo a lui».
24 Essi dunque chiamarono per la seconda volta l'uomo che era stato cieco, e gli dissero: «Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». 25 Egli dunque rispose: «Se egli sia un peccatore, non lo so; una cosa so, che ero cieco e ora ci vedo». 26 Essi allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti aprì gli occhi?» 27 Egli rispose loro: «Ve l'ho già detto e voi non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare suoi discepoli anche voi?» 28 Essi lo insultarono e dissero: «Tu sei discepolo di costui! Noi siamo discepoli di Mosè. 29 Noi sappiamo che a Mosè Dio ha parlato; ma in quanto a costui, non sappiamo di dove sia». 30 L'uomo rispose loro: «Questo poi è strano: che voi non sappiate di dove sia; eppure mi ha aperto gli occhi! 31 Si sa che Dio non esaudisce i peccatori; ma se uno è pio e fa la volontà di Dio, egli lo esaudisce. 32 Da che mondo è mondo non si è mai udito che uno abbia aperto gli occhi a uno nato cieco. 33 Se quest'uomo non fosse da Dio, non potrebbe fare nulla». 34 Essi gli risposero: «Tu sei tutto quanto nato nel peccato e insegni a noi?» E lo cacciarono fuori.
35 Gesù udì che lo avevano cacciato fuori; e, trovatolo, gli disse: «Credi nel Figlio dell'uomo?» 36 Quegli rispose: «Chi è, Signore, perché io creda in lui?» 37 Gesù gli disse: «Tu l'hai già visto; è colui che ti sta parlando». 38 Egli disse: «Signore, io credo». E l'adorò.


Chi è cieco è nella tenebra. L'uomo è stato creato da Dio per la luce. Gesù si svela "luce del mondo". Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Rimodellò egli perciò "con il fango" l'uomo a sua immagine. Ormai non più cieco, l'uomo può specchiarsi nel Verbo e, come lui, dire: "Io sono!" (Iahvè). I prigionieri delle tenebre, e carcerieri essi stessi, lo diffidano, e con lui anche Gesù che gli ha aperto gli occhi. Calunniano il Signore da "peccatore" perché antepone l'uomo e le sue naturali esigenze alla Legge di Mosè. Il sabato era sacrato "all'inefficienza divina". Paradossale e blasfemo per Gesù che li sconfessa: "mio Padre opera sempre!". Non si capacitano i farisei e torturano "il vedente", interrogandolo sette volte, perché sconfessi la Luce  e torni a non vedere. Dittatori, ossessionati come pasdaràn della religione,  depauperano vita e verità della gente. Gesù aveva scelto: è l'uomo da salvare. La Legge serve solo se libera e non opprime. I genitori del cieco, ormai vedente, furono convocati e, sotto minaccia, recitarono soltanto ciò che permettevano loro gli aguzzini. Il compromettente lo lasciarono al figlio che aveva l'età per parlare. Si sono così difesi, a loro modo, dalla scomunica delle sinagoghe. Ma il vedente, di loro più maturo, provò a ricondurli alla ovvietà: "ero cieco e mi ha fatto vedere". Ormai nella fede è cresciuto e sarà risolutivo l'incontro finale. 
"Credi nel Figlio dell'uomo?", gli chiese Gesù. 
"Chi è, perché possa credere?", rispose. 
"Colui che ti parla". 
Lo vide e credette.

Fra' Domenico Spatola 

sabato 11 marzo 2023

Fra' Domenico Spatola: Gesù e la Samaritana

Al rozzo pozzo 
di Giacobbe in Samaria,    
stanco per la via,
attendesti affaticato nuova sposa.
Essa ancor non sapea chi osa 
a lei chieder acqua. 
La sua infatti sol sciacqua 
e non disseta. 
Ma tu le offrivi, a mèta,
amore.
Samaritana, a stupore,          
non comprese 
e si sorprese 
che tu chiedevi a lei la mano,
per questo venuto eri da lontano. 
Essa, però, avea già cinque mariti, 
ma solo per i riti 
e non per amore,
mentre con te le venne il batticuore.
E poi da croce
darai voce
che pur di me avesti sete,
perché non più diete
io facessi
e in tuo Spirito infine rinascessi.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 10 marzo 2023

Fra' Domenico Spatola: 8 marzo festa della Donna

Onore a ogni donna:
in pantaloni o con la gonna!
Si consiglia il maschilista
di percorrere altra pista.
Onoriamo umana vita,
nel suo grembo custodita,
Ruolo suo è importante 
e suo stile sempre elegante.
Essa è mamma
e qual sposa infiamma
il focolare,
per insieme coniugare 
tante cose:
dei fiori tiene alle rose.
Mai banale,
è geniale a carpire il reale.
Temperamento suo geloso
lo è per il moroso,
al quale chiede tutto
e l'amore soprattutto, 
che motiva ogni sua scelta
nella vita da lei offerta. 
Suo umore 
vuole ardore,
ma, a volte, appare triste:
emozioni sue son miste.
Generosa nel servizio,
del suo cuore fa ospizio,
senza mai accusar stanchezza, 
chiede tanta tenerezza
e l'amore che comprende, 
ma spesso il maschio non intende. 
Oggi le facciam sentire 
ciò ch'essa vuole udire:
mai più la violenza!
È questa infatti quintessenza
della vera umanità.
Le diciamo in verità 
che il dono della vita
è la dote sua infinita 
in prontezza e in pudore
da sopportare ogni dolore. 
Oggi, con le mimose,
auree e odorose,
le diciamo Amor semplicemente,
con il cuore e con la mente.

di Domenico Spatola

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Terza domenica di Quaresima (anno A): Giovanni 4,5-42

5
 Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6 qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. 7 Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». 8 I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. 9 Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. 10 Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11 Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? 12 Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?». 13 Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14 ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». 15 «Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16 Le disse: «Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». 17 Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene "non ho marito"; 18 infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19 Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. 20 I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21 Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23 Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. 24 Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». 25 Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». 26 Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».
27 In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?». 28 La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: 29 «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». 30 Uscirono allora dalla città e andavano da lui.
31 Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32 Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33 E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». 34 Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35 Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36 E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. 37 Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. 38 Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro».
39 Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40 E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. 41 Molti di più credettero per la sua parola 42 e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Dalla Giudea per salire in Galilea, Gesù doveva attraversare la Samaria. A Sicar si fermò, affaticato dal viaggio. Per l'evangelista, tutto faceva pensare che al pozzo di Giacobbe andava per un appuntamento. La samaritana, inconsapevole, venne, come ogni mezzogiorno soleva fare. L'ora insolita rendeva il luogo solitario. Trovò Gesù che, spossato da stanchezza per il viaggio, stava seduto sul pozzo. A lei chiese da bere. La risposta non fu di rifiuto, ma di sorpresa. Un Giudeo mai avrebbe chiesto qualcosa ad una samaritana, da sempre ritenuta nemica. Ma Gesù le propose l'acqua che disseta, perché da sorgente è zampillante. L'idillio era all'inizio e la donna non comprendeva quale altra acqua potesse dissetare oltre quella dal pozzo che il patriarca aveva lasciato ai suoi figli. Con lo sguardo all'infinito, Gesù le parlò di eternità per chi beve l'acqua che egli avrebbe dato e senza più bisogno di dovere tornare al pozzo che, nel simbolo, significava la Legge di Mosè. Mentre  l'acqua viva è lo Spirito che, a sua eredità, avrebbe consegnato dalla croce all'umanità. Così Gesù recuperava la sposa pagana, anche essa chiamata "donna" e invitata a ripudiare i cinque mariti, quanti gli idoli imposti dagli Assiri, alternativi a Iahvè. Dio va adorato "in spirito e verità", non avendo più né tempio né santuario che non sia il credente reso "spirituale". La donna ormai crede e può andare ad annunciare ai suoi che Gesù è il Messia. Quelli accorsero per ascoltarlo e dichiarare Gesù "Salvatore del mondo". 
I discepoli, andati a cercare cibo, tornati si meravigliarono che altri avessero compreso quanto essi avevano cercato altrove. I terreni prossimi a maturazione facevano immaginare il raccolto fruttuoso proprio tra i pagani. Era il sogno di Gesù.

Fra' Domenico Spatola

sabato 4 marzo 2023

Fra' Domenico Spatola: A Lucio Dalla...

Con i tuoi ottanta anni
quanti danni 
riparasti con canzoni,
che del tuo cuore son narrazioni.                
Dal mare, ove han l'orto,        
dicon che non sei morto.
Dunque vivo!
Mai privo 
di viaggiare 
nel profondo mare 
a incontrar sirene,
orchi e balene 
e dal lupo stare a larga,
e ne facesti targa.
Apprendesti da bambino 
del cuore il tuo cammino,
a incanto e a fervore 
per tutto avevi amore
uguale a quello 
del menestrello 
dell'Italia che amavi  
e riscattavi 
dai bisogni
con i tuoi sogni.
Ci accarezza ancor tua voce
che noi conduce a foce
in nuovo anno che verrà. 
E per quel che poi sarà.
ci allarmasti a ragione 
però ci manca comprensione 
del rifugio di tuo mondo 
di fantasia più fecondo.

Fra' Domenico Spatola 

Fra' Domenico Spatola: Quel 4 marzo del 43, ossia "te voglio bene assai!"

Fu l'anno della guerra:
il sangue abbeverava Terra,
l'uomo venuto da lontano,
bello era e tutto americano.
Diede a Lucio della vita il dono,
da figlio del perdono
per la madre,
ed era senza padre
e, per curioso suo destino, 
lo dissero "Gesùbambino".
Tutt'attacato gli restò ad arte 
anche quando giocherà a carte
e berrà vino.
"Gesùbambino", da madre sedicenne,
passò indenne 
per mille traversie.
Lucio al mondo additò corsie
con sue canzoni dal profondo mare,
tutte per Amare
E quando, a sorpresa, volle lasciarci,
a modo suo, disse ancor d'amarci.
Con sue canzoni 
in progressioni
ardite
Lucio continua suo canto mite:
"Il mar che luccica e tira forte il vento"
La barca parte ancora da Sorrento 
né finirà mai
il "te voglio bene assai!".

di Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Bello... e trasfigurato


Con Elia e Mosè sul monte,
ti svelasti ai discepoli a fronte.
Bello eri e trasfigurato
e di tua luce ognuno folgorato. 
Pietro chiese a te tre tende,
a Mosè s'intende
diè posto centrale
mentre a Elia e a te il laterale.
Ma il Padre dall'alto  si mise a gridare,
che eri tu il Figlio da ascoltare.
Resi pavidi all'altrui scomparsa,
tua Parola di dubbio non fu scarsa
per loro che incomprensione 
nutriron fino a tua risurrezione.

Fra' Domenico Spatola 

Nella foto: Trasfigurazione di Raffaello 

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Seconda domenica di Quaresima (anno A): Matteo 17, 1-9

1 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2 E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3 Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4 Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5 Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». 6 All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7 Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». 8 Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.
9 E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».

Al monte altissimo delle Tentazioni, l'evangelista contrappose quello della "Trasfigurazione". L'uomo raggiunge la condizione divina (theosis) non con il potere, ma col dono di sé. Funzionale è l'indicazione del giorno dell'accadimento: "il sesto giorno". Veniva evocato quello della creazione dell'uomo, e l'altro del Sinai, quando Iahvè manifestò la sua gloria a Mosè. Con Gesù erano i discepoli più irrequieti: Simone detto "Pietro" e, Giacomo e Giovanni, i "Boanerghes" (figli del tuono). Ma fra il trio e Gesù non era comprensione. Lo denunciava l'evangelista: "in disparte". "Fu trasfigurato". Era la teofania come intesa dalla cultura del tempo. Gesù mostrò a Pietro e ai compagni l'esito della sua morte. Non sarebbe stato il fallimento, ma la comunicazione di pienezza di vita. "Il volto come il sole e le vesti come la luce" ne erano i segni. Mosè ed Elìa conversavano con Gesù, come in passato avevano parlato con Dio. Pietro equivocò la scena e la volle fissare, pensando di rendere superflua la morte annunciata dal Messia. La "festa delle Capanne", era il contesto del "Messia il figlio di Davide, immortale". Propose un  trittico di capanne, collocando al centro Mosè, perché il più  rassicurante dei privilegi di Israele sugli altri popoli. Ma il Padre intervenne e tacitò l'insolente: "È Gesù l'Amato, nel quale ho posto il mio compiacimento", ordinando in conseguenza di ascoltarlo. Cessata la teofania, i discepoli, "caddero a terra", era il plastico del loro fallimento, perché non Gesù era stato il loro prescelto. Al vedere lui solo, ebbero paura, ma egli li incoraggiò raccomandando di non raccontare l'accaduto se non dopo la sua risurrezione. Ma anche su questo, che non capivano, si interrogavano. Restarono tuttavia fedeli al mandato.

Fra' Domenico Spatola 

Nella foto: Trasfigurazione di Bloch