sabato 25 maggio 2024

Fra' Domenico Spatola: Andate e battezzate...



Partirono dalla Giudea
per la Galilea. 
Gli Undici sul monte
dove Gesù sue impronte 
lasciò per i poveri invitati
ad essere beati.
Al Risorto si prostrarono, 
ma alcuni dubitarono, 
ed ei a tutti segno
diede di suo pegno, 
il potere a lui dato, 
e a loro consegnato:
"Da me inviati, evangelizzate, 
e battezzate 
nella Trinità
di luce piena e carità. 
Insegnate quanto ho detto, 
e vostro amor sarà perfetto!"

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica della SS. Trinità (anno B): Matteo 28, 16-20

 
16 Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. 17 Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. 18 E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 19 Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Gli "Undici" discepoli andarono in Galilea, sul "Monte", da dove Gesù aveva dettato il suo Statuto: "le Beatitudini". L'indicazione per incontrarlo vale anche per noi a orientare l'esistenza al bene altrui, con la stessa energia del Risorto. Lo adorarono al vederlo: Dio era in lui. Li assillava tuttavia il dubbio di non poterlo raggiungere per la via dolorosa da lui percorsa. Il Signore però li invitò ad andare oltre e, con il suo potere,  evangelizzare i popoli della Terra. La fede suscitata, permetteva il battesimo del credente, quale immersione nell'amore pieno del Padre, il datore della vita, e del Figlio in cui tale vita si era realizzata in pienezza e nello Spirito che di questa vita è l'energia. Toccherà agli apostoli insegnare a vivere il Vangelo e, a garanzia della riuscita, promise sua permanenza fino al compimento della storia.

Fra' Domenico Spatola 

sabato 18 maggio 2024

Fra' Domenico Spatola: Pentecoste



Lo Spirito promesso, 
Gesù, è il tuo Messo. 
Lo chiedesti all'Eterno, 
ed ei paterno,
in novel linguaggio,
lo diede a omaggio. 
Non scalda poco, 
suo fuoco, 
e di tua Parola 
egli fa scuola. 
Ciò che da te ha udito 
attua nel rito 
del "Pane spezzato" 
e del perdono accordato. 
È tua nuova Legge
che l'antica corregge
e togliendo il gelo
scalda il cuore col Vangelo.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 17 maggio 2024

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo di Pentecoste (anno B): Giovanni 15, 26-27. 16, 12-15

 

Giovanni 15:26-27

26 Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; 27 e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.

Giovanni 16:12-15

12 Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13 Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. 14 Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. 15 Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà.

Lo Spirito Santo è il "Paraclito". Tra le molteplici attività esercita quella di "consolare". Elimina alla radice le cause della sofferenza e non gli difetta la difesa quale avvocato e protettore. È inviato, dal Padre, per introdurre ogni uomo nella verità del "Dio amore" e della "adozione" dell'uomo a figlio. Nel Quarto Vangelo, Gesù aveva comunicato lo Spirito dalla Croce, e quanti l'accolgono dilatano la propria esistenza nel divino. L'innesto consente novità di orizzonti sconfinati. Sono di libertà, e contrapposti alle angustie della Legge. Alla Chiesa chiede fedeltà ai poveri e oppressi, e per i discepoli sarà la forza per testimoniare il Vangelo, orientando la propria vita al bene degli altri, e con lo stesso amore del Risorto. Lo Spirito Santo si fa Maestro delle cose dettate da Gesù, ma attualizzandole alle esigenze della Storia. Non avranno spazio i nostalgici rigurgiti nel passato, perché Egli darà risposte nuove alle esigenze che l'Umanità di volta in volta presenterà.

Fra' Domenico Spatola 

sabato 11 maggio 2024

Fra' Domenico Spatola: Ascensione



Gesù, l'ascensione, 
fu finale soluzione:
spiccasti il volo, 
ma non da solo, 
e immergesti l'Umanità
nella tua Divinità.
Hai veste nostra
che al Padre mostra
a noi condivisione. 
Comunione, 
chiedi in risposta, 
a irresistibile proposta, 
che a noi fai
di fede assai. 
La  meta raggiunta, 
è a noi congiunta, 
e rende già divino
nostro uman cammino.

Fra' Domenico Spatola 

Commento al Vangelo della Ascensione al cielo di Gesù (anno B): Marco 16,15-20

 

15
 Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. 16 Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. 17 E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, 18 prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
19 Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.
20 Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.

L'attuale "finale" del Vangelo di Marco, non è di Marco. Il suo si concludeva al capitolo 16,8, in maniera sospesa e interlocutoria con il lettore, da sembrare incompleto ai primi Cristiani. Vi aggiunsero la pagina che riassumesse le ultime vicende terrene di Gesù e le prime della Chiesa dopo la Risurrezione. Erano racconti che circolavano, anche per merito di altri evangelisti. Narravano il "mandato" del Risorto agli "Undici", con cui inviava i discepoli a proclamare il Vangelo ad ogni creatura. Tutti gli uomini, nessuno escluso, ormai erano  garantiti di salvezza e battezzati per la conversione. I "segni" compiuti dagli apostoli dovevano liberare i cuori dai fanatismi. La glossolalia, il parlare lingue, avrebbe marcato, della Pentecoste, l'effusione dello Spirito Santo. Gli apostoli sarebbero passati indenni anche dai pericoli, evocati in stereotipi ricorrenti come i morsi da serpenti e il veleno. Avrebbero dato ovunque inizio al Regno, guarendo infermi, alla maniera di Gesù e con la  imposizione delle mani. Concluse il Risorto e, da Signore ("Kyrios") entrò nel cielo, per la piena condivisione con il Padre. "Fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio". Era la rilettura evangelica del Salmo messianico, il 110. Divino e vestito di Umanità, Gesù come Capo della Chiesa, le dava avvio  col dono dello Spirito Santo. La pagina aggiunta anticipò in sommario il racconto più ampio che l'evangelista Luca stenderà in maniera accurata nel suo Secondo Libro, dal titolo programmatico: "Atti degli Apostoli".

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 3 maggio 2024

Fra' Domenico Spatola: L'amor comprende tutto.

Il Padre fu datore
a te del suo amore,
e tu, Gesù, del dono
a noi facesti abbuono.
Ci chiedi: con te stare,
per vivere e amare. 
È l'unico comando
che consegnasti a bando
a tuoi seguaci
per rendere veraci
i tuoi insegnamenti, 
ch'eran del Padre i sentimenti.
In gioia piena,
a lor chiedesti lena,
a testamento,
del tuo comandamento.
Li volevi svegli e scaltri,
da amarsi gli uni gli altri,
come tu amavi loro. 
E il tesoro? 
È, come dici,
dare la vita per gli amici, 
che del Padre tutto sanno
e ovunque vanno
ma non più da servi,
perché di lor conservi
in ognuno stesso affetto
del figlio prediletto. 
Chi è scelto, darà il frutto 
che dell'amor comprende tutto.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Sesta domenica di Pasqua (anno B): Giovanni 15, 9-17.

9
 Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10 Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11 Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. 13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. 14 Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. 16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17 Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.


Gioia piena aveva augurato ai discepoli, motivandola con l'amore del Padre per lui, comunicato a loro. Senza riserve: "Come ha amato me, anche io ho amato voi". La permanenza in lui, raccomandata caldamente, sarebbe stata possibile se si osservava il suo comandamento in tutte le potenzialità. L'amore ai fratelli doveva essere insomma speculare a quello del Figlio col Padre. La gioia piena  era conseguenza del "nuovo" comando: "Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi". Qualificò l'amore più grande dal gesto supremo di dare la  vita per gli amici. Questo termine qualificava il nuovo legame con i discepoli: "Voi siete i miei amici". Era infatti inedito e rivoluzionario, fino a quel momento. "Servi", li aveva reso Mosè con la Legge. "Vi ho chiamati amici perché vi ho fatto conoscere ciò che ho udito dal Padre mio". Acciò li aveva "scelti", per coinvolgerli nei "segreti del Padre" e nella produttività dei frutti: copiosi e duraturi. Era il senso del nuovo: "Amatevi gli uni gli altri!".

Fra' Domenico Spatola