sabato 27 novembre 2021

Fra' Domenico Spatola: Il liberatore, già conta le ore

Disse Gesù: "Quel giorno
saranno intorno
ansie e fragor di flutti:
tanti saranno i lutti
e l'attesa futura
sarà di gran paura.
Del sole e della luna i segni
saràn pegni
di ciò che accadrà:
il cielo, con le stelle, crollerà.
Ma le Potenze allor sconvolte,
che saranno pure molte,
non finiràn la festa
e, alzata la vostra testa,
vedrete il liberatore 
che già conta le ore.
Attenti a voi stessi:
quel giorno, sconnessi
vi troverà se dissipati,
e il suo laccio vi terrà legati.
Vigile sia dunque vostra attesa
che non sarà difesa 
ma acconto vittorioso
del Regno mio glorioso!"

Fra' Domenico Spatola 
(Nella foto: distruzione del Tempio di Gerusalemme)

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Prima domenica di Avvento (anno C): Luca 21, 25-28, 34-36

25
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 28Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». 34State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; 35come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».

Con l'Avvento, l'anno liturgico apre con parole di incoraggiamento. Gesù invita la Comunità a non scoraggiarsi di fronte ai tiranni. Aveva già denunciato "gli idoli dai piedi di argilla", a discepoli curiosi di conoscere il "quando" della distruzione del tempio di Gerusalemme. Su stessa lunghezza del profeta Gioele, aveva parlato di "segni nel sole, nella luna e nelle stelle", simboli degli oppressori, autocelebrati "divinità". "Crolleranno" aveva sentenziato Gesù: "le potenze saranno sconvolte", e i cieli, sgombrati dalle fatue presenze, diverranno l'esclusiva abitazione del Padre e del suo Figlio, il quale, inaugurando il Regno con ciò che è umano,  condannerà il disumano. La sua "gloria" consisterà nel suo amore incondizionato. L'accadimento consentirà a ognuno di "sollevarsi e alzare il capo perché la liberazione è vicina". Il fico è "segno" quando mette le gemme, perché annuncia il tempo dei frutti vicino. La caduta di Gerusalemme e di tutte le tirannie, non segnerà disfatta per l'umanità, ma annuncerà che il Regno come "società alternativa", dove anche i pagani potranno entrare, è vicino. Il richiamo alla "vigilanza" e alla "preghiera" fu ai suoi per non lasciarsi soffocare e sedurre da fatue illusioni.

Fra' Domenico Spatola 

Nella foto: caduta del tempio di Gerusalemme. Dipinto di F. Hayez


venerdì 19 novembre 2021

Fra' Domenico Spatola: Tu sei re?

"Chiedi a me
se son re?"
Disse Gesù a Pilato
ormai inguaiato.
"Dici da te,
o altri di me
ti han parlato?"
"Chi a me t'ha consegnato
son sacerdoti e tua gente:
dove fosti negligente?".
Disse allor Gesù:
"Mio regno è di lassù,
non di questo mondo,
altrimenti il finimondo
i miei servi avrebber fatto".
A Pilato quel dado tratto
fu risposta al suo perché.
"Dunque -chiese- tu sei re?" 
"Dici di mia regalità,
che non sottostà a falsità?
Nel mondo son venuto
per dare a verità tributo 
e chi in essa trova foce,
ascolta la mia voce!"

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXIV settimana del tempo ordinario, "Solennità di Cristo Re": Giovanni 18, 33b-37

33 Pilato dunque rientrò nel pretorio; chiamò Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?» 34 Gesù gli rispose: «Dici questo di tuo, oppure altri te l'hanno detto di me?» 35 Pilato gli rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua nazione e i capi dei sacerdoti ti hanno messo nelle mie mani; che cosa hai fatto?» 36 Gesù rispose: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perché io non fossi dato nelle mani dei Giudei; ma ora il mio regno non è di qui». 37 Allora Pilato gli disse: «Ma dunque, sei tu re?» Gesù rispose: «Tu lo dici; sono re; io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce».

Pilato aveva contribuito all'arresto di Gesù, con l'invio nel Getsemani dei pretoriani. La domanda che gli pose, nel primo interrogatorio all'interno del pretorio, fu relativa all'accusa: "Sei tu il re dei Giudei?" Temeva che la rivolta del sedicente Messia con arrogata regalità, potesse costituire un pericolo per l'impero. Tuttavia in Gesù non vedeva segnali bellicosi e rivoluzionari, anche se notava stranezza nell'interrogatorio. L'imputato infatti al giudice più che dare risposte, poneva domande, tali da irretirlo: "Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?" Pilato reagì con disprezzo contro quel popolo, che era costretto a governare suo malgrado: "Sono forse io giudeo?". Vi aggiunse il motivo: "La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?" Il rifiuto di Israele era totale. Glissò il Signore sulla risposta e dichiarò: "Il mio regno non è di questo mondo". Alternativo era da ritenere e la prova stava nel fatto che, se il confronto fosse tra  realtà omogenee, i suoi servitori avrebbero già combattuto e vinto. "Ma il mio regno non è di quaggiù". Pilato desolato fece il tentativo di estorcergli la risposta che poteva comprometterlo e  legittimare così la condanna di croce: "Dunque, tu sei re?" Ma Gesù gli mostrò ancora di non essere interessato a quel modello di regalità, rinfacciandogli che quella era la sua fissazione: "Tu lo dici che io sono re!". Glissò invece sulla risposta e parlò della sua missione: "Per questo sono venuto: per dare testimonianza alla verità". Non vi era  intellettualismo, ma disponibilità operativa in favore dell'uomo. Da servo del potere, Pilato non poteva capire e l'ultima domanda ne tradì la  confusione: "Cosa è la verità?"

Fra' Domenico Spatola

sabato 13 novembre 2021

Fra' Domenico Spatola: Cambierà - disse - vostra sorte.

Gesù a compimento
disse che severo era il momento
della final tribolazione 
che però sarà di conversione.
Buio nel cielo si farà,
e nessun astro resterà:
né il sole a dardeggiare,
né la luna a far sognare.
Gli idoli cadranno,
e i cuori gioiranno,
perché il Figlio in gloria
compirà la Storia.
Sulle nubi apparirà,
facendo qua e là,
ai quattro venti,
nuovi portenti
con angeli che, a raduno,
convocheranno ognuno.
Dal fico che, in doglie,
fa tenere le foglie,
apprendete
che in estate siete,
così all'accadimento
sentite che non lento 
del Cristo è il suo arrivare,
perché, per cambiare
vostra sorte,
verrà alle porte.
E ciò avverrà
già in questa società.
Cielo e terra passeranno,
ma non daranno affanno
a mia Parola
che sempre farà scuola.
Però sul giorno e l'ora,
nessuno sa ancora.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXIII domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 13, 24-32

 24 In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà
e la luna non darà più il suo
splendore
25 e gli astri si metteranno a cadere dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
26 Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27 Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
28 Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; 29 così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. 30 In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. 31 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 32 Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.

Di speranza e non di paura è la "buona notizia". Marco ne offre saggio con questa pagina che raccomanda al lettore di "interpretare" (13, 14). L'annunciata "tribolazione" anticipa a commento la caduta di Gerusalemme e del suo tempio nell'anno 70. Catastrofe non disperante, e da Gesù interpretata come inizio della liberazione dalle dittature. Una parafrasi del discorso di Isaia per la "caduta di Babilonia", è il suo oracolo, che preconizza del regime mortifero la distruzione. L'evento inizia nella sfera celeste, "l'habitat"  immaginato degli dèi e dei potenti che aspirano salirvi per farsi chiamare "stelle". Desolato sarà il loro tramonto, al pari di quello del "sole che si oscurerà e della luna che non darà più luce". Crepuscolo già visto con le superpotenze solari e lunari, come l'egiziana e la babilonese. Come luce immortale invece splenderà su tutto il Vangelo, mentre i cieli diverranno spazi esclusivi per il Padre e per suoi angeli. Quindi non più infestato dai "démoni" che condizioneranno gli uomini in ogni loro agire. Liberati dunque dalla schiavitù, ad opera del Figlio dell'uomo, che, nella sua magnificenza, con gli angeli inviati, radunerà gli eletti nel Regno. Il fico metterà foglie, per segnalare il nuovo corso e il giudizio, non più avverso ai pagani, sarà di salvezza.

Fra' Domenico Spatola 

mercoledì 10 novembre 2021

Fra' Domenico Spatola: Estate a san Martino, con il mosto ch'è già vino

Di san Martino è l'estate,
vate
dell'inverno forte
con giornate sempre più corte.
Ma non avverto la calura:
è cambiata la natura?
Per un tempo sì corrotto
mi consolo col biscotto.
Piove sempre e tira vento
ma l'estate io non sento,
e mi rassegno alla novità 
a indizio di nostra età.
Sento forte al momento
un odore nel convento:
esce solo dalla botte
ma profuma anche la notte
e non solo la cantina:
è il mosto che combina
vino nuovo di stagione
per l'inverno in previsione.

Fra' Domenico Spatola 


venerdì 5 novembre 2021

Fra' Domenico Spatola: "Ha dato tutto..."

L'ingente folla,
non lo molla,
e Gesù: "Lesti,
riconoscete le vesti
di scribi e dottori,
che l'orgoglio metton fuori
con indosso l'ampia toga
in sinagoga,
e, assisi su alti seggi,
s'offendon se non li corteggi
in piazza e nei banchetti.
Tendono continui lacci
ai poveracci,
e, in apparente devozione,
sfruttano Dio con esibizione.
Per tracotanza sì sparviera
condanna lor sarà severa".
Seduto stava poi ad osservare
la folla che venia a portare
al Tesoro propria offerta
ma destavano all'erta
i ricchi più sfrontati
che la facean per essere ammirati.
Venne la vedova meschina
che vi gettò la monetina,
eran due per la verità
ma lor valore era rarità.
Gesù chiamò i seguaci,
cui parole parvero audaci: 
"In verità in quel intrigo
questa vedova - vi dico - 
ha messo più degli altri
i quali, da scaltri
misero il superfluo nell'erario
ed essa si privò del necessario!".

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXII domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 12, 38-44


38
 Diceva loro mentre insegnava: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39 avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40 Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave».
41 E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. 42 Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. 43 Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44 Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Gesù non ebbe vita facile, soprattutto sul finale. I capi religiosi, smascherati da ladri e omicidi, complottarono per farlo fuori. Gesù li diffidò di ipocrisia e mise in guardia i suoi discepoli a non lasciarsi incantare dai loro Scribi, gli interpreti senza contraddittorio della Legge. Sono avidi e opportunisti. Identificabili dal vestito e dalla voglia di primeggiare. Avidi si riverenza e dei primi posti nei banchetti e nelle sinagoghe. Pregano ma per farsi notare. In realtà rendono cukto a sé stessi. L'affondo finale verte sulla loro avidità che sfruttano l'anello più debole della catena sociale: le vedove. Gesù  ne vede una che sta mettendo nel tesoro del tempio tutto ciò che possiede. Gesù l'addita e la compiange: essa dovrebbe essere aiutata dal quella istituzione che la dissangua!

Fra' Domenico Spatola