domenica 31 maggio 2020

Fra' Domenico Spatola: Sei luce

Spirito Santo,
in me tanto
di pace è il desìo
di te che togli oblio
in tuo respiro.
Ad esso aspiro
in danza
e tu d'abbondanza
colma miei spazi
a farli sazi
di desideri
di te sinceri,
in cuor che brama
ciò che di Te ama,
suo Dono
e condono
del reato.
Del Creato
sei la luce,
che conduce
per arditi sentieri
in tuoi misteri.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 29 maggio 2020

Diretta di fra' Domenico Spatola del 29 maggio 2020: Vangelo di Giovanni, Capitolo XIV

Pubblicato da Fra' Domenico Spatola su Venerdì 29 maggio 2020

Fra' Domenico Spatola: "Lo Spirito riceverete"

Parve ad essi cosa strana,
quel giorno della settimana,
il primo a porte chiuse.
Dei discepoli confuse
eran le menti,
e i lor commenti
di paura,
temendo duratura
l'inimicizia dei Giudei,
rei
della morte del Maestro.
A togliere il capestro,
venne il Risorto
che, come in suo orto,
stette in mezzo a loro:
"Pace!" disse a coloro
che avevano temuto.
"Da voi è risaputo
che il Padre mi ha mandato.
Tal affido è consegnato
a voi da me".
Loro gioia fu per tre,
quando videro le mani
di lui che lontani
l'inviò alle genti.
Furon quelli i frangenti
in cui soffiò e loro disse:
"Permangan fisse
in voi le mie parole:
il Padre mio lo vuole.
Lo Spirito riceverete
e chi perdonerete
sarà perdonato
perché ognuno sia salvato".

Fra' Domenico Spatola
(dipinto di Tiziano)

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica di Pentecoste (anno A): Giovanni 20, 19-23

19 La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». 22 Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; 23 a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».

Il primo giorno dopo il sabato, diventa il giorno Uno della nuova Creazione. È il tempo della Chiesa, chiamata a costruire il Regno. I discepoli, rintanati per paura dei Giudei, sperimentano gioia al vedere il Risorto e da lui ricevono con il "soffio" dello Spirito, l'affido missionario. Col Vangelo viene offerto alle genti il perdono di Dio. Si attua quanto promesso da Gesù ai suoi: "Io me ne vado, mando però a voi lo Spirito Paraclito", col ruolo di consolare e di santificare. È il nuovo tempo ("kairòs) quello di Cristo nella Chiesa e nel Mondo. L'amore e i sacramenti ne diverranno "segni" nella Storia. E lo Spirito tra Cristo/Capo e le sue membra ecclesiali, sarà "linfa" come tra "la vite e i tralci". Dono del Padre altissimo egli stesso è portatore di doni con cui viene garantita la bellezza e la funzionalità della Chiesa "Sposa". Tali doni ("carismi") esplicitano un servizio qualificante ("diaconia" e "ministeri") per la crescita. Essa  dello Spirito Santo partecipa dinamiche che nel credente traducono assimilazione al Cristo, sì da affermare come l'apostolo Paolo: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me!". È la richiesta giovannea al Padre fatta da Gesù a favore dei discepoli, in quella che viene ricordata  come "la preghiera sacerdotale": "Siano Uno come me e te, o Padre". La Pentecoste immerge la "Cattolica"  nelle molteplici Culture sul modello del Cristo incarnato (Vaticano II), la Chiesa cioè vocata ad annunciare, nelle lingue degli uomini, il messaggio unificante.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 22 maggio 2020

Diretta video di fra' Domenico Spatola del 22 maggio 2020: Vangelo di Giovanni Capitolo IX

Pubblicato da Fra' Domenico Spatola su Venerdì 22 maggio 2020

Fra' Domenico Spatola: 23 maggio 1992: un grazie per loro

Autostrada in frantumi,
di sangue sol grumi
e carni raccolte
di eroi, cui tolte
le vite osteggiate
eran state
da color che atroci
han voluto le croci
per Falcone e la scorta
ove morta
fu pure Morvillo.
Non  valga cavillo
per la festa
di chi loro testa
impenitente ha voluto.
È risaputo
ancor irridono sorte
di chi la morte
ha subìto da loro.
Lamentevole coro
di noi, traditi due volte,
ché più sconvolte
son le nostre speranze.
Ma a tali devianze
lo Stato rimedia?
Chiediam: non soprassieda
all' ingiustizia.
Forse vizia
un autorevole Stato?
Oggi arrecato
sia novello tributo
agli Eroi, ch'è dovuto.
A Umanità,
libertà 
han garantito:
sia dunque sentito
il grazie per loro
col simbolico alloro.

Fra' Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: "Battezzate nel Nome..."

Andati in Galilea,
agli Undici rimanea
attendere il Signore
sul monte ove dimore
avea loro indicato.
Al vederlo, ognun prostrato
teneva dubbio in cuore
chiedendosi a tremore
il senso del programma,
testato dal suo dramma.
Ma avvicinatosi, Gesù,
li convinse ancor di più:
"A me ogni potere è stato dato
in cielo, in terra e sul creato.
Andate a far seguaci
e discepoli veraci
nel mondo intero,
col battesimo sincero
nel Padre e nel Figlio
e nello Spirito Consiglio,
e insegnando clamorose
stesse cose
che vi ho comandato,
avendole a voi testimoniato.
Io con voi sarò ogni giorno
finché alla fine non ritorno!"

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Ascensione di Salvador Dalì

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Festa della "Ascensione di Gesù al Cielo" (anno A): Matteo 28, 16-20

16 Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. 17 Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. 18 E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 19 Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

In ogni Vangelo sono offerte alle Comunità ecclesiali indicazioni puntuali sul "dove" e "come" fare esperienza del Cristo Risorto.  In Matteo, Gesù nel dare appuntamento ai discepoli  predilige della Galilea "il monte" delle Beatitudini.  Le aveva dettato a programma della sua "Nuova Alleanza". Tornare alle origini rappresenta per l'evangelista il segnale inconfondibile per le Chiese di tutti i tempi. Agli Undici in attesa (ormai Giuda è retrocesso), il Risorto si fa visibile, senza tuttavia fugare in essi il dubbio di non farcela a seguirlo, nella via da lui tracciata. Ma il Risorto li consola, affidando loro stesso "potere" concessogli dal Padre, "in cielo sulla terra".  Perciò: "Andate e fate discepoli tutti i popoli, evangelizzandoli e battezzando i credenti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". Non sarà però un rito sterile e senza conseguenze per la vita. Egli stesso ne si fa garante assicurando la sua permanenza con loro per sempre.

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: Ascensione di Raffaello Sanzio

venerdì 15 maggio 2020

Diretta di fra' Domenico Spatola del 15 maggio 2020: Vangelo di Giovanni, terzo capitolo.

Pubblicato da Fra' Domenico Spatola su Venerdì 15 maggio 2020

Fra' Domenico Spatola: Non vi lascio orfani.

Ai suoi Gesù rivolse le parole:
"Chiunque osservare vuole
i miei comandamenti
senza timore delle genti,
mi ama con fervore,
e dal Padre avrà il Consolatore,
lo Spirito di verità
che a lui verrà.
Il mondo non lo vede e nol conosce,
perché le attese sue sono mosce
e inevase,
voi, invece, del Padre siete case
ove ei dimora.
Sia chiaro fin da ora:
orfani non resterete,
perché con me sempre sarete.
Ancora un poco
e il mondo suo fuoco
spegnerà,
e più non mi vedrà,
mentre di me sarà in voi visione
a gran soddisfazione.
La vita infatti ci accomuna
né cosa alcuna
ci separerà,
e ognun saprà
che io col Padre mio
sono Dio.
Chi mi riconoscerà,
ei lo farà
a me vicino
nel cammino.
A voi svelo
tutto il mio vangelo
e chi osserva i miei comandamenti
mostra i veri intenti
dell'amore,
dando a me possesso del suo cuore".

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Sesta domenica di Pasqua (anno A): Giovanni 14, 15-21



15 Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. 16 Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, 17 lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. 18 Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. 19 Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20 In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. 21 Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».

Gesù aveva annunciato ai discepoli l'imminente sua morte. L'idea di restare "orfani", li aveva turbati. Per rassicurarli, dettò le condizioni che gli avrebbero consentito di restare in loro. Chiedendo amore per sé (è la prima volta) vuole che si visibilizzi con l'osservanza dei comandamenti. Li definisce "suoi" e al plurale, anche se ne aveva dettato uno solo: "Amatevi come io vi ho amato". Ne aveva fatto  massima esemplificazione con "la lavanda dei  piedi" Ora vuole che subentri ai "Comandamenti" di Mosè. Il "nuovo" era nel "come" s'ha d'amare. La risposta a chi li osserva, è la consegna che il Padre farà dello "Spirito di verità", nella veste di "Paraclito", ossia di "Soccorritore" e "Avvocato". Non scalzerà Gesù, ma lo renderà "intimo" e "onnipresente" nella vita della sua Comunità che avrà fatto la scelta del servizio. Il  Mondo non comprenderà. Antitetica è la sua ideologia assillata da ansie di potere e di dominio. Gesù nell'intimità come sussurro offre discernimento e viatici per conoscere il Padre e farne esperienza. L'adesione al progetto del Padre, svelato nel Figlio, sarà manifesto a chi crede in lui.

Fra' Domenico Spatola

giovedì 14 maggio 2020

Diretta di fra' Domenico Spatola del 14 maggio 2020: Vangelo di Giovanni, secondo capitolo.

Pubblicato da Fra' Domenico Spatola su Giovedì 14 maggio 2020

Fra' Domenico Spatola: Compleanno di Ivo

Ora vi dico:
conosco un amico
che è un gran signore.
È il mio editore.
Si chiama Ivo,
che è sempre schivo
di complimenti,
ma vuol chiarimenti
se qualcosa non quadra
a sua intelligenza mai ladra
d’altrui intuizioni,
ei sol promozioni
intende onorare.
Allora a strigliare
lo vedi di lena,
e, a malapena,
riesci a fermarlo.
Non si può non amarlo
per il dolce suo tratto
e la passione del gatto.
Ha pure il cane e molti uccellini,
cui dà amore come ai bambini.
Anna, sua moglie, fedele consorte,
con lui divide di due figli la sorte.
Avrete capito:
Ivo è un mito
per gli amici
che rende felici
con mille attenzioni,
e noi gli auguroni
a lui oggi facciamo
e tanto affetto gli consegniamo,
perché tutti già sanno
che oggi fa il compleanno.

Fra' Domenico Spatola

sabato 9 maggio 2020

Fra' Domenico Spatola: Quel 9 maggio 1978... Tratta da: Un anno con fra' Domenico

Oggi il ricordo di due vittime dell’odio
che fece danno
in stesso giorno e stesso anno:
Aldo Moro e Peppino Impastato,
fratelli, per accomunato
impegno a migliorare il mondo
da diversa sponda
ma sopra stessa onda
di ambizioni e ideali
che furono fatali.
Scosse la morte di Moro ucciso da Brigate Rosse,
che con violenza e vili mosse,
volevano a confusione
 la lor rivoluzione.
Peppino nel suo paese,
per qualche mese,
tenne testa
a quella mafia che calpesta
i diritti vitali della gente
e, prepotente,
impone la sua legge.
Peppino, consigliato dallo zio a restar calmo,
volle a lui cantar suo salmo:
“Tano seduto”,
non volendo restar muto,
lo apostrofava forte per le strade
percorrendo tutte le contrade.
Gli rinfacciava loschi affari e malefatte
che prigioniere avevan fatte
intere città siciliane.
Qualcuno le denunciò disumane,
ma sol Peppino
con sua Radio e qualche galoppino,
sfidava l’orco fin sotto il suo palazzo
da apparire alla gente solo un pazzo.
La madre, in grande apprensione,
non si dava pace per tutta l’avversione
che in paese avevan per il figlio,
cui non facea mancar consiglio.
Cercava fino in fondo protezione
perché il figlio non finisse nel burrone.
Ma il giovane temerario
osava contro l’avversario
prepotente,
attenzionandolo ironico alla gente
come mafioso, 
criminale e ombroso.
Venne il fatale giorno di vendetta,
s’approfittò della disattenzion costretta
dell’uccisione di Aldo Moro,
vero statista dal cuore d’oro,
trovato morto a Roma in via Caetani
mentre a Cinisi accadevan fatti strani.
Lo zio volle (ciò dicea la madre addolorata)
la salma di Peppino dilaniata:
inventaron sabotaggio alla stazione
perché da tutti compresa fosse la cagione
che Impastato era già morto
e far credere, a tagliar corto,
che si era suicidato.
Così venìa certificato
e tutti dovevan accettare la versione,
ma solo la madre, senza confusione,
poté richiesta in tribunale,
puntare il dito contro il criminale.
Ora Peppino e Aldo son l’ideale
d’ogni eroismo la cui comune sorte
non teme morte.


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Diretta di fra' Domenico Spatola del 09 maggio 2020: Giovanni 14, 1-12

Pubblicato da Fra' Domenico Spatola su Sabato 9 maggio 2020

venerdì 8 maggio 2020

Diretta di fra' Domenico Spatola del 08 maggio 2020: dedicato alla Vergine Maria, madre di Dio e della Chiesa

Pubblicato da Fra' Domenico Spatola su Venerdì 8 maggio 2020

Diretta video per la Vergine Maria madre di Dio e della Chiesa

Oggi, 8 maggio 2020, la diretta Facebook di fra' Domenico Spatola dal tema "la Vergine Maria, madre di Dio e della Chiesa" sarà alle ore 16, 30.

Fra' Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: "Io sono via, verità e vita"

Gesù parole audaci
rivolse ai suoi seguaci:
"Ve lo dico io:
Abbiate fede in Dio,
e anche in me.
Nessun si chiuda in sé,
né turbato sia suo cuore,
molte del Padre sono le dimore,
dov'è un posto
che, a niun costo,
io vado a preparare
e a voi consegnare.
Tornerò
e con me vi prenderò,
e del luogo già sapete
la via che prenderete".
Non fu a caso
che parlò anche Tommaso.
In difficoltà di fede,
chiedeva ove il piede
metterebbe se non sa,
dove il Maestro andrà.
"Io sono la via, la verità e la vita".
A lui con favella ardita rispose,
aggiungendo altre cose:
"Si va al Padre per mediazione mia:
perché io son l'unica via
d'accesso
a lui che si è concesso,
e da voi è conosciuto
perché già veduto".
Filippo, mostrò fede acerba e casta,
nel dire: "Mostraci il Padre e ci basta!"
Rattristato Gesù rispose:
"Da te non m'aspettavo tali chiose.
Dov'è l'inghippo?
Da tempo son con voi, Filippo,
e non mi hai ancora conosciuto?
Del Padre tutto hai già saputo:
chi mi ha visto,
non credi che acquisto
anche del Padre ha fatto?
Compatto
è nostro sentire:
il Padre fa udire
al Figlio la sua voce
e l'opera accomuna stessa foce.
In verità chi crede
e verso me dirige il piede
compirà mie stesse gesta:
ciò il mio andar al Padre attesta!"

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Quinta Domenica di Pasqua (anno A): Giovanni 14, 1-12


1 «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2 Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; 3 quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. 4 E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
5 Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». 6 Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7 Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». 8 Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9 Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? 10 Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. 11 Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
12 In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.


Nell'ultima cena, con l'annuncio della sua imminente morte, Gesù aveva "turbato" i discepoli. Ma lo scandalo  l'avrebbe provocato la modalità dell'esecuzione. Perciò non accetteranno un "Dio/Padre" incapace di salvare il Figlio, e rigetteranno il Cristo morto e in modo ignominioso sulla croce. Gesù implora fiducia, e dichiara che quella morte non è  una sconfitta: "Vado a prepararvi un posto". La dimora sarà la stessa che il Padre sceglie nel cuore di chi l'accoglie. "All'andare", il corrispettivo sarà "il tornare" da Risorto, con lo Spirito che comunicherà per coinvolgere i discepoli nel "cammino" ad essi già noto. Parve provocazione a Tommaso che, se in precedenza era disposto a morire "con" Gesù, ora rifiutava di dare la vita "come" lui. "Non conosco la via". Fu l'obiezione.
"Io sono la via, la verità e la vita!" gli rispose Gesù, al netto di qualunque altra mediazione "per andare" al Padre.
Chiarisce loro che il Padre non è uno sconosciuto, essi "fin d'ora lo conoscono e l'hanno veduto". Ma Filippo pare estraniato e rilancia il quesito: "mostraci il Padre e ci basta!". Fu  occasione risolutiva per la definitiva chiarificazione:
"Chi ha visto me, ha visto il Padre!". La dichiarazione poteva apparire inedita e soprattutto rivoluzionaria, perché nega le definizioni precedenti che di Dio si erano formulate e ormai si poteva affermare: "Dio è Gesù!".
Come forza probante sono evocate le "opere" compiute da Gesù in favore dell'umanità, e chiunque le condivide "possederà la sua stessa condizione, e ne farà di più grandi".

Fra' Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Per la festa della mamma

A te madre,
questo giorno
che t'offriamo,
annuale rinnoviamo
a compensar fatica
di tua capacità antica
di dare amore.
Oggi il cuore
a te doniamo
nella fede
che lega a te
e occhio che rivede
tenerezza
ed evoca carezza
in tanti abbracci
e ora memoria lacci
riproduce di quel ricordo.
Sei madre e non lo scordo
e se di vita virtù apprezzo
so che fu il tuo vezzo
a liberar appiglio
dandomi a consiglio
offerta in libertà.
Ma sei sempre qua,
nel cuore mio,
quale regalo dolce del buon Dio.

Fra' Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Ricordando quella volta...

Quella volta che ti dissi,
era prima che morissi: 
Madre tenera e discreta,
allor cheta
la tua faccia,
tra mie braccia
io ti tenni
e fu allora che convenni                             
che importante era quell'ora:
tu partivi per altra dimora.
Il mio cuore che t'amava
comprendeva e più tremava   
per il passaggio,
e a dar coraggio 
fosti tu,
ma eri già col buon Gesù.

Fra' Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Alla madre del Signore.

Madre del Signore,
che a tutte l'ore
volgi a noi tuo sguardo
perché traguardo
a noi si sveli immenso,
dono a compenso
del tuo Figlio:
a noi dai consiglio
per esserti vicino
illumini il cammino
perché non fuori strada
di terrena nostra contrada
siano i nostri passi
e nei sassi
non trovino perigli,
libera dagli artigli
dell'umano sbaglio.
Sciogli a noi il bavaglio
perché la bocca canti
quel che son nostri vanti:
dono a te di maternità,
estesa a Umanità.

Fra' Domenico Spatola

mercoledì 6 maggio 2020

Fra' Domenico Spatola: Preghiera alla Madre di Gesù

Madre del Signore,
t'affido il mio cuore
in tempi burrascosi
e in mari tempestosi.
Tu che in luce stai,
liberaci dai guai:
siamo tuoi figli
e i tuoi consigli
guideranno il cammino
e il progetto divino
produrrà effetto.
Dì, al Figlio tuo diletto
che con lui nostra vita
sarà ardita
e del bene altrui capace.
Tu, terrena face,
illumina nostra fede
dirigi il nostro piede
che non diragli altrove.
Fai che le prove
di nostra storia
regalino la gloria
che il Figlio ci ha promesso.
Porta a successo,
o Madre l'ideale,
per cui in te mortale
per noi si fe' Gesù
così per te di più
sarà la nostra fede:
ciò a te la prole chiede.

Fra' Domenico Spatola

domenica 3 maggio 2020

Fra' Domenico Spatola: Amicizia

È miraggio
o sol coraggio,
quel abbraccio caloroso?
In questo tempo doloroso
che vieta affetti e compagnia,
viene detto quale sia
il congiunto da baciare,
né si può più visitare
alcun amico.
Da deficiente, vengo e dico:
"Il parente
spesso è serpente!
Solo lui puoi frequentare?
Mentre vietato è avvicinare
coloro stessi
con cui professi
medesimi ideali.
Siam reali,
Giuseppe Conte,
la question portiamo a monte
e rivediamo questo errore,
diamo onore
a cosa onesta:
all'amicizia, che ci resta!

Fra' Domenico Spatola

venerdì 1 maggio 2020

Fra' Domenico Spatola: "Io sono la Porta"

Gesù disse: "Chi è convinto
di entrare nel recinto
e d'altra porta
egli fa sorta,
non è il Pastore
ma millantatore
e ladro.
Questo è il quadro:
il Pastore vero
è sincero
e non ruba il gregge.
Al bussare regge
il custode,
che non frode,
vede in lui e apre
e pecore e capre
ne ascoltano voce
ed ei le porta a foce
andando innanzi ad esse
e saran loro stesse
che fuggiranno
se non riconosceranno
la voce del Pastore,
perché l'impostore
non lo seguiranno!"
Il racconto fu a danno
degli avversari
che da ladri e corsari
non potevano capire.
Fece  di nuovo udire
a chiarimento
il suo intendimento:
"Io sono la porta,
e chi di pecore ha fatto scorta
prima di me
l'ha fatto sol per sé,
da ladro e da brigante.
Per fortuna tante
furon sorde
e non legate a loro corde.
Io sono il solo ingresso
e nessuna vedrà il decesso:
entrerà e uscirà per erbe fresche,
e lontane dalle tresche
di chi le vuole morte,
mentre altra sarà sorte
per me e di vita
che io darò infinita!"

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Mausoleo di Galla Placidia, Ravenna, mosaico (particolare)

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della quarta Domenica di Pasqua (anno A): Giovanni 10, 1-10


1 «In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2 Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. 3 Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. 4 E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. 5 Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6 Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.

7 Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. 8 Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9 Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10 Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.


Emblematica, nell'antichità, era la relazione "pastore/ gregge" riferita al re e al suo popolo.
Ezechiele (VI sec. a.C.) vi vedeva l'intima relazione tra Iahvè e Israele. 
Nei Salmi il pastore è baluardo contro i ladri e gli assassini. Il mercenario  non ama il gregge e fugge al pericolo dei lupi rapaci. L'accusa del profeta è rivoltta ai capi religiosi, per avere trasformato il "munus" (ufficio) di pascere nel "beneficio" di pascersi ingordamente delle pecore affidate. La denuncia di Ezechiele è riproposta da Gesù "Pastore buono" ("kalòs" senza rivali). 
L'usanza palestinese di assemblare le pecore dei diversi pastori in unico recinto, consentiva la notte sicura. Il custode la mattina apriva la porta ai pastori venuti a rilevare le proprie pecore per condurle al pascolo. I "ladri e gli assassini" avrebbero cercato altro ingresso, ma il custode non avrebbe aperto loro né le pecore, non riconoscendone la voce, li avrebbero seguiti. Al "recinto" fa parallelo  l'immagine de "la porta". Vi si identifica chiunque inizia alla conoscenza e alla vita che Gesù offre eterna. Sconfessa qualunque altro mediatore per incontrare il Padre come "ladro e omicida".
Ingordi, i destinatari della denuncia proveranno a spegnere la "voce" del buon Pastore, che le pecore sanno riconoscere.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Mausoleo di Galla Placidia, Ravenna, mosaico

Diretta di fra' Domenico Spatola del 01 maggio 2020: Vangelo di Giovanni 6, 52...

Pubblicato da Fra' Domenico Spatola su Venerdì 1 maggio 2020

Fra' Domenico Spatola: Calendimaggio.

Mi scoraggio
se il primo maggio
son costretto a restare:
volevo andare
a trovare gli amici.
Giorni infelici
ci rendi, o virale
morbo mortale,
facendo monchi
i nostri bronchi
di aria e respiro,
o per il viro
e per la legge
che vieta ancor schegge
di libertà.
Fatti più in là,
o morbo letale,
che fai vestire da carnevale,
in tempi seri,
noi che sinceri
vogliamo rapporti
che tu tagli corti,
lasciandoci a casa,
mentre evasa
vorremo la vita
che già fatica
a esser normale.
Scegli altro canale
nel più immenso spazio.
Non sei ancor sazio
del male già fatto?
Fai il  distratto
e vai in altro pianeta,
farai più lieta
la nostra Terra
perché se vuoi guerra
lasciala a noi:
la rifaremo prima o poi!

Fra' Domenico Spatola