sabato 30 aprile 2022

Fra' Domenico Spatola: Suo segno d'amore...

Pietro andò a pescare:
eran in sette a remare.
Ma la notte fu infeconda,
perché niun pesce alla fonda.
Gesù dalla sua riva
disse di non fare priva
di nuovo quella rete.
Pietro gli parlò di diete
dell'infeconda notte,
ma senza fare lotte,
prese tanti pesci
che non sapea se n'esci,
senz'altra barca, 
che fu onusta e carca.
Pietro, visto Gesù, 
si cinse da pancia in giù
e, tuffatosi in mare
si mise a nuotare,
fino alla spiaggia.
Qui la bragia 
era accesa dal Signore,
a manifestar suo amore.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Terza Domenica di Pasqua: Giovanni 21, 1-14

1
 Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2 si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. 3 Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
4 Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5 Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6 Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. 7 Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste, poiché era spogliato, e si gettò in mare. 8 Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
9 Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10 Disse loro Gesù: «Portate un po' del pesce che avete preso or ora». 11 Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. 12 Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore.
13 Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. 14 Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.

Pietro volle tornare al consueto lavoro, morto Gesù. Il gruppo si sentiva ormai sciolto, per riprendere vecchie mansioni: pescatori di pesci. Pietro non aveva ancora sentita "sua" la chiamata a seguire Gesù. In più occasioni aveva opposto a lui resistenza fino al parossismo del "triplice rinnegamento", col quale  fece cantare il gallo da "trombettiere" del satana".  Sei discepoli, quanti ne occorrevano per completare il numero "Sette" indicativo di universalismo, chiesero a Pietro di seguirlo. D'altronde lo avevano sempre avuto come leader, preferendolo al Maestro. La pesca notturna non fruttò. Gesù aveva detto: "Senza di me non potete fare nulla", mentre essi avevano agito in totale indipendenza da lui. Neanche un pesce dunque fu catturato nella rete! All'alba, sulla battigia si presentò Gesù che diede loro, col saluto, anche indicazioni per calare le reti. Lo fecero ma senza convinzione. A dispetto delle loro più ragionevoli motivazioni, la pesca fu prodigiosa, col rischio che per il gran numero di pesci si spezzasse la rete. Colui che tutti ricordavano come "il prediletto dal Signore" riconobbe Gesù e lo indicò a Pietro, che cinse il grembiule del servizio ai fianchi, come Gesù quando aveva lavato i piedi ai discepoli e quindi si tuffò in mare, accettando ideologicamente anche la morte per amore, come gli aveva chiesto Cristo. Raggiunta a nuoto la riva, vide il Signore che aveva preparato ai "figliuoli" la colazione, fatta di pane e di pesce arrostito sulla brace. Quel fuoco era il suo amore. "Avete companatico?" chiese Gesù a Pietro, ed egli trasse a riva centocinquantatré grossi pesci. Non si ruppe la rete, come la Chiesa che egli voleva unita. Sul numero dei pesci, l'allusione era alle Chiese ormai numerose e maturate dalla forza dello Spirito Santo. Il numero Cinquanta era suo simbolo. Moltiplicato e sommato al Tre: dava ebbrezza di totalità. Significava la missione da Gesù affidata alla Chiesa. Con Pietro, Gesù volle a conclusione colmare il vuoto dell'assenza del suo invito a sequela. Fino a quel momento, Pietro non l'aveva ricevuto. "Simone di Giovanni, mi ami?". Per tre volte gli chiese. Pietro evase la domanda "mi ami?", rispondendo con un meno impegnativo  "ti voglio bene!". Viveva ancora della ideologia del Battista, e Gesù glielo ricordò: "Simone, figlio di Giovanni". Ma quando Pietro chiese a Gesù se c'era alternativa a quella proposta di sequela, egli fu categorico: "Tu, segui me!".

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 22 aprile 2022

Fra' Domenico Spatola: "Signore mio, mio Dio!"

Quella sera
era tetra atmosfera 
di paura,
duratura
da Gesù morto,
a quando, da Risorto, 
si fè presente a loro
che in coro
accolsero sua Pace
e la missione audace
di suoi inviati.
Quindi, da lui insufflati
dello Spirito del perdono,
lo porteranno in dono
a chi si pentirà.
Tommaso però non era là,
e per potersi di lui fidare
lo volea toccare.
Otto giorni eran passati
e tutti ritrovati
in stesso posto
con Tommaso ancor più tosto.
Venne Gesù 
per ricever quel di più 
che sol Tommaso gli darà,
quando lo invocherà:
"Signore mio,
e mio Dio!".
L'elogio di Gesù fu per i credenti,
la cui fede è già, ma da non vedenti.

Fra' Domenico Spatola 
Dipinto di Caravaggio

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Seconda Domenica di Pasqua: Giovanni 20, 19-21


19
 La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». 22 Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; 23 a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». 28 Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».
30 Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. 31 Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Il giorno "Uno", dopo il sabato. Così inizia la  Creazione inaugurata dal Risorto. A sera e a porte chiuse, Gesù venne dai suoi, barricati per timore dei Giudei.  Comunicò Pace ("shalòm"). Non era soltanto un saluto, ma il suo dono di felicità. A garantirla mostrò le mani e il fianco, segnati dalle stimmate per amore. Da "buon Pastore", aveva dato la vita per le sue pecorelle. Riconsegnò la Pace, destinata questa volta all'intera Umanità. I discepoli, che ne dovevano essere i portatori, avrebbero prolungato, nel tempo, la vita che il Figlio aveva ricevuto dal Padre, nel dono dello Spirito Santo. Non era privilegio per pochi, ma capacità d'amore  della Comunità, in grado di cancellare i peccati. Come luce essa infatti risplende nelle tenebre e, a quanti la  accolgono cancella i peccati.
Quella sera mancava il discepolo Tommaso, che non si nascondeva e da intrepido non temeva i Giudei. Aveva tuttavia voglia disperata di credere. Ascoltò i compagni ma li ritenne vittime del fantasma e perciò protestava con tutti loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi... io non crederò!". Otto giorni dopo. La cifra caratterizzerà il ritmo dell'Eucaristia domenicale. Gesù si fece presente e a Tommaso propose di fare ciò che chiedeva. Il discepolo, in ginocchio,  proruppe nella più alta professione di fede. Il Dio, che nessuno aveva mai visto, egli lo riconosceva in Gesù: "Mio Signore e mio Dio!". La beatitudine conseguente fu dettata dal Risorto e rivolta, non a Tommaso, ma a coloro che crederanno senza averlo visto, diventando essi stessi quel segno, per cui gli altri potranno credere.

Fra' Domenico Spatola

giovedì 21 aprile 2022

Sostieni il Centro San Francesco: dona il tuo 5x1000.

Sull'esempio di Gesù che indossa il grembiule per mettersi al servizio del prossimo, il Centro San Francesco, la mensa dei poveri creata da Fra' Domenico Spatola, grazie ai volontari si mette al servizio dei bisognosi, offrendo loro ogni giorno un pasto completo. 
Sostieni anche tu il Centro San Francesco dando il tuo 5x1000: firma, e inserisci nell'apposito spazio il codice fiscale: 97319880825. A te non costa nulla: dai una mano e un grande aiuto per portare avanti la Missione fondata sull'amore e sul servizio al prossimo. 
Grazie. 

lunedì 18 aprile 2022

Fra' Domenico Spatola: A manciata a Pasquetta

A Pasquetta fori porta
gran manciata ni cumporta.
Oggi è jornu di sasizza
e di crastu e di pizza,
di cacocciuli arrustuti
e milinciani abbrustuluti, 
vinu, mevusa e cazzilli
e divintamu tutti brilli.
Tigghi ri pasta a furnu
ni mettinu tutti a turnu.
Un vi ricu ra cassata,
ca ricotta arrimurata,
e ru vinu senza sosta
ca la tavola fa tosta. 
E nuciddi e simenza
e da frutta un si fa senza.
Tu ti pisi la matina
più deci chili a siritina.
È  fuddia ri na vota l'annu,
chi cumincia a Capurannu.
Ma picchì sta gran manciata,
ca affatica a macinata
di la panza ca ti dici:
"Picchi mi voi tantu infelici?
Mancia giustu quanto basta
ca addiventu na catasta!"
"Hai ragiuni panza mia,
manciu un cannuolu e pensu a tia!".

Fra' Domenico Spatola 

sabato 16 aprile 2022

Fra' Domenico Spatola: La Buona novella

Del sepolcro, vision tetra
fu rimozione della pietra
e nelle donne tonfo al cuore
non trovarvi più il Signore.
Ma due uomini splendenti
ad esse che, inconcludenti
cercavan Cristo morto,
dicono ch'è Risorto!
Ai peccatori fu consegnato,
il Crocifisso ormai glorificato.
Sarà perciò buona novella
quella
per gli Undici e per gli altri.
Si faccian dunque scaltri
e raccontino vittoria:
mutata è ormai la Storia!
Le donne sbigottite
annunciarono smarrite,
ma loro confidenza
trovò sol diffidenza.
Pietro al sepolcro vide
ciò di cui ancor sorride
suo cuore ravveduto
da stupor, per l'accaduto!

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della veglia di Pasqua (anno C): Luca 24, 1-12

1
 Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. 2 Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; 3 ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. 4 Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. 5 Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 6 Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, 7 dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno». 8 Ed esse si ricordarono delle sue parole.
9 E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. 10 Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. 11 Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse.
12 Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto.

I discepoli di Gesù osservarono il riposo sabatico, secondo la Legge. Ci privarono cosi  dell'attimo della risurrezione. Difficile per loro abbandonare l'antico. Le tre donne, accorse quel "primo giorno dopo il sabato" al sepolcro,  non immaginavano di essere già nella nuova Creazione. Avevano, per la sepoltura, omesso  l'unzione del suo corpo. Colpa della fretta di non incorrere nell'impurità rituale secondo Legge. "Mirofore", per gli unguenti che portarono. Non si chiesero come accedere al sepolcro. L'ingresso era senza la pietra rotolata via. Non trovarono il morto. I due uomini già noti dalla Trasfigurazione, Mosè ed Elia, si presentarono in stesso abbigliamento sfolgorante. Dissero: "Non cercate tra i morti, il Vivente!". Era il Vangelo. Con la morte, anche per noi è nuova la condizione: "Non è qui, è risorto!". Ad esse rammentarono gli insegnamenti di Gesù in Galilea: "Bisognava che il Figlio dell'uomo venisse consegnato  in mano dei peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno". Esse ricordarono e poi raccontarono agli Undici. Non furono credute, perché donne. Pietro soltanto corse al sepolcro. Vide i teli, ma non Gesù. Gli sarà necessario il racconto successivo di Emmaus, per farne esperienza matura di fede.

Fra' Domenico Spatola 

(Nella foto: dipinto di Raffaello) 

Fra' Domenico Spatola: Vita che ci appartiene

Ti ho seguito, Cireneo,
tu, da reo,
per me portasti croce.
Ascolta la voce
di dolore e di speranza:
perché guerra avanza,
e non dà tregua.
Non si trova chi ti segua,
e tu parli di perdono.
Facci abbuono.
Senti rumor di bombe
che accrescono le tombe?
E le grida di orrore
che puoi quietar, Signore?
Tuo silenzio m'appar misterioso.
Vuoi riposo?
Oggi tuo corpo dorme
e, su tue orme,
penso alle tue pene
perché tua vita ci appartiene.

Fra' Domenico Spatola 
(dipinto del Mantegna) 

Fra' Domenico Spatola: Sabato Santo.

La sepoltura. "Nuovo" il sepolcro di Cristo. Non loculo di morte ma solco per la vita. Come per il chicco di grano. Con buona pace di Nicodemo che aveva approntato enormi spese per l'acquisto dell'aloe. Voleva con quaranta chili imbalsamare un morto come un reggimento. Ma la vita non muore. Dorme, riposa, si ritempra per il risveglio. Quanto? Forse per un giorno, o forse per un attimo. Un "micron" l'aveva indicato Gesù. Un battito di ciglia o di ali di farfalla. Millesimo di un attimo. Sincope all'odio che s'era addensato su di lui. Battuta di silenzio, iato per ricominciare. Sufficiente ai discepoli non andare via da quel luogo. Starsene fiduciosi ad aspettare i tempi di Dio. Ma essi di Dio erano preoccupati di osservare la Legge, quella del "riposo del sabato". E così non ci hanno potuto regalare il momento del risveglio. Lo constateranno dopo, con sorpresa e malgrado l'ostinazione di ritenerlo morto e fantasma.
Mi fermo ora io alla tua tomba chiusa, Gesù. Rispetto, in silenzio, il tuo sonno. E... aspetto che anch'io con te potrò svegliarmi.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 15 aprile 2022

Fra' Domenico Spatola: Incontrar suo sguardo

Dalla croce,
flebile sua voce,
pace implorava
mentre perdono dava
al peccator pentito.
Da tutti udito
fu "paradiso",
che sorriso,
diede al disperato.
Mentre a Giovanni addolorato
diè la madre
dopo il Padre.
Quale fu il senso
dell'intenso 
Amore?
Non rifuggir dolore:  
e tutti i suoi "perché"
furon rivolti a me,
come proposte
che attendon mie risposte
a fine traguardo,
per incrociar suo sguardo.

Fra' Domenico Spatola 

Fra' Domenico Spatola: Quando ebbe inizio del Cristo la passione?

Dalla cena alla agonia la distanza la marcò il Cedron, un torrente, lo stesso del tempo di Davide, quando saliva il monte degli Ulivi nel delirio di chi lo insultava. Il Getsemani era l'orto privilegiato da Cristo, per il seme che vi sarebbe caduto per risorgere. Tre dei discepoli avrebbero dovuto confortarlo nella lotta. S'addormentarono distratti. Solo dunque restò col Padre, a chiedere conforto. Gli giunse, con la forza di fronteggiare il battaglione romano, capitanato da Giuda, e venuto ad arrestarlo. Il bacio del traditore fu segnale per cattura di lui, che s'era fatto avanti da pastore a difesa del suo gregge, offrendo la propria vita: "Prendete me e lasciate andare via costoro". Catturato, quando lo volle egli stesso, perché giunta la sua ora. Anna o Anania fu il mandante, soddisfatto a metà. Sperava nella cattura dell'intero gruppo e Caifa, il sommo sacerdote del momento, ebbe buon gioco: conveniva a tutti i settantuno, quanti erano i membri del Sinedrio, che morisse uno, e si salvasse la Nazione. Pilato non sembrò d'accordo per dargli la morte di croce. Fu tuttavia pavido da subito e capitolò anche egli per convenienza: da "amico di Cesare". Titolo che lo difendeva a prezzo dell'ingiustizia. Anche a Barabba, l'omicida terrorista confrontato con Gesù, convenne. La morte di croce fu pretesa dalla plebaglia vociante pilotata ed insaziabile. La flagellazione fu un di più, a preambolo. Il calvario lo attendeva e lo raggiunse tra due ali di folla irridente. Il boia lo crocifisse con due altri e da lì i misteri della nostra salvezza. Chiese a noi "sete" di lui. Ci diede il perdono e anche la madre. E, raggiunto lo scopo, consegnò lo Spirito all'umanità: nasceva la Chiesa. La sepoltura servì a momentaneo riposo del guerriero. Di lì a poco tutto avrebbe avuto senso con la risurrezione.

Fra' Domenico Spatola 

giovedì 14 aprile 2022

Fra' Domenico Spatola: Lavò i piedi

Giunge l'ora,
che Gesù perora
per andar via dal mondo,
dove a tutto tondo
i suoi aveva amato.
Si vestì da servo 
e i piedi del protervo
Pietro volea lavare.
Ma stette a recalcitrare
il suo seguace
che non si dava pace
che i piedi gli lavasse 
né volea che ci provasse!
A lui negava consenso
Gesù se quel dissenso
avesse continuato.
"Allor che tutto sia lavato!"
fu il commento.
Ma egli a lui: "Al momento 
bastan solo i piedi".
Poi gli disse: "credi!".
Seduto Gesù a mensa
con lezione sua intensa:
"Io da maestro e da signore,
e voi l'un l'altro per amore!"

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: Lavanda dei piedi (Giovanni da Lodi)

Fra' Domenico Spatola: Quel giovedì...

Lo chiamarono santo. Molto tempo dopo. Al ricordo. In quattro lo commemorarono, anzi cinque,  se ci aggiungi Paolo, l'apostolo successivo, che però disse di aver ricevuto quel che aveva tramandato.  Il piano era rialzato e la stanza addobbata a festa. Il tale che l'aveva preparata rimarrà misterioso. Ogni giorno sparecchiava e apparecchiava, aspettando, con pazienza il tempo opportuno. Venne ed eran tutti lì, in tredici.  Il Maestro al centro e i Dodici ben distribuiti. Ognuno s'era accomodato senza predisposizione. Come  voleva. Solo il discepolo, sempre attaccato al Maestro, gli stette anche quella volta accanto. Chi osava rubargli il posto? Gli spettava per convenzione. I sentimenti si coglievano diversi. Non mancava la gioia, anche se velata. Qualcosa impensieriva e teneva greve l'atmosfera. Prima per la scenata di Pietro a Gesù,  mentre questi s'apprestava a lavargli i piedi. I compagni non fiatarono, abituati com'erano alle uscite del "bastian contrario". Sempre in contrasto col Maestro, che una volta gli ebbe pure a dire "satana". Dopo, Gesù della lavata dei piedi spiegò il senso da Maestro e Signore, e ne consegnò il gesto a messaggio testamentario ai discepoli. Chi impensieriva di più era tuttavia il taciturno Giuda, l'economo del gruppo, di cui si vociferava, a bassa voce, qualche ladrocinio. L'annuncio che Gesù fece del tradimento tenne banco. Nessuno capiva e ognuno chiese a Gesù di chi parlasse. La risposta del Maestro restò sibillina: "È colui cui darò il primo boccone". Quello che si soleva offrire agli ospiti di riguardo. Giuda lo prese e, senza mangiarlo, andò via. Nella notte.

Fra' Domenico Spatola 

Nella foto Ultima cena di Leonardo da Vinci 

venerdì 8 aprile 2022

Fra' Domenico Spatola: "Benedetto il nostro Re!"

Andarono diretti,
in modi circospetti,
mandati da Gesù 
lassù 
dove il puledro era legato
con la madre a lato.
"A chi vi domanda,
dite: lo comanda
a noi il Signore
per le future ore".
I discepoli, senza frodo,
liberarono in tal modo
l'asinello
che, a ritornello,
come ripeteva Zaccaria,
cavalcherà il Messia. 
La folla l'osannava
e lodi a Dio elevava,
dicendo anche il perché:
"Benedetto è il nostro re!"
Poi, agitando i rami e i teli,
inneggiavan al Dio dei cieli.
Ma dall'osannar non molla
la numerosa folla. 
Restò ai farisei sol il frignare
per non riuscire a farla tacitare.

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: dipinto del Lorenzetti. 

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Domenica delle Palme (anno C): Luca 19, 28-40

28
 Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.
29 Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: 30 «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui. 31 E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, direte così: Il Signore ne ha bisogno». 32 Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto. 33 Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché sciogliete il puledro?». 34 Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno».
35 Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. 36 Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. 37 Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:
38 «Benedetto colui che viene,
il re, nel nome del Signore.
Pace in cielo
e gloria nel più alto dei cieli!».
39 Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». 40 Ma egli rispose: «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».

L'ingresso di Gesù a Gerusalemme fu solenne. I villaggi di Betfage e di Betania, i luoghi di partenza del corteo, presso il Monte degli Ulivi, preannunciavano il finale glorioso. Vi si invereranno infatti la risurrezione e l'ascensione al cielo di Gesù. Di fronte è la città santa, "villaggio" perché chiusa nel radicamento insoluto nelle tradizioni, da non concedersi spiragli a novità. Vi inviò i discepoli. "Due" testimoni necessari per constatare il cambiamento. Dovevano annunciare il Messia, ormai lontano dai trionfalismi immaginati per il "Figlio di Davide". Gesù sarà a dorso di un "asinello mai cavalcato". Era stato il profeta Zaccaria, cinque secoli avanti, a parlare del Cristo dalle scelte non arroganti di chi va in sella del destriero. Gesù parlò chiaramente: "Slegate il puledro e conducetelo a me!" Andava sciolta la profezia di Zaccaria, dimenticato.  Iniziato il corteo, la reazione degli astanti fu varia: chi gettava i mantelli sull'asinelli per il gesto di condividere la scelta di Gesù e chi invece li stendeva a terra, a totale sudditanza, come da ideologia del messianismo davidico. La folla, osannante al "re che viene nel nome del Signore", implorava "pace per gli uomini" e inneggiava alla "gloria a Dio nel più alto dei cieli". Irretiti i farisei chiedevano a Gesù di far tacere la folla e i discepoli. Ma si capiva che "anche le pietre avrebbero parlato".

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto dipinto di Giotto 

sabato 2 aprile 2022

Fra' Domenico Spatola: Su polvere di morte, scrisse la loro sorte

Al mattino fu putiferio,
perché in adulterio
sorpresa fu una donna
senza gonna.
Portata da Gesù 
perché andasse giù 
a condannarla
e potere lapidarla
secondo la Legge di Mosè.
Ma il perché 
essi l'han fatto,
era accusar misfatto
e poterlo condannare.
Si pose a digitare 
la polvere per terra
mentre fremeano in guerra.
"Chi di voi non ha peccato?"
disse a tutti, sconsolato,
"getti lui la prima pietra",
e con faccia tetra
sulla polvere di morte
scrisse di ognun la sorte.
Quando gli svergognati
si furon defilati,
alla donna Gesù chiese:
"Son finite le contese?
Dove son gli accusatori 
che volean farti fuori?
Nessun condanna te?"
"No!" rispose da sé.
"Neppure io" disse Gesù.
"Vai e non peccare più!"

Fra' Domenico Spatola 
(dipinto di Tiziano) 

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della quinta domenica di Quaresima (anno C): Giovanni 8, 1-11

 
1 Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».

Fu definita "della misera e della misericordia" questa pagina da sant'Agostino, vescovo di Ippona (V secolo). L'autore del brano è Luca e il testo andrebbe collocato nel suo Vangelo. Ma, per la scabrosità dell'argomento, né la sua Comunità né alcun'altra fin dagli inizi l'avevano accolta e perciò era finita rocambolescamente nel Vangelo di Giovanni, più tollerante da essere anche tacciato di eresia. Il fatto. Un mattino Gesù era nel tempio ad insegnare,  quando alcuni farisei e scribi gli trascinarono davanti una donna, sorpresa in flagrante adulterio. Dalla richiesta di lapidazione, si desume che essa fosse poco più che adolescente avendo celebrato solo lo sposalizio e non ancora le nozze. Gli accusatori alle prime luci dell'alba, ne erano andati a caccia per strumentalizzarla e tentare Gesù. Si poteva cosi trovare in una morsa: "la donna andava lapidata, come prescrive Mosè nella sua Legge, oppure no?" Qualunque risposta l'avrebbe messo in serio rischio. Il no alla lapidazione l'avrebbe posto contro Mosè, il Sì, oltre che la popolarità, avrebbe rischiato una pena dai Romani, che si ritenevano i soli legittimati a comminare la pena di morte.
Rispose con un gesto: si chinò e si mise a scrivere nella polvere. Richiamava con il gesto Geremia, per cui "i nomi dei peccatori venivano scritti nella polvere di morte". Vista però la loro insistenza, li sfidò: "Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra su di lei". Svergognati, abbandonarono. Restarono soli: Gesù e la donna. 
"Dove sono?", l'interrogò,
"nessuno ti ha condannata?"
Rispose: "Nessuno, Signore!"
"Neanche io ti condanno. Va e non peccare più!".

Fra' Domenico Spatola 
(dipinto di P. Veronesi)