Volli emigrare, lontano, tra stelle, e guardare da quelle la terra vitale: la vidi sbocciare, qual rosa a dolore... e compresi l'amore. - Fra Domenico Spatola.
venerdì 30 aprile 2021
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Fra' Domenico Spatola: "Io sono la vite"
a tu per tu:
"Io sono la vite
e dinamite
ho in mie vene,
per cui conviene
a ognun mio umore.
Fa bene al cuore
e ogni tralcio
io d'impaccio
solleverò.
A ciò il Padre mi abilitò,
da Agricoltore,
perché non sol fiore
ognuno porti
ma frutto da orti.
In me rimane
chi stesso pane
con me mangia
e non sarà frangia,
ma a oltranza
vera sostanza.
Questo è comando:
"Solo amando,
si manifesta
la vita più desta".
Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Quinta Domenica di Pasqua: Giovanni 15, 1-12
La "vite" e la "vigna" erano tra i simboli rappresentativi d'Israele e della sua Storia. Il profeta Isaia, a lamento, ne aveva cantato il poema. Gesù, denunciandone "la non fedeltà", presentava se stesso "vera" vite, descrivendone le dinamiche della crescita. Al Padre riserva il ruolo di "agricoltore", a lui perciò spetta curare la pianta e "purificare" i tralci. Nessun altro è legittimato a sostituirlo, perché si corre il rischio di rovinare tutto. Compito della vite è quello esclusivo di portare molto frutto. "Tralci" sono i discepoli, e su loro la sentenza è severa, se non portano frutto. Tagliati, verranno bruciati, perché senz'altra alternativa d'impiego se non quello di fare uva. La Parola di Gesù è in grado di "purificare" dalle imperfezioni che possono ostacolare la produzione, e perciò Gesù invita i suoi a "rimanere" in lui. Il tralcio infatti fa frutto se organico alla vite. Medesime condizioni delle membra del corpo umano dove scorrono stesso sangue e stessa linfa vitale. Il testo offre l'idea della "consanguineità" tra i discepoli e Gesù, infatti, mediante il dono dello Spirito Santo, condividono la vita divina. Ciò rende possibile la identificazione in lui, così che qualunque cosa si voglia chiedere al Padre viene accordata come al Figlio. L'Eucaristia è l'ambito dove Cristo e i suoi condividono stessa vita, che è quella del Padre.
Fra' Domenico Spatola
Dipinto di Luca Signorelli
sabato 24 aprile 2021
Fra' Domenico Spatola: "Io do la vita"
il Pastore buono".
Spiegò cosa ei fà.
La vita dà
alle pecorelle
e sue azioni quelle
non dell'avversario,
che da mercenario
si comporta.
A lui non importa
del gregge
e non regge
quando il lupo
viene cupo,
ed egli impaurito fugge
e quello lo distrugge.
Le pecore conosco
anche nel fitto bosco
ed esse seguono me
che sono il loro re.
Il Padre mi conosce
e non mosce
mie attenzioni a riguardo.
Altro traguardo
ho per il novel recinto
ove in procinto
ho altre ad essere guidate
e aggregate
saranno nell'ovile
ove, in nuovo stile,
la voce a tutte l'ore
sarà del Pastore,
che dà vita per la creatura
che sol amor rende sicura
Commento di fra'Domenico Spatola al vangelo della IV domenica di Pasqua: Giovanni 10, 11-18
11 Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore. 12 Il mercenario, che non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e si dà alla fuga (e il lupo le rapisce e disperde), 13 perché è mercenario e non si cura delle pecore. 14 Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me, 15 come il Padre mi conosce e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16 Ho anche altre pecore, che non sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore. 17 Per questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per riprenderla poi. 18 Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla. Quest'ordine ho ricevuto dal Padre mio».
Pagina intensa e drammatica. È l'autodifesa di Gesù contro i veri colpevoli, cioè i capi che lo perseguitano. Sono i falsi pastori, che non alimentano le pecore, ma si nutrono delle stesse. Ezechiele, profeta del VI secolo, aveva maledetto i capi di Israele, accusati di essere ladri e mercenari, costringendo Dio a strappare dalla loro bocca le pecore che avevano addentato per divorarle. Stessa passione in Gesù per il gregge che il Padre gli ha affidato, e che egli difende dai falsi profeti, fino a dare la vita, "per questo - afferma con vanto - il Padre mi ama". "Io sono il Pastore bello!" L'aggettivo "Kalòs" significa "unico" più che "buono". È la qualità che lo legittima "vero" pastore. E ne declina le prerogative: egli dà la vita per le proprie pecore e le conosce perché le ama. In stessa modalità dell'amore del Padre per lui. Nel confronto acceso, accusa gli avversari di essere "mercenari", e di agire per la convenienza, abbandonando il gregge alla vista del lupo, per mettersi in salvo. Denuncia i capi, che lo osteggiano perché non lo conoscono e non lo accettano come rifiutano il Padre, giustificando così il loro egoismo perché incapaci di amare come lui. Anche altro gregge Gesù rivendica. È oltre i confini di Israele. Quelle pecore ascolteranno la sua voce e formeranno l'unico gregge, quello del vero pastore. La dichiara "conquista", quando dalla Croce darà la vita, dimostrando di possederla in pienezza.
Fra' Domenico Spatola
sabato 17 aprile 2021
Fra' Domenico Spatola: Testimoni senza timore
i discepoli ascoltati
su ciò che capitò
e come si svelò
Gesù "pane a spezzare",
in stile suo abituale.
Nella discussione,
fresco di Risurrezione
Gesù si fè presente
e prontamente
comunicò la pace.
Non parve audace
la sua truppa
che di paura inzuppa
suoi ricordi
di fantasmi ancor balordi.
Faticò il Maestro a liberarli
da dubbi come tarli,
e offrì a loro vista,
nuova pista
nei piedi e mani,
e a non star lontani
l'invitava e a toccarlo
ma non dicea d'amarlo.
Con sommo lor stupore,
chiese a candore,
qualcosa da mangiare.
L'offerta dal mare
di ciò che fu pescato,
ad esser consumato.
Mangiò davanti a tutti:
"I doverosi lutti
- disse - su di me
scritti da Profeti, Salmi e da Mosè,
contemplarono anche il terzo giorno,
nel qual d'intorno
tolto avrei la morte
offrendo nuova sorte
nel perdono
per tutti reso dono.
Ora però dico a voi:
testimoniate da eroi
senza timore
che risorto è il Signore!"
Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della terza domenica di Pasqua: Luca 24, 35-48
venerdì 9 aprile 2021
Fra' Domenico Spatola: "Signore mio e mio Dio!"
per la sorte
toccata al lor Maestro,
ma a togliere il capestro
di timore,
col suo amore,
Gesù si fa presente
e prontamente
dona la sua pace
Parve loro audace
l'invito ad andare,
in vece sua, ad amare.
Stesso, del Padre e di Colui
ch'è lo Spirito per lui,
soffiò il perdono
nel nome di "Io sono".
Solo Tommaso
era l'evaso
e, a chi gli disse il fatto,
rispose ch'era da matto
credere al fantasma.
Suscitò il marasma.
Al giorno otto, Gesù si fa presente
e stavolta Tommaso non è assente.
Dopo il saluto suo, usuale
che per ognuno era il più normale,
volle Tommaso da se non lontano
così poteva mettere il dito
della mano
nella piaga del suo cuore,
e ciò senza timore.
"Signore mio,
e Dio mio!"
Disse convinto.
E a lui, che non intinto
ebbe il dito
perché già convertito,
disse: "Beato chi ha creduto
senza aver prima veduto!"
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Seconda Domenica di Pasqua, detta "in albis (anno B): Giovanni 20, 19-31
domenica 4 aprile 2021
Fra' Domenico Spatola: Resurrexit
in stesso orto
dove il chicco fu gettato
e in terra macerato.
Ora è spiga ubertosa
e di luce fa radiosa
la speranza di chi crede.
Maddalena dà sua fede
a colui che da maestro
con suo estro
vuol esser lo Sposo
di lei, ché burrascoso
fu il vissuto.
Risoluto
quel mattino
il suo cammino
per l'Amato,
ora non più carcerato
nella morte
e stessa sorte
assicura a pegno
ai discepoli del Regno.
sabato 3 aprile 2021
Fra' Domenico Spatola: Rimasero mute
quel che di Gesù resta
le donne affrante
andarono, non in tante,
perché eran solo in tre
a imbalsamare il Re.
Comprarono gli unguenti
e, nel buio, ancor dolenti
si chiedevan come fare
per il masso da levare
da dimora sepolcrale.
Parve loro spettacolare
quella strana apertura
della tombale imboccatura.
Vi entrarono curiose
ma, da subito timorose,
videro biancovestito
il giovane ardito,
alla destra ormai seduto
e di gloria compiaciuto.
"Voi cercate il Nazareno
- le invitò perciò al sereno -
il Crocifisso è Risorto
e non più è seme nell'orto!
Dite a Pietro e ai seguaci
d'essere forti e audaci
e di andare in Galilea
più lontano dalla Giudea,
e là essi mi vedranno
e con me essi saranno!"
Andaron via impaurite
per le doglie non finite
e rimasero ancor mute
e di silenzio risolute.
Commento di fra'Domenico Spatola al vangelo della Veglia di Pasqua (anno B): Marco 16, 1-7
Le donne al sepolcro.
venerdì 2 aprile 2021
Fra' Domenico Spatola: Suo cuore, dono d'amore
l'anniversario
il venerdì santo
dice quanto
mi ha amato
il Padre che mandato
ha il Figlio suo diletto,
da dolor reso perfetto
sulla croce,
onde a voce
perdono implora
ognora
e, a me errante,
da pellegrino amante
offre a pudore
suo cuore
a convivenza
ché di me non sa star senza.
Fra' Domenico Spatola: 2 aprile 2021, Venerdì santo
Fra' Domenico Spatola: Mater dolorosa
anima pietosa,
del tuo cuore i battiti
sono d'amore palpiti,
per il Figlio in croce,
in dolore atroce
che cuor te affligge
e in noi sconfigge
a compassione,
perversione
di triste sorte
che diede morte
al tuo Figlio,
che ad appiglio
cerca ristoro
nel suo tesoro
ch'è tuo petto
onde affetto
a lui donavi
quando allattavi.
Or in dolore
suo è l'amore
che ci alimenta,
e da tormenta
di peccato
ci ha liberato.
A traguardo,
suo sguardo
ei posa su te
chiedendo a me
l'amore
a felicitarmi il cuore.