Accoglieva Gesù i peccatori,
tra il mormorio di farisei e di dottori:
"Costui mangia e beve con coloro
che a mosaica Legge non dàn decoro!"
"Chi perde - Gesù disse - una pecora dalle cento,
se la ritrova non sarà contento?
O quale donna, se perde una moneta,
finché non la ritrova resta cheta?"
Disse ancora: "Un uomo avea due figli
ai quali vanamente dava consigli.
Il più giovane gli disse:
dell'eredità dài le parti fisse
e, a tali istanze,
il padre divise ai figli le sostanze.
Non dopo molti giorni,
da quei dintorni
il figlio andò lontano
e lì suo patrimonio rese vano.
Quando in quel paese spese tutto,
di carestia ivi fu un grande lutto.
Cercò tra i lavori anche il più vile,
e finì col lavorare in un porcile.
Anche le carrubbe, a lui care,
dai porci stessi gli eran rese rare.
Disse allora a se stesso:
"Quanto son fesso!
A casa di mio padre, dai salariati
quanti i bicchier di vino tracannati,
mentr'io non ho neppur il salame
per tacitare la mia antica fame!
Mi alzerò ed andrò dal genitore,
e gli dirò: sono un impostore!
Chiudi per me il tuo severo ciglio,
degno infatti non son d'essere tuo figlio.
Trattami pure come un salariato
e non infierire contro il mio peccato!"
S'alzò verso la paterna casa
dove la gioia del padre era già evasa.
Quando però lo vide il padre da lontano,
veloce corse a tendergli la mano.
Gli si gettò al collo e lo baciò:
fu il segno per tutti che lo perdonò.
Poi comandò ai servi il vestito bello
e di mettergli al dito anche l'anello.
Nessuno inoltre gli togliea da testa
che anche il vitello dovea fare festa,
perché il figlio ch'era morto,
ora è risorto!"
D'accordo non fu l'altro ch'era nei campi
e, al ritorno, furon tuoni e lampi
contro l'insano e ingiusto genitore
che accolto aveva il figlio senza pudore.
Ma il padre a lui disse: "Era perduto
quel tuo fratello che ora ho riavuto!"
Fra' Domenico Spatola
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