La parabola del giudice e della vedova
Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: «Fammi giustizia contro il mio avversario». 4Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: «Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi»». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»
Della preghiera, Gesù aveva parlato nel capitolo 12 di Luca: il Padre misericordioso cura i figli e i loro bisogni, prevenendoli. Nel testo in questione si tratta della "fede" nel "Regno di Dio", progetto di società "alternativa" a quella del mondo. Questa, basata su potere, avidità e arroganza, è antitetica alla proposta di "servizio", "condivisione" e "scelta degli ultimi posti". Circa i tempi della realizzazione, l'invito ai discepoli è alla fiducia: Dio attuerà le sue promesse. Egli infatti non ha nulla del giudice della parabola (ingiusto e opportunista), e i suoi ritmi vanno interpretati nei "segni dei tempi". L'insistenza dunque è maggior fiducia, perché Dio mantiene le promesse nella qualità di "difensore" delle vedove e dei deboli, che "gridano a lui giorno e notte".
Il giudice e gli arroganti rappresentati vengono confusi da Dio, che "innalza gli umili e rovescia i potenti dai troni".
La domanda però, se "al suo ritorno il Figlio dell'uomo troverà fede sulla terra", inquieta e impone la riflessione ineludibile e improcrastinabile.
Il giudice e gli arroganti rappresentati vengono confusi da Dio, che "innalza gli umili e rovescia i potenti dai troni".
La domanda però, se "al suo ritorno il Figlio dell'uomo troverà fede sulla terra", inquieta e impone la riflessione ineludibile e improcrastinabile.
Fra' Domenico Spatola
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