A quanti presuntuosi
d'esser giusti e ossequiosi
della Legge di Mosè
disprezzando chi da sé
diversa vita scorre,
Gesù volle proporre
a confronto due figure
con nette e ben sicure
antitetiche visioni
di fede in orazioni:
"Nel tempio a pregare
due facili a indicare:
l'uno tutto fariseo
e l'altro pubblicano reo.
Il primo, stava ritto
per dir che quant'è scritto
nella Legge ei faceva,
perciò Iddio doveva
a lui non ladro o ingiusto
come altri e il bellimbusto
che in ginocchio stava a lui dietro:
indegno e tetro
da non meritare nulla.
La sua non fasulla
era grande devozione
con decima sicura su ogni provvigione.
Il pubblicano invece
del suo peccato fece
ragione di dolore:
"Di me peccatore,
abbi pietà Signore!".
Gesù, a final commento,
fece un gran lamento
su colui che esaltato,
tornò a casa umiliato.
Fra' Domenico Spatola
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