sabato 27 luglio 2024

Fra' Domenico Spatola: Pane condiviso

 


Pane mai finito
Gesù, tu doni a rito
in ogni momento
che ti fai Sacramento
di vita piena
e tua Parola allena
a condividere lesto
stesso tuo gesto, 
ma per donare
insegni ad amare
con stessa passione
ch'è condivisione.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XVII domenica del tempo ordinario (anno B): Giovanni 6,1-15

1
 Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2 e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. 3 Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4 Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. 5 Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». 6 Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. 7 Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». 8 Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9 «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». 10 Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. 11 Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. 12 E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». 13 Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
14 Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!». 15 Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

Gran folla vedeva e voleva da Gesù segni di guarigione sugli infermi. Ma egli propose di più: oltre che medico si offriva anche come "medicina". Sul monte salì, per correggere Mosè e la Legge. Seduto, dettò la sua. Il contesto era pasquale, cioè di liberazione. Gesù chiese collaborazione ai discepoli per sfamare la ingente folla. Filippo però non trovò risposta, pensava infatti che a dovere comprare pane, non avevano bastanti soldi. Gesù però non gli aveva chiesto di "meritare", quella era logica di altri, non sua. Gli chiedeva di farsi "dono per la condivisione". Era la sua novità: "si moltiplica ciò che si condivide". Così infatti accadde coi cinque pani d’orzo e i due pesci che aveva il ragazzo, che fu presentato a Gesù dal discepolo Andrea. Sufficienti per Gesù, se dati per amore.  E così fu. Tutti seduti sull'erba e, come a fine viaggio, invitati a riposare. Servìti da signori. Erano giunti con Gesù i tempi messianici. "Cinquemila" era il numero degli uomini, come la Pentecoste dello Spirito Santo nelle comunità di Cristo, ormai moltiplicate e maturate nella fede. La formula adottata dall'evangelista è la stessa in ogni Eucaristia che rinnova il dono. 
"Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano".
Dopo che furono saziati, il pensiero di Gesù fu ai lontani per i quali si raccolsero dodici ceste con i pani avanzati e destinate alle dodici Tribù di Israele. 
Il finale tuttavia deluse. La gente infatti non avendo compreso il segno per liberare da ogni schiavitù, voleva di nuovo sottomettersi. Così, in dissenso, Gesù risalì, da solo, il monte, imitando Mosè che vi era ritornato, dopo l'idolatria del suo popolo col vitello d'oro.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 19 luglio 2024

Fra' Domenico Spatola: Donasti pane

 


Accolti in barca, 
dei discepoli parca
vedesti l'istruzione. 
A compassione, 
li accomunasti a gente
che non sapea niente,
e, giunto a riva, 
non la lasciasti priva
di tue dottrine sane
e, a sazietà, donasti il pane.

Di Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XVI Domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 6,30-34

30 Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. 31 Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. 32 Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
33 Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. 34 Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Espletata, da apostoli, la prima missione, i discepoli riferirono a Gesù. Lo contrariarono, quando raccontarono di avere "insegnato", senza averne ricevuto il mandato.  Avrebbero dovuto "annunciare il Regno", perché l'insegnamento comportava la profonda conoscenza delle Scritture, che i discepoli non avevano. Si erano comportati da discepoli dei farisei, incitando, col favore della gente, al sovranismo di Israele sui pagani. Invece il "nuovo" raccomandato da Gesù era a favore e non contrario alla salvezza dei pagani, che il nuovo Israele era chiamato a servire e non a dominare. Così ai discepoli, che giogionavano con la folla che li acclamava, impose il ritiro in disparte e in luogo deserto. La folla, che non dava loro neanche il tempo di nutrirsi della dottrina di Gesù, quando li vide imbarcarsi, con lo sguardo ne intuì la rotta e, a piedi, ne anticipò la meta. Mentre scendeva dalla barca, Gesù provò compassione, a vederla numerosa e affamata di conoscenza. Si approntò maestro e, compiangendola da "gregge senza pastore", si mise a insegnare.

Fra' Domenico Spatola

domenica 14 luglio 2024

Fra' Domenico Spatola: Rosalia, radiosa e pia...



A quattrocent'anni, 
torni a riparare i danni
di nuova peste, 
che rattrista nostre feste. 
C'è la mafia, c'è la guerra
che non dànno pace in Terra. 
Benedici la tua gente, 
che, a Palermo, è impaziente
di risveglio. 
Facci gustare il meglio, 
oltre paura. 
Possente perciò sia tua cura 
a donare alla città
stessa beltà, 
che Cristo, in te sua sposa, 
nomò "giglio e rosa". 
Sia monito tua vita
che in noi sarà infinita
se di Gesù saremo amici, 
e siamo già felici! 

Di Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Chi era Santa Rosalia?

Le sue origini portano a Sinibaldi, signore della Quisquina. La stessa ne si dichiarò figlia nello speco dell'eremo da lei scelto per le sue nozze mistiche con Cristo. 
Correva il secolo XII. Lasciò l'eremo per venire sul Monte, a Palermo identificato col nome del "Pellegrino de La Mecca". Da quel momento, molteplici si fanno le congetture. Eremita singola o monaca basiliana? Non lo sapremo con certezza. 
A Rosalia, la fama di Santa appartenne da subito. Commemorata "ab antiquo" anche fuori Italia. La leggenda lega il ritrovamento dei suoi resti mortali al sogno del cacciatore, disperato per la morte della moglie, quando per le vie di Palermo imperversava la peste. Nel 1624 un galeone provenendo da Trapani aveva attraccato al porto di Palermo, scaricando granaglie infette per la città, che pativa la fame. L'infezione si propagò straordinariamente virulenta. I morti si succedettero numerosi dalla Kalsa nei pressi del porto e la peste non lasciava indenne alcuna casa. I monatti, con i sinistri cigolii dei loro carri, percorrevano le strade nauseabonde di cancrena a raccogliere cadaveri in putrefazione. Il sogno maturò dalla disperazione. Si scavò nella grotta e le "ossa" ritrovate servirono come deterrente a fermare la peste. Così accadde, stando alle Cronache del tempo. Da allora Palermo non ha dimenticato, con tante scuse a Cristina, la Santa che fino all'ora era stata la Patrona della città. Cristina comprese che altra sarebbe stata a proteggere la città e che aveva dato prova di saperlo fare, e fece un passo indietro. Oggi da quel "affaire", ricorrono quattrocento anni.

Di Domenico Spatola

venerdì 12 luglio 2024

Fra' Domenico Spatola: Missione

Li inviasti poverelli 
ad essere fratelli, 
i Dodici a ognuno
e a chi non ha nessuno. 
Raccomandavi fede
perché Dio a ognun provvede,
e fraterni, a due a due, 
nessun pensava sue
le grazie che donavi. 
Li diffidavi
dal seguir ricchezza
e, a segno di pochezza, 
prendere un bastone 
per l'evangelica missione
per ammorbidire i duri 
e fare i cuori puri.
Divina provvidenza 
sarà la quintessenza
e per lor vita sicura
Dio si farà cintura. 
Ogni accoglienza
comporti permanenza, 
altrimenti andare altrove
a viver nuove alcove.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XV domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 6, 7-13

7
 Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. 8 E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; 9 ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. 10 E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. 11 Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro». 12 E partiti, predicavano che la gente si convertisse, 13 scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.

Rifiutato da Israele, Gesù ne costituì uno nuovo. I "Dodici" discepoli, li volle "apostoli" e li inviò "a due a due", come comunità di eguali. Il potere consegnato sugli spiriti impuri, serviva a separare l'uomo dalla sfera del male. Quel che ordinò di portare per il viaggio serviva a mostrare la verità dell'annuncio e che dovevano fidarsi di Dio e degli altri, rinunciando all'ambizione e all'aviditá. La descrizione dell'abbigliamento consigliato è dettagliata. I "sandali" da portare denunciavano che il peregrinare sarebbe stato lungo. Lo stesso simboleggiava il "bastone da viandante" raccomandato. Diffidate furono le "due tuniche", appannaggio esclusivo dei ricchi. La sollecitazione più importante però fu quella di liberarsi dall'affanno economico per fidarsi di Dio. Consentiva di entrare in qualunque casa, senza più il divieto imposto ai fedeli da Mosè di non entrare in quella dei pagani, pena l'impurità rituale. Per Gesù il termine "pagàno" non sarà più applicato  a chi non crede o è di altra religione, ma a colui che non accoglie l'invito oppure non offre l'aiuto. Gli apostoli partirono. Ma fecero quanto Gesù aveva ordinato? Lo chiariranno  i passaggi successivi.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 5 luglio 2024

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XIV domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 6, 1-6

 
1 Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. 2 Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? 3 Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui. 4 Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5 E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. 6 E si meravigliava della loro incredulità. Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando.

Gesù giunse a Nazareth. L'evangelista la chiama "patria", volendo  estendere all'intera Nazione la responsabilità del rifiuto dei suoi compaesani. Era un sabato e, come al solito, insegnava in sinagoga. Non conosciamo da Marco il contenuto della "lectio". La spigoliamo dall'omologo passo di Luca, che parla di "anno di grazia del Signore". Commentando il profeta Isaia, Gesù si dichiarava "consacrato dallo Spirito, per annunciare l'anno di grazia del Signore". Ma la causa del rifiuto dei Nazaretani, fu perché aveva cancellato colpevolmente, le parole che rimandavano al   "giorno della vendetta di Iahvè contro i nemici di Israele". Lo giudicarono eccessivo! Vanificava, a loro dire, le attese del futuro dominio, che Israele riponeva nel "Messia, il figlio di David". Da qui la persecuzione iniziava con la denigrazione del suo insegnamento. Lo disprezzavano perché non garantito da alcuna scuola. Gesù, da "falegname", non aveva studiato con alcun maestro. Passarono dunque a denigrarne la reputazione. In quanto "figlio di Maria", si sconosceva la paternità, che, nella norma, per Legge, era obbligo menzionare anche se il padre era morto. Dei fratelli e delle sorelle il ricordo avvenne senza infamia e senza lode. Per ripicca, provarono a distruggerne l'immagine, in risposta alla denigrazione che dei loro scribi era stata fatta precedentemente a Cafarnao. L'accusa di guarigioni illusorie venivano attribuite a mendacie opere di magia, compiuta con le mani. La difesa di Gesù fu l'amaro commento: "Nessun profeta è disprezzato se non in patria". Non trovando fede in loro, andò altrove a evangelizzare i villaggi e le città della Galilea.

Fra' Domenico Spatola 

Fra' Domenico Spatola: Il profeta in patria


Anch'io fui sorpreso,     
quando compreso
avevo il messaggio
che, a coraggio, 
Gesù, a Nazareth dettavi. 
D'Israele odio non allevavi
ma parlavi di perdono
per coloro che non sono
nemici da temere
ma fratelli da vedere.
Non ci fu per te accoglienza, 
ma l'irruenza
del furor dei paesani
che ti si volsero da cani
a latrar e, per tua ascendenza, 
non ti fecero credenza.
Amaro il tuo commento, 
nel raccontar l'evento:
"in patria non protetto
è il profeta non accetto!".

Di Domenico Spatola