39 Poi disse loro anche una parabola: «Può un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?
40 Un discepolo non è più grande del maestro; ma ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro.
41 Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell'occhio tuo? 42 Come puoi dire a tuo fratello: "Fratello, lascia che io tolga la pagliuzza che hai nell'occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nell'occhio tuo? Ipocrita, togli prima dall'occhio tuo la trave, e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello.
43 Non c'è infatti albero buono che faccia frutto cattivo, né vi è albero cattivo che faccia frutto buono; 44 perché ogni albero si riconosce dal proprio frutto; infatti non si colgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva dai rovi. 45 L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore tira fuori il bene, e l'uomo malvagio dal malvagio tesoro del suo cuore tira fuori il male; perché dall'abbondanza del cuore parla la sua bocca.
"Guide di ciechi" si proponevano i farisei. Ma di quella cecità, Gesù li denunciava "portatori". Da ciò la diffida al "cieco di guidare un altro cieco". L'esito sarebbe fatale: "cadranno ambedue in un fosso". Evidenziata perciò è, al riguardo, la figura del maestro: essere, per il discepolo, il modello da uguagliare. Ad allontanare i suoi dalla ipocrita ma suggestiva puntigliosità dei farisei, Gesù propose la parabola della "pagliuzza, da essi cercata nell'occhio del fratello, senza l'autocritica di rilevare e togliere la trave dal proprio occhio". Dai frutti buoni, come dalle opere avrebbero riconosciuto l'albero buono. La validità della persona sta infatti nel cuore buono, dal quale, come da uno scrigno si estrae il vero tesoro.
Fra' Domenico Spatola
Nella foto (Domenico Fetti, 1619)
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