la stessa, Signore, dalla croce,
onde tu, "il Pastore bello",
salvavi me, a te fratello.
Ti riappropriavi del tuo gregge
e a lui offrivi amore a legge
e, senza i noiosi e cupi veli,
additavi a noi il Regno dei cieli.
Le pecore, a te appresso,
gustarono cibo: stesso
Amore che il Padre dona al Figlio,
e, a consiglio,
m'invitasti in pascoli a venire,
volendo tu ferite mie guarire.
Cristallina, a mia arsura,
offrivi acqua duratura,
né ebbi paura delle oscure valli,
mentre con te andavo per quelle calli:
eri tu con me
e io da re,
e mi davi pace
con parola, audace
da farti pane, mentre nel vino
indicavi a me novel destino.
Ora ti prego, dolce Pastore:
"mia legge sia il tuo grande amore!".
Fra' Domenico Spatola
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