Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
32Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano.
33Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua;
34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!».
35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano
37e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Da Tiro e da Sidone, città pagane del confinante Libano, dove era stato costretto a rifugiarsi per eludere la condanna a morte emessa dai Giudei, Gesù giunse nella Decapoli, territorio anch'esso pagano e strategicamente menzionato dall'evangelista per fare accettare l'universalismo della salvezza ai resistenti discepoli, affetti di nazionalismo ebraico.
Anonimi collaboratori (nominati "angeli" all'inizio del Vangelo di Marco), condussero a Gesù un tale che essendo "sordo" era anche "balbuziente". Unico caso analogo in un passo di Isaia 35,6, che annunciava la liberazione da Babilonia.
"In disparte" (stereotipo allusivo all'incomprensione dei discepoli), Gesù lo condusse lontano dalla folla, a lui stretta e senza i pregiudizi di razza. Con le dita fece pressione, data la forte resistenza, nelle orecchie e, con la saliva ("alito condensato") gli toccò la lingua consegnandogli il suo Spirito, dopo aver comunicato con il Padre ed emesso il sospiro di sopportazione per i suoi. Nella lingua aramaica dei provenienti dal giudaismo, Gesù disse: "Effatà". La sua "Apertura" fu offerta in pienezza. Il balbuziente non più tale e il suo annuncio non impacciato, perché finalmente disposto ad ascoltare Gesù.
"Siete anche voi privi di intelletto?", aveva rimproverato ai suoi, e il processo della loro liberazione si protrarrà per tutto il Vangelo. Il silenzio da lui imposto fu disatteso dai discepoli che in "Gesù che ha fatto bene ogni cosa", vedevano Dio che prolungava l'opera della creazione.
Da Tiro e da Sidone, città pagane del confinante Libano, dove era stato costretto a rifugiarsi per eludere la condanna a morte emessa dai Giudei, Gesù giunse nella Decapoli, territorio anch'esso pagano e strategicamente menzionato dall'evangelista per fare accettare l'universalismo della salvezza ai resistenti discepoli, affetti di nazionalismo ebraico.
Anonimi collaboratori (nominati "angeli" all'inizio del Vangelo di Marco), condussero a Gesù un tale che essendo "sordo" era anche "balbuziente". Unico caso analogo in un passo di Isaia 35,6, che annunciava la liberazione da Babilonia.
"In disparte" (stereotipo allusivo all'incomprensione dei discepoli), Gesù lo condusse lontano dalla folla, a lui stretta e senza i pregiudizi di razza. Con le dita fece pressione, data la forte resistenza, nelle orecchie e, con la saliva ("alito condensato") gli toccò la lingua consegnandogli il suo Spirito, dopo aver comunicato con il Padre ed emesso il sospiro di sopportazione per i suoi. Nella lingua aramaica dei provenienti dal giudaismo, Gesù disse: "Effatà". La sua "Apertura" fu offerta in pienezza. Il balbuziente non più tale e il suo annuncio non impacciato, perché finalmente disposto ad ascoltare Gesù.
"Siete anche voi privi di intelletto?", aveva rimproverato ai suoi, e il processo della loro liberazione si protrarrà per tutto il Vangelo. Il silenzio da lui imposto fu disatteso dai discepoli che in "Gesù che ha fatto bene ogni cosa", vedevano Dio che prolungava l'opera della creazione.
Fra' Domenico Spatola
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