venerdì 26 giugno 2020

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XIII Domenica del Tempo ordinario (anno A): Matteo 10, 37-42


37 Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; 38 chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. 39 Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
40 Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41 Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42 E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».


Urge dare priorità al "Regno", inaugurato da Cristo. Radicali sono le esigenze delle "Beatitudini", da non consentire dilazioni neppure  per ricatti affettivi della parentela più cara. La "scelta" per Cristo e per il Vangelo non concede alibi. Non è in discussione il comandamento di "onorare il padre e la madre". Gesù si era opposto a coloro che, per il proprio interesse, lo intendevano sostituire con un  rito sacrificale ("corbàn"). La sequela di Gesù comporterà sollevazione della croce, decretata dal mondo a disprezzo di chi vorrà condividere il messaggio di Cristo. "Perdere la vita" sarà per Gesù" il migliore investimento per averla in pienezza. Mentre fallimentare sarà il raccolto dell'egoista che, non comunicando vita, la trattiene per sé. Superiore alla ricompensa meritata dal profeta e dal giusto, sarà quella di "chi accoglie un discepolo di Cristo". Con lui infatti, lo stesso Dio si farà dono a chi accoglie o dona un  bicchiere d'acqua fresca a un "piccolo", che non ha altro vanto che quello di essere "discepolo di Gesù".

Fra' Domenico Spatola

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