venerdì 30 aprile 2021

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Quinta Domenica di Pasqua: Giovanni 15, 1-12

La vite e i tralci
1 «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo. 2 Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne dia di più. 3 Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunciata. 4 Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dare frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me. 5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto. 8 In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, così sarete miei discepoli.
9 Come il Padre mi ha amato, così anch'io ho amato voi; dimorate nel mio amore. 10 Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore; come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore. 11 Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa.

12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. 13 Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici. 14 Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando. 15 Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio. 16 Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia. 17 Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

La "vite" e la "vigna" erano tra i simboli rappresentativi d'Israele e della sua Storia. Il profeta Isaia, a lamento, ne aveva cantato il poema. Gesù, denunciandone "la non fedeltà", presentava se stesso "vera" vite,  descrivendone le dinamiche della crescita. Al Padre riserva il ruolo di "agricoltore", a lui perciò spetta curare la pianta e "purificare" i tralci. Nessun altro è legittimato a sostituirlo, perché si corre il rischio di rovinare tutto. Compito della vite è quello esclusivo di portare molto frutto. "Tralci" sono i discepoli, e su loro la sentenza è severa, se non portano frutto. Tagliati, verranno bruciati, perché senz'altra alternativa d'impiego se non quello di fare uva. La Parola di Gesù è in grado di "purificare" dalle imperfezioni che possono ostacolare la produzione, e perciò Gesù invita i suoi a  "rimanere" in lui. Il tralcio infatti fa frutto se organico alla vite. Medesime condizioni delle membra del corpo umano dove scorrono stesso sangue e stessa linfa vitale. Il testo offre l'idea della "consanguineità" tra i discepoli e Gesù, infatti, mediante il dono dello Spirito Santo, condividono la vita divina. Ciò rende possibile la identificazione in lui, così che qualunque cosa si voglia chiedere al Padre viene accordata come al Figlio. L'Eucaristia è l'ambito dove Cristo e i suoi condividono stessa vita, che è quella del Padre.

Fra' Domenico Spatola 

Dipinto di Luca Signorelli


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