È il giorno che con sua luce riduce a tenebre altre luminarie. Dalla croce il Signore, elevato, attira a sé. "Presenza" è la sua gloria resa accessibile, senza ostacoli, ad ognuno. La Croce è trono dove assiso è Colui che sa comprendere la nostra sofferenza, avendola condivisa. Scopo suo ultimo è comunicare lo Spirito "spirandolo", con lo stesso "soffio" del Creatore, ora, da Redentore, dalla Croce a rianimare Umanità prossima a vittoria sulla morte. Se il nostro sepolcro suggellava fallimenti, a sorpresa, il "nuovo" ispirerà speranza. Le "mirofore" porterenno inutili unguenti perché Cristo non avrà bisogno, e la vita esploderà potente. Quel venerdì fu anche viziato da tenebre in nomi inquietanti: Giuda, Pietro, Anna, Caifa, Pilato... Co-protagonisti nel dramma. Ma a ciascuno Gesù aveva fatto l'offerta di amicizia e lealtà: "chi è dalla verità accoglie la mia voce". La "tunica senza cuciture" è, a testamento inequivoco, la stessa sua Chiesa "indivisibile". Il suo lascito. Ebbe sete della nostra sete di lui, mentre fedeltà additava nel reciproco affido della Madre, "iuxta Crucem", e del "discepolo che amava". Il "tutto è compiuto" ("Tetelestai") assimila le identità: Figlio col Padre, per l'incondizionato amore per noi.
Fra' Domenico Spatola
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