venerdì 9 aprile 2021

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Seconda Domenica di Pasqua, detta "in albis (anno B): Giovanni 20, 19-31

19
 La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». 22 Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; 23 a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». 28 Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».
30 Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. 31 Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

La "prima settimana" tra le due apparizioni del Risorto, quella della sera di Pasqua e l'altra all'ottavo giorno, fu assunta dai primi Cristiani a misura del tempo liturgico. Ogni domenica la Comunità celebra, alla "mensa" della Parola e dell'Eucaristia, la comunione e il perdono dei peccati. L'evangelista inizia narrando "la sera del primo giorno", quando era tutto ancora incerto per i discepoli, asserragliati nella paura. I testimoni del mattino non li avevano persuasi. E la sera, alla vista del Risorto venuto a comunicare "la sua" pace, rimasero impauriti. A motivare la sua offerta, Gesù mostrò i segni dell'amore nelle mani e nel costato. Quindi, soffiando, comunicò loro lo Spirito Santo. Era la "Pentecoste", da Giovanni anticipata anche dalla croce. Coinvolgeva la Comunità perché elargisce lo stesso perdono del Padre.
Mancava Tommaso. Impavido, aveva sempre mostrato quel coraggio che gli meritò l'appellativo di "Gemello" (di Gesù), quando aveva proposto ai compagni di "andare a morire con lui". 
Provava tuttavia difficoltà a credere nella "vita, oltre la morte". Concedeva al massimo una parvenza larvale da "fantasma", perciò, per credere pretendeva prove dirette e tangibili, constatando i segni dei chiodi nelle mani e il costato ferito.
Dopo otto giorni, Gesù tornò e propose a Tommaso la verifica da lui richiesta. Non la fece, ma il "Didimo" si espresse con la formula, ritenuta esemplare perché compendio dell'intero Vangelo: "Mio Signore e mio Dio!" Aveva creduto, riconoscendo che "Dio è Gesù". A monito per noi, il Risorto gli disse: "Hai creduto perché hai veduto. Beati coloro che crederanno senza vedere!".

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