1 Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 2 Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3 Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». 4 E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». 5 La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».
6 Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. 7 E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo. 8 Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. 9 E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo 10 e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». 11 Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
12 Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni.
I Vangeli vanno interpretati. Il "lettore", agli inizi, li spiegava a gente analfabeta. Il costo della pergamena o del papiro rendeva costosi i manoscritti. Spesso, per risparmiare, lo scrittore abbreviava, usando stilemi o stereotipi che il lettore comprendeva e interpretava. Ciò vale per noi la fatica di tradurre, in categorie nostrane, testi sacri e difficili, mantenendo fedeltà al messaggio. Così il racconto delle "Nozze di Cana", che è di non facile interpretazione, richiede proprie chiavi di lettura. La prima è "la data delle nozze". Con il "terzo giorno", infatti si allude al momento della consegna, da Dio a Mosè sul Sinai, delle Tavole della Legge. Le nozze di Cana sono dunque l'inizio della "Nuova Alleanza", instaurata da Gesù tra Dio e il suo popolo. L'anonimato dei personaggi li rende rappresentativi. Il vino è centrale nel rito, durante il quale gli sposi bevono dalla stessa coppa in segno di condiviso amore. Ed era ciò che mancava! La denuncia era avversa al matrimonio come interpretato dall'antica Alleanza. La madre voleva integrarvi il Figlio: "Non hanno vino". Ma a quel Patto gelido come il legalismo in esso professato Gesù si dichiara estraneo. "Donna, che vuoi da me? Non è la mia ora". Il titolo di "Donna" non è dato alla madre, ma alla "sposa di Israele", che però qui ha esaurito la sua funzione. Gesù rivendica l'originalità e l'unicità della sua Alleanza, che definirà "nuova". La Donna comprese ma non si arrese e favorì il "cambio". Disse ai servi ("diaconi"): "Fate quello che vi dirà". "Sei" era il numero della incompiutezza, quante le anfore che, "di pietra" come le tavole della Legge, ingombravano la casa. Capienza esagerata di seicento litri d'acqua per la purificazione delle impurità denunciate dalla Legge.
Riempirono le anfore i servi e attinsero l'acqua che diventava vino e lo portarono al direttore del banchetto. Egli, assaggiatolo, chiamò lo sposo e lo rimproverò: "Il vino buono va servito all'inizio, non quando tutti sono brilli e incapaci di apprezzarlo". Era solo l'inizio, al cambio della Alleanza seguirà quella del tempio, della legge... e della stessa vita.
Nella foto: Le nozze di Cana (Tisi)
Fra' Domenico Spatola
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