Perfetti come il Padre? Esplicita Luca: "misericordiosi come il Padre". Anche Matteo infatti parla della sua bontà verso i buoni e i cattivi, sui quali fa sorgere equamente il sole, e fa cadere la pioggia. L'invito alla perfezione, per Matteo era l'offerta alternativa ad una società che conosceva la vendetta. In realtà, quella professata ("occhio per occhio") aveva segnato un passo avanti, su quanti si ispiravano ancora a Lamec, il discendente di Caino che pretendeva per sé una vendetta "settanta volte sette", che voleva dire "sempre". Ma quella sarà la cifra che Gesù destinerà al perdono. L'invito infatti era a non opporsi alla violenza, anche nei confronti di chi dà uno schiaffo. La violenza va disinnescata, per non generarne altra. Il potere del male, secondo Gesù, non deve superare quello di compiere il bene. L'amore non può che essere illimitato. Dato anche al nemico, che la prescrizione antica comandava di odiare. Quel odio veniva giustificato, perché ritenuto l'odio che Dio stessi riservava al peccatore. Così si legge anche in qualche Salmo. Il verbo scelto da Gesù, tra una vasta gamma di sinonimi nella lingua greca, è "agapào", perché è Amore non da risposta ai meriti dell'altro, ma ai suoi bisogni. Nella categoria della "gratuità" fino a trasformarsi in amore anche per i persecutori". Ciò fa assomigliare al Padre, il cui amore arriva a tutti, anche ai suoi nemici. Egli infatti fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni, non discriminando alcuno. Essere "perfetti" vuole dire essere buoni sempre, e così intrecciare la propria vita con quella di Dio, e in tal modo l'uomo consentirà a lui di essere Padre in ogni evento della vita.
Fra' Domenico Spatola
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