Lo conoscevo come tutti, in televisione. Lo sentivo compagno della sera per favorire il sonno. Lo spettacolo era assicurato, dallo Show che portava il suo stesso nome, ai Parioli, in Roma. Era la passerella per tanti più o meno conosciuti. Tutto all'insegna dell'improvvisazione. La scaletta la teneva in mano il conduttore, e come una bacchetta la impiegava da direttore d'orchestra, per fare parlare gli strumenti. Tutto spontaneo, a capriccio del direttore. Forse lo era, o forse no. Piaceva la sua domanda. Perché farla era più difficile che dare la risposta. Scoprì geni in campo artistico, e sventò mezzecannucce. Guidava in maniera a dir poco intelligente, e con brillantezza e umanità per non umiliare nessuno. Si era affacciato, negli anni Settanta, con "Bontà loro!". Erano incontri da lui maturati in grande valore. Intervistava le cariatidi del cinema e del teatro. Ma anche della politica e della vita semplice. Con sobrietà orientava, da sornione, sua caratteristica brillante. Gli si voleva bene, e l'appuntamento con lui, nella seconda parte della serata, a preludio per la notte, era imperdibile. Le informazioni sul mondo le dava da professionista geniale e inimitabile, con attenzione alla sensibilità di chi guardava dallo schermo. Pestò i piedi alla mafia, e quella si volle vendicare. Ma fu fortuna anche per noi potercelo godere per altri decenni, per il fallito attentato. Da tempo piu recente si era defilato, e perciò il suo programma era guardato con interesse. Che dirgli? Maurizio, ho solo un rimpianto non averti incontrato di presenza. Tu c'eri per me, ma non sapevi chi io fossi. È mancata l'occasione. Conobbi di presenza Roberto Gervaso, grande scrittore e uomo di adamantina coerenza. Lo incontrai a Palermo a casa della moglie. Quel ricordo mi è caro ancora, e lo custodisco gelosamente, come quando si incontrano i grandi dell'Umanità anche per una volta sola. Oggi mi amareggio lo stesso per te, grande Maurizio, perché anche l'unica occasione mi è mancata. Vai con Dio e tra le sue braccia sperimenta anche tu quanto hai fatto con noi, nostalgicamente grati ad applaudirti.
di Domenico Spatola
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