venerdì 23 agosto 2024

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo di domenica XXI del tempo ordinario (anno B): Giovanni 6, 60-69

60
 Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». 61 Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? 62 E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? 63 È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. 64 Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65 E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».
66 Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
67 Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?». 68 Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; 69 noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Il discorso di Cafàrnao si concluse in modo fallimentare. L'uditorio restò deluso e mormorava. I capi dei Giudei videro il pericolo, perché Gesù rivoluzionava il rapporto con Dio. Gli stessi discepoli lo abbandoneranno.
"Parola dura"  ("scleròs") definirono il discorso. Gesù fu ritenuto insolente e offensivo, perché aveva criticato il libro dell'Esodo per il fallimento: "I fuoriusciti dall'Egitto, al tempo di Mosè, erano tutti morti nel deserto!".  Inaccettabile inoltre l'invito a "farsi pane di vita per gli altri". Israele non era fatto per sottostare ma per comandare. Il suo discorso era dunque inascoltabile! 
Anche i discepoli tuttavia restarono perplessi, come i Giudei. Gesù si rivolse a loro, per convincerli in extremis: "Questo vi scandalizza?". Tale verbo verrà usato dall'evangelista (cfr Gv cap. XVI) per descrivere la loro reazione all'annuncio della sua passione e morte. Era la morte del Messia che avrebbe scandalizzato, perché interpretata come la fine di tutto e discesa irreversibile nello "Sheòl", il regno dei morti. Ma Gesù aveva aperto già nuovi orizzonti con esiti di vita piena: "il Figlio dell'uomo sarebbe salito dov'era prima". Il suo "pane" era stato identificato come "carne", ma ora Gesù precisava che "lo Spirito dà la vita, e la carne senza di esso, non giova a nulla".  Non bastava perciò "mangiare il pane (Eucaristia), era conseguente farsi pane per gli altri". 
Venivano sprigionate le energie vitali con l'eucaristia in dinamismo d'amore". Alcuni discepoli si rattristarono intenzionati a lasciarlo, non avevano infatti ancora dato a lui adesione radicale, e lo seguivano solo per convenienza. Ma Gesù conosceva loro e il traditore che lo avrebbe consegnato. Confidava tuttavia nell'iniziativa  del Padre, il solo che può accendere il desiderio della vita piena. La tristezza accorò per l'abbandono di molti discepoli. Ma Gesù, per recuperarli, non volle cambiare il progetto che era dell'amore del Padre. Sollecitò anche i Dodici rimasti, ad andarsene. Ma Pietro, per tutti, rispose che non sapeva dove andare lontano da lui: Gesù è il Santo di Dio e il solo con parole di vita eterna.

Fra' Domenico Spatola

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