venerdì 30 agosto 2024

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica XXII del tempo ordinario (anno "B) Mc 7,1-8.14-15.21-23

1
 Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. 2 Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate - 3 i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, 4 e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame - 5 quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?». 6 Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:
Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
7 Invano essi mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini.
8 Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». 
Marco 7:14-15
14 Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: 15 non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo».
Marco 7:21-23
21 Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, 22 adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23 Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo».

Aveva parlato di vita, e spuntarono i nemici della vita. Scomodatisi direttamente da Gerusalemme, la santa Sede di Israele, perché Gesù aveva condiviso i pani (figura della Eucaristia) e la gente li aveva presi "con mani impure", cioè non lavate. La libertà offerta da Gesù scandalizzava infatti gli scribi e i farisei e tutto il gotha religioso. Accusavano inoltre i discepoli di Gesù di non osservare la "tradizione degli antichi", ossia i precetti "sul puro e sull' impuro", trasmessi dal Talmud, la Legge non scritta e lasciata oralmente da Mosè per essere  interpretata dai dottori. Con l'accusa di "ipocriti", Gesù li denunciava  "commedianti", perché pretendevano di apparire quali non erano, mistificando anche il "sacro" per il proprio tornaconto. Gesù applicò loro un testo inesorabile di Isaia: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me" (Is 29,13). Il cuore (equivalente a ciò che per noi è il cervello) era all'origine dei pensieri e Gesù prese di mira quelli che escono e inquinano l'uomo: come gli omicidi e tutte le altre nefandezze e intemperanze. Duro inoltre il suo rimprovero per il loro culto che gli avversari esercitavano senza fede e solo di facciata. L'affondo più grave fu tuttavia per le loro dottrine, da essi millantate come "divine" mentre per Gesù erano soltanto "precetti umani". Il suo severo giudizio squalificava in tal modo il Levitico, il libro di Mosè da loro preferito perché, per la maggior parte, argomentava sul tema del "puro e impuro", che serviva a loro per discriminare e condannare persone e cose. "Non c'è nulla al di fuori dell'uomo che, entrando in lui, lo possa rendere impuro". Fu la sua sentenza. Dopo avere criticato la legge orale (Talmud) fatta di "precetti di uomini", si rendeva ai loro occhi colpevole di criticare anche quella scritta (la Toràh). Dichiarò infatti "puri tutti gli alimenti".  La condanna prevista per uno "spergiuro" come Gesù era la morte, ed egli perciò  fuggì in terra pagana, per non venire ucciso anzitempo.

Fra' Domenico Spatola

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