giovedì 15 maggio 2025

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Quinta domenica di Pasqua: Giovanni 13, 31-35

31
 Quand'egli fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. 32 Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33 Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. 34 Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35 Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».

Fino alla fine Gesù intese offrire, nell'ultima Cena, il suo amore anche a Giuda. Gli porse il pane, ch'era tutta la sua vita. Ma quegli non lo mangiò e preferì sprofondare nella notte. Quando il traditore fu uscito, Gesù parlò della "ora", che si stava  attuando, con la totale manifestazione dell'amore di Dio. Era la "Gloria", ossia quel che Egli è: amore senza limiti. Parlò della sua condizione divina, da "Figlio dell'uomo". Dio infatti sarebbe stato glorificato in lui, nella morte in Croce, e ciò non sarebbe stato il fallimento ma l'inizio della nuova Creazione sulla quale avrebbe effuso lo Spirito Santo. Chiamò teneramente i discepoli "figlioli", ma li dichiarò "impreparati a seguirlo", perché "incapaci di dare la vita come lui". Però affidò loro, a testamento, il suo comandamento, che dichiarò "nuovo" perché necessitava di una Alleanza, differente da quella lasciata da Mosè. "Amatevi come io ho amato voi". I discepoli avevano sperimentato tale suo amore, avendolo visto Gesù che lavava i loro piedi. Era dunque il suo amore che si faceva "servizio". Perciò da questo li avrebbero riconosciuti "suoi discepoli".

Fra' Domenico Spatola 

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