venerdì 9 maggio 2025

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Quarta domenica di Pasqua (anno C): Giovanni 10, 27-30

 
27 Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28 Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. 29 Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. 30 Io e il Padre siamo una cosa sola».

Ai Giudei Gesù descrive cosa significhi essere dei suoi. Riconoscere la sua voce è già dargli adesione con la vita: "Mi seguono". L'impegno è con lui per il bene dell'uomo, e consiste nel dono della vita definitiva, da Gesù chiamata "nuova nascita attraverso lo Spirito". Essa completa l'opera del Creatore, dando la capacità di diventare "figli di Dio". La vita che Gesù comunica consente di superare la morte. Garantito il presente alle sue pecorelle,  assicura anche il futuro. Saranno difese da lui il Pastore "Kalòs", vigilante fino a dare la vita per loro. A Gesù importa la nuova Umanità, perché essendo egli diventato il nuovo santuario, rende presente il Padre e lo Spirito, e questi quale principio della sua attività.  Gesù, come espressione del Padre, dichiara che con lui condivide la stessa natura divina: "Io e il Padre siamo Uno".

Fra' Domenico Spatola 

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