sabato 31 maggio 2025

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Ascensione di Gesù in cielo: Luca 24, 46-53

46 «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno 47 e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48 Di questo voi siete testimoni. 49 E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».
50 Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51 Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. 52 Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; 53 e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Il racconto da Luca è trattato con modelli cosmologici del tempo. Dio era immaginato oltre il settimo cielo e il divino poteva scendere solo dall'alto. Luca ne propose una catechesi. Per lui non era il racconto di una separazione di Gesù dai suoi.  Aveva spiegato ai discepoli in precedenza che le Scritture avevano descritto insieme ai patimenti anche la risurrezione del Messia. Ora affidava loro il mandato: "predicate nel mio nome a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati". Li condusse sul monte degli Ulivi, presso Betania, e da qui si levò in volo verso il cielo. Erano tutti destinatari del suo Messaggio di conversione, Israele e Gerusalemme compresi.
Lo Spirito Santo, a Pentecoste, avrebbe segnato la svolta, sostituendo la Legge di Mosè, dagli Ebrei celebrata nello stesso giorno. L'uomo con lo Spirito Santo non sarebbe stato più schiavo, ma figlio e nuovo il rapporto con Dio. 
L'ascesa spettacolare fu la professione lucana della divinità del Risorto, corrisposta dai discepoli che, prostrati, adorarono.

Fra' Domenico Spatola

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